Home > “Domenica 7 dicembre ultimo giorno delle retrospettive su Sergio Leone e Lina Wertmuller . Alle 16.00 “C’era una volta in America” e alle 21.15 “Pasqualino Settebellezze”
“Domenica 7 dicembre ultimo giorno delle retrospettive su Sergio Leone e Lina Wertmuller . Alle 16.00 “C’era una volta in America” e alle 21.15 “Pasqualino Settebellezze”
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domenica 7
ore 16.00
Once upon a time in America (C'era una volta in America, 1984)
Regia: Sergio Leone; soggetto: dal romanzo The Hoods di Harry Grey [David Aaronson]; sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Enrico Medioli, Franco Arcalli, Franco Ferrini, S. Leone; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Robert De Niro, James Woods, Elizabeth Mc Govern, Joe Pesci, Burt Young, Tuesday Weld, origine: Usa; produzione: The Ladd Company, Embassy International Pictures, WBA International Release; durata: 226'.
«Dal romanzo Mano armata(The Hoods, 1983) di Harry Grey (David Aaronson). All'origine dell'ultimo film di Leone (1929-89) c'è il tempo con la sua vertigine. Come struttura narrativa, è un labirinto alla Borges, un giardino dai sentieri incrociati, una nuova confutazione del tempo. La sua vicenda abbraccia un arco di quasi mezzo secolo, diviso in 3 momenti: 1922-23, quando i protagonisti sono ragazzini, angeli dalla faccia sporca alla dura scuola della strada nel Lower East Side di New York; 1932-33, quando sono diventati una banda di giovani gangster; 1968, quando Noodles (R. De Niro), come emergendo dalla nebbia del passato, ritorna a New York alla ricerca del tempo perduto. Se il 1922 e il 1932 sono flashback rispetto al 1968, il 1968 è un flashforward rispetto al 1933: il Noodles anziano è una proiezione di quel che Noodles, allucinato dall'oppio, ha sognato nella fumeria. Il presente non esiste: è una sfilata di fantasmi nello spazio incantato della memoria. Alle sconnessioni temporali corrispondono le dilatazioni dello spazio: con sapienti incastri tra esterni autentici ed esterni ricostruiti in teatro, Leone accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso l'America metropolitana (e la storia del cinema su quell'America) che è reale e favoloso, archeologico e rituale. Sono spazi dilatati e trasfigurati dalla cinepresa; spazi anche sonori e musicali, riempiti dalla musica di E. Morricone e da motivi famosi: "Amapola", "Summertime", "Night and Day", "Yesterday". È un film di morte, iniquità, violenza, piombo, sangue, paura, amicizia virile, tradimenti. E di sesso. In questa fiaba di maschi violenti le donne sono maltrattate; la pulsione sessuale è legata all'analità, alla golosità, alla morte, soprattutto alla violenza. È l'America vista come un mondo di bambini. Piccolo gangster senza gloria, Noodles diventa vero protagonista nell'epilogo quando si rifiuta di uccidere l'ex amico Max. Soltanto allora, ormai vecchio, è diventato uomo. Il produttore Arnon Milchan rimontò e ridusse il film a 2 ore per la versione da distribuire negli USA e fece fiasco. Nel 2003 edito dalla Warner BrosVideo in DVD con una nuova colonna sonora in cui la voce di Ferruccio Amendola (per R. De Niro) è stata sostituita da quella di un altro doppiatore» (Morandini).

