Home > “Il 20 gennaio al cinema Trevi, il CSC – Cineteca Nazionale ricorda Renato Mambor, scomparso il 6 dicembre scorso, grande protagonista della scena artistica romana a partire dalla fine degli anni Cinquanta.”
“Il 20 gennaio al cinema Trevi, il CSC – Cineteca Nazionale ricorda Renato Mambor, scomparso il 6 dicembre scorso, grande protagonista della scena artistica romana a partire dalla fine degli anni Cinquanta.”
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Il 6 dicembre è scomparso Renato Mambor, grande protagonista della scena artistica romana dalla fine degli anni Cinquanta, quando essere artisti a Roma voleva dire essere al centro del mondo. Fra i vari Schifano, Festa, Angeli, Lo Savio, Pascali, Kounellis, Ceroli, Tacchi, Lombardo, Renato spiccava per il suo cognome, lo stile inconfondibile e persino per la sua fisicità, che gli aveva aperto, fin da giovane, le porte di Cinecittà (il quartiere dov'era nato nel 1936). «"A quel tempo sembravo Gary Cooper", mi disse Renato Mambor quando l'ho intervistato sulla sua piccola e nascosta carriera di attore. Ruoli piccoli e medi, di solito di bel ragazzo o di cattivo nel nostro western. Un po' per scherzo e un po' per guadagnare. Li fece anche Pino Pascali, suo amico storico.E, ovviamente, li faceva la sua compagna del tempo, Paola Pitagora, che divenne poi una vera attrice. Per Mambor fu non più che un gioco. Lo troviamo tra la fine del 1959 e il 1960 in I ragazzi del Juke BoxUrlatori alla sbarraIl rossetto di Damiano Damiani, dove fa Vincenzo il garzone, e, ovviamente visto che c'era mezza Roma, ne La dolce vita di Federico Fellini. 
Ma lui ricordava come sua prima apparizione quella accanto a Walter Chiari e Ugo Tognazzi in Un dollaro di fifa di Giorgio Simonelli. […] Nello spaghetti western fu parecchio in luce. Lo ritroviamo in Un uomo, un cavallo, una pistola di Luigi Vanzi, nel ruolo di Alvarez, in Il figlio di Django di Osvaldo Civirani, come Clint Sullivan, in Se vuoi vivere, spara! di Sergio Garrone, nel ruolo di Dick Logan, in Due once di piombo, in una scena di La resa dei conti di Sergio Sollima. Probabilmente ne fece anche altri, ma di questi se ne ricordava bene.Lo troviamo anche in molti altri film, Il sepolcro dei re, il bellissimo Laura nuda di Nicolò Ferrari con Georgia Moll, L'ammutinamento di Silvio Amadio, La bellezza di Ippolita,Obiettivo ragazzeLa donnaccia di Silvio Siano, Il disordine di Franco Brusati, Una storia di notte di Luigi Petrini.Tutti degli anni '60, più o meno buoni. Poi venne rapito interamente dal mondo dell'arte. Lo ritroviamo come Mario il barista in Tobia al caffè di Gianfranco Mingozzi, molti anni dopo, nel 2000» (Giusti).
La Cineteca Nazionale lo ricorda in questo occasione come attore, a rimarcarne l'estrema poliedricità, che lo ha spinto sempre a mettere in relazione forme d'arte diverse.
 
ore 17.00 Urlatori alla sbarra di Lucio Fulci (1960, 83')
«Innamorata di Joe il Rosso (J. Sentieri), capo degli "urlatori", Mina riesce a indurre il padre, direttore generale della RAI, a farli partecipare a un programma in prima serata che ha grande successo. 1° film di L. Banfi (con capelli), trionfo di A. Celentano in Nikita Rock (omaggio al sovietico Kruscev), buffo numero dei Brutos» (Morandini).
 
ore 19.00 Il rossettodi Damiano Damiani (1960, 94')
Un quartiere piccolo borghese alla periferia di Roma. L'ingenua tredicenne Silvana, figlia di madre separata, è innamorata del vicino di casa Gino. L'ha visto uscire dall'appartamento di una prostituta che è stata uccisa. Ma non lo rivela alla polizia, che ha arrestato l'innocente garzone Vincenzo (Mambor). Ne approfitta invece per avvicinare il giovanotto, che le dà corda per tenerla buona, ma dal rapporto con la ricca fidanzata Lorella se ne intuisce l'avidità e il cinismo. «Il pretesto è un'indagine poliziesca su un atroce delitto, la sostanza del film va ricercata nell'atto di accusa, evidentissimo, all'ipocrisia del nostro mondo. È la prima prova del regista Damiani al quale Zavattini ha dato, secondo suo costume, piena fiducia» (Casiraghi).
 
ore 20.45 
 
a seguire La linea parallela del mare di Felice Farina (1982, 15')
L'Artista attraversa le dune tra Capocotta e Torvaianica fino a raggiungere il mare e osserva la linea della battigia che separa la terra dal mare, una linea parallela tra la realtà e l'aspetto nascosto delle cose. Inizia a correre lungo il bagnasciuga ed estrae sassi d'argento dal cestino che ha sottobraccio. A ogni sasso lanciato in acqua il mare riporta materiali fantastici, incontri onirici, ritrovamenti simbolici. Ogni incontro è un'esperienza, e l'Artista continuerà mutato la sua corsa. Con Renato Mambor, Maura Calefati, Marina Sciarelli, Patrizia Speciale.
Il filmato è stato proiettato nel 1982 al Metateatro all'interno di uno spettacolo di Mambor con lo stesso titolo, che inizia con la poesia visiva del prologo: «La struttura del lavoro era comprensiva di diverse forme di spettacolo: concerto, performance, cinema, teatro, pittura,riproponendo in teatro una metodologia analitica da me impiegatanelle arti visive. Qualsiasi cosa noi facciamo di creativo è collocato nella nostra realtà quotidiana, però appartiene all'altrove, all'immaginario, al teatro, alla manipolazione estetica. Io ho pensato
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