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“Il Centro Sperimentale di Cinematografia ricorda il maestro Theo Angelopoulos”
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Il Centro Sperimentale di Cinematografia ricorda il regista greco Theo Angelopoulos deceduto in seguito alle ferite riportate dopo un incidente stradale. Angelopoulos, 76 anni, Palma d'oro a Cannes per "L'eternità e un giorno" (1998) e Leone d'argento al Festival del cinema di Venezia per "Paesaggio nella nebbia" (1988), è stato recentemente ospite del Centro Sperimentale di Cinematografia dove a svolto una Lectio Magistralis in cui Angelopoulos ha raccontato agli allievi del CSC della sua giovinezza, quando ha iniziato a studiare all'IDHEC di Parigi. Ha ricordato il suo passato di cinefilo alla Cinémathèque Francaise di Henri Langlois quando, preso dalla sete di cinema, assisteva a tutte le proiezioni, comprese quelle dei film di Mizoguchi senza sottotitoli.
Figlio di piccola borghesia, Anghelopulos lascia la patria nel 1962 dopo la laurea in legge per trasferirsi a Parigi. Vuole già lavorare con le immagini e per questo si iscrive all'Idhec (la scuola di formazione audiovisiva di Francia) che lascerà dopo il diploma due anni dopo per militare nella sinistra politica greca. Va a dirigere un quotidiano d'informazione che sarà però brutalmente chiuso dalla censura del regime all'avvento dei Colonnelli. Esiliato, ripara in Francia e cerca lavoro come regista grazie a un cortometraggio, "La trasmissione" (1968) che ottiene immediati consensi internazionali. A 35 anni debutta nel lungometraggio  con un film che viene presentato come un thriller. Si chiama "Ricostruzione di un delitto" (1970) e riassume i canoni di tutto il suo cinema futuro: sobrio realismo che non indulge mai nel documentarismo, attenzione alla dimensione storica (è un'indagine dai sottintesi risvolti politici), affermazione del primato della giustizia,
costruzione quasi mitologica dei personaggi che incarnano i valori su cui è costruita la storia.
Con i successivi film della cosiddetta "trilogia greca" ("Ricostruzione di un delitto", "La recita" e "I cacciatori") girata tra il '72 e il'77 conquista rapidamente lo status di maestro del cinema anche per merito dell'enorme impatto che "La recita" ebbe sul pubblico del festival di Cannes dove fu premiato dalla giuria. La patente internazionale gli garantisce il ritorno in patria. Del 1980 è "Alessandro il grande" con Omero Antonutti (portatogli in dote dalla coproduzione con la Rai) che conquista il Leone d'oro alla Mostra di Venezia e lo porta a legarsi artisticamente al nostro paese, grazie al sodalizio con lo sceneggiatore e poeta Tonino Guerra. I due scriveranno insieme tutti i film successivi di Angelopoulos da "Viaggio a Cythera" a "Il volo" (con Marcello Mastroianni), da "Paesaggio nella nebbia" a "Il passo sospeso della cicogna". Con Gian Maria Volontè il regista comincerà anche il successivo "Lo sguardo di Ulisse" terminato dopo la morte del protagonista da Erland Josephson. Nel 1998 aveva vinto a Cannes la Palma d'oro con "L'eternità e un giorno".
Nel 2004 dà avvio alla nuova trilogia intitolata al tema della memoria con "La sorgente del fiume".

Il Centro Sperimentale di Cinematografia serberà a lungo il ricordo di questo grande maestro, un poeta che scriveva coi silenzi e le immagini e che ha saputo incarnare la memoria del suo tempo.

 

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