Home > “Martedì 8 dicembre alle ore 16.30 al cinema Trevi, apertura della retrospettiva “Giancarlo Giannini – Il gioco dell’attore”. Adriano Pintaldi, Presidente del Roma Film Festival, presenterà un volume e un filmato su Giancarlo Giannini”
“Martedì 8 dicembre alle ore 16.30 al cinema Trevi, apertura della retrospettiva “Giancarlo Giannini – Il gioco dell’attore”. Adriano Pintaldi, Presidente del Roma Film Festival, presenterà un volume e un filmato su Giancarlo Giannini”
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Il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale collabora con il Roma Film Festival che giunge quest'anno alla sua XIV edizione. Grazie al sostegno del Mibac - Direzione Generale Cinema e della Regione Lazio e sotto il patrocinio del Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione, il cinema Trevi, sede della programmazione della Cineteca Nazionale, sarà una delle sale del Roma Film Festival e ospiterà la retrospettiva Giancarlo Giannini - Il gioco dell'attore (8-13 dicembre) dedicata al grande interprete italiano. Accanto ai titoli più conosciuti sarà possibile riscoprire film meno visti e il film di regia Ternosecco. Martedì 8 dicembre, alle ore 16.30, Adriano Pintaldi, Presidente del Roma Film Festival, presenterà, sempre al cinema Trevi, il volume da lui curato Giancarlo Giannini - Il gioco dell'attore e un filmato da lui diretto che ripercorre la carriera del grande attore, con brani inediti girati sul set del recente Ti ho cercata in tutti i necrologi, in cui Giannini è produttore, regista, attore.
Poliedrico, febbrile, amante dei travestimenti, Giannini inizia con il teatro a diciotto anni sotto la guida di Peppino Patroni Griffi, Franco Zeffirelli, Luchino Visconti per poi passare alla televisione con uno sceneggiato di grande successo come David Copperfield e al cinema con Rita la zanzara di Lina Wertmüller, regista con la quale stabilirà un lungo e felice sodalizio da cui nascono tra l'altro Film d'amore e d'anarchia…, per il quale vince la Palma d'oro a Cannes come miglior attore protagonista, e Pasqualino Settebellezze, che gli fa ottenere una candidatura al Premio Oscar come migliore attore protagonista. Diretto da grandi registi italiani e internazionali quali Zurlini, Bolognini, Lizzani, Emmer, Montaldo, Scola, Ferrara, Avati, Del Toro, Fassbinder, Coppola, Kramer, Scott. Oltre a numerosi Nastri d'argento e David di Donatello ottenuti grazie al suo talento di attore, nel 1994 riceve un Nastro d'Argento come doppiatore per Carlito's Way di Brian De Palma, dove presta la voce ad Al Pacino. Con la sua voce hanno parlato anche Jack Nicholson, Michael Douglas, Gerard Depardieu, Dustin Hoffman.
Giancarlo Giannini è particolarmente legato al Centro Sperimentale di Cinematografia dove svolge da anni il ruolo di docente di riferimento per il corso di recitazione.
 
martedì 8
ore 16.30
Il Presidente del Roma Film festiva Adriano Pintaldi presenta il volume da lui curato Giancarlo Giannini - Il gioco dell'attore e il filmato da lui diretto che ripercorre la carriera del grande attore, con brani inediti girati sul set del recente Ti ho cercata in tutti i necrologi, in cui Giannini è produttore, regista, attore.   
 
