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Il Centro Sperimentale di Cinematografia si unisce al dolore per la scomparsa di Peter Del Monte
Centro Sperimentale di Cinematografia
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03 Giugno 2021

Da parecchio non si sentiva parlare di Peter Del Monte. Il suo ultimo film, “Nessuno mi pettina bene come il vento”, risale al 2014. Eppure la notizia della sua scomparsa ha suscitato grande commozione. Non c’è da sorprendersi.

Del Monte era un cineasta appartato e silenzioso, ma chiunque l’avesse conosciuto non poteva non volergli bene. Era un regista anomalo, sia stilisticamente sia caratterialmente. Non aveva nulla, letteralmente NULLA dei tratti psicologici che normalmente associamo a questo mestiere, nel quale l’attitudine al comando è indispensabile e una certa, chiamiamola così, stima di se stessi è condizione utile, se non necessaria, per ordinare “motore!” e “azione!” ad ogni ciak. Chi l’ha visto sul set sa che Peter, questi ordini, li sussurrava, come a chiedere complicità da parte dei tecnici e degli attori. Era un uomo squisito. Mancherà a tutti coloro che hanno avuto l’onore di lavorare con lui.

Anomalo, Peter, lo era anche per motivi anagrafici e per curriculum. Era nato a San Francisco nel 1943 ed era assolutamente bilingue. Trasferitosi in Italia, si era laureato in lettere alla Sapienza di Roma e poi aveva frequentato il Centro Sperimentale durante la presidenza di Roberto Rossellini. Come saggio di diploma realizzò nel 1969 il film “Fuoricampo” che ebbe l’onore di essere presentato nel 1970 alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, cosa invero rara per un saggio di una scuola di cinema. Forse vale la pena di ricordare che la Quinzaine era appena nata (nel 1969) per iniziativa dei cineasti francesi, dopo l’edizione interrotta del Maggio ’68, ed era (lo è ancora) una sezione prestigiosissima. Andare alla Quinzaine a 27 anni significava esordire in serie A. Peter era un vero enfant prodige, e confermò questo status con i primi film, l’esordio vero e proprio di “Irene Irene” (1975) e il successivo “L’altra donna” (1980) che fu premiato a Venezia.

Per i toni rarefatti e introspettivi, che amava, Del Monte venne subito paragonato a registi come Antonioni o come il primo Maselli. In realtà sembrava – e forse era – più un regista “indie” americano o un autore francese, che un regista italiano. Seguirono altri film: “Piso pisello” (1981) dove compì l’ardua impresa di far recitare, da protagonista, un bimbo piccolissimo (in realtà erano due gemelli che si alternavano!); “Invito al viaggio” (1982), uno dei migliori; “Piccoli fuochi” (1985); “Giulia e Giulia” (1987), esperimento in alta definizione girato nelle sede RAI di Milano con un cast internazionale (Kathleen Turner, Gabriel Byrne, Sting); “Tracce di vita amorosa” (1990), in tanti piccoli episodi; “Compagna di viaggio” (1996).

Purtroppo nessuno di questi titoli fu un vero successo commerciale e l’attività di Peter, bravo in tutto fuorché nel vendersi, si diradò inesorabilmente. E quando non lavorava, spariva: non era uomo di “pubbliche relazioni”. Ci lascia un ricordo struggente e una filmografia fatta di pochi titoli, ma davvero unica nel panorama del cinema italiano degli anni ’70 e ’80. Per noi del CSC, che lo salutiamo con affetto, una grande perdita.

Alberto Crespi

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