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“Il CSC ai David 2018/11 Massimo Cantini Parrini”
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«Io inseguo la verità, non la febbre vintage. Mi considero un archeologo del costume». Parola di Massimo Cantini Parrini, uno dei più bravi costumisti italiani, erede di una tradizione che ha reso grande l'artigianato italiano nel mondo. Del resto, siamo o non siamo la patria del "Made in Italy", il paese che da secoli mostra la vita per quanto concerne la moda, l'abbigliamento, il modo di apparire (oggi si dice: il look)? Cantini Parrini è capace di passare dall'universo fiabesco del Racconto dei racconti di Matteo Garrone alla politica contemporanea di La trattativa di Sabina Guzzanti. È candidato al David come miglior costumista per Riccardo va all'inferno di Roberta Torre, ha già due statuette in bacheca per il citato film di Garrone, nel 2016, e per Indivisibili di Edoardo De Angelis (altro diplomato del Csc) nel 2017: vincesse ancora, farebbe una tripletta storica. La passione per i costumi viene "da mia nonna sarta: da bambino, ero incantato da quei grandi rotoli di stoffe che messe sui manichini prendevano vita, diventavano tridimensionali. Poi ho cominciato a collezionare abiti, dal 1700 agli Anni '70: ne ho circa 4000. Ho sempre voluto fare il costumista, mia madre mi ha supportato, mia nonna mi ha aiutato a disegnare il primo costume: a 13 anni comprai in un mercatino un vecchio abito da sposa che trasformai in quello che per me era un abito primi Novecento. Ho studiato Costume e Moda a Firenze, poi a New York: al Centro sperimentale di Roma ho seguito i corsi di Piero Tosi". Così in un'intervista realizzata da Antonella Catena per Amica, nel 2015. Verrebbe da dire: se uno si è diplomato al Csc con Tosi, è bravo per forza.
 
 
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