Non si può non partire da due signori che, messi assieme, sommano 160 anni di vita e alcuni millenni di cinema. Alla cerimonia dei David di Donatello, le emozioni più forti sono arrivate da Giuliano Montaldo e da Steven Spielberg. Il primo ha vinto il David più meritato di tutti i tempi: miglior attore non protagonista per Tutto quello che vuoi, di Francesco Bruni. Bruni è un nostro ex allievo, diplomato in sceneggiatura; Montaldo è stato uno storico docente di regia. Ma la pur gloriosa storia del CSC passa in secondo piano di fronte all'umanità e alla vivacità di uno splendido 88enne. Montaldo ha iniziato nel '51 come attore in Achtung! Banditi!, opera prima di Carlo Lizzani. "Se mi aveste dato questo premio allora - anche se nel '51 il David di Donatello non esisteva ancora - mi sarei risparmiato la vita faticosa del regista e avrei vissuto quella, noiosissima, dell'attore!". Meno male che non è andata così, perché il regista Montaldo ci ha regalato film memorabili, però è bellissimo che a distanza di 67 anni Giuliano vinca un premio così bello come attore, e per un ruolo che in fondo si riaggancia al film di Lizzani perché c'è di mezzo la Resistenza, la lotta partigiana, un insieme di valori profondi e forti che l'Italia di oggi sta rischiando di dimenticare.
Steven Spielberg ha ricevuto un premio alla carriera sul quale non c'era alcuna suspense, perché era ovviamente annunciato, ma è riuscito a emozionare la platea e gli spettatori davanti alla tv ricordando un gigante come Federico Fellini. Il ricordo era inaspettato, non so quanti lo avessero già ascoltato, ed è stato bellissimo: "Ero a Roma per promuovere il mio primo film, Duel, che negli Usa era andato in televisione mentre in Europa stava uscendo nelle sale. Era il 1971, avevo 25 anni. Mi avevano ospitato all'hotel Hassler, e Roma era la prima città europea che vedevo in vita mia, non ero mai uscito dagli Stati Uniti. Erano le due del pomeriggio e mi ero addormentato, causa jet-lag, quando suona il telefono e dalla concierge mi dicono che c'è un visitatore importante per me. Scendo. Era Federico Fellini, che mi portò a fare un giro per Roma e, sapendo che avrei dovuto incontrare la stampa il giorno dopo, mi diede alcuni consigli…". E il consiglio più felliniano fu questo: Fellini disse a Spielberg di prepararsi a inventare una risposta sempre diversa nel caso gli avessero fatto più volte la stessa domanda - cosa che accade sempre, per ogni regista. Se ci pensate un attimo, tali risposte non potrebbero mai essere tutte vere, per cui Fellini insegnò al giovane Spielberg… a mentire!, cosa nel quale era maestro assoluto. Ma a mentire a fin di bene, per regalare a tutti sogni sempre diversi, per essere un grande narratore in un mondo che ha sempre bisogno di storie.
È stata una serata emozionante grazie a questi due signori, ed è stata una serata bella per noi del Centro Sperimentale. Avevamo tanti candidati e abbiamo vinti diversi premi. Domani ve li racconteremo in dettaglio, grazie a Silvia Tarquini e a Stefano Landini che sono andati alla serata in qualità di nostri "inviati". Complimenti a tutti i nostri diplomati e a tutti i nostri docenti che hanno vinto a altrettali e tanti complimenti a tutti coloro che erano candidati. A domani.
Giuliano Montaldo è uno dei più grandi registi del nostro cinema. Ma pochi ricordano che, se come regista ha quasi sessant'anni di carriera alle spalle (opera prima: Tiro al piccione, 1961), come attore gli anni diventano quasi settanta. La prima volta di Giuliano Montaldo al cinema è Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani, 1951. Faceva il capo della brigata partigiana che combatte contro i nazisti nella Genova della Resistenza, lui che giovanissimo partigiano lo era stato davvero, a 15 anni. Ancora oggi, quando si vede in quel film, dice: "Ma ti pare che avevo vent'anni?". Effettivamente sembra già adulto: uguale ad oggi, ed è una battuta - ma solo in parte. Anche in Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni si parla di Resistenza: Giuliano interpreta un anziano poeta dalla memoria un po' malferma, che ricorda assai meglio gli eventi del '45 rispetto alle quisquilie avvenute il giorno prima; ruolo che gli ha procurato una meritatissima candidatura come attore non protagonista. Ha iniziato come attore, Montaldo, e nel 2017 è ritornato al primo amore nonostante la sua affezionatissima moglie e compagna di lavoro, Vera Pescarolo, gli dia sempre - affettuosamente - del "cane". Inutile dire che in Tutto quello che vuoi è bravissimo. Ah, tornando al Centro Sperimentale: Bruni è un nostro diplomato (in sceneggiatura), Montaldo è stato un nostro insegnante (di regia). Se vince, tutto il Csc farà festa; se non vince, ci incateneremo sulla Tuscolana.
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