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Nell’ambito del ciclo “L’Atto Creativo”, si è svolto con il fisico Guido Tonelli l’incontro di chiusura
Centro Sperimentale di Cinematografia
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09 Settembre 2025

Si è chiuso con Guido Tonelli il ciclo di incontri “L’Atto Creativo”, promosso dal CSC – Scuola nazionale di Cinema e da San Servolo srl (società in house della Città metropolitana di Venezia) in occasione della 82ª Mostra del Cinema di Venezia. Una chiusura che ha avuto come cornice un luogo speciale: l’anfiteatro dell’Isola di San Servolo, progettato da Mario Cucinella e realizzato con stampanti 3D utilizzando materiali di riciclo provenienti dalla lavorazione del riso.

Fisico di fama internazionale, tra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs, Tonelli ha raccontato al pubblico il suo percorso personale, a partire dagli studi classici a La Spezia fino all’approdo quasi casuale alla fisica. «Alle superiori amavo le materie umanistiche e detestavo matematica e fisica, poi all’università, un po’ per caso, ho capito che i teoremi potevano essere affrontati con la stessa logica con cui traducevo il greco. Da lì è nato tutto», ha spiegato.

Sulla creatività, tema centrale dell’incontro, Tonelli ha preferito usare esempi concreti. «Per noi scienziati il punto di partenza è la conoscenza di tutta la storia della disciplina. È come una massima riguardo la poesia che mi piace raccontare : “Prima devi imparare tutte le poesie del mondo, poi dimenticarle per scrivere la tua” dice il maestro all’allievo aspirante poeta. La creatività nasce dalla capacità di mantenersi in equilibrio tra imitazione sterile e solipsismo incomprensibile».

Il fisico ha ricordato anche l’amico e collega Peter Higgs, premio Nobel nel 2013, e il momento in cui formulò l’ipotesi che avrebbe rivoluzionato la fisica delle particelle: «Aveva accumulato conoscenze enormi e con una piccola intuizione ha trovato la chiave. Ma quell’atto creativo gli ha dato tanto e tolto tanto: fama, ma anche isolamento e fatica personale. Spesso la scintilla nasce da un bagaglio di competenze enorme, unito a un istante di fortuna».

Tra i passaggi più intensi, il parallelismo tra scienza e arti, di come i limiti possano favorire la creatività: dalla danza della figlia – «muoversi dentro un parallelepipedo immaginario può liberare la creatività» – alla musica barocca, vincolata dalle strutture liturgiche, ma proprio per questo capace di innovare. «Le regole non vanno solo rispettate: vanno comprese, e poi superate. È lì che nascono gli angoli inesplorati».

Ampio spazio anche al rapporto tra cinema e scienza. «Molti film raccontano bene certi aspetti, ma semplificano altri. In Oppenheimer, ad esempio, Enrico Fermi appare come uno dei tanti, quando in realtà era il Papa di quel progetto: senza i suoi reattori non si sarebbe fatto nulla. Interstellar è sorprendentemente accurato, ma io preferisco i film che scavano nell’animo umano: Melancholia, A Perfect Day, Anatomia di una caduta, La stanza accanto. Sono storie che ti straziano e ti fanno scoprire qualcosa di nuovo di noi stessi».

Infine, una riflessione sull’universo stesso come “atto creativo”: «Il Big Bang non è stato una creazione, ma una trasformazione. L’universo, visto nella sua interezza, ha energia zero: la materia porta energia positiva, lo spazio-tempo energia negativa. Questo equilibrio ci dice che l’universo è nato senza sforzo, gratuitamente. In un certo senso, il più grande atto creativo possibile».

Con l’incontro di Guido Tonelli si conclude “L’Atto Creativo”, un ciclo che ha intrecciato discipline e linguaggi diversi – dalla musica al cinema, dall’arte alla scienza – restituendo al pubblico il racconto di come la creatività possa nascere e trasformarsi in ogni campo del sapere e dell’espressione.

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