ore 17.00
Una macchia rosa (1969)
Regia: Enzo Muzii; soggetto: E. Muzii; sceneggiatura: Tommaso Chiaretti, E. Muzii, Ludovica Ripa di Meana; fotografia: Luciano Tovoli; scenografia: Carlo Leva; musica: Shawn Phillips; montaggio: Gerardo Bortolan; interpreti: Giancarlo Giannini, Valeria Moriconi, Ginevra Benini, Orchidea De Santis, Leopoldo Trieste, Delia Boccardo; origine: Italia; produzione: Fraia Film; durata: 98'
Un giovane documentarista, al ritorno da un viaggio in India, riallaccia le vecchie amicizie e riprende la vecchia vita, ma il ricordo della sua permanenza in Asia, echeggiata dal materiale fotografico su cui lavora, lo proietta in uno stato di apatia esistenziale. Invano cerca di dare un ordine alla sua vita e al suo lavoro. «È anche questo [come il precedente film di Muzii Come l'amore] un film stilizzato, in cui toni e volumi sono squisitamente filtrati sino all'essenza, un film che nei suoi più puri momenti ha la diafana grazia policroma del vetro soffiato» (Sacchi). Le fotografie in India sono state realizzate da Muzii e da Enzo Ragazzini con la collaborazione di Tommaso Chiaretti e Ludovica Ripa di Meana. Muzii si è infatti dedicato a lungo alla fotografia. Dopo Una macchia rosa ha lavorato a lungo per la televisione, realizzando l'interessante Alle origini della mafia.
 
ore 19.00
Sessomatto (1973)
Regia: Dino Risi; soggetto: D. Risi, Ruggero Maccari; sceneggiatura: R. Maccari; fotografia: Alfio Contini; scenografia: Lorenzo Baraldi; costumi: Enrico Job; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Alberto Gallitti; interpreti: Giancarlo Giannini, Laura Antonelli, Paola Borboni, Alberto Lionello, Duilio Del Prete, Patrizia Mauro; origine: Italia; produzione: Cinetirrena, Dean Film; durata: 116'
«Voglio che il pubblico veda che l'attore è truccato, ha il costume. Mi sono sempre divertito a queste sfide con me stesso. Invece di fare un personaggio, ne faccio dieci, tutti diversi. Al mattino interpretavo un personaggio, al pomeriggio un altro con un altro trucco, la sera ritornavo al primo ricambiando trucco. Un intreccio di ruoli a seconda dei luoghi; prendi, ritorna, fai... Così nasce Sessomatto con Dino Risi. Il lavoro di trucco e costume fu studiato insieme a Enrico Job, che però non fece il film, ma mi aiutò in fase di costruzione, lasciando poi il compito al suo costumista Gino Persico. Quando fai più personaggi i costumi e il trucco sono importanti perlomeno per una prima definizione di atteggiamenti. Il film ebbe molto successo, eppure non ci credeva nessuno. Dopo il primo episodio, il più divertente, quello in cui fanno eccitare il tipo che si presenta in casa e poi lo mandano via, mi vengono a dire: "Sai, abbiamo dei problemi, forse ci mancano dei soldi, forse non ce lo distribuiscono più...". "Ma ve lo compro io, perché io credo in questo film". Si vedono delle cose incredibili» (Giannini). «Ho un ricordo piacevolissimo di Giancarlo. Mi ha colpito sin da subito, con quella sua figura dorata un po' in ombra. Non è riuscito a collocarsi tra i colonnelli per ragioni generazionali, ma anche al di fuori del gruppo si è rivelato un cavallo vincente. Ha sempre sfuggito lo scalpore del successo proteggendo la sua vita privata. Malgrado il suo riservo, però, il pubblico lo ha amato e continua ad amarlo» (Dino Risi).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.00
Fatti di gente perbene (Il processo Murri) (1974)
Regia: Mauro Bolognini; soggetto e sceneggiatura: Sergio Bazzini; fotografia: Ennio Guarnieri; scenografia: Guido Josia; costumi: Gabriella Pescucci; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Giancarlo Giannini, Catherine Deneuve, Fernando Rey, Tina Aumont, Rina Morelli, Ettore Manni; origine: Italia/Francia; produzione: Filmarpa, Lira Films; durata: 115'
«A Bologna, nel 1902, viene assassinato il conte Francesco Bonmartini, un clericale marito di Linda Murri, figlia del noto medico Augusto. Responsabile del delitto, secondo il padre e secondo l'accusa è il figlio Tullio, che avrebbe ucciso il cognato dopo un violento alterco e per legittima difesa» (Poppi/Pecorari). «Bolognini era straordinario nel costruire l'immagine, un po' come Fassbinder. Aveva bisogno di pochissimo, stava sempre in macchina, con il suo zoom; Guarnieri, che è sempre stato il suo direttore della fotografia, all'altra macchina. Bolognini costruiva con niente: metteva un pizzo da una parte, una candela dietro... in fondo il cinema è quello che vedi» (Giannini).
 
