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“La corrispondenza di Mario Verdone, digitalizzata, è consultabile presso la Biblioteca “Luigi Chiarini” del Centro Sperimentale di Cinematografia”
Centro Sperimentale di Cinematografia
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L'archivio privato di Mario Verdone, depositato temporaneamente presso la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia il 30 gennaio del 2017, è stato interamente digitalizzato sia a fini conservativi, sia per renderlo disponibile alla consultazione degli utenti della Biblioteca "Luigi Chiarini". Le carte inedite hanno fornito il ritratto vivo di una personalità poliedrica all'interno del panorama culturale italiano, impegnata con passione in molteplici studi, interessi e ruoli professionali, come quelli di professore emerito di Storia e critica del film, di teorico, documentarista, organizzatore culturale, saggista, narratore e critico dello spettacolo. 
 
La consistenza del fondo è di due scatole, contenenti più di un migliaio di documenti dei quali è stato approntato un inventario di corredo. I documenti permettono di seguire -  lungo un arco cronologico che va dalla metà del sec. XX al sec. XXI - sia l'evoluzione degli studi e degli interessi culturali di Mario Verdone, sia lo sviluppo della sua attività lavorativa e dei rapporti che mantenne con rilevanti personalità dell'ambiente letterario e dello spettacolo italiano e internazionale. La parte centrale e più consistente del Fondo è rappresentata dalla serie "Corrispondenza", costituita da circa 900 tra lettere, minute, cartoline, biglietti e telegrammi, attorno alla quale gravita il resto del materiale.
Il fondo presenta inoltre cento appunti manoscritti e dattiloscritti di Verdone, appartenenti al periodo delle Avanguardie storiche e in particolare alla corrente del Futurismo; più di cento tra ritagli stampa e giornali; oltre cento stampe fotografiche in bianco e nero; l'estratto Platone politico, Siena, 1941 e il Palio futurista Siena, Roma, 1978 di Verdone. Sono inoltre presenti pubblicazioni di altri autori, la maggior parte dei quali appartenenti al Futurismo.
 
La ricchezza della documentazione conservata nella corrispondenza si evince facilmente dal consistente numero di mittenti e di destinatari (circa centocinquanta)e dai numerosicarteggi, (oltre cinquanta: si tenga conto che Verdone conservava alcune copie delle missive che inviava); tra i nomi Michelangelo Antonioni, Georges Auric, Gioacchino Balducci, Anselmo Ballester, Arlette Albert-Birot, Fernando Birri, Cesare Brandi, Manoel De Oliveira, Vittorio De Sica, Jean Epstein, Lotte H. Eisner, Silvio Gigli, Grigorij Kozintsev, Marcel L'Herbier, Giovanni Lista, Sebastiano Arturo Luciani, Fosco Maraini, Aurel Milloss, Pier Francesco Paolini, Pier Paolo Pasolini, Yves Poupard-Lieussou, Gian Luigi Rondi, Georges Sadoul, Edoardo Sanguineti, Michel Sanouillet, Vittorio Sereni, Luis Trenker, Romolo Valli, Roman Vlad, Valerio Zurlini. La serie, vista la complessità della documentazione, è stata uniformemente suddivisa per argomento e per mittente e, all'interno di ogni voce, ordinata cronologicamente dal documento più recente al più antico. Gli argomenti spaziano dal cinema al teatro, dalla radio al circo, dalla pittura alla scenografia, dalla didattica presso il CSC e le università alla sua attività come vice-presidente del CSC e come  membro o presidente di organizzazioni italiane e straniere, dalle conferenze in università e istituti culturali a organizzatore di rassegne, convegni ed eventi.
 
Una sottoserie rilevante è inerente ai "Progetti editoriali", costituita da carteggi, appunti manoscritti e materiali preparatori,in particolare su: Anton Giulio Bragaglia; Arnaldo Ginna e Bruno Corra; Filippo Tommaso Marinetti; Vinicio Paladini; Emilio Settimelli; Ruggero Vasari, Vera Idelson e Francesco Balilla Pratella inseriti poi nel libro Teatro del tempo futurista (Lerici, 1969). Inoltre la sottoserie contiene il dattiloscritto preparatorio de Le serate al "Casaletto" (1990) relativo alla sua collaborazione annuale con la Strenna dei romanisti iniziata nel '48 e anche la corrispondenza con diverse case editrici, come ad es. Lucarini editore. Consistente è anche la documentazione concernente le diverse curatele dei cataloghi di mostre tra cui: quella sul pittore Ivo Pannaggi, quella sul pittore Enzo Benedetto e quella sullo scenografo e pittore Vittorio Valentini.
Un'altra sottoserie, "Radio Rai − Radiotelevisione Italiana", è relativa all'attività svolta per l'emittente; si segnalano, tra le carte, il contratto e le puntate dattiloscritte per il monologo Pangloss (1989).
 
