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“Il 3 settembre, a Venezia, il CSC celebra il centenario di Giuseppe De Santis con il restauro di “Non c’è pace tra gli ulivi” e una pubblicazione”
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Non c'è pace tra gli ulivi di Giuseppe De Santis (1950) sarà presentato a Venezia Classic il 3 settembre, presenti Gordana Miletic De Santis e Giuseppe Lanci e Federico Savina che hanno collaborato al restauro. Nel centenario della nascita di De Santis è possibile rivedere il film nel quale si realizza appieno l'idea di "realismo" di De Santis: le tematiche del dopoguerra care al neorealismo incontrano la tragedia greca, in una messinscena stilizzata che mescola le suggestioni del grande cinema americano e dei maestri sovietici. Ovvero, di tutti i grandi amori cinematografici del regista ciociaro.

Il restauro è stato realizzato a partire dai negativi scena e colonna messi a disposizione da CristaldiFilm di Zeudi Araya e Massimo Cristaldi. Le lavorazioni sono state eseguite presso il laboratorio Fotocinema di Roma. L'originario tono fotografico del film è stato ricostruito con la supervisione del direttore della fotografia Giuseppe Lanci.

 

In occasione della 'prima' veneziana del restauro del capolavoro del grande regista che fu allievo e poi docente per molti anni presso la Scuola Nazionale di Cinema, è stato ripubblicato in edizione largamente ampliata il volume Giuseppe De Santis. La trasfigurazione della realtà a cura di Marco Grossi, edito dal CSC e dall'Associazione Giuseppe De Santis (Edizioni Sabinae 2017, pp. 415). Verrà inoltre presentato il volume Non c'è pace tra gli ulivi, un neorealismo postmoderno, a cura di Vito Zagarrio, edito da CSC e Associazione De Santis.

Scrive la Conservatrice della Cineteca Nazionale Daniera Currò nell'introduzione al volume iuseppe De Santis. La trasfigurazione della realtà: «Nel centenario della nascita di Giuseppe De Santis e nel ventennale della sua morte, il Centro Sperimentale di Cinematografia rende omaggio ad uno dei grandi maestri del cinema italiano riproponendo, in collaborazione con l'Associazione Giuseppe De Santis, questa pubblicazione a dieci anni dalla sua prima edizione. Non si tratta però di una semplice ristampa: la veste grafica è nuova e il corredo fotografico al volume è rivisto ed ampliato, anche grazie a materiali provenienti dal fondo De Santis conservato presso la Cineteca Nazionale. Le riproduzioni di fotogrammi dei film sono accompagnate da foto di scena, scatti sul set, bozzetti, provini, foto di distribuzione ed anche foto degli anni in cui De Santis fu insegnante al Centro Sperimentale di Cinematografia. La sezione dedicata ai film e poi ai documenti utilizza alcuni di questi materiali per illustrare i sopralluoghi realizzati in preparazione alle riprese: reportages fotografici che danno un'idea della ricerca attenta di De Santis per la rappresentazione del paesaggio e della gente che lo abita, del suo interesse per i luoghi, le figure, i corpi, i volti. Non a caso tra i più celebri articoli che il giovane De Santis scrisse in veste di critico cinematografico per la rivista «Cinema» vi è Per un paesaggio italiano del 1941. Qui il giovane letterato che sognava il cinema analizza l'utilizzo drammaturgico del paesaggio nel miglior cinema internazionale contemporaneo, aspetto che manca del tutto nel panorama cinematografico italiano, allora fondato sulla ricostruzione in studio. In questo articolo rivelatore del suo impegno successivo, De Santis sottolinea come solo dalla fusione tra cinema e documentario «si potrà trovare la formula di un autentico cinema italiano». Si scorge qui in nuce quella compenetrazione tra rappresentazione del reale e sofisticata tecnica cinematografica propria del cinema neorealista di De Santis, quella «trasfigurazione della realtà» che dà il titolo a questo volume.

La Cineteca Nazionale si occupa di preservare e diffondere la cultura cinematografica non solo tramite la conservazione ed il restauro dei film, ma anche tramite l'archiviazione, catalogazione e diffusione di tutte quelle testimonianze e materiali, fotografici e cartacei, che documentano ed accompagnano la produzione cinematografica ed il lavoro degli autori. Tali documenti ci aiutano a meglio ricostruire la storia del cinema, anche di quello mai realizzato, come purtroppo accadde spesso a De Santis, che non riuscì a portare a conclusione molti dei suoi progetti. Come Giuseppe De Santis fu attento a portare in scena la vita dei poveri, degli umili, dei dimenticati, tra i compiti fondamentali di un'istituzione come la Cineteca Nazionale vi è quello di conservare e far riscoprire i documenti e le testimonianze poco note e restaurare, portandoli all'attenzione del pubblico, accanto ai capolavori i film minori, imprescindibili per rappresentare la storia del cinema in tutta la sua complessità».

 

 

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