Home > “Per “Le stagioni del nostro cinema”, oggi 11 febbraio, “La baraonda” e “La violenza: quinto potere” di Vancini, e “L’ingorgo” di Comencini”
“Per “Le stagioni del nostro cinema”, oggi 11 febbraio, “La baraonda” e “La violenza: quinto potere” di Vancini, e “L’ingorgo” di Comencini”
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mercoledì 11 febbraio

ore 17.00
La baraonda (1980)
Regia: Florestano Vancini; soggetto: Massimo De Rita, Lucio Battistrada, F. Vancini; sceneggiatura: L. Battistrada, F. Vancini; fotografia: Alfio Contini; musica: Fiorenzo Carpi; montaggio: Enzo Meniconi; interpreti: Giuliano Gemma, Edy Angelillo, Aschiei Bacchiella, Walter Avogadri, Andrea Roncato, Francesco Salvi; origine: Italia; produzione: A.M.A. Film, Uti produzioni Associate; durata: 107'.
Durante la Sei giorni ciclistica al Palasport di Milano il giovane medico di turno rincontra una ragazza estroversa, dalla quale aveva avuto un figlio. È l'occasione per riavvicinarsi nella "baraonda" generale. «La "Sei giorni" come una corsa di matti condannati a darsi la caccia, il Palazzo dello sport di Milano come un girone dantesco nel quale un'umanità variopinta s'accalca, si spinge e recita una tragica festa. Cioè il gran bailamme dell'epoca nostra, kermesse e babele: la baraonda. […] Il film è un apologo pessimista (un po' come lo fu L'ingorgodi Comencini) con venature agrodolci, ma medicato da due speranze: nel coraggio delle giovani donne, che ormai sanno affrontare da sole l'ignoto, e nell'avvento messianico di qualcosa o qualcuno, sia pure un disco volante, che fermi la trottola impazzita. […] Date come cornice alla recita la pista e la platea del Palasport, con le gare dei ciclisti e i numeri d'attrazione, e l'apologo di Vancini acquista tutto il suo sapore: appunto sul disordine e le contraddizioni di oggi, sulla società che diventa spettacolo, e la disperazione che potremmo trarne se il mondo non ospitasse anche ragazze intrepide come Erminia» (Grazzini). «Abbiamo girato in tre settimane: una settimana intera di notte, e nelle altre due abbiamo ripreso tutto quello che era al di fuori della pista, e non includeva la folla. Quando dico "girato in tre settimane" non lo faccio né per vantarmi né per altro: era il tempo che mi serviva, il tempo necessario» (Vancini).
 
ore 19.00
L'ingorgo (1979)
Regia: Luigi Comencini; soggetto: L. Comencini; sceneggiatura: L. Comencini, Ruggero Maccari, Bernardino Zapponi; fotografia: Ennio Guarnieri; musica: Fiorenzo Carpi; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Alberto Sordi, Annie Girardot, Fernando Rey, Patrick Dewaere, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi; origine: Italia/Francia/Germania/Spagna; produzione: Clesi Cinematografica, Greenwich Productions, José Frade Producciones, Albatros Film; durata: 125'.
«Ci sono delle automobili in una Roma che sembra impazzita. Tutte le strade sono intasate e le automobili confluiscono in un punto dove c'è un blocco totale. E non possono più muoversi. A bordo, i passeggeri passano presto dall'attesa all'esasperazione e poi all'angoscia. Fino ai limiti della pazzia. Incapaci di fare qualcosa, incapaci di aiutarsi gli uni con gli altri. Chiusi, anzi, in un caparbio rifiuto di ragionare su quello che sta accadendo e di trovarvi un rimedio. Aspettano. Ciechi e sordi. E alla fine moriranno. Perché quell'ingorgo diventerà una tomba per tutti. Ecco, ho pensato che oggi tutti quelli che vanno in automobile non si incontrano mai, non si conoscono, ciascuno preso dai propri problemi e totalmente incapace di pensare a quelli degli altri. Un nuovo tipo di incomunicabilità, se vuoi, di natura quasi tecnica» (Comencini).
 
ore 21.15
La violenza: quinto potere (1972)
Regia: Florestano Vancini; soggetto: dalla commedia La violenza di Giuseppe Fava; sceneggiatura: Massimo Felisatti, Fabio Pittorru, F. Vancini, con la collaborazione di Dino Maiuri, Massimo De Rita; fotografia: Toni Secchi; musica: Ennio Morricone; montaggio: Tatiana Morigi Casini; interpreti: Enrico Maria Salerno, Gastone Moschin, Riccardo Cucciolla, Julien Gujomar, George Wilson, Mario Adorf; origine: Italia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; durata: 101'.
In un tribunale siciliano è in corso il processo contro due cosche mafiose in lotta fra di loro per una diga da costruire. Solo due imputati sono disposti a parlare… Grande prova di Ciccio Ingrassia in un ruolo, per lui inconsueto, drammatico. «Da poco era nata la prima commissione antimafia del parlamento italiano, presieduta dall'avvocato genovese Cattanei. Nel '72 pubblica i primi atti, così noi ci precipitiamo alla libreria di Montecitorio. Erano documenti sconvolgenti, secondo me tuttora validissimi. Avevano capito tutto, compreso quello che sarebbe successo in seguito. Dai documenti risultavano coinvolgimenti di cariche politiche, con relativi nomi. Tutto questo materiale "politico", naturalmente, nel dramma di Fava non c'era. Ce ne servimmo per la sceneggiatura. L'operazione consisteva nell'innestare all'interno del nucleo narrativo rappresentato dal dramma le trame politiche scaturite dagli atti parlamentari» (Vancini).
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