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QUO VADIS? Al cinema nel cuore di Roma 2023
Tempio di Venere e Roma, accesso da piazza del Colosseo, Roma - 04 Luglio 2023 - 16 Luglio 2023
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4 – 16 luglio 2023
QUO VADIS? AL CINEMA NEL CUORE DI ROMA
UN GIRO DEL MONDO TRA FILM E CITTA’
Roma, Tempio di Venere e Roma
(ingresso libero, accesso da Piazza del Colosseo)

 

prenotazioni su eventbrite.it
https://www.eventbrite.it/cc/quo-vadis-al-cinema-nel-cuore-di-roma-2341089
20.30 accesso prenotati
20.50 scadenza prenotazione e inizio ingressi non prenotati
21.00 presentazioni dei film da parte di personalità del mondo del cinema e della cultura
21.30 inizio proiezioni
brochure sfogliabile
scarica la brochure in pdf

 Torna a Roma QUO VADIS? Al cinema nel cuore di Roma, la rassegna promossa da CSC – Cineteca Nazionale Parco archeologico del Colosseo. L’iniziativa sarà in programma dal 4 al 16 luglio 2023 nel Tempio di Venere e Roma (ingresso libero, accesso da Piazza del Colosseo).

Magica, sepolta, nuda, perduta, sommersa, dolente, spietata, amara, incantata. In oltre un secolo di cinema (e di titoli italiani, non sempre fedeli agli originali…) la città è stata tutto questo, e molto altro: il luogo del sogno e dell’incubo, della frenesia e della noia, del successo e dell’anonimato, della socialità e dell’alienazione. Ripresa dal vero o ricostruita in studio, immaginata o reale, spesso ha rubato la scena a storie, interpreti, autori: non solo una semplice scenografia, dunque, ma un precipitato di situazioni e sentimenti, possibilità e frustrazioni. Per celebrare questa straordinaria protagonista della storia del cinema, la seconda edizione di “Quo vadis? Al cinema nel cuore di Roma”, promossa da CSC – Cineteca Nazionale e Parco Archeologico del Colosseo, propone quest’anno, ancora una volta nel tempio di Venere e Roma, un autentico giro del mondo tra film e città. Un tour che tocca nove decenni (dal 1921 di Manhatta di Paul Strand e Charles Sheeler, primo film d’avanguardia del cinema americano, alla Tokyo di Lost in Translation di Sofia Coppola, datata 2003) e quattro continenti. Due le tappe italiane: la Roma visionaria e divagante di Federico Fellini, a cui non potevamo che affidare l’apertura, e la Napoli sfregiata dall’abusivismo di Le mani sulla città di Francesco Rosi. Le capitali obbligate del cinema ci sono (quasi) tutte: Parigi (prima del classico Cléo dalle 5 alle 7 di Agnés Varda, lo spericolato piano sequenza di C’était un rendez-vous, un Claude Lelouch in purezza), New York (al già citato Manhatta si affianca la dichiarazione d’amore di Woody Allen per la sua Manhattan), L.A. (Vivere e morire a Los Angeles di William Friedkin, a ricordarci che senza la città non ci sarebbe il poliziesco, né il noir), Londra (colta in piena “swinging era” dal Michelangelo Antonioni in trasferta di Blow-Up), Berlino (con il Muro che irrompe sul set di Uno, due, tre!, ma neppure la Storia riesce a sabotare una commedia di Billy Wilder). L’appuntamento col muto è affidato alla proiezione (con accompagnamento al pianoforte dal vivo) di Aurora di F. W. Murnau, la sfida senza tempo tra le tentazioni della metropoli e il valore catartico della natura. Tre scommesse a cui teniamo molto: Taipei Story di Edward Yang, un capolavoro del cinema taiwanese restaurato dal The Film Foundation’s World Cinema Project di Martin Scorsese, l’avventurosa Istanbul di Topkapi di Jules Dassin, divertissement dal cast stellare tutto da riscoprire in versione originale, e l’omaggio a due grandi cineasti africani, tra Dakar (Borom Sarret, nel centenario della nascita del senegalese Ousmane Sembène) e Il Cairo (Central Station, dell’egiziano Yusuf Shahin). Infine, con Mariupolis, il ricordo di Mantas Kvedaravičius, il filmmaker ucciso nel 2022 a Mariupol, una delle città martiri della guerra in Ucraina.  

