Masters of Horror: Nicholas Roeg
03 Giugno 2018 - 03 Giugno 2018
Ha inizio l’omaggio Dopo il curioso film collettivo Aria (1987), si prosegue con Walkabout (1971), la storia di una ragazza e del giovane fratello che, abbandonati nel deserto australiano, incontrano un aborigeno durante il proprio walkabout, un rito di passaggio all’età adulta in cui il giovane si allontana dalla propria comunità per sopravvivere da solo nel deserto. A concludere un capolavoro assoluto del genere thriller-horror, A Venezia… un dicembre rosso shocking, con un originalissimo uso del montaggio e un approccio impressionista alle immagini attraverso un uso ricercato del colore e della luce.
ore 17.00 Aria (1987, 99′)
Dieci registi (Robert Altman, Bruce Beresford, Bill Bryden, Jean-Luc Godard, Derek Jarman, Franc Roddam, Nicolas Roeg, Ken Russell, Charles Sturridge e Julien Temple) “interpretano” altrettanti brani musicali classici (Verdi, Lully, Korngold, Rameau, Wagner, Puccini, Charpentier, Leoncavallo). È stato presentato in concorso al Festival di Cannes 1987.
ore 19.00 Walkabout – L’inizio del cammino di Nicholas Roeg (1971, 98′)
«Parabola intensa e per niente semplicistica (sceneggiata da Edward Bond a partire da un romanzo di James Vance Marshall) sul confronto tra le culture e sull’educazione alla morte, inquietante e pervasa da un sottile erotismo. Visualmente mozzafiato: forse il miglior film di Roeg (qui anche direttore della fotografia), e l’unico dove il suo decorativismo non sia scollato dalla storia. Bella partitura di John Barry»(Mereghetti).
Versione originale inglese
ore 21.00 A Venezia… un dicembre rosso shocking di Nicholas Roeg (1973, 112′)
«Due coniugi inglesi (Donald Sutherland e Julie Christie) vanno in vacanza a Venezia per riprendersi dopo la morte della figlioletta. Lì, una medium afferma di essere in grado di metterli in contatto con la bambina. Il marito non ci crede (mentre la moglie sì), però si vede sempre più spesso seguito da una piccola figura vestita con un impermeabilino rosso uguale a quello della sua piccola morta. Quando riesce a confrontarsi con chi lo insegue, l’uomo si trova di fronte a una terribile sorpresa. La cosa più interessante di questo film è il modo particolarissimo di raccontare una storia non banale […]. Attento alle suggestioni della memoria e del rimpianto, Roeg mette in scena, da par suo, una delle più inquietanti ricerche del tempo perduto, tra parapsicologia e ossessione. Il tutto in una Venezia limacciosa e oscura nella stupenda fotografia di Anthony Richmond. Il finale può scontentare gli amanti della logica a ogni costo, ma è sorprendente e del tutto in linea con la inquieta visionarietà di Roeg. All’epoca fecero un po’ scandalo le scene d’amore tra Sutherland e la Christie e il film fu un buon successo di pubblico» (Salvagnini).