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The Outsider. Il cinema di Antonio Margheriti
14 Marzo 2013 - 17 Marzo 2013

 

Antonio Margheriti è stato uno dei padri del cinema di genere in Italia e ha esportato nel mondo tutti i suoi film, guadagnandosi all’estero una fama maggiore di quella che la critica gli riservava in patria. Molto conosciuto e apprezzato in America (è stato uno dei pochi registi italiani scritturato direttamente da majors come Mgm e 20th Century Fox per dirigere film di nazionalità americana), il suo nome era noto anche in Germania, Francia, Spagna e molti altri Paesi.
Grande esperto di effetti speciali, fu il primo in Italia a realizzare dei film di fantascienza: il suo film d’esordio Space Men, prodotto dalla Titanus di Goffredo Lombardo con un costo inferiore ai 50 milioni di lire, incassò 10 volte tanto. Fu venduto in tutto il mondo, così da convincere Lombardo ad affidare a Margheriti un altro film di fantascienza, Il pianeta degli uomini spenti, e subito dopo, in coproduzione con la Mgm, L’arciere delle mille e una notte, una commedia-fantasy per la quale realizzò dei complessi effetti speciali ottici. Anni dopo la Mgm, in seguito alla realizzazione di quattro film di fantascienza per la televisione americana, contattò Margheriti per offrirgli di collaborare alla realizzazione degli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Dopo una serie di incontri, Kubrick si convinse della bravura di Margheriti, ma il regista romano preferì rifiutare la proposta, che lo avrebbe impegnato per molto tempo, per dedicarsi ai suoi film.
In quarant’anni di carriera Margheriti ha diretto horror, western, peplum, commedie, film di guerra, di avventura, di fantascienza, di azione, con tempi di lavorazione brevissimi grazie a un preciso, quasi innato, senso del montaggio che gli consentiva di non sprecare inquadrature. Un maestro del ritmo e degli effetti cinematografici, apprezzato da Joe Dante, Martin Scorsese e Quentin Tarantino, al quale la Cineteca Nazionale, in collaborazione con il figlio Edoardo, dedica un sentito omaggio.
Si ringrazia per la collaborazione il Gruppo editoriale Minerva RaRoVideo

 

giovedì 14
ore 17.00
La vergine di Norimberga (1963)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto: dal romanzo The Virgin of Nurimberg di Frank Bogart; sceneggiatura: A. Dawson, Edmond Greville, Gastad Green [Ernesto Gastaldi]; fotografia: Richard Palton [Riccardo Pallottini], scenografia: Henry Daring [Riccardo Domenici]; costumi: James Lyon; musica: Riz Ortolani; montaggio: Angel Coly [Otello Colangeli]; interpreti: Rossana Podestà, Georges Rivière, Christopher Lee, Jim Dolen, Anny Degli Uberti, Leonardo Severini; origine: Italia; produzione: Atlantica Cinematografica; durata: 84′
«Mary (Podestà) scopre che nel castello del marito (Rivière), in Germania, qualcuno ha rimesso in funzione le macchine di tortura del museo, e se ne va in giro incappucciato come un antenato torturatore. Gotico prodotto da Marco Vicario con dettagli abbastanza orripilanti per l’epoca (non a caso nella scena più gore: si passa al bianco e nero, dato anche che è un flashback), e con un tentativo di aggiornamento tematico originale: la spiegazione va cercata negli eventi della seconda guerra mondiale e nel nazismo» (Mereghetti).
 