mercoledì 9
ore 17.00
Pasqualino Settebellezze (1976)
Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Enzo Jannacci; montaggio: Franco Fraticelli: interpreti: Giancarlo Giannini, Fernando Rey, Elena Fiore, Shirley Stoler, Ermelinda De Felice, Piero Di Iorio; origine: Italia; produzione: Medusa Distribuzione; durata: 115'
«Era un film difficile che nessuno voleva fare. Io insistevo che era Pulcinella nei campi di concentramento. Era una storia vera. Ho ore e ore di registrazione con il personaggio reale. Pasqualino Settebellezze in realtà è un signore napoletano che lavorava a Cinecittà, e Fellini lo conosceva bene perché mi pare che compaia in Otto e mezzo. Portava l'acqua alle troupes, d'estate. Raccontò la sua storia, una storia straordinaria e ancora più estrema ma irraccontabile. Perché il cinema rifiuta un tipo di realtà che è ancora più fantasiosa, dura, feroce della finzione. Anche Lina aveva dei dubbi, il rischio era quello di far ridere sui morti. Poi il film ebbe grande successo in tutto il mondo, ed ebbe anche quattro nominations per gli Oscar, fra cui la mia» (Giannini).
 
ore 19.00
L'innocente (1976)
Regia: Luchino Visconti; soggetto: dal romanzo omonimo di Gabriele D'Annunzio; sceneggiatura: Suso Cecchi D'Amico, Enrico Medioli, L. Visconti; fotografia: Pasqualino De Santis; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Piero Tosi; musica: Franco Mannino; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Giancarlo Giannini, Laura Antonelli, Rina Morelli, Massimo Girotti, Marc Porel, Jennifer O'Neill; origine: Italia/Francia; produzione: Rizzoli Film, Films Jacques Leitienne, Francoriz Production, Imp.Ex.Ci.; durata: 129'
Tullio Hermil tradisce la moglie, ma quando scopre che lei ha una relazione con uno scrittore, ne è di nuovo attratto. Ultimo film di Visconti, che morì pochi giorni dopo aver portato a termine il primo montaggio del film. Dal realismo di Verga al decadentismo di D'Annunzio si completa la parabola viscontiana. Come ricorda Pasqualino De Santis, «la mano che sfoglia il libro è quella di Visconti», il quale «ci teneva moltissimo a essere lui a sfogliare il libro». «Conoscevo Visconti perché avevo doppiato dei brani di suoi film. Un giorno, mi chiama e mi spiega che aveva questo progetto, tratto da D'Annunzio, che tutti rifiutavano [...]. Nessuno voleva fare un personaggio che uccide un bambino in fasce, anche se alla fine si autopunisce suicidandosi. Risposi che, se non lo facevo al cinema uno che ammazza un bambino, quando mai l'avrei fatto. [...] Tenevo la mia interpretazione su una nota lunga, tesa, in una quasi fissità di sguardo; la mia faccia era una corda di violoncello che, bam, all'improvviso, alla fine si spezza» (Giannini).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.20
Buone notizie (1979)
Regia: Elio Petri; soggetto e sceneggiatura: E. Petri; fotografia: Tonino Nardi; scenografia: Amedeo Fago, Franco Velchi Pellecchia; costumi: Barbara Mastroianni; musica: Ennio Morricone; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Giancarlo Giannini, Paolo Bonacelli, Angela Molina, Aurore Clément, Ombretta Colli, Ninetto Davoli; origine: Italia; produzione: Medusa Distribuzione; durata: 107'
Buone notizie, filmraro di Elio Petri, manifesta un pessimismo ormai inguaribile, saturo di spinte metafisiche. Racconta di un funzionario della televisione che incontra un vecchio amico ossessionato dalla paura di venire ucciso... «Petri mi spiega il suo "piccolo film", una storia che non mi dispiaceva. E propone di produrcelo noi [...]. Giriamo tanto materiale. C'era una comicità abbastanza astratta, strana, ma al primo montaggio il film non era niente male. [...] Elio [...] comincia a manipolare il film, a tagliare tutte le scene comiche, divertenti. [...] Petri mi spiega che non voleva ci accusassero di fare un film troppo vicino alla Wertmüller, che si rideva troppo. [...] Io non ero molto d'accordo sui tagli, però avevo un grande rispetto per Elio, persona straordinaria. Il film non ha successo. Forse Elio sapeva già del suo male incurabile perché nel film ogni tanto mi faceva ripetere una cosa strana per cui, inginocchiato davanti a una parete, dicevo agli altri: "io non voglio morire, non voglio morire!"» (Giannini).
Vietato ai minori di anni 14
 
