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“Il CSC-Cineteca Nazionale collabora alla manifestazione dedicata dalla Casa del Cinema di Roma a Suso Cecchi d’Amico e al suo cinema”
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Suso Cecchi d'Amico è scomparsa il 31 luglio di quest'anno. La Casa del cinema, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, le dedica una retrospettiva, dal 16 al 19 ottobre, e uno spazio di incontri e testimonianze, il 19 ottobre, dopo la proiezione del documentario Suso. Conversazioni con Margherita d'Amico di Luca Zingaretti. Con la scomparsa di Suso Cecchi d'Amico si chiude una stagione del cinema italiano, se ne va la "regina", la collaboratrice prediletta di Luchino Visconti, la sceneggiatrice più celebre, la più raffinata, che al cinema ha portato in dote il bagaglio di una cultura multiforme, frutto di una grande famiglia d'artisti. Tra i suoi titoli presenti in rassegna alla Casa del cinema basti ricordare Ladri di biciclette di De Sica, Processo alla città di Zampa, Le amiche di Antonioni, Nella città l'inferno di Castellani, Rocco e i suoi fratelli di Visconti, Salvatore Giuliano di Rosi, Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova di Comencini, Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli, Oci ciornie di Nikita Michalkov.
 
Biografia
Suso Cecchi d'Amico è nata a Roma nel 1914, figlia del critico letterario Emilio Cecchi, per molti anni si dedica alla traduzione di testi letterari inglesi e francesi, nello stesso tempo intraprendendo l'attività giornalistica. Si unisce in matrimonio con il critico musicale Fedele D'Amico. Debutta nella scrittura cinematografica con Mio figlio professore (1946) di Renato Castellani, firmato assieme al padre ed al commediografo Aldo De Benedetti. Collabora con Tellini e Luigi Zampa a Vivere in pace (1947) e L'onorevole Angelina (1947), entrambi diretti da quest'ultimo. Insieme a Cesare Zavattini, dà vita ad alcune delle opere più significative del neorealismo, da Ladri di biciclette (1948) a Miracolo a Milano (1951): allo sceneggiatore emiliano (come a Flaiano, con cui comincia a lavorare nel '46 per Roma città libera di Marcello Pagliero), la unisce il gusto per la fusione del fantastico con il quotidiano in chiave drammatica, tuttavia non aliena da sottolineature ironiche. E' l'inizio di un percorso straordinario, che porterà il suo nome accanto a quello dei più prestigiosi registi di casa nostra: Michelangelo Antonioni (I vinti, 1952; La signora senza camelie, 1953; Le amiche, 1955), Francesco Rosi (La sfida, 1958; I magliari, 1959; Salvatore Giuliano, 1962), Alessandro Blasetti (Tempi nostri, 1954; Peccato che sia una canaglia, 1954), Renato Castellani (Nella città l'inferno, 1958). E', tuttavia, il sodalizio con Luchino Visconti a caratterizzare maggiormente la sua opera: a cominciare da Bellissima (1951), Suso firma tutti i titoli del regista milanese, ad eccezione de La caduta degli dei (1969) e di Morte a Venezia (1971). Pronta a farsi coinvolgere anche dal cinema di genere (lo spaghetti-western L'uomo, l'orgoglio, la vendetta, 1967, di Luigi Bazzoni), predilige in ogni caso gli autori: è con Franco Zeffirelli per La bisbetica domata (1967), Fratello sole, sorella luna (1972) e Gesù di Nazareth (1977); con Citto Maselli per Gli indifferenti (1964): con Luigi Comencini per Le avventure di Pinocchio (1972); con Nikita Mikhalkov per Oci ciornie (1987). Scomparso Visconti, si è legata artisticamente a Mario Monicelli: i frutti migliori dell'unione sono, probabilmente, Speriamo che sia femmina (1986) e Il male oscuro (1990). Tra le sue fatiche più recenti, meritano segnalazione La stanza dello scirocco (1998) di Maurizio Sciarra e Il cielo cade (2000) di Andrea ed Antonio Frazzi. Il racconto dei suoi cinquant'anni d'attività nel cinema è contenuto nel volume Storie di cinema... e qualcos'altro, pubblicato nel '96 da Garzanti.

 

 

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