ore 19.00
I criminali della galassia (1965)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto e sceneggiatura: Ivan Reiner, Renato Moretti, Francesco Benedetti; fotografia: Riccardo Pallottini; scenografia: Piero Poletto; costumi: Berenice Sparano; musica: Angelo Francesco Lavagnino; montaggio: Otello Colangeli; interpreti: Tony Russell, Jane Frate [Lisa Gastoni], Massimo Serato, Carlo Giustini, Franco Nero, Enzo Fiermonte; origine: Usa; produzione: Mercury Film International; durata: 93′
«In un’epoca futura non meglio determinata, un’ondata di sparizioni inesplicabili mette in allarme le autorità. L’ufficiale Mike Halstead scopre che le persone scomparse hanno avuto a che fare con uomini e donne dotati d’una forza incredibile e dei quali s’ignora la provenienza. “In orbita a migliaia di chilometri dalla Terra, Gamma Uno, la più lontana delle stazioni spaziali, segna il confine invisibile dell’espansione dell’uomo nell’Universo”. Con questa scritta iniziava il primo di quattro film di fantascienza, realizzati da Antonio Margheriti per il mercato televisivo statunitense. I film, prodotti dalla Società americana Mercury Film International, per conto della Metro Goldwyn Mayer, sarebbero divenuti poi noti con il nome di “Quartetto Gamma Uno”. La serie riuscì talmente bene che la Metro Goldwyn Mayer decise di lanciarla sul mercato cinematografico americano prima dello sfruttamento in quello televisivo. In Italia, invece, i film vennero distribuiti dalla Titanus ed uscirono a breve distanza uno dall’altro con discreto successo» (catalogo Science+Fiction festival della fantascienza 2010).
 
ore 20.45
Incontro moderato da Marco Giusti con Edoardo Margheriti, Enzo G. Castellari, Luigi Cozzi, Ernesto Gastaldi, Franco Nero, Antonio Tentori
 
a seguire
The Outsider. Il cinema di Antonio Margheriti (2013)
Regia: Edoardo Margheriti; musica: Andrea Ridolfi; montaggio: Fabio Loutfy, Giorgia Loutfy; con Barbara Bouchet, Enzo G. Castellari, Corinne Clery, Gianfranco Coujoumdijan, Luigi Cozzi, Alberto Dell’Acqua, Steve Della Casa, Lorenzo De Luca, Ernesto Gastaldi, Fabio Giovannini, Marco Giusti, Richard Harrison, William Lustig, Mike Malloy, Antonio Margheriti, E. Margheriti, Franco Nero, Luca Rea, Frank Pesce, Dardano Sacchetti, John Steiner, Antonio Tentori, Turi Vasile; origine: Italia; produzione: Giangi Foschini, E. Margheriti per Gika Productions; durata: 61′
Ingresso gratuito
 
venerdì 15
ore 17.00
I giganti di Roma (1964)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto e sceneggiatura: Ernesto Gastaldi, Luciano Martino; fotografia: Fausto Zuccoli; scenografia: Paul Coutant Labourier; costumi: Giuliano Papi; musica: Carlo Rustichella; montaggio: Romana Fortini; interpreti: Richard Harrison, Wandisa Guida, Ettore Manni, Ralph Hudson, Nicole Tessier, Philippe Hersent; origine: Italia; produzione: Devon Film, Radius Productions; durata: 97′
«Giulio Cesare viene a conoscenza che il mitico Vercingetorige ha costruito nuove e potenti armi. Tre valoroso soldati sono incaricati di andarle a distruggere» (Poppi-Pecorari). «Come dice lo stesso Gastaldi […]: Uno dei film scritti da me che preferisco di Antonio è I Giganti di Roma, in quanto era il primo film che scrivevo per Luciano Martino, mio collega sceneggiatore che debuttava come produttore. Sapevo che c’era in ballo il suo futuro e una parte dell’eredità anticipatagli dal padre. Cercai di curare molto quel copione. L’idea di usare lo schema de I Cannoni di Navarone venne in seguito ad una chiacchierata tra me, Luciano Martino e l’altro socio produttore Mino Loy. Piacque subito e mi impegnai al massimo: riperticai perfino qualche battuta dal libro Cuore (Cesare è solo Cesare, ma tu sei un eroe…)”. Questa frase, che nel film viene detta a Claudio Marcello da un giovane soldato che sta per morire crocefisso, in realtà non era mai piaciuta ad Antonio che la trovava improbabile, tanto che in una recente intervista rilasciata per uno special televisivo, l’aveva anche denigrata, e ricordava che per poterla girare aveva pensato un movimento di macchina che seguiva il protagonista e inquadrava il giovane moribondo, proprio mentre diceva questa battuta, in pieno controluce, con il sole alle spalle che entrava violentemente in macchina. E inoltre raccontava che, per questa sua inquadratura artistica, non essendo ancora esploso il fenomeno Lelouch, ricevette un telegramma di protesta dai distributori americani che lamentavano nel montaggio definitivo del film un “difetto tecnico”. Fu difficile per Antonio convincerli che era stato fatto di proposito, ma alla fine vi riuscì» (Edoardo Margheriti dal sito www.antoniomargheriti.com).
 
