“Il 18 e il 19 gennaio, al cinema Trevi, prima retrospettiva sul cinema di Massimo DAnolfi e Martina Parenti, in collaborazione con Studio Noeltan”
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Materia oscura è il titolo della prima retrospettiva sul cinema di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti che la Cineteca Nazionale - in collaborazione con lo Studio Noeltan - dedica al lavoro dei due documentaristi italiani, oggi tra i più interessanti autori nel panorama internazionale del cinema del reale. Il programma prevede la proiezione di tutte le opere dei due cineasti, dai primi documentari (I promessi sposi e Grandi speranze) fino all'ultimo film Spira Mirabilis, presentato in concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia.
La retrospettiva prende il nome dall'omonimo film girato nel 2013 in Sardegna da D'Anolfi e Parenti - che mette in relazione gli esperimenti bellici effettuati dalle forze armate di tutto il mondo nel Poligono Sperimentale del Salto di Quirra in Sardegna con le sue conseguenze ambientali e sociali sul territorio - e anticipa la masterclass organizzata dallo studio Noeltan che i due registi terranno a Roma al Cineclub Detour dal 20 al 22 gennaio. Ma Materia oscura è anche da intendersi come il complesso, ostinato, avvincente e misterioso processo creativo dei due autori che parte dalla esplorazione del materiale del reale per trasformarlo in racconto cinematografico. Del loro particolare metodo di lavoro i due autori ne discuteranno in un incontro con il critico Adriano Aprà e il regista Antonello Faretta.
Per ulteriori informazioni si può consultare il sito www.noeltan.it
mercoledì 18
ore 17.00 I promessi sposi di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti (2007, 73')
«I promessi sposi è un documentario commedia in cui s'incrociano i destini e le storie di alcune persone alle prese con i giorni di fermento e d'impegno che precedono il matrimonio. Protagonisti del film sono le coppie in procinto di sposarsi, gli impiegati degli uffici matrimoniali dei comuni italiani e un prete di provincia. Ognuno di loro ci restituisce un aspetto del matrimonio: gli uffici, grazie alla molteplicità dei luoghi e alla varietà delle persone, ci raccontano le sfumature di un paese che attraverso il matrimonio si mescola, si consolida, muta e inevitabilmente pone le basi per il suo futuro mentre le lezioni del corso pre-matrimoniale di Don Emilio Lonzi educano i credenti alla sacralità del matrimonio, mescolando fede e scienza, liturgia penitenziale e aspetti legali, sacramenti e sessualità. L'accostamento di questi due aspetti del matrimonio rivela degli individui che, malgrado la ricchezza e le specificità delle situazioni, dei volti, delle espressioni, delle richieste, delle convinzioni, rimarranno sempre persi tra le regole dello Stato e i dogmi della Chiesa. Volevamo concentrarci su una moltitudine alle prese con i cavilli del matrimonio e restare in due mondi chiusi (per questo non c'è nessun esterno nel film): la Chiesa e il Comune, istituzioni con cui i singoli devono fare i conti prima del matrimonio» (D'Anolfi e Parenti).
ore 18.30 Grandi speranze di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti (2009, 77')
Antonio Ambrosetti, con il suo esclusivo corso di formazione "Leader del Futuro", Federico Morgantini, alle prese con le proprie ambizioni imprenditoriali, Matteo Storchi, manager di successo nell'azienda di famiglia: questi sono i protagonisti di Grandi speranze, film documentario che racconta l'Italia dei giovani imprenditori. Un percorso nei luoghi e nei tempi della futura classe dirigente che si va formando. Chi insegna a giovani privilegiati come mantenere il potere attraverso frasi, modelli ed esperienze; chi, trasferitosi a Shanghai, insegue il sogno di aprire una fabbrica di acqua minerale gassata; chi, durante interminabili riunioni, impone ostinatamente un metodo di lavoro occidentale a impassibili impiegati cinesi. Tre episodi, tre dispositivi di messa in scena, per raccontare i nostri protagonisti in un momento cruciale della loro esistenza: quello in cui il rischio dell'azione non è ancora garantito dalla sua riuscita. Tra destini già scritti, sete di successo facile e invasioni economiche, la commedia umana ci accompagna in un viaggio dall'Italia alla Cina sempre in bilico tra grandi speranze e cattivi pensieri. «L'idea di Grandi speranze è sorta durante un pranzo di nostri coetanei, in cui abbiamo notato lo strano fenomeno per cui un ragazzo, piuttosto schivo e insignificante, appena ha detto di essere iscritto a Confindustria ha monopolizzato la situazione, conquistando la bella ragazza di turno che da quel momento ha avuto occhi solo per lui. È un episodio come tanti, ma per noi è stata una scintilla per scoprire coetanei che hanno fatto scelte diverse dalle nostre» (D'Anolfi).