IL PROGRAMMA
tutti i film sono in versione originale con sottotitoli italiani;
i film italiani in versione originale con sottotitoli inglesi

Martedì 4 luglio – ROMA
Roma – Federico Fellini, 1972, 119’

Mercoledì 5 luglio -NEW YORK
Manhatta – Paul Strand e Charles Sheeler, 1921, 10’
Manhattan – Woody Allen, 1979, 97’

Giovedì 6 luglio – TAIPEIT
Taipei Story – Edward Yang, 1985, 119’

Venerdì 7 luglio – BERLINO
Uno, due, tre! (One, Two, Three) – Billy Wilder, 1961, 110’

Sabato 8 luglio – TOKYO
Lost in Translation – Sofia Coppola, 2003, 104’

Domenica 9 luglio – ISTANBUL
Topkapi – Jules Dassin, 1964, 120’

Lunedì 10 luglio – NAPOLI
Le mani sulla città – Francesco Rosi, 1963, 107’

Martedì 11 luglio – SILENT CITY
Aurora (Sunrise: A Song of Two Humans) – Friedrich Wilhelm Murnau, 1927, 94’
Accompagnamento musicale dal vivo del M° Antonio Coppola

Mercoledì 12 luglio – DAKAR/IL CAIRO
Borom Sarret – Ousmane Sembène, 1963, 22’
Cairo Station (Bāb al-Hadīd) – Youssef Chahine, 1958, 74’

Giovedì 13 luglio – MARIUPOL 
Mariupolis – Mantas Kvedaravičius, 2016, 96’ 

Venerdì 14 luglio – PARIGI
C’était un rendez-vous – Claude Lelouch, 1976, 9’
Cléo dalle 5 alle 7 (Cléo de 5 à 7) – Agnès Varda, 1962, 90’  

Sabato 15 luglio – LOS ANGELES
Vivere e morire a Los Angeles (To Live and Die in L.A.) – William Friedkin, 1985, 116’

Domenica 16 luglio – LONDRA
Blow-up
– Michelangelo Antonioni, 1966, 112’  

 

I FILM

ROMA Federico Fellini, Italia/Francia 1972, col., 130’
Soggetto e sceneggiatura: F. Fellini, Bernardino Zapponi
Interpreti: Peter Gonzales, Fiona Florence, Marne Maitland, Federico Fellini, Anna Magnani, John Francis Lane, Gore Vidal, Britta Barnes
Nel 1939 un giovane di provincia, che Roma l’ha sempre solo fantasticata, giunge per la prima volta alla Stazione Termini; tre decenni dopo, quel ragazzo è diventato un regista, e con la sua troupe si aggira in città, cogliendo momenti, personaggi (su tutti Anna Magnani), libere associazioni. Frammentario e divagante, libero e personalissimo, il racconto ultimo e definitivo di «una città orizzontale, di acqua e di terra, sdraiata, (…) piattaforma ideale per dei voli fantastici» (Fellini dixit). Tra sogno e ricordo, mito e premonizione, un film all’epoca non del tutto compreso (ma che ebbe in Buñuel e Pasolini due sostenitori d’eccezione) che anticipa l’autobiografia di Amarcord e certi umori pessimisti, per non dire funerei, del Fellini che verrà. Dopo l’affresco della Dolce vita, un mosaico che oggi ci appare come l’unico ritratto possibile dell’Urbe e delle sue eterne contraddizioni.

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MANHATTA
Paul Strand e Charles Sheeler, Stati Uniti 1921, b/n, 12’
Antesignano delle “city symphonies”, Manhatta inaugura la stagione del cinema d’avanguardia negli Stati Uniti: dall’alba al tramonto, dal ferry per Staten Island ai grattacieli in costruzione, uno sguardo sulla New York degli anni ’20 ispirato (anche) all’omonima poesia di Walt Whitman.

MANHATTAN
Woody Allen, Stati Uniti 1979, b/n, 97’
Sceneggiatura: Woody Allen
Interpreti: Woody Allen, Diane Keaton, Meryl Streep, Mariel Hemingway, Michael Murphy
«New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata»: non solo un film – e che film! – ma anche un’autentica dichiarazione d’amore. Che vale doppio, se pronunciata nella più romantica delle commedie di Woody Allen, un girotondo sentimentale (ma mai melenso) illuminato dallo splendido bianco e nero di Gordon Willis, sulle note della “Rapsodia in blu” di Gershwin.

