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Oltreconfine – 3+3 storie per il web
01 Febbraio 2018 - 01 Febbraio 2018
Il Goethe-Institut Italien, in collaborazione con la Deutsche Film und Fernsehakademie Berlin (Dffb) e il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo hanno lanciato un concorso di idee per giovani registi sul tema dell’arrivo e dell’accoglienza dei profughi in Europa. Ne è nata una web serie in sei puntate, di cui tre realizzate dagli studenti della Dffb di Berlino e tre da quelli del Csc di Palermo, grazie anche alla supervisione dei noti documentaristi Andres Veiel (Berlino) e Stefano Savona (Palermo) (l’ultimo film di Veiel Beuys è stata in gara al Festival di Berlino 2017).
 
ore 19.30 Filthy Maddening Race di Luca Capponi e Alessandro Drudi (2017, 6′)
Al confine tra Serbia e Ungheria centinaia di migranti provenienti dall’Est si ritrovano ammassati all’ombra di un muro, eretto unicamente per impedire il loro accesso in Europa. Viaggiano a piedi da mesi, spezzati dal freddo e dalla fatica, e ora che sta finendo l’inverno attendono solo il momento giusto per oltrepassare la rete. Quasi tutti vengono però riportati in Serbia, privati di speranza e dignità. A pochi metri dal muro, all’interno di un edificio abbandonato, un gruppo di siriani richiedenti asilo aspetta che venga chiamato il proprio numero da una infinita lista d’attesa. Durante il giorno due bambini vivono la stessa estenuante quotidianità dei genitori; il loro sguardo è maturo e segnato dalla guerra, pur riuscendo a mantenere quel riflesso di speranza ormai svanito dagli occhi degli adulti. Di notte il loro viaggio diventa un disegno che a sua volta si trasforma in sogno.
 
a seguire Houzayfa’s Items di Carlotta Berti, Virginia Nardelli, Alessandro Drudi (2017, 5′)
Scappando dalla guerra civile siriana, Houzayfa Faris ha dovuto lasciare la sua casa per sempre. È riuscito a portare con sé solo pochi oggetti in uno piccolo zaino. Cosa porteresti con te se dovessi lasciare la tua città in poche ore, senza la speranza di poter tornare indietro? A distanza di anni, questi oggetti potranno riconnetterti con un vecchio te stesso o saranno reperti archeologici di una vita perduta, ben sigillati sotto la polvere di un passato sepolto?
 
a seguire Mangos grow in winter di Benedetta Valabrega e Claudia Mastroroberto (2017, 6′)
Balde ha diciannove anni, viene dal Senegal e vive Palermo. A volte chiama la sua famiglia con carte telefoniche internazionali. Al telefono Balde segue i racconti sulla vita dei fratelli e dei nipoti, la loro routine quotidiana e tutto ciò che fa parte di questo mondo così diverso e lontano, ma pieno di affetto e supporto. Il telefono è il ponte tra la sua vita di tutti i giorni e questo irraggiungibile universo in cui vive la sua famiglia. Tuttavia, fare questo telefonate non è così semplice perché spesso non c’è la linea e il credito finisce rapidamente.
 
a seguire 175 km di Borbála Nagy (2017, 10′)
Un soldato al suo primo giorno di lavoro al confine tra la Serbia e l’Ungheria. Una storia di formazione con esiti negativi. Alpár è sempre stato un ragazzo obbediente. A 22 anni comincia a lavorare come soldato di confine. Il suo compito consiste nel coadiuvare i poliziotti, ormai al limite delle loro capacità, che sorvegliano la recinzione eretta al confine con la Serbia, con lo scopo di impedire ai migranti di entrare in Ungheria. Il film racconta il primo giorno di lavoro di Alpár, dal tentativo di nascondere le emozioni iniziali alle intimidazioni da parte dei colleghi più esperti e all’inserimento finale. Nell’arco della giornata, le sue idee di eroismo si troveranno a fare i conti con la deludente realtà della vita al confine.
 
a seguire Historia magistra vitaedi Tamara Erbe (2017, 5′)
Historia magistra vitae è il frammento di un ricordo della fuga, quella di Dara Mayer, croata di origini tedesche, che nel 1991 è scappata in Germania durante la guerra in Croazia. Historia magistra vitae – la storia è maestra di vita – è la massima da cui il film prende spunto per mostrare il percorso di una fuga e del successivo rientro in patria a partire da un ricordo personale. La memoria collettiva è più veloce nel dimenticare di quella personale. Alla fine, tuttavia, non restano che frammenti da rimettere insieme per poter aprire a nuove interpretazioni.
 
a seguire Sans Sommeil (Senza sonno) di Sarah Yona Zweig (2017, 5′)
Workshop di buto per donne in esilio. Buto è un genere di danza nato in Giappone durante l’occupazione americana seguita alla seconda guerra mondiale. Una danza di rivolta, una danza di tenebra, una danza di morte, una danza di pura vita, forma che resiste e immutabilità. «Sembra corretto ritenere che quanti creano arte in una civiltà di semi-barbarie, che ha privato così tanti di una casa, debbano essere essi stes­si poeti senza dimora e vagabondi del linguaggio. Eccentrici, scostan­ti, nostalgici, deliberatamente inopportuni…» (Georg Steiner). «L’esilio è singolarmente stimolante da pensare ma terribile da speri­mentare» (Edward Said).
 
ore 20.30 Incontro con Carlotta Berti, Luca Capponi, Alessandro Drudi, Tamara Erbe, Claudia Mastroroberto, Virginia Nardelli, Stefano Savona, Benedetta Valabrega
 
Date di programmazione