giovedì 10
ore 17.00
Viaggio con Anita (1979)
Regia: Mario Monicelli; soggetto: Tullio Pinelli; sceneggiatura: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, T. Pinelli, Paul Zimmermann, M. Monicelli; fotografia: Tonino Delli Colli; scenografia: Lorenzo Baraldi; costumi: Vittoria Guaita; musica: Ennio Morricone; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Giancarlo Giannini, Goldie Hawn, Claudine Auger, Laura Betti, Aurore Clément, Renzo Montagnani; origine: Italia/Francia; produzione: P.E.A., Productions Artistes Associés; durata: 119'
«Guido Massaccesi, dirigente bancario romano, informato dalla sorella Oriana che il padre Armando è gravemente infermo, lascia la moglie Elisa con il figlio e parte in macchina per raggiungere Rosignano Solvay, paese natale. Deciso a compiere il viaggio in dolce compagnia, Guido si reca nell'appartamento di Jennifer, amante che non vede da mesi. Il netto rifiuto della stessa a seguirlo lo induce a prendere con sé Anita Watson, una 26enne americana, occasionalmente e temporaneamente venuta a Roma per ritrovare un architetto italiano conosciuto a Chicago ove ella abitualmente lavora presso l'università» (www.cinematografo.it ). «Viaggio con Anita riproduce anche geograficamente una parte del viaggio che è alla base di uno dei capisaldi della commedia all'italiana: Il sorpasso di Dino Risi. Da allora, dal boom e dalla "fine delle ideologie", molte cose sono cambiate. Un "road movie" degli ultimi anni '70 non potrà che avere una collocazione invernale: le spiagge non sono affollate di gioventù e di voglia di vivere, la malinconia prevale su ogni altro sentimento; il vitalismo rampante di Gassman è ridotto in Giannini a puro tentativo di evitare la morte; la morte stessa non è più una sorta di risveglio dopo l'ubriacatura, ma una tonalità che attraversa tutto il film» (Della Casa).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.10
La vita è bella (1979)
Regia: Grigorj Ciukhraj; soggetto: Giovanni Fago; sceneggiatura: Augusto Caminito, G. Ciukhraj; collaborazione alla sceneggiatura: Giorgio Arlorio, Gianfranco Clerici, G. Fago, Massimo Felisatti, Fabio Pittorru; fotografia: Luigi Kuveiller; scenografia: Giantito Burchiellaro; costumi: Wayne Finkelman; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Mario Morra; interpreti: Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Reghimantas Adomajtis, Stefano Madia, Evghenij Lebediev, Enzo Fiermonte; origine: Italia/Urss; produzione: La 4 Cavalli Cinematografica, Mosfil'm; durata: 101'
Antonio Murillo, pilota militare in Angola, quando nota che su una barca, insieme a dei rivoltosi, ci sono donne e bambini, rifiuta di bombardarli e, tornato sulla terra, chiede di essere rimandato a casa. A Lisbona trova lavoro come tassista e conosce la bella Maria, cameriera in un bar. Un giorno accompagna il misterioso Alvarado alla stazione, ma subito dopo - ignorando che Maria, insieme ai suoi parenti, fa parte di un'organizzazione che si oppone al regime di Salazar - viene convocato dal giudice Perez.
 
