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La biblioteca Luigi Chiarini ha il piacere di annoverare tra i suoi fondi quello del grande attore Amedeo Nazzari, ora interamente accessibile e consultabile
Centro Sperimentale di Cinematografia
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02 Agosto 2021

Amedeo Nazzari è stato il più popolare attore cinematografico italiano del Novecento, interprete di una rilevante filmografia tra la metà degli anni ’30 e ’70. Rappresentò per il pubblico maschile il modello di italiano: coraggioso, onesto, fisicamente prestante, dedito al lavoro e alla famiglia, un uomo in cui identificarsi, per le qualità positive dei suoi personaggi e uomo ideale nell’immaginario femminile. Si affermò come divo di casa nostra, irreprensibile e virtuoso, nel periodo del rinnovamento dell’industria cinematografica a opera del regime fascista, motivo per il quale nel periodo postbellico la critica lo penalizzò per essere stato tanto popolare per la propaganda, ma riuscì a ottenere ancora il meritato successo, pur rimanendo fedele ai ruoli che sentiva in sintonia con sé stesso e con i suoi ammiratori.

Fondo Amedeo Nazzari

Il fondo dell’attore Amedeo Nazzari, nome d’arte di Amedeo Carlo Leone Buffa, è stato donato dalla figlia, l’attrice Evelina Nazzari, al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 2020. Comprende tredici copioni teatrali, una sceneggiatura, oltre 800 ritagli di stampa delle più importanti testate italiane ed estere per lo più selezionati dagli uffici stampa Eco della stampa e Unitalia film, fascicoli di riviste, monografie, un piccolo nucleo di corrispondenza e documentazione, nella quale spicca una lettera autografa dell’attore e regista Leonardo Cortese sull’apprezzamento da parte del pubblico e della critica del loro sceneggiato La figlia del capitano (1965). Nella rassegna stampa, che copre un arco temporale dal 1936 al 1980, troviamo le recensioni dei film, curiosi aneddoti della sua vita, i tantissimi premi ricevuti, le interviste, articoli relativi ai film della moglie l’attrice Irene Genna degli anni ’50 e a Evelina Nazzari agli esordi della carriera.

Amedeo Nazzari, pseudonimo dell’attore italiano Amedeo Carlo Leone Buffa (Cagliari, 10 dicembre 1907 - Roma, 5 novembre 1979), esordì nel 1926 nella compagnia filodrammatica Fortitudo, poi entrò in quella di Dillo Lombardi e in seguito fu scritturato dalle più importanti compagnie teatrali dell’epoca, recitò con Gualtiero Tuminati, Annibale Ninchi, Tatiana Pavlova, Marta Abba (diretti da Luigi Pirandello) e Anton Giulio Bragaglia, divenendo un attore di prosa di successo. La sua prima interpretazione nel cinema fu nel 1935 tramite la sua partner teatrale Elsa Merlini che lo volle con sé nel film Ginevra degli Almieri diretto da Guido Brignone, ma tornò poi a lavorare in teatro. Fu il ruolo principale nel film Cavalleria (1936), assegnatogli grazie ad Anna Magnani, allora moglie di Goffredo Alessandrini e in seguito interpretò: Luciano Serra, pilota (1938); Caravaggio, il pittore maledetto (1941) con cui fu premiato con la coppa Volpi a Venezia; La cena delle beffe (Alessandro Blasetti, 1942), che lo decretarono come divo cinematografico. I successi ottenuti durante il periodo fascista non gli andarono però a favore nel dopoguerra e, dopo un periodo di lavoro all’estero, venne richiamato dai produttori Carlo Ponti e Dino De Laurentiis per interpretare Il lupo della Sila (Duilio Coletti, 1949). Negli anni ’50 fu di nuovo travolto dalla notorietà come interprete della stagione del “neorealismo d’appendice”, in coppia con Yvonne Sanson, di una serie di film diretti da Raffaello Matarazzo, inoltre partecipò a celebri film come Processo alla città (Luigi Zampa, 1952), Il brigante di Tacca del Lupo (Pietro Germi, 1952), La fiammata (Alessandro Blasetti, 1952), Un marito per Anna Zaccheo (Giuseppe De Santis, 1953), Le notti di Cabiria (Federico Fellini, 1957) e altri. Dagli anni ’60 diradò la sua attività cinematografica, intensificando la presenza in televisione con gli sceneggiati La figlia del capitano (Leonardo Cortese, 1965), La cena delle beffe (Guglielmo Morandi, 1965), La donna di cuori (L. Cortese, 1969), il film tv Rebecca (Eros Macchi, 1969), la conduzione del varietà Gran Premio (1963) e le pubblicità per Carosello (1970-1973), rilevanti furono le sue partecipazioni nelle pellicole straniere Le clan des siciliens (Il clan dei siciliani, Julien Duviver, 1969) e  The Valachi Papers (Joe Valachi - I segreti di Cosa Nostra,  Terence Young, 1972). Nel 1973 curò la regia dell’opera di Umberto Giordano Le cene delle beffe al Teatro San Carlo di Napoli. Poi diminuì la sua presenza in televisione e al cinema per problemi di salute. I suoi ultimi film furono Nina (Vincent Minnelli, 1976) e Melodrammamore (Maurizio Costanzo, 1978).

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