Home > “Per “Le stagioni del nostro cinema” domenica 8 febbraio il classico di Zurlini “Il deserto dei tartari” (1976), dal romanzo di Dino Buzzati, e “Adua e le compagne” (1960) di Antonio Pietrangeli. Al cinema Trevi.”
“Per “Le stagioni del nostro cinema” domenica 8 febbraio il classico di Zurlini “Il deserto dei tartari” (1976), dal romanzo di Dino Buzzati, e “Adua e le compagne” (1960) di Antonio Pietrangeli. Al cinema Trevi.”
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domenica 8
ore 16.30
Il deserto dei tartari (1976)
Regia: Valerio Zurlini; soggetto: André G. Brunelin, Jean-Louis Bertuccelli, dall'omonimo romanzo di Dino Buzzati; sceneggiatura: André G. Brunelin; dialoghi italiani: V. Zurlini; musica: Ennio Morricone; montaggio: Kim Arcalli, Raimondo Crociani; interpreti: Jacques Perrin, Vittorio Gassman, Giuliano Gemma, Helmut Griem, Philippe Noiret, Jean-Louis Trintignant; origine: Italia/Francia/Germania Occidentale; produzione: Cinema Due, Fildebroc, Films de l'Astrophore, F. R. 3, Reggane Films, FIDCI, Corona Filmproduktion; durata: 150'.
Il ventenne tenente di fresca nomina Drogo viene assegnato, forse per errore, alla fortezza Bastiani, ultimo baluardo posto ai confini dell'impero prima del deserto anticamente popolato dai Tartari. Nella postazione avanzata, tutti aspettano con ansia l'eventuale arrivo dei nemici come riscatto dall'opprimente grigiore della vita di guarnigione. «Il primo a voler girare Il deserto dei Tartari è stato Antonioni, poi Vittorio Gassman, Mauro Morassi, Franco Brusati... Insomma, è un progetto che ha interessato un po' tutti i cineasti italiani. Quasi una chimera, un film impossibile. [...] L'interesse per un adattamento cinematografico coinvolge allora i francesi: Jacques Perrin pensa per primo di fare un film a partire dal Deserto dei Tartari. [...] Il film, costato quasi due miliardi di lire, ma in Francia ne sarebbe costati tre, è stato coprodotto da Italia, Francia, Germania e Iran. [...] La mia intenzione era di fare un finale estremamente fedele al libro. [...] Non è stato fatto perché per finire il film abbiamo dovuto pagarci le spese di viaggio. Abbiamo finito tutto il denaro disponibile: Jacques Perrin correva disperato tra Roma e Parigi per trovare il modo di comprare un po' di pellicola. [...] È davvero per la mancanza di mezzi che non abbiamo potuto girare un finale conforme al libro, e seguire il finale previsto da Brunelin nella sceneggiatura. [...] Ho fatto otto film, e nei miei otto film c'è un tema minore - quello di Buzzati - che è contenuto nel tema maggiore. Vivere la vita non ha altro fine che lasciarla passare e la morte è l'unica giustificazione. Io arrivo alla morte in tre dei miei film, Cronaca familiare, Seduto alla sua destra, La prima notte di quiete, con lo stesso significato che in Buzzati: la morte è la ragione della fine dei sentimenti. La validità di un sentimento non esiste, la validità di un'illusione non esiste, non c'è idealismo che tenga, non c'è nulla che sia al di fuori dell'amara sopravvivenza. Esiste una consolazione cristiana ma in un senso laico [...]. Così, senza arrivare alla grandezza tematica di Buzzati, tutti i miei film si assomigliano, dal primo all'ultimo. È inutile amarsi perché amarsi implica l'infelicità, è inutile credere in qualcuno, perché ci deluderà» (Zurlini).
 
ore 19.15
Un amore (1965)
Regia: Gianni Vernuccio; soggetto: dal romanzo omonimo di Dino Buzzati; sceneggiatura: Ennio De Concini, Eliana De Sabata, Enzo Ferraris; fotografia: Aldo Scavarda; musica: Giorgio Gaslini; montaggio: Gianni Vernuccio; interpreti: Rossano Brazzi, Agnès Spaak, Gérard Blain, Marisa Merlini, Lucina Morlacchi, Alice Field; origine: Italia/Francia; produzione: Produzione Vernuccio, Prima Film, P.I.P. - Paris International Productions (Francia); durata: 96'.
«A Milano l'architetto Antonio Dorigo (Brazzi) conosce in una casa d'appuntamenti la giovane Laide (Spaak). Presto non può più farne a meno e sopporta ogni umiliazione e inganno da parte della ragazza, che ha vari altri amanti: compreso il giovane Marcello (Blain), col quale tresca sotto i suoi occhi. E un matrimonio borghese non guarisce Antonio. Adattamento con qualche variante del romanzo di Dino Buzzati [...]. Ai tempi lo videro in pochi e non piacque. Tuttavia, se è vero che la regia corretta e senza voli di Vernuccio è un po' asfittica, risulta anche funzionale nel rappresentare una mania devastante quanto quella di Lolita, meno suscettibile di interpretazioni simboliche ma più fisica e carnale. E la descrizione dell'ipocrisia (col personaggio invadente della mezzana [Merlini]) è piuttosto forte per l'epoca. Brazzi accetta con coraggio un ruolo sgradevole. [...] Importante il ruolo delle musiche di Giorgio Gaslini; la canzone dei titoli di coda è cantata da Pino Donaggio» (Mereghetti).
Vietato ai minori di anni 18
 
ore 21.00
Adua e le compagne (1960)
Regia: Antonio Pietrangeli; soggetto: Ruggero Maccari, Ettore Scola, A. Pietrangeli; sceneggiatura: Ruggero Maccari, Ettore Scola, A. Pietrangeli, Tullio Pinelli; fotografia: Armando Nannuzzi; musica: Piero Piccioni; interpreti: Simone Signoret, Sandra Milo, Emanuelle Riva, Gina Rovere, Claudio Gora, Ivo Garrani; origine: Italia; produzione: Zebra Film; durata: 106'.
Entrata in vigore la legge Merlin, Adua e le compagne decidono di proseguire il "mestiere" clandestinamente, dietro la facciata di una trattoria fuori città. Costituiscono una società e rilevano una cascina di campagna, che puliscono e sistemano riscoprendo la semplicità di una vita "normale". Ma il passato non si può cancellare… «e per poter fare strada delle povere donne come loro non possono fare a meno di rivolgersi a protezioni e ad appoggi che in definitiva le conducono di nuovo alla rovina. Una tesi polemica, dunque, che la regia ha risolto spesso con mano ferma e sicura disegnandoci con buona intuizione psicologica i caratteri delle quattro protagoniste e risolvendo non di rado le situazioni drammatiche che le hanno al centro con piglio forte e risoluto, felice nell'evocare i climi affannosi e drammatici e felice, soprattutto, nell'alternarli, con tranquilla misura, a climi se non propriamente comici almeno amabilmente umoristici» (Rondi).
Vietato ai minori di anni 16

 

 

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