ore 21.00
Bello mio bellezza mia (1982)
Regia: Sergio Corbucci; soggetto: G. Giannini; sceneggiatura: S. Corbucci, G. Giannini, Giovanni Romoli; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Marco Dentici; costumi: Maurizio Millenotti; musica: Carmelo La Bionda; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Giancarlo Giannini, Stefania Sandrelli, Mariangela Melato, Massimo Mollica, Sal Borgese, Giuliana Calandra; origine: Italia; produzione: Plm Film, Mar Film Produzione; durata: 128'
Gennarino Laganà è un siciliano poveraccio, che si dà da fare con umili lavori per mantenere la famiglia, mentre i suoi lo spingono a cercare fortuna al Nord. Gennarino non lascerebbe mai la sua amata isola, se non fosse incappato in una relazione amorosa con Donna Egeria, moglie del boss mafioso Don Mimì. Per sfuggire a una sicura vendetta, sale su un treno merci. In sogno gli appare S. Totino, che gli promette protezione in cambio di una vita regolata. Giunge così a Milano, dove conosce Armida, una donna di strada, che lo porta in casa sua, lo rende suo protettore e amante. Ma S. Totino appare ancora a Gennarino e gli rimprovera la sua condizione di mantenuto: lui deve lavorare e Armida cambiare vita. Nel frattempo don Mimì rintraccia Gennarino, si vendica rimpinzandolo di un pessimo gelato, e poi lo assume al suo servizio: dovrà recapitare delle misteriose scatole rosse.
 
venerdì 11
ore 17.00
O' re (1988)
Regia: Luigi Magni; soggetto e sceneggiatura: L. Magni; fotografia: Franco Di Giacomo; scenografia e costumi: Lucia Mirisola; musica: Nicola Piovani; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Carlo Croccolo, Luc Merenda, Cristina Marsillach, Annamaria Ackerman; origine: Italia; produzione: Clemi Cinematografica, Titanus Produzione; durata: 110'
«Nei nove anni trascorsi a Roma dopo il suo allontanamento da Napoli, Francesco di Borbone sperò davvero di poter tornare sul trono? E fu lui a fomentare le ribellioni legittimiste del sud che generarono repressioni altrettanto insensate? O al contrario, rassegnato alla sorte, vide di malocchio le smanie restauratrici della moglie? Sorella della famosa Sissi imperatrice d'Austria, Maria-Sofia non amava il marito dal quale la dividevano la lingua, l'indifferenza sessuale di lui, i rispettivi parentadi e troppe altre cose. La tesi di un Francesco scettico sulle possibilità di tornare re è quella sposata dal film, dove nelle sale della reggia romana s'intreccia la stuzzicante e dolente schermaglia fra Giannini e la Muti (tutti e due fuori età rispetto ai personaggi) che culmina nella nascita e morte della piccola Cristina Maria Pia [...]. Servito dal delizioso maggiordomo Carlo Croccolo che fa una specie di monumento a Totò, l'ex re Giannini riesce sempre a fondere le contraddizioni del personaggio in una raffigurazione intensa e spiritosa. Insomma se Franceschiello fosse stato Giancarlo, oggi sulle Due Sicilie regnerebbero i Borboni» (Kezich).
 
