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Il Centro Sperimentale acquisisce il Fondo Alfredo Donelli, direttore della fotografia all’epoca del muto e pionieristico inventore nel campo della ripresa cinematografica
Centro Sperimentale di Cinematografia
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25 Novembre 2020

Gli archivi del CSC hanno recentemente acquisito un rilevante fondo costituito da materiali filmici, fotografici e da documenti cartacei relativi all’attività di Alfredo Donelli, direttore della fotografia all’epoca del muto e pionieristico inventore nel campo della ripresa cinematografica.

Il fondo è stato donato dal nipote, prof. Gianfranco Donelli, appassionato cultore della memoria di famiglia. Per motivi di conservazione e trattamento, le sue tre componenti sono state destinate ai diversi e corrispondenti archivi: le pellicole e le fotografie rispettivamente all’archivio film e fotografico della Cineteca Nazionale, i documenti cartacei alla sezione fondi archivistici della Biblioteca Luigi Chiarini.

Il nucleo di pellicole è costituito da materiali in 16mm e 8mm, tra cui spiccano alcuni film di famiglia, realizzati da e con Alfredo Donelli, e una serie di elementi su supporto nitrato.  

Di notevole interesse le riprese eseguite tra le rovine di Pompei, conservate su negativo 35mm, probabilmente legate alla realizzazione di Gli ultimi giorni di Pompei (C. Gallone – A. Palermi, 1926), di cui Donelli fu direttore della fotografia.

Il fondo fotografico è composto da circa cinquecento tra stampe fotografiche, negativi e lastre, cartoline, relative a immagini di scena e di set realizzate dallo stesso Donelli durante le riprese dei film e da immagini provenienti dall’archivio di famiglia, preziosa testimonianza storica dell’epoca.

L’archivio cartaceo, infine, si articola nella serie “Brevetti”, dedicata alla sua attività di progettista di macchine da presa, da proiezione e di sofisticati dispositivi per migliorarne le prestazioni. I diciotto brevetti, depositati dal 1923 al 1955, sono corredati dai progetti esecutivi, dalle relazioni e dai disegni originali, di cui ben tredici di macchine cinematografiche, quali tra le altre: l’Avia, la Reporter, la Novado, la Truka. Ogni invenzione è accompagnata da un numero di registro e dagli elementi di riconoscimento come l’inventario, la data della richiesta e le tavole di descrizione delle componenti meccaniche e del loro funzionamento.

Segue un sub-fondo costituito da fascicoli di periodici italiani e stranieri, rari pressbook fotografici, monografie, uno spartito, un 78 giri e riproduzioni tratte da diverse pubblicazioni. Si tratta della documentazione raccolta e utilizzata dal nipote, prof. Gianfranco Donelli, per ricostruire il percorso professionale e la vita di Alfredo Donelli, nel libro edito da Editoriale Scientifica nel 2019, intitolato Alfredo Donelli, un pioniere del cinema italiano: friulano di nascita, romano d’adozione, caprese d’elezione, corredato dalle schede dei suoi 43 film e dai profili biografici di registi, attrici, attori, cineoperatori, scenografi, soggettisti con i quali ebbe rapporti professionali e di amicizia.

Alfredo Donelli (Udine, 29 ottobre 1893- Roma, 31 gennaio 1958) – Direttore di fotografia e aiuto regista, collaborò con diverse case cinematografiche del periodo del muto (Sicula film di Catania, Floreal Film, Do.Re.Mi., Medusa film e Monaldi Film). La sua filmografia comprende 43 film, dal 1915 al 1930, e annovera le collaborazioni con Lucio D’Ambra, il sodalizio con Alfredo De Antoni, fino a kolossal come: Ben Hur (1924), Quo vadis? (1925) e Gli ultimi giorni di Pompei (1926). Con l’avvento del sonoro Donelli decise di dedicarsi esclusivamente all’ideazione e costruzione di macchine per il cinema. Tra il 1923 e il 1955 depositò i brevetti che vennero utilizzati dalle industrie italiane come modelli per produrre macchine da presa, costruite e vendute fino agli anni ’60. Durante la Biennale di Venezia del 1948, il suo genio venne riconosciuto con l’assegnazione del premio per la Tecnica cinematografica. Sono gli anni in cui disegna e progetta la macchina da presa 35 mm Novado, una svolta che permetterà ai cineoperatori di impugnare la macchina senza essere costretti ad utilizzare il cavalletto.

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