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“Mercoledì 29 e giovedì 30 aprile ultimi due giorni della rassegna “Una mirada al cinema cubano”
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mercoledì 29

ore 17.00
El mensajero de los dioses (1989)
Regia: Rigoberto López; soggetto e sceneggiatura: R. López; fotografia: José M. Riera, Julio Simoneau; montaggio: Félix de la Nuez; origine: Cuba; produzione:ICAIC -Instituto Cubano del Arte e Industrias Cinematográficos; durata: 25'
Uno dei primi registi a svelare i segreti della Santeria, il rituale religioso dei cubani neri, fu proprio Rigoberto López con questo suo cortometraggio, che andò all'essenza dell'identità afrocubana, e presentò il valore socioculturale del suono del tamburo alle divinità yoruba Yemayá e Changó. Il tamburo è considerato come il messaggero degli dei nelle religioni di derivazione africana di Cuba.
 
a seguire
El viaje más largo (1987)
Regia: Rigoberto López; soggetto e sceneggiatura: R. López; fotografia: José M. Riera; montaggio: Félix de la Nuez; origine: Cuba; produzione: ICAIC -Instituto Cubano del Arte e Industrias Cinematográficos; durata: 25'
Una storia dell'emigrazione cinese a Cuba, dove questa presenza nella vita dell'isola è vista come un elemento integrante della dimensione "meticcia" che caratterizza la nazione.
 
ore 18.00
Roble de Olor (2002)
Regia: Rigoberto López; soggetto: R. López, Leonardo Padura; sceneggiatura: Eugenio Hernández, R. López; fotografia: Livio Delgado; musica: Sergio Vitier; montaggio: Nelson Rodríguez, Lina Baniela; interpreti: Jorge Perugorría, Lía Chapman, Abel Rodríguez, Rubén Breña, Eman Xor Oña, Raúl Martín, Pablo Guevara; origine: Cuba/Spagna/Francia; produzione: ICAIC - Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos, Igeldo Komunikazioa, Les Films du Village, Vía Digital, Programa Ibermedia, Fond Sur; durata: 140'
All'inizio del XIX secolo Cuba è una colonia spagnola, dove la forza lavoro arrivata dall'Africa è stata venduta come bestiame ai proprietari terrieri spagnoli e creoli. Ma nei Caraibi sono anche sbarcate le idee emancipatrici del secolo dei Lumi e delle rivoluzioni francese e americana. In questo film si narra la storia d'amore tra una nera haitiana e un bianco tedesco, i quali riescono ad aprire il Caffè "Angerona", il più importante di Cuba all'epoca, portandolo avanti con una particolare filosofia sulla schiavitù e sul lavoro comunitario. Gran Premio Dikalo - Festival Panafricano di Cannes 2006.
 
ore 20.45
El Benny (2006)
Regia: Jorge Luis Sánchez; soggetto e sceneggiatura: J. L. Sánchez, Abrahán Rodríguez; fotografia: José Manuel Riera; musica: Juan Manuel Ceruto, Juan Formell, Eduardo Ramos, Yotuel Romero, Chucho Valdés; montaggio: Manuel Iglesias; interpreti: Renny Arozarena, Enrique Molina, Mario Guerra, Carlos Ever Fonseca, Limara Meneses, Isabel Santos; origine: Cuba; produzione: ICAIC - Instituto Cubano del Arte e Industrias Cinematográficos, Coral Capital Entertainment; durata: 130'
La vita di uno dei più importanti musicisti cubani del XX secolo: Bartolomé Maximiliano Moré Benitez detto "Benny Moré, el barbaro del ritmo". Accanto alla ricostruzione degli eventi della sua vita privata e alla composizione della sua musica, vengono mostrati i momenti dolorosi che portarono alla fine della Repubblica cubana...
 
giovedì 30
ore 17.00
Antologia Santiago Alvarez
Santiago Álvarez (1919-1998) «ha saputo realizzare, con finalità politiche e padagogiche, una sintesi creativa di certe lezioni "grafico-visive" che hanno il loro teorico e prototipo in Dziga Vertov e di quelle del documento militante e terzomondista. Nella sua opera i materiali politici subiscono un acuto trattamento di reinvenzione e di messa in forma, dentro un discorso commisto di classismo militante e di servizio funzionariale. Così nei circa mille numeri del Noticiero ICAIC, da lui diretto fin dall'inizio, e nei documentari, Álvarez è stato ora un cronista a un tempo lucido e partecipe dello scontro dei paesi dipendenti con l'imperialismo, ora un violento e incisivo polemista anti-yankee, ora un cantore abile e ufficiale della dirigenza e delle sue scelte. Assai variati per temi e approccio, ne sono i principali segni di riscontro Ciclón (Ciclone, 1963), che monta con grande sensibilità devastazioni e reazioni collettive di fronte alla calamità; Now (Ora, 1965), fotomontaggio di scene di violenza razziale negli USA, ritmate dalla canzone di Lena Horne; Cerro Pelado (Vetta Brulla, 1966); Hanoi, martes 13 (Hanoi, martedì 13, 1967), lungometraggio che si fa resoconto concreto, interno all'esistenza di ogni giorno di un popolo contadino in lotta; L.B.J. (id., 1968), feroce e scintillante esempio di satira a proposito del presidente L. B. Johnson.
A essi seguono nel decennio successivo gli allineati rapporti peruviani nel '70, cileni nel '72, africani nel '73, angolani nel '76, sul conflitto Vietnam-Cambogia nel '78. Più normali, fatti con più ampi mezzi, a colori e di ampia durata, essi segnano un po' una svolta che non ci pare un'evoluzione rispetto alla carica innovatrice degli anni '60, e che Álvarez teorizzò come cinema "urgente", fatto a caldo, calato negli eventi. In realtà, appaiono sempre più celebrativi, di Fidel soprattutto, dei suoi viaggi politici e del suo carisma; ed è intorno a lui che ruotano gli stessi Mi hermano Fidel (Mio fratello Fidel, 1977), su un superstite dello sbarco di Martì nel 1895, e La guerra necessaria (id., 1980), sulla lotta armata centro-americana».
(da Goffredo Fofi; Morando Morandini, Gianni Volpi, Storia del Cinema, vol. III, Garzanti, Milano, 1990).
 
ore 21.00
Suite Habana (2003)
Regia: Fernando Pérez; soggetto e sceneggiatura: F. Pérez; fotografia: Raúl Pérez Ureta; musica: Edesio Alejandro, Ernesto Cisneros; montaggio: Pedro Oscar Pérez, Julia Yip; origine: Cuba/Spagna; produzione: ICAIC - Instituto Cubano del Arte e Industrias Cinematográficos, Wanda Visión S.A.; durata: 80'
Pérez vuole con questo film raccontare un giorno qualsiasi di alcuni abitanti dell'Avana, scelti a caso, per mostrare come vivono queste persone, e arrivare a provocare volutamente una riflessione sul senso della vita, sul valore delle piccole cose. Tra i vari personaggi: una donna anziana che vende sacchetti di noccioline per arrotondare la sua pensione, un padre che si fa in quattro per curare il figlio down e un dipendente ospedaliero che di notte recita in un cabaret come travestito. Ogni personaggio rappresenta la curiosa diversità che anima la città, perché non c'è una sola Avana: ci sono molte "Avane" invisibili che vivono una accanto all'altra. L'Avana, oggi, è un punto di riferimento per molti, un mistero per altri e un sogno pieno di contraddizioni e contrasti per coloro che la amano o la criticano. Ma L'Avana non è solo uno spazio, una musica, una luce: L'Avana è la sua gente.
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