ore 19.00
Snack Bar Budapest (1988)
Regia: Tinto Brass; soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Marco Lodoli e Silvia Bre; sceneggiatura: T. Brass; collaborazione ai dialoghi: Roberto Lerici; fotografia; Alessio Gelsini; scenografia: Massimo Spano, Bruno Cesari; costumi: Jost Jacob, Paolo Biagetti; musica: Zucchero [Adelmo] Fornaciari, David Sancious; montaggio: T. Brass; interpreti: Giancarlo Giannini, François Negret, Sylvie Orcier, Giorgio Tirabassi, Raffaella Baracchi, Philippe Leotard; origine: Italia; produzione: Metrofilm, San Francisco Film, Reteitalia; durata: 106'
«Tinto Brass a una svolta. Sempre il sesso, ma solo come esibizione insistita e marcata di parti anatomiche, in primo piano invece la violenza. In un mondo in cui si accompagna alla disperazione. [...] Una città di mare senza nome (le targhe delle automobili portano un TB come Tinto Brass), un litorale squallido battuto da venti e piogge. Il protagonista, un avvocato radiato dall'albo, dopo aver accompagnato la sua amichetta ad abortire, si lascia coinvolgere nel sogno maniacale di un ragazzetto che, con il racket, la prostituzione e il gioco d'azzardo, sostenuto da una banda di giovinastri, vuoi costruirsi lì un piccolo impero. Chiede però delle efferatezze e dei soprusi tali che l'ex avvocato, pur già sceso molto in basso, non riesce ad accettare fino in fondo, anche perché i più atroci dovrebbe esercitarli a danno di gente che gli arriva all'improvviso dal suo passato. Si ribella ed è subito guerra. La violenza, dunque. Anche nel modo di raccontare, anche nel modo di rappresentare. Proprio come i minimalisti, Brass non fa psicologia, neanche con il personaggio principale che ha comunque spesso funzioni di narratore: mostra tutto dal di fuori, con situazioni e facce sempre in primo piano, e al diapason. Puntando sull'urlo e sullo strazio. [...] Al centro, Giancarlo Giannini, maschera autentica dello sfacelo» (Rondi).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.00
Mi manda Picone (1984)
Regia: Nanni Loy; soggetto: N. Loy; sceneggiatura: N. Loy, Elvio Porta; dialoghi: E. Porta; fotografia: Claudio Cirillo; scenografia: Elena Ricci Poccetto; costumi: Danda Ortona; musica: Tullio De Piscopo; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Giancarlo Giannini, Lina Sastri, Aldo Giuffré, Carlo Taranto, Clelia Rondinella, Carlo Croccolo; origine: Italia; produzione: A.M.A. Film, Medusa Distribuzione,Rai; durata: 122'
«Traffichino dalle scarpe spaiate è incaricato dalla moglie di un operaio dell'Italsider di trovare il marito scomparso. Nella sua traversata del ventre di Napoli lo attendono molte sorprese. Commedia grottesca in cui la denuncia sociale sul degrado di Napoli ha le cadenze di farsa, ma sfora nel fantastico sociale e ricorre alle tecniche dell'investigazione e della suspense» (Morandini). «Mi manda Picone la prima volta mi arrivò da Elvio Porta. Era un trattamento tipo romanzo, e mi piacque moltissimo. C'era dentro qualcosa di kafkiano. Un uomo che esiste in virtù di un nome, il nome di un altro» (Giannini).
 
sabato 12
ore 17.00
Palermo Milano solo andata (1995)
Regia: Claudio Fragasso; soggetto: Rossella Drudi, C. Fragasso; sceneggiatura: R. Drudi; fotografia: Giancarlo Ferrando; scenografia: Paolo Innocenzi; costumi: Stefano Giambanco; musica: Pino Donaggio; montaggio: Ugo De Rossi; interpreti: Giancarlo Giannini, Stefania Sandrelli, Raoul Bova, Ricky Memphis, Romina Mondello, Tony Sperandeo; origine: Italia; produzione: Globe Films-Production Group; durata: 97'
Durante un interrogatorio presieduto dal giudice Laurenti, il pentito di mafia Marinnà ha fatto il nome dell'insospettabile Turi Arcangelo Leofonte, soprannominato "il ragioniere della mafia" a causa del suoi rapporti con la criminalità organizzata. Si decide di trasferire Leofonte da Palermo a Milano per testimoniare contro il potentissimo boss Scalia. Viene formata una scorta guidata dall'esperto capitano Nino Di Venanzio e composta da Remo Matteotti, Tarcisio Proietti, Saro Ligresti, Paola Terenzi, Valerio e Maria Pia tutti al primo incarico di questo genere. L'operazione soprannominata "Ulisse" consiste nel prelevare la famiglia Leofonte da casa e portarla all'aeroporto seguendo il tragitto: Palermo - Capaci - Cinisi - aeroporto di Punta Raisi...
 
