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“Prosegue il lavoro di catalogazione del Fondo Tosi”
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Il Fondo Tosi, che riflette la sensibilità artistica, la rinomanza culturale e il gusto estetico di uno dei personaggi che maggiormente hanno contribuito ad un nuovo rinascimento italiano nell'arte cinematografica e di cui sono stati catalogati fino ad oggi circa 500 documenti bibliografici, è composto in prevalenza da preziosi volumi di documentazione iconografica, relativi al costume teatrale e cinematografico, alla moda attraverso i secoli, alla storia dell'arte (pittura, scultura, architettura), all'arredamento e all'arte grafica e fotografica, alle arti decorative (design per interni, gioielli, tappezzerie).
Di particolare interesse risultano i volumi di argomento etno-antropologico, utilizzati da Tosi per la documentazione necessaria alla preparazione dei costumi e dei monili del film Medea, come pure numerosi volumi illustrati sull'arte tedesca degli anni '20-'30 (spiccano i volumi contenente le opere grafiche di George Grosz e Otto Dix), probabili fonti di ispirazione per la preparazione de Il portiere di notte.
Alcune monografie sono a tiratura limitata; molte sono frutto di omaggi personali da parte di autori e artisti da tutto il mondo, come attestato dalle dediche autografe (Franca Squarciapino, Umberto Tirelli, Carla Fracci, Dimitris Talianis, etc.)
A seguito di questa nuova donazione lo staff della Biblioteca sta procedendo all'allestimento di una sezione appositamente dedicata ai preziosi volumi. Va specificato come in fase di catalogazione il legame al possessore unisca virtualmente tutti i volumi del Fondo mentre la nota al possessore è utile a chiarire il ruolo avuto dalle diverse pubblicazioni nel lavoro del costumista e può essere di grande utilità per ricercatori e studiosi.
Si ricordano infine due pubblicazioni del CSC, utili a chi voglia approfondire lo studio di questo grande artista: la prima, in coedizione con Mondadori Electa, si intitola Esercizi sulla bellezza. Piero Tosi e i seminari di acconciatura e trucco al CSC, a cura di Stefano Iachetti e Alfredo Baldi, omaggio alla sua capacità di trasmettere la propria sapienza artistica alle nuove generazioni, documentata dal ricco apparato iconografico costituito dalle foto dei seminari da lui tenuti presso il CSC dal 1990.
La seconda - in vendita sul Bookshop della Fondazione - contiene un'ampia intervista a Tosi a cura di Mario Militello e si intitola Medea di Pier Paolo Pasolini. Cronache del tempo e ricordi dei protagonisti. Nell'intervista Tosi narra la sua collaborazione con Pasolini e le scelte stilistiche adottate per rendere l'aura ieratica del personaggio della regina "barbara" interpretato dalla grande Maria Callas.
 
<<< A sinistra, in questa pagina web, sono visionabili alcune immagini esemplificative dei materiali bibliografici presenti nel Fondo Tosi.
 
 
 
Biografia di Piero Tosi
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Piero Tosi, nato a Sesto Fiorentino (Firenze) il 10 aprile 1927, studiò a Firenze, prima all'Istituto d'arte e poi all'Accademia di Belle Arti, dove ebbe tra gli insegnanti Ottone Rosai. Iniziò l'attività di costumista nel 1947 in teatro. Nel cinema, per i primi venticinque anni si dedicò in prevalenza ai film di Luchino Visconti: esordì come responsabile dei costumi di Bellissima (1951), intraprendendo quella ricerca di abiti presi dalla realtà che sarebbe diventata una sua caratteristica per i film di ambientazione contemporanea. Fu poi collaboratore di Marcel Escoffier per i costumi ottocenteschi di Senso (1954), e responsabile per quelli contemporanei di Le notti bianche (1957) e di Rocco e i suoi fratelli (1957). Il Gattopardo (1963) rappresenta uno dei vertici del magistero di Tosi, per l'accuratezza nella ricostruzione degli abiti storici (fra i quali celeberrimo quello del ballo finale indossato da Angelica/Claudia Cardinale) che, tuttavia, sono sempre pensati in relazione sia con il personaggio sia con l'attore. In Morte a Venezia (1971) il cappello di Tadzio (Björn Andresen) sottolinea il referente su cui egli è modellato, tra donatelliano e leonardesco. Nuovi grandi impegni attesero Tosi con Ludwig (1973) - si pensi al mantello che il re di Baviera (Helmut Berger) indossa durante l'incoronazione - e con L'innocente (1976), dove i colori (il nero, il rosso, il fucsia) connotano la posizione sociale dei personaggi femminili. Nel corso della sua attività artistica Piero Tosi raggiunse notevoli esiti anche in opere di altri importanti registi, come Il bell'Antonio (1960) e La viaccia (1961) di Mauro Bolognini; Ieri, oggi, domani (1963) di Vittorio De Sica; I compagni (1963) di Mario Monicelli;Toby Dammitt (1968, episodio del film Tre passi nel delirio) di Federico FelliniMedea (1969) di Pier Paolo Pasolini, dove realizzò costumi, monili e copricapo improntati a un gusto etnico e arcaico, ma anche fastoso; la serie televisiva Il giornalino di Gian Burrasca (1964-65) di Lina Wertmüller; Il portiere di notte (1974) e La pelle (1981) di Liliana Cavani. Dopo la morte di Visconti, Tosi ha inventato bizzarri abiti per La cage aux folles (1978; Il vizietto) di Edouard Molinaro, o si è dedicato nuovamente a quelli storici, come nel caso di Il malato immaginario (1979) di Tonino Cervi e La dame aux camélias (1981; La storia vera della signora delle camelie) di Mauro Bolognini,oppure La traviata (1983), Storia di una capinera (1993), Omaggio a Roma (short, 2009, ultimo film cui ha offerto il suo importante contributo), opere di Franco Zeffirelli, altro regista con cui ha spesso collaborato. Da alcuni anni insegna storia del costume alla Scuola nazionale di cinema di Roma. Ha ricevuto nove Nastri d'argento, due David di Donatello, due BAFTA Awards, cinque nominations all'Oscar e il President's Award della Costume Design Guild, l'associazione dei costumisti americani.
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