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” Mario Martone incontra gli allievi della Scuola Nazionale di Cinema”
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Mercoledì 11 maggio, a seguito della proiezione del film  Teatro di guerra, Mario Martone ha aperto un dibattito con gli allievi di tutti i corsi, moderato dal Prof. Flavio De Bernardinis.
Il regista ha generosamente coinvolto gli studenti nel suo mondo cinematografico e teatrale non risparmiandosi ma parlando a lungo dei suoi spettacoli e soprattutto dei suoi film, della forza che li muove, di un'idea di articolazione libera della storia e dei personaggi, la voglia di allargare le vedute che c'è dietro di loro. Il cinema è bello quando ha la possibilità di apertura, il punto del film, secondo Martone, è la vita del film, la vita interna. E' questa vita che fa nascere la storia, che la muove. Quando pensi un film, afferma il regista, improvvisamente lo vedi, prima ancora dell'ambientazione, prima ancora di conoscerne la storia. Quello che appare è la forma, la sostanza, la visione. Poi inizia un lavoro molto concreto in cui, passo dopo passo, non fai altro che tornare a quella visione, alla luce che si è accesa e che, in qualche modo ti guida sempre, mantiene la rotta. Gli attori a questo punto mi aiutano molto, sono i miei grandi alleati, devono essere sempre in condizione di avere gli elementi giusti per mettere testa e anima nella storia per far vivere i personaggi. Ciascuno di loro deve essere padrone di se stesso mai uno strumento nelle mie mani.
I film per Martone sono lunghe sedute psicanalitiche, un percorso alla fine del quale non sei mai uguale a quello che eri, molto della mia interiorità si sposta dopo un film, sicuramente cambia la mia vita. Il regista si sofferma poi nel contrapporre lo spazio 'fisico' di L'amore molesto, un 'road movie' della città di Napoli, con lo spazio chiuso, claustrofobico di Teatro di guerra, girato in quattro strade, un film stretto, che racconta un microcosmo, o quello dettagliato, dove il passato diventa presente di Noi credevamo. Ci parla dei luoghi, quelli dove la città era rintracciabile, la Napoli stratificata degli anni 50 di Morte di un matematico napoletano, dove i luoghi sono veri prima che il tempo li divorasse, trasformandoli.
Alle domande degli allievi di suono risponde che il suono è una dimensione importantissima nel film tanto che ne L'amore molesto gli sono venuti incontro prima i suoni delle immagini. La sceneggiatura è invece una mappa, più è curata, più dettagli si hanno più il tuo viaggio può essere libero. C'è poi quella seconda sceneggiatura silenziosa dove torni a scrivere con calma che è il montaggio, dove tutto avviene, dove scrivi con le immagini, con i suoni, con gli incroci, con gli spostamenti, dove micro e macrostrutture si mettono insieme, musicalmente, grazie anche al lavoro di Jacopo Quadri, suo grande collaboratore.
Mario Martone, da vero amante del cinema, chiude l'incontro con un aneddoto: la sera prima di girare un film si riunisce sempre con tutta la troupe e insieme si guarda un film. Un film del cinema classico, un film italiano il più delle volte. Il più visionato? Il regista vincitore? Roberto Rossellini, capace di grandi errori tecnici, sbavature ma assolutamente capace di regalarci grandi verità.
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