La Cineteca Nazionale collabora alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, evento realizzato dalla Cineteca del Friuli (4-11 ottobre 2008), dove presenta due restauri. Nella sezione "Cinema e storia. Donne contro la guerra", il film Umanità di Elvira Giallanella (1919) e nella sezione dedicata a Vittorio Martinelli Tutto per mio fratello (Latium Film, 1911).
Recentemente ritrovato presso l'archivio della Cineteca Nazionale e restaurato per iniziativa di un'associazione femminista, Umanità è un film che non si può esitare a definire unico e che dimostra quanto di imprevedibile possa ancora riservare l'esplorazione di un territorio tradizionalmente trascurato come quello rappresentato dal cinema delle donne. Tutto ciò che si sa di Elvira Giallanella è che i suoi primi contatti con il cinema risalgono al 1913, quando insieme ad Aldo Molinari firma l'atto costitutivo della Vera Film di Roma. A questa società si deve nel 1913 la produzione di Mondo baldoria, film di ispirazione futurista (liberamente tratto dal manifesto Il controdolore di Aldo Palazzeschi) che subisce il boicottaggio della censura e viene sconfessato dallo stesso Marinetti in un testo intitolato Gli sfruttatori del Futurismo. Nel 1920, un articolo apparso su «La Rivista del Cinematografo» ci informa che «la signorina Elvira Giallanella, che diede prova di intelligenza e di gusto artistico e di sani criteri commerciali» alla Vera Film, ha fondato a Roma la Liana Film «con un vasto programma di lavoro, che comprende grandi films di intreccio o di ricostruzione storica e films per bambini, le quali saranno interpretate da bambini». Ma di questo "vasto programma, l'unico titolo a vedere la luce sembra essere Umanità, una singolare allegoria di ispirazione pacifista i cui protagonisti sono appunto due fratellini, Tranquillino e Serenetta. (Dal catalogo delle Giornate del Cinema Muto)
Tutto per mio fratello, in programma il 9 ottobre, è tratto da una commedia di Eduardo Scarpetta Vì che m'ha fatto frateme! del 1892, riedizione di una farsa attribuita a Filippo Cammarano. La storia è incentrata su uno scambio di persona tra due fratelli gemelli, entrambi interpretati nel film dal figlio di Eduardo Scarpetta, Vincenzo, a cui si affiancano gli attori della sua compagnia. Diversamente da quello che avveniva in palcoscenico, in cui Eduardo Scarpetta, che ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia, doveva destreggiarsi tra i due ruoli alternandoli sulla scena, in Tutto per mio fratello un semplice trucco cinematografico diede la possibilità al pubblico dell'epoca di vedere nella sequenza finale, introdotta dalla didascalia "Ritorno dei due fratelli Sciosciammocca", Felice e Fortunato finalmente insieme. Dopo questa esperienza, negli anni successivi, Vincenzo, sarà protagonista di altre due pellicole mute, Il gallo nel pollaio (1916) e Scarpetta e l'americana (1918) entrambi per la regia di Enrico Guazzoni.
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