ore 19.00
Il mondo di Yor (1983)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto: dalla novella Yor, il cacciatore di Juan Zanotto e Ray Collins; sceneggiatura: A. Margheriti, Robert Baley; fotografia: Marcello Masciocchi; musica: John Scott [Guido e Maurizio De Angelis]; montaggio: Alberto Moriani, Jorge Serrallonga; interpreti: Reb Brown, Corinne Cléry, Carol André, John Steiner, Marina Rocchi, Sergio Nicolai; origine: Italia; produzione: Diamant Film, Rai; durata: 98′
«In una imprecisata epoca preistorica (in realtà è un futuro devastato da una guerra nucleare), Yor è uno dei sopravvissuti, che ha dovuto lottare con pericolosi nemici e ha incontrato pericoli d’ogni genere. Rea, di cui s’innamora […], gli rivela che egli proviene da una lontana isola, dominata da un castello. Insieme al fedele Pag e a Ka-Laa (una ragazza che egli ha salvato dalle brame del terrificante capo degli uomini bli), Yor raggiunge l’isola, dominata dal crudele Supremo, che tiene come schiavi i sopravvissuti all’immane catastrofe» (Poppi). «Ne Il mondo di Yor c’è di tutto, mostri, battaglie, amore, astronavi, fucili laser, robot e uomini preistorici. Una contaminazione di generi all’ennesima potenza, proprio quello che Antonio amava, e di cui era specialista fin dalle prime opere. Sembrava un fumetto concepito proprio per il gusto e l’orientamento artistico di Antonio Margheriti, che infatti non se lo lasciò sfuggire. Il film venne realizzato quasi interamente in Turchia, nei meravigliosi paesaggi lunari della Cappadocia, e sulle coste laviche di Antalya. Il progetto nasceva come miniserie televisiva in quattro episodi da cui trarre un film di due ore per lo sfruttamento cinematografico, soprattutto per il mercato americano e home video. La versione cinematografica venne distribuita negli Stati Uniti dalla RCA Columbia con grande successo di pubblico, e sorprese gli stessi distributori, riuscendo ad entrare nei primi dieci incassi del box office. Per ragioni misteriose, la Rai non trasmise, se non a notte fonda e dopo parecchi anni, la serie in quattro episodi, dove ovviamente appaiono intere sequenze assenti nella versione cinematografica» (Edoardo Margheriti dal sito www.antoniomargheriti.com).
 
ore 21.00
Incontro moderato da Antonio Tentori con Lillo Iacolino e Edoardo Margheriti
 
a seguire
Directed by Anthony Dawson – Il cinema di Antonio Margheriti (2003)
Regia: Lillo Iacolino; da un incontro con Ciprì e Maresco; fotografia: Marco Pasquini; montaggio: Claudia Uzzo, Gianluca Genovese; con Gianfranco Couyoumdjian, Stefano Della Casa, Ernesto Gastaldi, Edoardo Margheriti, Turi Vasile; origine: Italia; produzione: Cinico Cinema;durata: 54′
Ingresso gratuito
 
