“Nellambito dell’ampia collaborazione tra CSC e Festival del Cinema Europeo di Lecce, la Cineteca Nazionale, per la retrospettiva dedicata all’attore, realizza il volume Toni Servillo. Lattore in più, a cura di Enrico Magrelli”
La XII edizione del Festival del Cinema Europeo, che si è svolto a Lecce dal 12 al 16 aprile 2011 presso il Cinema Multisala Massimo, ha visto anche quest'anno un'ampia collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, che, tra l'altro, ha presentato una selezione di lavori dei suoi allievi. Particolarmente intensa poi è stata la partecipazione del CSC alla retrospettiva che il festival dedica a Toni Servillo. Oltre infatti a mettere a disposizione le pellicole, la Cineteca Nazionale ha realizzato il volume Toni Servillo. L'attore in più, curato dal conservatore Enrico Magrelli. Il volume comprende una lunga intervista del curatore a Servillo, saggi di Pierpaolo De Sanctis, Katia Ippaso, Domenico Monetti, Luca Pallanch e Silvia Tarquini sulla carriera cinematografica e teatrale dell'attore casertano, interviste ai registi che lo hanno diretto sul set, da Martone, Capuano, Sorrentino a Garrone, Incerti, Cupellini, Molaioli, e una filmografia ragionata a cura di Annamaria Licciardello.
La retrospettiva sarà accompagnata da una mostra fotografica con materiali concessi da celebri fotografi, Teatri Uniti e dall'Archivio fotografico del CSC.
Nato ad Afragola, vicino Napoli, autodidatta, Toni Servillo si forma teatralmente vedendo gli spettacoli del Living Theatre, ovvero un teatro che rompe con le convenzioni, si rifonda, esce dagli edifici teatrali. Nel '77, a Caserta, a diciotto anni, fonda il Teatro Studio, nel quale è dapprima attore e poi subito anche regista. Propaganda (1979), Norma (1982), Billy il bugiardo (1983), Guernica (1985) sono spettacoli basati sull'attore, sul corpo, e sull'apertura a persone prese dalla strada. Altri modelli sono Leo De Berardinis e Perla Peragallo, che, nella deflagrazione delle norme, recuperano la parola, il dialetto e la cultura popolare, come in King lacrime Lear napoletane, Assoli, Avita a murì. Attraverso Perla e Leo, Servillo si riavvicina alla tradizione; vuole diventare, come dichiara ad Oliviero Ponte di Pino, un «efferato dilettante, anziché un professionista» del mestiere di attore. La tradizione la cerca nella propria vita, nei ricordi. Da bambino sentiva parlare di Eduardo dal padre e dagli zii; le sue battute più fortunate circolavano in casa. Eduardo rappresentava la saggezza e, dice Servillo, per lui aveva acquistato il carattere di una figura parentale. Attraversa la stagione degli anni '90 a fianco di Mario Martone nell'embito dell'esperienza di Teatri Uniti, ed esordisce al cinema con Morte di un matematico napoletano, seguito da Rasoi, La salita (ep. de I vesuviani) e Teatro di guerra. Dopo il Luna rossa di Antonio Capuano, in cui raffina la capacità di sviluppare un personaggio a tutto tondo, approda al cinema di Sorrentino, con la magistrale interpretazione de L'uomo in più. Sorrentino lo vorrà ancora per Le conseguenze dell'amore e Il divo. E Garrone ne farà un personaggio indimenticabile di Gomorra. Da questi exploit fino al Mazzini di Noi credevamo, di nuovo al fianco di Martone, Servillo ha saputo variare continuamente le sue interpretazioni, spesso accettando operazioni di giovani, come quelle recenti di Cupellini, Incerti, Molaioli, mantenendo sempre un legame primario con il teatro.
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