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“Mogol, neo presidente della Siae, e il direttore generale Gaetano Blandini in prima linea per la difesa del diritto d’autore”
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«Domani a Strasburgo sarà la guerra tra i soldi e la cultura. Speriamo che vinca la cultura»: così dichiarava Mogol l'11 settembre, subito dopo esser diventato presidente della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori), alla vigilia del voto sulla riforma del copyright al Parlamento Europeo. «La partita resta più che mai aperta» si leggeva in una nota della Siae. «Lo status quo andrebbe a beneficio di una sola categoria: i giganti del web, che continuerebbero a lucrare su autori e creatori senza riconoscere loro il giusto compenso. L'esito peggiore sarebbe un voto negativo che bloccasse il mandato del Parlamento a negoziare con Commissione e Consiglio il testo finale e, quindi, decreterebbe di fatto la morte della riforma, dato che non ci sarebbero più i tempi tecnici per adottarla entro la fine del mandato di questo Europarlamento». 
Il voto è poi andato secondo gli auspici della SIAE: il Parlamento europeo ha approvato la proposta di riforma della direttiva Ue sul diritto d'autore, imperniata sulla constatazione delle difficoltà che incontra la tutela del diritto d'autore nel mondo digitale. La proposta è stata approvata dalla plenaria a Strasburgo con 438 voti favorevoli, 226 contrari e 39 astenuti. «Ha vinto la cultura - ha commentato Mogol - i grandi colossi del web ora dovranno pagare cifre che possono assolutamente permettersi, a fronte dei milioni che incassano. È giusto che ci sia rispetto per la creatività e che si difendano i giovani». A chi, come il Movimento 5 Stelle, accusa l'Europa di aver legalizzato la censura, il presidente della SIAE risponde: «Qui non si parla di un problema di libertà, ma di equità». Un'equità che auspicabilmente garantirà i diritti anche di molti diplomati del CSC, attivi nel mondo della cultura, del cinema e dei "contenuti" che rischiano sempre, nel mondo del web, di essere diffusi e condivisi senza alcun controllo». 

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