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TAIPEI STORY E
dward Yang, Taiwan 1985, col., 119’
Sceneggiatura:  Edward Yang, Hou Hsiao-hsien, Chu T’ien-wen
Interpreti: Hou Hsiao-hsien, Tsai Chin, Lai Teh-nan, Chen Su-fang, Wu Nien-Jen, Ko I-Chen
Al secondo lungometraggio, Edward Yang (caposcuola della new-wave taiwanese insieme a Hou Hsiao-hsien, qui per la prima volta anche protagonista, oltre che produttore) filma la radiografia di una città, di una relazione, di una società, tutte sospese tra passato e presente, tradizione e modernità: tra sogni americani e disfatte esistenziali, un film che raccontava globalizzazione e precarietà con vent’anni di anticipo, sullo sfondo di una Taipei iperrealista che dialoga a tratti, fors’anche inconsapevolmente, con la Roma di Fellini.

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UNO, DUE, TRE!
Billy Wilder, 1961, 110’
Titolo originale: One, Two, Three
Sceneggiatura: Billy Wilder, I.A.L. Diamond
Interpreti: James Cagney, Horst Buchholz, Pamela Tiffin, Arlene Francis Executive della filiale della Coca Cola a Berlino ovest, C.P.
MacNamara lavora per conquistare i mercati del patto di Varsavia, ma deve fare i conti con la figlia del capo, in visita da Atlanta, che perde la testa per un comunista di Berlino est. Nel 1961, mentre Billy Wilder sta girando nella capitale tedesca, le autorità della Repubblica Democratica costruiscono l’Antifaschistischer Schutzwall: il Muro fa il suo tragico ingresso nella Storia, e la Storia entra sul set, costringendo Wilder a ricostruire la Porta di Brandeburgo in studio, ma soprattutto a fronteggiare le incomprensioni di chi – all’uscita del film – gli rimprovererà che “ciò che a noi spezza il cuore, per lui è motivo di divertimento” (così la Berliner Zeitung). A sessant’anni da quei fatti, Uno, due, tre! ci appare oggi per quel che è realmente: non soltanto una farsa scatenata, a cui la prova virtuosistica (e autoironica) dell’ex “Piccolo Cesare” James Cagney dà l’acqua della vita, ma una satira in anticipo sui tempi che non risparmia niente e nessuno.

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LOST IN TRANSLATION
Sofia Coppola, Stati Uniti 2003, col., 104’
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Interpreti: Scarlett Johansson, Bill Murray, Anna Faris, Giovanni Ribisi
Un indolente attore in trasferta e una giovane donna appena sposata si incontrano a Tokyo: lui deve girare lo spot di un whiskey giapponese, lei accompagna il marito fotografo. Estranei in un Paese straniero, i due si incontrano per caso nella hall del Park Hyatt, e cercano insieme – tra le luci della città – una via di fuga, una distrazione, forse la comprensione che non hanno mai trovato. Un legame inatteso, tanto improbabile quanto sincero.

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TOPKAPI
Jules Dassin, Stati Uniti 1964, col., 120’
Sceneggiatura: Monja Danischewsky, dal romanzo “The Light of Day” di Eric Ambler
Interpreti: Melina Mercouri, Peter Ustinov, Maximilian Schell, Robert Morley
Strano tipo, Jules Dassin; o strana la storia del Novecento, che fa di un grande regista americano nato in Connecticut da una famiglia ebrea di origini russe un cosmopolita “per forza”. Dopo aver raccontato una New York “in nero” quasi neorealista (Città nuda), il maccartismo lo costringe a un esilio europeo che ci regala prima Rififi (il più bel noir della storia per Truffaut) e poi quest’altro coloratissimo film di rapina, citato in un lungo e largo dagli heist-movie dei decenni successivi: Topkapi, dal nome del museo di Istanbul preso di mira dalla banda di ladri più irresistibile della storia del cinema, capitanata dall’amore della vita del regista, la futura ministra della cultura greca Melina Mercouri. Ma a rubare la scena, come sempre, è quel genio di Peter Ustinov.