Si trovano tracce, tra le lettere, della sua attività registica e di soggettista nella sottoserie "Cinema", come la corrispondenza con l'artista Mino Maccari per il documentario Stracittà (1951) e la lettera accordo del 1957 per la regia del film mai realizzato La banda di Brema - di cui è autore del soggetto -  che avrebbe dovuto essere realizzato con pupazzi meccanici di Rambaldi. Interessanti sono gli scambi epistolari con Alessandro Blasetti, sostenitore della battaglia contro il divieto da parte della Presidenza del Consiglio di proiettare il film La vittoria del popolo cinese (Pobeda kitaiskogo naroda, Leonid Varlamov, 1950) al Circolo di cultura cinematografica "Charlie Chaplin" nel 1953, nonché i suggerimenti sui locali notturni di music-hall e circensi europei, dati da Verdone per il progetto del film Europa di notte (1953). Di particolare rilievo è il carteggio con Federico Fellini, al quale Verdone esprime l'entusiastica adesione al suo lavoro di regista e allo spettacolo circense, dopo aver rivisto in tv I clowns (1970). Una passione, quella per il "Circo" (un'altra consistenza di grande rilievo) - che lo porterà a fondare l'associazione Gli amici del circo - condivisa con: lo storico e scrittore Tristan Rémy, di cui notevole il carteggio fin dagli anni Cinquanta; il pittore e poeta Toti Scialoja, che disegna la carta da lettere con la ballerina sul cavallo; lo scrittore e sceneggiatore Cesare Zavattini, col quale vi è anche un ricorrente raffronto sul piano lavorativo, di cui si evidenzia l'acuta analisi del critico al film La verità (1982).
 
La sua attività di redazione e poi di responsabile di «Bianco e Nero», gli darà il modo di instaurare, fin dai primi anni Quaranta, rapporti con uomini di cultura che abilmente coinvolge nel dibattito sulla valorizzazione della nuova arte cinematografica e che dureranno nel tempo trasformandosi in sodalizi; con il professore Luigi Volpicelli, grazie al quale, tra l'altro, conquisterà l'abilitazione all'insegnamento di Storia e critica del film all'Università (5 maggio 1965); un altro sodalizio è quello con il critico cinematografico Glauco Viazzi, di cui nel fondo appaiono ben ventiquattro lettere fittissime, ricevute dal 1967 in poi.
 
Tra la "Corrispondenza ricevuta" emergono curiosità come l'elogio nel 1949 di René Clair a Ladri di Biciclette (Vittorio De Sica, 1948); la collaborazione dello stilista Christian Dior al Quaderno della Mostra cinematografica di Venezia su La moda e il costume nel film, «Bianco e Nero», (1950); due lettere dei primi anni Sessanta, una da Mosca del giovane regista Silvano Agosti, allora allievo del CSC, sull'incapacità dei giovani di apprezzare la libertà di poter sviluppare la loro personalità e uno dello scultore e scenografo Mario Ceroli che descrive i disagi del servizio militare;; la commozione di Luigi Veronesi alla lettura del lungo saggio a lui dedicato su «Bianco e Nero» (1965);  le parole di profonda stima e rispetto di Roberto Rossellini per le sue dimissioni da vice-presidente del CSC e la richiesta di Dino Buzzati di collaborare per il «Corriere della sera» nel '70; l'intervista sul cinema di Stelio Cro a Verdone e ancora l'introduzione alle sperimentazioni "poetroniche" che gli invia, in forma di lettera, Gianni Toti degli anni Ottanta. Infine, il fondo testimonia l'amicizia con Norberto Bobbio con un intenso scambio epistolare negli anni Novanta, suo relatore della tesi Princìpi del pensiero politico mazziniano per la laurea in Filosofia del diritto a Siena nel 1940.
 
Nella "Corrispondenza inviata" di grande impatto la "brutta copia" di una lettera indirizzata a Eugène Ionesco sul Rinoceronte e il palio di Siena (1962).
Tra le "Fotografie" interessanti sono le tre in bianco e nero di Pierino salvadanaio (1959) regia di Filippo Paolone, soggetto, sceneggiatura e burattini di Maria Signorelli, dialoghi di Mario Verdone, testimonianza di quanto tenesse in considerazione lo spettacolo popolare.
 
Una sottoserie è dedicata alle avanguardie e alla collezione di materiali sul "Futurismo". Tra i carteggi futuristi ricorrono i nomi di Giovanni Acquaviva, Bruno Aschieri, Piero Bellanova, Carlo Belli, Primo Conti, Mario Carli, Tullio Crali, Fortunato Depero, Renato Di Bosso, Johannis (Luigi Rapuzzi); Lajos Kassak, Nelson Morpurgo, Pippo Oriani, Osvaldo Peruzzi, Angelo Rognoni, Bruno Giordano Sanzin, Alberto Sartoris, Gino Giuseppe Soggetti, Tato (Guglielmo Sansoni), Alberto Viviani. Sono stati proprio gli scritti di Mario Verdone iniziati dalla metà degli anni Trenta e portati avanti per tutta la vita, che hanno fatto rilevare e rivalutare il Futurismo, così che pittori semi sconosciuti o dimenticati acquistarono notorietà. Due cartelle sono interamente dedicate all'amico futurista Remo Chiti e ai suoi scritti, raccolti nel volume postumo La vita si fa da sé. Fantasie, teatro sintetico, scritti futuristi, curato da Verdone,  (Bologna 1974).
 
Per consultare l'archivio, prenotare all'indirizzo e-mail biblioteca@fondazionecsc.it
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