sabato 16
ore 17.00
Con la rabbia agli occhi (1976)
Regia: Anthony M. Dawson [Antonio Margheriti]; soggetto: Pier Luigi Andreani, Leila Bongiorno; sceneggiatura: Guido Castaldo, Giacomo Furia; fotografia: Sergio D’Offizi; scenografia: Luciano Puccini; costumi: Massimo Bolongaro; musica: Guido e Maurizio De Angelis; montaggio: Mario Morra; interpreti: Yul Brinner, Massimo Ranieri, Barbara Bouchet, Martin Balsam, Giancarlo Sbragia, Giacomo Furia; origine: Italia; produzione: Giovine Cinematografica; durata: 99′
Un killer della mafia viene mandato dall’America a Napoli per eliminare un boss. Un giovane che vive di espedienti fa di tutto per lavorare con lui. «L’idea di inserire Y. Brinner e M. Ranieri in una storia di mafia sembra azzardata, ma funziona. Il mestiere di A. Dawson (all’anagrafe Antonio Margheriti) tiene in piedi il film» (Morandini). «Antonio aveva un ottimo ricordo di questo film, di cui teneva un manifesto 140 x 70 incorniciato nel suo studio. Un manifesto con il titolo inglese Death Rage, perché una sola cosa non gli era mai piaciuta e non gli andava giù, la scelta del titolo da parte del distributore italiano: “Un titolo privo di senso, deviante e completamente fuori film…” diceva, e scherzosamente, quando ne parlava, aggiungeva: “Con la rabbia agli occhi, la puzza al naso, e le pezze al cu….”, ma Antonio amava questo suo figliolo, ed era orgoglioso di averlo fatto, anche se per la sua natura modesta e scherzosamente denigratoria del suo lavoro, lo prendeva in giro» (Edoardo Margheriti dal sito www.antoniomargheriti.com).
 
ore 19.00
E Dio disse a Caino… (1970)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto: Giovanni Addessi; sceneggiatura: Antonio Margheriti, G. Addessi; fotografia: Luciano Trasatti, Riccardo Pallottini; scenografia e costumi: Mario Giorsi; musica: Carlo Savina; montaggio: Nella Nannuzzi; interpreti: Klaus Kinski, Peter Carsten, Marcella Michelangeli, Lee Burton [Guido Lollobrigida], Alan Collins [Luciano Pigozzi], Maria Luisa Sala; origine: Italia/Germania; produzione: D.C. 7, Peter Carsten; durata: 99′
«Dopo aver scontato dieci anni di carcere per un’ingiusta condanna, Gary conosce Dick, il figlio del suo accusatore e decide di vendicarsi, ma per amore rinuncia al proposito» (Poppi-Pecorari). «Western svolto nel clima del dopoguerra di Secessione, dove ogni genere di vendetta ha libero corso, in un accumulo di violenze e di delitti compiuti a sangue freddo» («Cinéma et Télécinéma»). «Un film che precorre i tempi, forse troppo in anticipo per essere compreso dalla critica, che come sempre, non si spreca in elogi per l’opera di Margheriti. Un film cupo ed orrorifico, con oscure presenze che aleggiano per tutta la durata del film, in ambientazioni angoscianti, come il cimitero indiano e la residenza di Acombar. Il film si svolge praticamente tutto in una notte, durante una tempesta che porta l’arrivo del “vendicatore” ( Klaus Kinski) che compirà giustizia uccidendo tutti i predestinati come un fantasma avvolto dalle tenebre, implacabile ed invincibile come la morte stessa» (Edoardo Margheriti dal sito www.antoniomargheriti.com). Secondo Angel Sala Clint Eastwood si sarebbe ispirato a questo film per Gli spietati.
 