ore 20.30 Il castello di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti (2011, 90')
«Ora, con Il Castello, giunto in Italia (dove al 29° Torino Film Festival ha vinto il Premio Speciale della giuria della sezione "Italiana.doc") dopo numerosi premi in alcuni dei più famosi festival internazionali specializzati ("Vision Du Réel" - Nyon, "Hot Docs" - Toronto, "EIDF" - Seoul), D'Anolfi e Parenti alzano il livello e la profondità della sfida, tanto sul piano narrativo che su quello formale, scegliendo di cimentarsi nel "ritratto di una frontiera". Per un anno intero hanno infatti portato la videocamera all'interno dell'aeroporto intercontinentale diMalpensa, scelto come luogo (e "non luogo") emblematico dell' "ossessione securitaria" nel mondo occidentale: avamposto di confine (tra un supposto ordine interno e il caos esterno) dove si dispiega la risposta del potere ufficiale alle paure post-11 settembre [...]. Luogo deputato e incrocio strategico poi per tutti gli agenti istituzionali e non […] preposti alla sicurezza e dunque al controllo, su cui la prima si fonda; controllo in primo luogo visivo, fondato sull'occhio sempre acceso delle innumerevoli torri e telecamere» (Sergio Di Giorgi).«Un giorno mentre stavo attendendo di salire su un aereo ho pensato che il terminal, di cui tanti pensatori hanno scritto, è in realtà un ambiente poco raccontato al cinema. Neppure il grande documentarista Frederick Wiseman gli ha mai dedicato un film! Disegnarne una mappa sarebbe stato interessante, soprattutto spingendosi in quelle zone inaccessibili e misteriose per chi non ci lavora. Ho condiviso la mia idea con Martina e abbiamo subito provato a chiedere i permessi convinti che non ce li avrebbero mai dati. Invece hanno accettato» (D'Anolfi).
giovedì 19
ore 17.30 Materia oscura di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti (2013, 80')
Nel Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, situato tra Cagliari e Nuoro, per anni i governi di tutto il mondo hanno testato "armi nuove", mentre quello italiano ha fatto brillare i vecchi arsenali militari devastando il territorio. Il film è composto da tre movimenti: l'indagine di un geologo che tenta di rintracciare l'inquinamento causato dalle sperimentazioni militari; una ricerca attraverso gli archivi cinematografici del poligono; il lavoro di due allevatori e il loro rapporto con la terra, gli animali e con un passato segnato dall'attività bellica. «Abbiamo tentato di fare un film che esplorasse l'invisibile e l'impossibile: l'invisibile di una minaccia mortale non ancora riconosciuta scientificamente e l'impossibile di un luogo inviolato in nome della ragion di stato» (D'Anolfi e Parenti).