ore 20.00
Il giornalino di Gian Burrasca
Prima puntata: Giannino comincia a fare guai (1964)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto: Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba; testi e dialoghi: L. Wertmüller; musica: Nino Rota; interpreti: Rita Pavone, Arnoldo Foà, Valeria Valeri, Ave Ninchi, Sergio Tofano, Bice Valori; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 62'.
«Doveva essere uno spettacolo del giovedì pomeriggio per i bambini, e passò al sabato, in prima serata, al posto della rivista. Mi sembrò una pazzia. "La gente, il sabato, è abituata a vedere le ballerine e i comici... si annoierà...". Invece, si rivelò una saggia decisione, il successo fu enorme, successo di tutt'altra natura da quello de I basilischi. Gian Burrasca era il libro che mia madre da bambina prediligeva, per questo lo conoscevo bene. Lo avevo ereditato da lei, ed era diventato uno dei preferiti della mia infanzia. Credo che Gian Burrasca sin da allora sia stato una delle prove che la qualità può vincere anche in TV. [...]. Il giornalino di Gian Burrasca diventò un musical con Rita Pavone, "Pel di Carota", all'apice della sua fama e del suo successo. Quando Garinei e Giovannini seppero che intendevo lavorare con lei mi diedero della pazza, dicendo "Parla come un registratore alla rovescia". Era vero. Parlava velocissimamente un torinese strettissimo e non si capiva una parola. Ma Rita era piena di talento e di volontà. Si impegnò con molta professionalità e riuscì a fare un personaggio culto di tutta la storia della nostra televisione» (Wertmüller).
Per gentile concessone di Rai Teche - Ingresso gratuito


ore 21.15

Pasqualino Settebellezze (1976)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Enzo Jannacci; montaggio: Franco Fraticelli: interpreti: Giancarlo Giannini, Fernando Rey, Elena Fiore, Shirley Stoler, Ermelinda De Felice, Piero Di Iorio; origine: Italia; produzione: Medusa Distribuzione; durata: 115'.
«Pasqualino Settebellezze è un'odissea dentro l'orrore del Novecento. E come l'Odissea anche il film finisce con il ritorno dell'eroe. Ma è un ritorno terribile, in cui Ulisse ritrova quella bambina che era stata una sua fidanzatina, diventata nel frattempo una puttana e le dice: "Dobbiamo chiuderci in casa e fare figli, molti figli, ci dobbiamo difendere, perché arriverà un momento in cui ci ammazzeremo tutti per un pezzo di pane". Una visione catastrofica totale e temo profetica della sovrappopolazione, perché quello è il tema del film: la sovrappopolazione. Anche quella volta, come con l'oblomovismo de I basilischi avevo scelto un tema universale. Pasqualino Settebellezze è stato un film dalle gambe lunghe, ha percorso il mondo. Mi fa piacere che le mie storie siano amate da milioni di persone perché fanno ridere, piangere e commuovono. E poi mi ha fatto entrare nel Guinness dei primati. È stata la prima volta che un film straniero avesse quattro nomination all'Oscar. E con una donna regista» (Wertmüller).


a seguire
Ci vediamo stasera in casa di Tomas Milian (1967)
A cura di Stefano Canzio; regia: Salvatore Nocita; testi: Sandro Continenza, Maurizio Costanzo; fotografia: Amerigo Gengarelli; musica: Stelvio Cipriani; montaggio: collaboratore artistico: Domenico Busso; interpreti: Tomas Milian, Lina Wertmüller, Mariella Palmich, Antonella Lualdi, Giancarlo Giannini, Maria Grani; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 63''.
Curiosissima trasmissione incentrata su una serata mondana a casa dell attore Tomas Milian: attori e cantanti parlano al telefono concordando l'appuntamento della serata: Ci vediamo stasera in casa di Tomas Milian. Milian saluta i suoi ospiti e li presenta gli uni agli altri. Qualcuno declama un testo teatrale (Giancarlo Giannini). Altri ospiti chiacchierano tra di loro e con la presentatrice Mariella Palmich. Gian Pieretti canta Pietre ma viene interrotto da una ballata di Bob Dylan. Paolo Panelli racconta una barzelletta. Tomas Milian segue una lezione per analfabeti alla televisione e poi parla dei vari sistemi di recitazione degli attori italiani. Il complesso I Ribelli canta Pugni chiusi. Tomas Milian parla con Lina Wertmüller, poi conversa a telefono con Antonella Lualdi e infine canta Una storia nella notte.
Per gentile concessone di Rai Teche - Ingresso gratuito


Le dichiarazioni di Lina Wertmüller sono tratte dalla sua autobiografia: Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Español von Brauchich cioè Lina Wertmüller (Frassinelli, 2006).

 



 

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