ore 19.00
Milonga (1998)
Regia: Emidio Greco; soggetto e sceneggiatura: E. Greco, Paolo Breccia; fotografia: Marco Sperduti; scenografia: Gualtiero Caprara; costumi: Lia Morandini; musica: Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Bruno Sarandrea; interpreti: Giancarlo Giannini, Claudia Pandolfi, Carlo Cecchi, Irene Ferri, Gianni Sperti, Vanessa Gravina; origine: Italia; produzione: Juppiter Generale Cinematografica, International Dean Film, in collaborazione con Medusa Film; durata: 86'
A Roma viene uccisa una star televisiva, gli assassini hanno perso un walkman con inciso un tango e un turista americano ha filmato casualmente la scena del delitto. Un commissario un po' speciale indaga sul caso, assistito da un'agente di polizia innamorata di lui. «In Milonga ho cercato di fare un personaggio abbastanza curioso nella sua semplicità e normalità, un commissario omosessuale, e i personaggi con la giacca e cravatta sono sempre difficili da fare. Non è un film che ha avuto successo, non so per quale ragione. La sceneggiatura quella era e quella è rimasta. Forse c'era la delusione del pubblico proprio sulla milonga finale. È un giallo e non sembra un giallo, forse c'è qualcosa che non funziona, io non so che dire, forse è perfetto» (Giannini).
 
ore 21.00
La stanza dello scirocco (1998)
Regia: Maurizio Sciarra; soggetto: tratto liberamente dal romanzo omonimo di Domenico Campana; sceneggiatura: Suso Cecchi D'Amico, Salvatore Marcarelli, M. Sciarra; fotografia: Arnaldo Catinari; scenografia: Livia Borgognoni; costumi: Andrea Viotti; musica: Eugenio Bennato; montaggio: Cecilia Zanuso; interpreti: Giancarlo Giannini, Tiziana Lodato, Paolo De Vita, Francesco Benigno, Tony Sperandeo, Valentina Biasio; origine: Italia; produzione: Fandango, Rai-Radiotelevisione Italiana; durata: 94'
È il 1936. Il marchese di Acquafurata, che da anni viveva a Parigi, fa ritorno in Sicilia. Sua cugina, morendo, lo ha lasciato erede del palazzo di famiglia a condizione che vi venga destinata la sede del locale partito fascista. Il marchese, noto per la sua militanza antifascista, è ricercato dalla polizia. Scoppia un incendio nel palazzo, il suo maggiordomo muore e lui, puntando sul fatto di non essere più molto conosciuto, ne prende il posto, facendo credere che a morire sia stato il marchese. Il notaio Spatafora, anch'egli antifascista, teme le conseguenze di questo gesto, il podestà vuole quanto prima aprire la sede, e così il marchese escogita un altro stratagemma: fa ritrovare un falso testamento, in cui si dice che il palazzo deve essere regalato ad una coppia di terremotati che avevano fatto domanda per una casa popolare. «È un attore talmente scrupoloso, attento e perfezionista che ti spinge a pensare e ripensare a ciò che si deve fare. Come non comprenderlo? Giannini vuole sempre il meglio, proprio perché lui è "il meglio"» (Maurizio Sciarra).
 
