Licenza di graffiare. Il cinema di Pino Zac
30 Aprile 2013 - 30 Aprile 2013
«Nato a Trapani nel 1930, dopo un’infanzia trascorsa in Abruzzo si trasferisce presto a Roma in cerca di un lavoro. […] Inizia a collaborare a “Il Pioniere”, “l’Unità”, “Noi Donne”, finché nel 1953 viene assunto a “Paese Sera”, giornale dal quale Pino Zac comincia la propria ascesa artistica e professionale. Per il giornale romano crea il suo primo personaggio, Gatto Filippo, che costituisce ancor oggi una tappa importante nell’ingresso del fumetto, o più propriamente della striscia autoconclusiva, alle pagine di un quotidiano a diffusione nazionale. Gatto Filippo, commentando ogni giorno, per quasi otto anni, gli avvenimenti e il clima politico di un difficile periodo della storia italiana, era una presenza muta ma beffarda che riusciva ad esprimere le inquietudini e le aspettative di gran parte dell’opinione pubblica. Grazie al successo conquistato con Gatto Filippo, Zac comincia ad espandere le sue collaborazioni e la sua attività pubblicando alcuni libri, Rouge et Noir (1958), La cambiale, Pretesti (1959), volumetti agili e pungenti dai quali emergono immediatamente molte delle tematiche che ricorreranno in tutta la sua produzione satirica successiva. […] A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, Zac avvia anche una serie di importanti collaborazioni con alcune famose riviste satiriche europee. Nel 1955 è a Varsavia, dove disegna per la rivista satirica “Szpilski” una serie di vignette politiche “contro il capitalismo e la coercizione morale e materiale che ne deriva”; nel 1957 lo troviamo a Berlino per le scenografie di alcuni balletti, e l’anno dopo a Parigi, tappa fondamentale nella sua carriera artistica. Proprio qui, infatti, inizia la lunga collaborazione a “Le Canard enchaîné”, il popolare settimanale satirico francese, di cui diverrà uno dei principali autori ed animatori. […] Gli anni sessanta trovano ancora Pino Zac in giro per l’Europa, prima a Londra, dove partecipa alla fondazione della rivista satirica “Playtime” e collabora a “Private Eye”, e qualche stagione più tardi in Belgio, come disegnatore del settimanale “Pourquoi Pas?”, per il quale realizza numerosissime copertine. In questo stesso periodo Zac, alla ricerca di nuove vie espressive in cui riversare la propria carica artistica e satirica, approda al cinema d’animazione, di cui diventa uno dei più innovativi e fantasiosi maestri. […] Infaticabile fondatore di nuove testate satiriche, nel 1977 Pino Zac dà vita a “Il Quaderno del Sale”, dalle cui ceneri nasce successivamente “Il Male” (1978), certamente il settimanale satirico italiano che ha raccolto i fermenti più acuti e trasgressivi della nuova satira» (Franco Angelo Calotti e Cinzia Bibolotti, Pino Zac Mostre – Cinema – Incontri, Comune di Parma, 1986).
ore 16.30
Capriccio all’italiana (1968)
Regia: Steno, Mauro Bolognini, Pier Paolo Pasolini, Pino Zac [e Franco Rossi], Mario Monicelli; soggetto e sceneggiatura: Roberto Gianviti, S. Vanzina, Age & Scarpelli, Bernardino Zapponi, P. P. Pasolini, Cesare Zavattini; fotografia: Tonino Delli Colli, Silvano Ippoliti, Giuseppe Rotunno; musica: Ricky Gianco, Gianni Sanjust, Piero Piccioni, Domenico Modugno, Marcello Piombini, Carlo Savina; montaggio: Adriana Novelli, Nino Baragli; interpreti: Totò, Silvana Mangano, Renzo Marignano, Totò, Ninetto Davoli, Ira Fürstenberg, Walter Chiari; origine: Italia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; durata: 95′
«Vediamo Totò in una delle sue ultime interpretazioni, in quella di Jago nell’episodio di P. P. Pasolini liberamente tratto dall’Otello scespiriano e rappresentato come un’opera dei pupi davanti ad una squallida platea siciliana. Con lui recitano in un’ensemble gioiosa e patetica, Franchi e Ingrassia, Laura Betti, Domenico Modugno e l’immancabile Ninetto Davoli. […]. Steno, Monicelli e Bolognini sono gli autori degli altri “sketches”, da quello della bambinaia crudele (Mangano), della sposa gelosa (Furstenberg), della regina distratta (Mangano) una parodia evidentissima della regina Elisabetta in visita in uno Stato africano. E per finire un breve filmato a disegni animato da Zac graffiante come al solito» (www.anica.it).
ore 18.15
Pochi maledetti e subito di Pino Zac (1963, 10′)
a seguire
L’iradidio di Pino Zac (1964,11′)
a seguire
Italian motor lover di Pino Zac (1966, 10′)
a seguire
Italia sings ammore di Pino Zac (1966, 11′)
a seguire
Homo homini lupus di Pino Zac (1966, 14′)
a seguire
Concerto Chopin di Pino Zac (1968, 11′)
a seguire
Mes amours a Praha di Pino Zac (1968, 10′)
a seguire
Il dito dell’autorità di Pino Zac (1969, 12′)
a seguire
Homo telesapiens di Pino Zac (1969, 10′)
a seguire
Radice quadrata di Pino Zac (1969, 10′)
a seguire
L’ultimo pedone di [Pino] Zac e Miro [Grisanti] (1961, 14′)
a seguire
Uomo poveruomo superuomo di [Pino] Zac e Miro [Grisanti] (1962, 10′)