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Tre pezzi unici. Il cinema di Mario Brenta
18 Aprile 2015 - 19 Aprile 2015
18-19 aprile 2015, al cinema Trevi, Roma (per i dettagli sulla sala e come arrivare, clicca QUI)

I tre film diretti da Mario Brenta, dal 1974 a oggi, non delimitano, né tantomeno circoscrivono, la posizione del regista veneziano nel cinema italiano. A Brenta, direttore della fotografia, documentarista (Jamais de la vie!, Effetto Olmi, Robinson in laguna, Calle de la Pietà e Agnus Dei con Karine de Villers, La pièce con Denis Brotto), docente universitario all’Università di Padova, è legata l’intera storia di Ipotesi Cinema, a Bassano del Grappa, realtà didattica e produttiva nata da una felice intuizione di Ermanno Olmi e Paolo Valmarana, terreno di sperimentazione ideale per un cinema senza confini e senza barriere professionali, dove la versatilità di Brenta ha avuto modo di dispiegarsi pienamente. Nel contesto di Ipotesi Cinema è nato il secondo film di Brenta, Maicol, dopo il folgorante esordio con Vermisat, che era stato presentato al Festival di Venezia nel 1974, e aveva ottenuto la Grolla d’Oro per l’opera prima a S.Vincent, il Premio Speciale della Giuria (ex-aequo con Prima pagina di Billy Wilder) al Festival Internazionale di Valladolid, ed era stato finalista al premio Rizzoli per il miglior film della stagione 74/75 con Professione: reporter di Antonioni e Allonsanfàn dei fratelli Taviani. Anche Maicol ha ricevuto riconoscimenti internazionali: il premio Film et Jeunesse al festival di Cannes 1988, il premio Georges Sadoul (ex-aequo con Sweetie di Jane Campion) come miglior film straniero del 1989 e il premio della Confederazione Internazionale del Cinema d’Art et Essai. L’ultimo film, speriamo solo per ora, Barnabo delle montagne del 1994, tratto dal primo romanzo di Dino Buzzati, è stato presentato in concorso a Cannes e ha ottenuto il Gran Premio al Festival Internazionale del Cinema Mediterraneo di Montpellier, il Premio per la miglior regia e il Premio Speciale della Critica al Festival Internazionale del Cinema Latino a Gramado, in Brasile. Il cinema di Mario Brenta non passa inosservato.
Mario Brenta sara’ presente a tutte le proiezioni.

 
ore 17.00 Vermisat di Mario Brenta (1974, 86′)
«Disperato, crudele ritratto di un emarginato, un ex contadino che vive di espedienti: caccia i vermi nelle rogge o nei fossati (vermi da esca per pescatori: da cui il titolo del film) e poi, scacciato da questo suo habitat naturale dall’inquinamento, vende il sangue a disinvolte cliniche private. Atipico esordio del veneziano Brenta, premiato a Saint-Vincent come migliore opera prima. Parabola sommessamente tragica sulla violenza delle istituzioni, realizzata con una ruvida capacità di osservazione e con lucidità impietosa, ma anche con rispetto e pudore profondi: non una concessione alla violenza, non un compiacimento del laido, non un’esasperazione polemica e predicatoria» (Morandini).
 
ore 19.00 Maicol di Mario Brenta (1989, 80′)
«Una ragazza sgallettata dimentica il figlio Maicol su un vagone della metropolitana milanese, ma non se ne preoccupa più di tanto. La mattina dopo il bambino le viene riportato dalla polizia. I bambini non si perdono mai. È un film duro, sgradevole, senza indulgenza per i buoni sentimenti. Parla di abbandono, disamore, solitudine, emarginazione a Milano. Brenta ha uno stile ruvido, ascetico. Non giudica: constata. E va a segno» (Morandini).
 
domenica 19
ore 16.30 Barnabo delle montagne di Mario Brenta (1994, 124′)
«Da un racconto lungo (1933) di Dino Buzzati. 1920: in un frangente di pericolo un guardaboschi armato ha paura. Perde la faccia e il posto. Va a fare il contadino, mentre gli anni passano, macerati nel senso di colpa, nell’espiazione. Quando torna in montagna, gli si presenta l’occasione del riscatto […]. Film lento e ascetico, dominato dal silenzio con rari dialoghi. L’azione cede il posto alla riflessione e alla contemplazione. Oltre all’amore per la montagna, il tema è conradiano (Lord Jim), quello della seconda occasione, ma ribaltato in positivo. Un’orgia di ascetismo al rallentatore. Esige attenzione agli incanti minimi e alle minacce della natura, ai trasalimenti del cuore. Girato sulle Dolomiti di Lavaredo, in alta quota e nella Bassa padana, alle foci del Po» (Morandini).

Date di programmazione