domenica 13
ore 16.30
Ti voglio bene Eugenio (2002)
Regia: Francisco Josè Fernandez; soggetto e sceneggiatura: F. J. Fernandez, Stefano Pomilia; fotografia: Luciano Tovoli; scenografia: Giuseppe Grasso; costumi: Enrica Barbano; musica: Silvio Amato; montaggio: Francesco Malvestito; interpreti: Giancarlo Giannini, Giuliana De Sio, Arnoldo Foà, Jacques Perrin, Anna Maria Petrova, Chaiara De Bonis; origine: Italia; produzione: Arcipelago Cinematografica; durata: 93'
Eugenio è un uomo down, tranquillo, affabile e sornione. Vive da solo nella sua splendida casa immersa nella campagna e lavora come giardiniere. Su richiesta del Professor Boselli accetta di raccontarsi a Patrizia, una giovane donna incinta, tormentata dall'incertezza di dare alla luce un figlio come lui. Al Centro traumatologico in cui svolge volontariato, Eugenio deve occuparsi di Laura, appena uscita dal coma nel quale era piombata in seguito ad un incidente stradale. Il recupero di Laura è prioritario per Elena, amica del cuore di Eugenio, amata in segreto e senza speranze, che lasciò il paese da adolescente per sposare un uomo molto più grande di lei che l'aveva sedotta e dal quale aspettava un figlio, Laura, appunto. Ma Elena non rivela ad Eugenio il vero motivo del proprio ritorno a casa e gioca con la sua ingenuità. «Giancarlo è un attore che seguivo sin da ragazzina, per me era un sex symbol, un mito. Crescendo mi sono resa conto che, oltre alle qualità squisitamente estetiche, Giancarlo Giannini è anche un grande attore. Poter lavorare con lui è un privilegio, è come farsi prendere per mano e volare. Il nostro rapporto è stato un misto di complicità e generosità. Del resto Giancarlo non è mai stato avaro del proprio talento. Magari ce ne fossero come lui! Più che raro, Giannini è unico!» (Giuliana De Sio).
 
ore 18.30
Piazza delle Cinque Lune (2003)
Regia: Renzo Martinelli; soggetto: R. Martinelli; sceneggiatura: Fabio Campus, R. Martinelli; fotografia: Blasco Giurato; scenografia: Francesco Vanorio; costumi: Luigi Bonanno; musica: Paolo Buonvino; montaggio: Massimo Quaglia; interpreti: Donald Sutherland, Giancarlo Giannini, Stefania Rocca, F. Murray Abraham, Aisha Cerami, Greg Wise; origine: Italia; produzione: Martinelli Film Company Int., Istituto Luce, Spyce Blue Star Ltd., Box! Film; durata: 127'
Il Procuratore della Repubblica di Siena, il giorno prima di andare in pensione, riceve da uno sconosciuto un filmino amatoriale sul rapimento Moro. Decide di avviare un'indagine che lo porterà a scoprire scomode verità. «Tale invenzione narrativa [il ritrovamento del filmino], peraltro estremamente intrigante, costituisce il collante tra i vari ingredienti drammaturgici, tutti tratti dalla documentazione processuale o dall'ampia gamma delle ipotesi già formulate (in particolare dagli scritti di Sergio Flamigni, consulente del film che ha anche ottenuto il favore della famiglia Moro). L'espediente metalinguistico della "prova filmata", che rimanda a JFK di Oliver Stone, sembra di nuovo chiamare in causa il cinema e le sue potenzialità di "lente d'ingrandimento" sui nodi non ancora sciolti della recente storia italiana» (Uva).
 
ore 20.45
Ternosecco (1987)
Regia: Giancarlo Giannini; soggetto e sceneggiatura: Lino Jannuzzi; fotografia: Marcello Gatti; scenografia: Nicola Losito, Vincenzo De Camillis; costumi: Gino Bersico; musica: Antonio Infantino; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: G. Giannini, Victoria Abril, Lino Troisi, Franco Angrisano, George Gaynes, Gea Martire; origine: Italia; produzione: C.G. Silver Film,Reteitalia; durata: 125'
«Non era Ternosecco il film che volevo fare. Era un film tratto da una storia di Vincenzoni, la storia di un bambino e un padre. Poi, Cecchi Gori e Vincenzoni hanno litigato, e la sceneggiatura non era disponibile. Allora Cecchi Gori mi propose di fare il seguito di Mi manda Picone, a mio parere un seguito impossibile. Si poteva, invece, fare un film ambientato a Napoli [...]. Così è nata una storia che partiva da Cutolo e Pandico. Che avevamo buttato giù con Lino Jannuzzi. Poi, alla fine ho dovuto in un mese riscrivere tredici versioni, che ho in cantina; e sul set abbiamo dovuto riscrivere di nuovo tutto. E a ogni giorno di riprese ci toglievano qualcosa. Con episodi persino grotteschi, come quello di girare senza la pellicola» (Giannini).

 

 

 

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