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LE MANI SULLA CITTÀ
Francesco Rosi, Italia 1963, b/n, 105’
Sceneggiatura: Francesco Rosi, Raffaele La Capria, Enzo Provenzale, Enzo Forcella.
Interpreti: Rod Steiger, Salvo Randone, Guido Alberti, Angelo D’Alessandro, Carlo Fermariello.
La città come campo di battaglia e di conquista, la Napoli degli anni della ricostruzione come scacchiera del potere corrotto. All’inizio c’è il crollo di un immobile e l’apparente caduta in disgrazia d’un costruttore: che però sa molto bene come si compra e ci si vende tra i banchi della politica locale, e stringendo molte mani sporche viene nominato assessore all’edilizia. Una parabola lampante sulla politica come arte della presa di potere: «Volevo mettere in evidenza quelle che erano le collusioni tra i vari poteri, tra potere economico e potere politico, rendere chiaro come una città fosse regolata da questo rapporto» (Francesco Rosi).

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AURORA
Friedrich Wilhelm Murnau, Stati Uniti 1927, b/n, 94’
Titolo originale: Sunrise – A Song of Two Humans
Sceneggiatura: Carl Mayer
Interpreti: Janet Gaynor, George O’Brien, Margaret Livingston
Al suo primo film americano, l’autore di Nosferatu racconta il vampirismo di una metropoli senza nome, incarnato da un’altrettanto innominata “Donna di città” seducente e tentatrice, modello di tutte le dark lady a venire. Vittima del suo fascino, il giovane contadino Ansass si convince a uccidere la moglie Indre, ma sul punto di commettere il delitto si pente. La riconciliazione avviene proprio in città, eppure il loro amore è ancora in pericolo… Tra i grandi capolavori della storia del muto, e quindi del cinema tutto, un film che sfrutta tutte le possibilità linguistiche di un’arte ancora giovane (e della fotografia post-espressionista di Charles Rosher e Karl Struss), portandole a una maturità espressiva che un secolo dopo lascia ancora ammirati.

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STAZIONE CENTRALE
Youssef Chahine, Egitto 1959, b/n, 74’
Titolo originale: Bab Al-Hadid
Soggetto e sceneggiatura: Abdel Hay Adib, Mohamed Abou Youssef
Interpreti: Youssef Chahine, Hind Rostom, Farid Chawki Alla stazione centrale del Cairo un venditore ambulante zoppo ed erotomane, Kanaoui, si consuma di passione per Hanouma, la bella venditrice di bibite che invece ha occhi solo per un bel facchino che milita nel sindacato. Ossessionato dal desiderio, Kanaoui farà precipitare la situazione nel dramma: tra pedinamento zavattiniano e improvvise accensioni “di genere”, Chahine (che si riserva lo sgradevole ruolo del protagonista) supera d’un colpo la rassicurante filmografia egiziana dell’epoca, con un film che gli costa contestazioni durissime prima di diventare, nel tempo, una pietra miliare del cinema arabo.

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IL CARRETTIERE
Ousmane Sembène, Senegal 1963, b/n, 22’
Titolo originale: Borom Sarret
Sceneggiatura: Ousmane Sembène
Interpreti: Ly Abdoulay Un giorno di lavoro nella vita di un carrettiere di Dakar che si improvvisa tassista, dal quartiere africano della Medina a quello francese del Plateau, dove un poliziotto gli sequestra il carretto, sua unica fonte di guadagno. Vi ricorda qualcosa? Il neorealismo di Ladri di biciclette, certo, ma anche lo stile scabro e diretto che Ousmane Sembène, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita, dimostra nei suoi romanzi. Il risultato è un capolavoro dell’allora nascente cinema africano, con un finale “femminista” affidato alle parole della moglie e tutto da riscoprire: «Questa sera avremo da mangiare».

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MARIUPOLIS
Mantas Kvedaravicius, Germania/Francia/Lituania/Ucraina 2016, col., 90’
Un uomo ripara la sua rete da pesca; due tram si scontrano: nessuno si fa male e i cavi vengono riparati il giorno. L’esibizione di un violinista commuove alle lacrime un gruppo di operai. Le bombe cadono in mare, senza che nessuno se ne accorga. La vita quotidiana a Mariupol, prima che l’invasione russa dell’Ucraina portasse la città sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo: una “sinfonia urbana” su cui incombe una guerra sempre più prossima, che sei anni dopo avrebbe ucciso Mantas Kvedaravicius, tornato in quei luoghi, tra quella gente, per continuare a raccontarli.

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C’ÉTAIT UN RENDEZ-VOUS
Claude Lelouch, Francia, 1976, col., 8’
Da Porte Dauphine al Sacré Cœur, passando per l’Arco di Trionfo, Place de la Concorde, il Louvre, l’Opera, la collina di Montmartre. In tempo reale, a tutta velocità, gli otto minuti più incoscienti della storia del cinema, con un finale “a sorpresa” in cui c’è tutto Lelouch.  