ore 19.00 L'infinita fabbrica del Duomodi Massimo D'Anolfi e Martina Parenti (2015, 74')
L'infinita fabbrica del Duomo racconta la storia della nascita e del continuo mantenimento del Duomo di Milano attraverso i secoli. Primo atto della quadrilogia Spira Mirabilis che affronta il concetto di immortalità attraverso gli elementi della natura, L'infinita fabbrica del Duomo rappresenta l'elemento della terra. Attraverso una prospettiva poetica e dal forte impatto visivo, il film segue le fasi e i lavori che la conservazione del Duomo richiede: dall'estrazione del marmo, al cantiere marmisti, all'Archivio storico, alla Cattedrale stessa. Marmisti, muratori, carpentieri, fabbri, restauratori, orafi: questa straordinaria, ma costante concentrazione di attività è filmata alla luce della sacralità di un monumento che vive di tempi, ritmi, calendari, aspirazioni che si fondono e trascendono il lavoro umano e assume così un nuovo valore simbolico.«L'infinita fabbrica del Duomo è un poema visivo, un'epopea degli umili che prova a restituire un disegno talmente vario e complesso, un disegno i cui passaggi segreti non possono essere forzati o aperti dalla semplice volontà e che una mente sola non può afferrare, ma che può essere suggerito grazie alla potenza del racconto per immagini. Provare a filmare e restituire la cura, la laboriosità e la bellezza del tempo e delle storie umane è la sfida del nostro film. Abbiamo voluto rappresentare la tensione verso l'infinito, inteso come immortalità. Il Duomo incarna una forma di architettura che forse oggi non esiste più: è stato progettato quando i monumenti si facevano perché durassero per sempre» (D'Anolfi e Parenti).
Per gentile concessione di Lab 80
ore 20.30 Incontro moderato da Adriano Aprà con Massimo D'Anolfi, Martina Parenti, Antonello Faretta
a seguire Spira Mirabilis di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti (2016, 121')
La terra: le statue del Duomo di Milano sottoposte a una continua rigenerazione. L'acqua: Shin Kubota, uno scienziato cantante giapponese che studia la Turritopsis, una piccola medusa immortale. L'aria: Felix Rohner e Sabina Schärer, una coppia di musicisti inventori di strumenti/scultura in metallo. Il fuoco: Leola One Feather e Moses Brings Plenty, una donna sacra e un capo spirituale, e la loro piccola comunità lakota da secoli resistenti a una società che li vuole annientare. L'etere: Marina Vlady, che dentro un cinema fantasma, ci accompagna nel viaggio narrando L'Immortale di Borges. Questi sono i protagonisti di Spira Mirabilis, un film girato in diversi luoghi del mondo, una sinfonia visiva, un inno alla parte migliore degli uomini, un omaggio alla ricerca e alla tensione verso l'immortalità.
Simbolo di perfezione e di infinito, "la spirale meravigliosa", Spira mirabilis come venne definita dal matematico Jackob Bernoulli, è una spirale logaritmica il cui raggio cresce ruotando e la cui curva si "avvolge" intorno al polo senza però raggiungerlo mai. «Venuti a conoscenza di Shin Kubota e dei suoi studi sulla medusa immortale abbiamo subito capito che questo era il punto di partenza del nostro film: un uomo alle prese con l'immortalità. Nei nostri precedenti lavori abbiamo indagato il rapporto fra l'uomo e le istituzioni, in Spira Mirabilis ci interessava invece realizzare un film in cui l'uomo si confrontasse con i propri limiti e le proprie aspirazioni» (D'Anolfi e Parenti).
Simbolo di perfezione e di infinito, "la spirale meravigliosa", Spira mirabilis come venne definita dal matematico Jackob Bernoulli, è una spirale logaritmica il cui raggio cresce ruotando e la cui curva si "avvolge" intorno al polo senza però raggiungerlo mai. «Venuti a conoscenza di Shin Kubota e dei suoi studi sulla medusa immortale abbiamo subito capito che questo era il punto di partenza del nostro film: un uomo alle prese con l'immortalità. Nei nostri precedenti lavori abbiamo indagato il rapporto fra l'uomo e le istituzioni, in Spira Mirabilis ci interessava invece realizzare un film in cui l'uomo si confrontasse con i propri limiti e le proprie aspirazioni» (D'Anolfi e Parenti).
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