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Incontro con Marzia Migliora
Centro Sperimentale di Cinematografia
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05 Settembre 2025

Ci avviciniamo alla conclusione del ciclo di incontri “L’Atto Creativo”, realizzati dal CSC – Scuola nazionale di Cinema e San Servolo srl (società in house della Città metropolitana di Venezia) in occasione della 82a Mostra del Cinema di Venezia.

Ospite di ieri, 4 settembre, l’artista e performer Marzia Migliora, che da anni esplora linguaggi e tecniche diverse, dalla fotografia al disegno, dalla scultura ai video fino alle installazioni site-specific.

Intervistata dal critico e conduttore Steve Della Casa, Migliora ha raccontato come per lei la creatività significhi “mettere in superficie ciò che sta sotto”: un gesto semplice, che ricorda i frottage dell’infanzia con le monete, ma che può trasformarsi in un’installazione monumentale come quella realizzata al MAO di Torino, frutto di un anno di lavoro e di studio come artista residente.

«La mia pratica non è mai uguale, ogni progetto richiede un approccio diverso: posso passare dal disegno al video, dal lavoro scultoreo a quello performativo. Quello che cerco è sempre un nuovo rischio, un nuovo guaio da affrontare. Mi piace imparare sbagliando, cadere e rialzarmi, perché è lì che si sviluppa il processo creativo», ha spiegato l’artista.

Ripercorrendo i suoi inizi, Migliora ha ricordato la fotografia come primo amore – «la mia prima opera venduta fu acquistata da James Ivory» – e il legame profondo con il cinema: «Da ragazza prendevo il treno da Alessandria per vedere film che non sarebbero mai arrivati nella mia città. Ho scelto casa in via Cavour proprio per essere circondata dai cinema». Tra i registi che più l’hanno segnata cita Bertolucci con Novecento (“mi è servito più di uno psicologo per capire chi sono”), Lynch per la sua forza visionaria e, tra i film recenti, Povere creature di Yorgos Lanthimos.

Un altro tema centrale della sua ricerca è il lavoro, inteso come corpo attraversato dalla storia, come lotta che appartiene a tutti: «Il successo di un’opera per me è quando una persona entra in una stanza ed esce con un pensiero che prima non aveva. Vorrei sempre scuotere lo sguardo critico di chi osserva».

Nel suo percorso non manca un forte legame con Venezia: dalla Biennale 2015 – con l’installazione dell’armadio preceduto da tonnellate di mais– alla mostra al Museo di Ca’ Rezzonico, in cui studiò a fondo le collezioni settecentesche fino a reinterpretare la maschera della Moretta in "Taci, anzi, parla".

Guardando al presente, l’artista ha annunciato la prossima mostra a Palazzo Ducale di Genova, dedicata a Moby Dick: «Sto lavorando a tre diorami ispirati al romanzo, che è uno dei miei libri preferiti. Vi invito a rileggerlo e a venire a vedere la mostra dall’11 ottobre».

Alla domanda sul consiglio da dare ai giovani artisti, Migliora ha risposto con semplicità: «Studiare tantissimo e lavorare senza stancarsi. È un mestiere difficilissimo, e io mi considero fortunata ad aver trasformato la mia passione in lavoro».

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