CLÉO DALLE 5 ALLE 7
Agnés Varda, Francia, 1962, b/n e col., 90’
Titolo originale: Cléo de 5 à 7
Soggetto e sceneggiatura: Agnès Varda.
Interpreti: Corinne Marchand, Antoine Bourseiller, Dominique Davray, Dorothée Blank, Michel Legrand, Loye Payen, Jean Champion, Jean-Pierre Taste, Renée Duchateau, José Luis de Vilallonga, Serge Korber, Raymond Cauchetier, Robert Postec.
Restaurato nel 2012 da Ciné Tamaris presso gli Archives Françaises du Film del CNC e Digimage, con il sostegno del CNC Alle 5 del pomeriggio, il 21 giugno 1961, Cléo scoppia a piangere da una cartomante. Attende il risultato di un esame medico. Ha paura di avere un cancro. Cléo esce. Tutti la guardano. Per novanta minuti, in mezzo a orologi a pendolo che segnano il trascorrere del tempo, non la abbandoniamo per un istante. Va in un parco a guardare gli alberi e incontra un soldato a fine licenza. La complicità che nasce tra i due, in questo momento pericoloso delle loro vite, placa Cléo. Lui l’accompagna all’ospedale prima di ripartire per la guerra d’Algeria. Vivono un momento di grazia nel giorno più lungo dell’anno. «Un ritratto di donna inserito in un documentario su Parigi, ma anche un documentario su una donna e l’abbozzo di un ritratto di Parigi» (Agnés Varda)

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VIVERE E MORIRE A LOS ANGELES
William Friedkin, Stati Uniti 1985, col., 116’
Titolo originale: To Live And Die In L.A.
Sceneggiatura: William Friedkin, Gerald Petievich
Interpreti: William L. Petersen, Willem Dafoe, John Pankow, Debra Feuer, John Turturro
Los Angeles: quando l’imprendibile falsario Eric Masters fa fuori l’agente Hart, il suo collega, Richard Chance, giura vendetta, a qualunque costo. Ma l’ossessione ha un prezzo, e lo trascina insieme al suo nuovo partner in una spirale pericolosa, dove la legge non conta più e la posta in gioco è la vita. A quindici anni da Il braccio violento della legge, William Friedkin vede e rilancia, firmando un caposaldo del neo-noir che ancora oggi sorprende per spettacolarità (vedere per credere l’inseguimento contromano) e pessimismo. E il cattivo interpretato da Dafoe fa più paura dell’Esorcista.

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BLOW-UP
Michelangelo Antonioni, Gran Bretagna 1966, col., 112’
Soggetto: dal racconto Las babas del diablo di Julio Cortázar.
Sceneggiatura: M. Antonioni, Tonino Guerra. Interpreti: David Hemmings, Vanessa Redgrave, Sarah Miles, Verushka, Peter Bowles, Jane Birkin Il primo film in lingua inglese di Michelangelo Antonioni è un’istantanea in presa diretta della swinging London, magnificamente esaltata dalle invenzioni cromatiche di Carlo di Palma: le mode giovanili, la musica e la contestazione, servono ad Antonioni per mettere in scena l’avventura di uno sguardo. Una fotografia scattata per caso rivela, ingrandita, le presunte tracce di un delitto. E l’incapacità dell’uomo contemporaneo, e dell’artista, di far presa sul reale. «Blow-up è un film che si presta a tante interpretazioni, perché la problematica cui si ispira è appunto l’apparenza della realtà. […] forse è come lo Zen: nel momento in cui lo si spiega lo si tradisce» (Michelangelo Antonioni)

 

QUO VADIS? Al cinema nel cuore di Roma

Roma, 4-16 luglio 2023
Tempio di Venere e Roma Ingresso libero fino a esaurimento posti – prenotazione consigliata su eventbrite.it
Accesso da Piazza del Colosseo dalle ore 20.30
I film saranno introdotti da esperti di storia antica e di cinema alle ore 21.00
Le proiezioni inizieranno alle ore 21.30
Tutti i film sono in versione originale con sottotitoli in italiano (o inglese per i film in v.o italiana)

Per informazioni:
www.fondazionecsc.it
Instagram: csc_cinetecanazionale Facebook: CSCcinetecanazionale
https://colosseo.it/evento/quo-vadis-2023/    

Date di programmazione