ore 21.00
Danza macabra (1964)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto: da un racconto di Edgar Allan Poe; sceneggiatura: Jean Grimaud [Gianni Grimaldi], Gordon Wiles jr. [Bruno Corbucci]; fotografia: Richard Cramer [Riccardo Pallottini]; scenografia: Walter Scott [Ottavio Scotti]; musica: Riz Ortolani; montaggio: Otello Colangeli; interpreti: Barbara Steele, Georges Rivière, Margaret Robsham, Montgomery Glenn [Silvano Tranquilli], Henry Kruger [Umberto Raho], Raoul H. Newman; origine: Italia; produzione: Vulsinia Film; durata: 90′
Edgar Allan Poe non si considera un romanziere, quanto un cronista. Le vicende che racconta non sono frutto di fantasia, ma fatti realmente accaduti. Da questo assunto comincia l’avventura di Alain Foster, un giornalista giunto nella provincia per intervistare il celebre scrittore. Per orgoglio e scetticismo accetta la sfida di trascorrere la notte del 2 novembre (il giorno dei morti) nel castello abbandonato di Lord Blackwood. «Uno dei migliori gotici italiani dell’epoca, dove l’eleganza classica della messa in scena (con una prodigiosa fotografia contrastata di Riccardo Pallottini e abbondanza di piani-sequenza) fonde il romanticismo macabro con temi sottilmente morbosi, creando un clima sinuoso e suggestivo, senza il lieto fine d’obbligo» (Mereghetti). Margheriti lesse la sceneggiatura e accettò subito: «Nella vita di un regista, capita poche volte di avere tra le mani una grande sceneggiatura. Quella di Danza macabra fu la migliore che mi sia mai capitata».
 
domenica 17
ore 17.00
L’ultimo cacciatore (1980)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto: G. Couyoumdjan; sceneggiatura: Dardano Sacchetti; scenografia e costumi: Mimmo Scavia; musica: Franco Micalizzi; montaggio: Alberto Moriani; interpreti: David Warbeck, Tisa Farrow, Tony King, Bobby Rhodes, Margi Eveline Newton, John Steiner; origine: Italia; produzione: Gico Cinematografica, Flora Film; durata: 95′
«Da una radio vietcong la voce di una giovane donna (si saprà poi essere quella della moglie di un soldato morto suicida) istiga i militari americani a tradire divisa e patria. Il capitano Morris è incaricato di localizzare la radio e distruggere la postazione» (Poppi).L’ultimo cacciatore è stato il primo di una lunga serie di film che Antonio ha girato nelle Filippine, a Pagsanjan e in tutta l’area di Laguna, nella provincia di Manila, una zona lussureggiante e ricca di ambientazioni diverse, dalle caverne ai laghi, dal grande fiume Pagsanjan alle sue rapide, dalle cascate di Tanay alle mille piantagioni di palme da cocco o risaie. Un posto tranquillo, a meno di un’ora dalla capitale, dove abbiamo lavorato benissimo per oltre dieci anni realizzandovi undici film. Subito dopo aver finito le riprese di un’altro film che toccava l’argomento Vietnam, anche se di sfuggita, come Apocalypse domani, Antonio venne contattato dal produttore Gianfranco Coujoumdjian con la Flora Film per dirigere questo film sulla guerra del Vietnam, seguendo la scia del successo di film come Apocalypse Now e Il cacciatore. Antonio e Gianfranco decisero di andare a dare un’occhiata nella zona dove Francis Ford Coppola aveva realizzato il suo capolavoro, e dopo un primo sopralluogo, Antonio si innamorò letteralmente di quei posti e decise di ambientare L’ultimo cacciatore in molti dei posti già utilizzati per Apocalypse Now (Edoardo Margheriti dal sito www.antoniomargheriti.com). 
 
