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Sandro Franchina e gli artisti di Piazza del Popolo
31 Maggio 2017 - 31 Maggio 2017
Nipote di Gino Severini, maestro del futurismo, ha respirato aria d’arte sin dalla tenera età. Non solo: a dodici anni ha la grande fortuna d’interpretare il piccolo Michel, il figlio trascurato di Ingrid Bergman, nel capolavoro rosselliniano Europa ’51. Lo zio di Sandro, Basilio, sceneggiatore nonché uno dei protagonisti del neorealismo, lo mette a diretto contatto con il mondo del cinema. In una simpatica nota biografica presente nel bel volume curato dai figli Alessandra e Daniel e ideato da Enrico Ghezzi (Torino Film Festival, 2000), Sandro Franchina molto ironicamente si raccontava: «Fra i 17 e i 18 anni, insieme al mio amico Guido Cosulich, nipote del poeta Diego Valeri, che ora è operatore e col quale ho sempre girato dal mio primo metro di pellicola fino a quest’ultimo film, feci uno strano affare, un mediometraggio, simbolico-espressionista in 16mm che non ho neppure finito di montare; in cui ero, per disgrazia, anche attore. Poco più tardi diventai amico con un gruppo di allievi del Centro Sperimentale, fra cui Marco Bellocchio, Cosulich, Dell’Aquila, Enzo Battaglia, i brasiliani Paulo Cezar Saraceni e Gustavo Dahl, l’olandese Frans Weisz, il mio futuro produttore Enzo Giulioli, Enzo Doria e diversi altri. Insieme a Marco Bellocchio e Paulo Cezar Saraceni, scrissi una prima sceneggiatura del Sole all’Ombra [si tratta di Morire gratis, che prima del titolo definitivo ne ebbe altri due: Il sole all’ombra, appunto, e Estro armonico, n.d.r.]. L’estate successiva ho fatto l’aiuto a Marco Bellocchio nel suo primo cortometraggio, Abbasso il Zio, che girammo vicino a Piacenza, un bellissimo cortometraggio. Alcuni mesi dopo girai a mia volta il mio primo cortometraggio, Collage di Piazza del Popolo; l’équipe era la stessa del cortometraggio di Bellocchio, Cosulich faceva la fotografia e Marco Bellocchio, questa volta, l’aiuto. Il film non era male, mi sembra, molto influenzato dal cinema francese; fu inviato al Festival di Venezia nel ’62 e poi, sempre nello stesso anno, al Festival dei Popoli. L’anno dopo passai molti mesi a Parigi dove feci l’aiuto a Jean Rouch, un grande uomo di cinema troppo poco apprezzato in Italia; a questa esperienza devo molto, Jean Rouch è il cineasta meno cineasta che io abbia mai conosciuto, a quasi cinquant’anni la sua freschezza e il suo entusiasmo sono intatti […]. Di ritorno a Parigi sono andato in Israele dove ho girato un mediometraggio di 40 minuti, 41 anzi, per una catena televisiva americana, il film si chiama Israele Immagini, ci sono dentro dei buoni pezzi, ma non credo di avere il talento del documentarista, mi piace inventare e raccontare delle storie. Ebbi poi da una casa di produzione la proposta di fare un documentario su Severini, ma le cose come al solito si trascinavano per le lunghe; così decisi di cominciare a girarlo con mezzi miei, andai a Parigi dove girai parecchio materiale con mio nonno, poi a Cortona e a Montegufone a girare dei suoi affreschi […]. L’idea di Il sole all’ombra, intanto si stava concretizzando, Enzo Giulioli, letta la nuova elaborazione, assolutamente diversa dall’antica, accettò di produrre a metà il film, il resto lo trovai a destra e a sinistra, fra amici e parenti, la solita storia, insomma». L’ossessione di Sandro è quella di unire arte con cinema. Gli amici degli anni Sessanta comprendono infatti artisti come Tano Festa, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Franco Angeli. Ed è proprio Angeli il protagonista del primo (e unico) lungometraggio di Sandro Franchina, Morire gratis, girato nel 1966. Dal 1968 scrive moltissimi soggetti e sceneggiature, anche per la televisione, spesso con l’amico Marco Gherardi. Nel 1974 esce finalmente il suo documentario dedicato a suo nonno Gino Severini e per Sandro inizia un nuovo campo da esplorare: il documentario d’arte. L’incontro con Miuccia Prada e Carlo Bertelli, agli inizi degli anni Novanta, crea un sodalizio produttivo con i due mecenati attraverso la realizzazione di documentari dedicati a Eliseo Mattiacci, Nino Franchina, David Smith, Mark di Suvero, Anish Kapoor, Jannis Kounellis e diventa così celebre nell’ambiente dell’arte che il Moma di New York gli dedica una personale. Nel 1997 gira, in Francia, con Jean Rouch, suo antico maestro, una serie di piccoli film ispirati ai poemi del bisnonno materno Paul Fort e battezzati Ciné-poèmes. «Sandro era un amico meraviglioso, di rara eleganza di spirito. Aveva questo “cuore smisurato”, sempre pronto a battersi per i suoi “compagni”… L’altro ieri, il 21 febbraio 1998, alle undici del mattino, mi ha fatto l’ultimo regalo, il suo sorriso… Fu il mio “triste privilegio”» (Jean Rouch).
 
ore 19.00 Morire gratis di Sandro Franchina (1968, 72′)
«Morire gratis è morire per niente ma io non ho paura della morte… artista delegato, impotente, alcolizzato». Sono le parole di Franco Angeli, nella vita come nel film artista romano di piazza del Popolo, in viaggio on the road da Roma a Parigi in compagnia della sua ultima creazione artistica: una lupa capitolina. In netto anticipo rispetto a Easy Rider (la droga viene nascosta nel ventre della scultura, nel film statunitense veniva collocata nel serbatoio delle motociclette), Morire gratis è l’unico lungometraggio, mai distribuito, di Sandro Franchina. «Curioso road movie in anticipo sui tempi, anche se calato in un’atmosfera d’avanguardia anni Sessanta, con il frequente ricorso a voci fuori campo e musiche sarcastiche o stranianti. Il ritratto del maledetto senza perché, dell’annoiato post-Sartre e post-Camus, sa certo di letteratura: ma colpisce, oggi, il modo di raccontare fenomenologico, aspro, asciutto, che rischia anche la lungaggine per far entrare lo spettatore in una dimensione vagamente allucinata» (Mereghetti).
 
ore 20.45 Incontro moderato da Steve Della Casa con Alessandra Franchina
 
a seguire Kounellis di Sandro Franchina (1996, 60′)
Girato durante l’allestimento della grande mostra antologica di Kounellis al Museo Reina Sofia di Madrid, il film è una sorta di percorso iniziatico all’opera di questo grande artista. Si va infatti dalle primissime opere di Kounellis fino alle ultime, sempre seguendo il filo della sua ispirazione. Nessun commento, né parlato né musicale accompagna il film in cui le opere sono chiamate a parlare da sole.
 
Date di programmazione