ore 19.00
Indio (1989)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto: Peter Gonzales; sceneggiatura: Gianfranco Bucceri; fotografia: Sergio D’Offizi; scenografia: Elena Poccetto Ricci; costumi: Adriana Berselli; musica: Pino Donaggio; montaggio: Claudio Cutry; interpreti: Marvin Hagler, Francesco Quinn, Brian Dennehy, Bong Dimayacyac; origine: Italia; produzione: R.P.A. International, Reteitalia; durata: 91′
«”Stanno distruggendo il polmone del mondo!”, con questa frase venne lanciato Indio, un film avventuroso a sfondo ecologista di Antonio Margheriti. Un progetto pensato, scritto e prodotto da Filiberto Bandini, che con la sua società, la RPA International, mette a disposizione di Antonio un grosso budget ed un cast internazionale, sia artistico che tecnico, da film americano. Il risultato è uno straordinario esempio di fusione e coesione tra il genere avventuroso e il film “denuncia” di uno dei mali della nostra attuale società: la sistematica distruzione delle foreste amazzoniche, il “polmone del pianeta” per l’appunto. La trama, per poter raggiungere facilmente un pubblico vasto ed il mercato internazionale, era stata ricamata su uno dei successi del momento Rambo di Ted Kotcheff, ricalcando alcune situazioni e personaggi: Daniel “Indio” Morrell, interpretato da Francesco Quinn (figlio del celebre Anthony Quinn, che aveva lavorato con Antonio ne L’isola del tesoro), è infatti un marine, perfettamente addestrato alla guerra e a sopravvivere in condizioni estreme; mentre il comandante (di stampo militare, ex ufficiale dei berretti verdi in pensione) a capo delle squadre di operai e mercenari che distruggono la foresta è lo stesso Brian Dennehy, (che interpretava lo sceriffo nel film con Sylvester Stallone). Simile è anche l’accanimento che Brian Dennehy mette nel tentativo di eliminare il giovane soldato che gli ostacola i lavori; e inoltre c’è anche il personaggio del sottufficiale (invece di un colonnello) che ha addestrato il micidiale Marine e che viene chiamato per aiutare la “compagnia” a liberarsi di lui, il “Sergente Iron” interpretato da Marvelous Marvin Hagler (il mitico ex campione del mondo di pugilato, entrato nella leggenda per aver difeso il titolo oltre dieci volte) […]. Indio, girato interamente nelle Filippine, prende però una piega diversa e non emula Rambo se non in queste poche analogie, perché Antonio gli conferisce quel suo particolare tocco, rendendolo un film avventuroso ma al tempo stesso profondo, grazie all’ottima sceneggiatura, che ti appassiona e ti tiene incollato alla sedia, ma per poi farti anche riflettere»(Edoardo Margheriti dal sito www.antoniomargheriti.com). 
 
ore 21.00
I lunghi capelli della morte (1964)
Regia: Anthony M. Dawson; soggetto: Julian Berry [Ernesto Gastaldi]; sceneggiatura: Robert Bohr [Bruno Valeri]; fotografia: Richard Thierry [Riccardo Pallottini]; scenografia: George Greenwood; costumi: Humphrey Petterson; musica: Evirust [Carlo Rustichelli]; montaggio: Mark Sirandrews [Mario Serandrei]; interpreti: Barbara Steele, George [Giorgio] Ardisson, Halina Zalewska, Laureen Nuyen [Laura Nucci], Robert Rains [Umberto Raho], John Carey [Nello Pazzafini]; origine: Italia; produzione: Cinegai; durata: 99′
«La figlia (Steele) di una strega ingiustamente condannata torna dalla tomba per sedurre e fare impazzire Kurt (Ardisson), il signorotto che ha fatto uccidere sua madre. Tipico gotico italiano con passaggi segreti, donne in camicia da notte che vagano nel buio e un tocco di erotismo (con un nudo fugace della Steele): l’atmosfera c’è, ma la sceneggiatura (di Robert Bohr, cioè Tonino Valerii [non Tonino Valerii, ma Bruno Valeri! n.d.r.) è stata improvvisata giorno per giorno, e si vede» (Mereghetti). «Il film non era fra i preferiti di Antonio, che lo definiva più un film storico che non dell’orrore, ma un giorno che feci delle critiche, su alcune scene che non mi erano piaciute, lo difese a spada tratta, dimostrando che in fondo amava tutte le sue creature allo stesso modo, non faceva distinzione tra “figli” e “figlietti”» (Edoardo Margheriti dal sito www.antoniomargheriti.com).

 

 

Date di programmazione