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La Svizzera vista attraverso il cinema italiano
17 Gennaio 2019 - 17 Gennaio 2019

Nell’ambito dell’esposizione cinematografica Backdrop Switzerland, la Svizzera vista attraverso un secolo di film stranieri, organizzata dall’Istituto Svizzero al Teatro dei Dioscuri di Roma fino al 30 gennaio 2019, si presentano due film del cinema italiano che vedono come protagonista la Svizzera e i suoi clichés, tra cui le banche, l’emigrazione e i paesaggi alpini. La commedia Sette uomini d’oro (1965) di Mario Vicario, edizione appena restaurata dal Csc, è un film d’azione che ci porta in una Ginevra di sapore vintage, dove l’oro delle banche fa sognare una banda di rapinatori internazionali a ritmo dello swing degli anni Sessanta. Pane e cioccolata (1973), film multipremiato di Franco Brusati con Nino Manfredi, affronta il tema dell’emigrazione italiana in Svizzera con momenti sia drammatici che umoristici. Il film ebbe un grande successo sia critico che popolare in Italia e in Svizzera per la sua sottile riflessione sui clandestini, tema sempre di attualità.

L’evento Backdrop Switzerland è curato dall’Istituto Svizzero, in collaborazione con Istituto Luce-Cinecittà, MIBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali, RSI – Radiotelevisione Svizzera, SRG SSR – Società Svizzera di Radiotelevisione, Cinémathèque Suisse, Comune di Minusio

ore 18.30 Pane e cioccolata di Franco Brusati (1973, 115′)
«Un italiano emigrato in Svizzera perde il permesso di soggiorno. Viene salvato da un industriale che, in crisi economica e sentimentale, si suicida. Lo sfortunato emigrato decide allora di fingersi svizzero. Qualcosa andrà male» (cinematografo.it). «Il film esplora, narrando le vicissitudini di un lavoratore italiano all’estero, il dramma degli emigrati; vittime di una società ingiusta (quella che li ha costretti a partire); immersi in un’altra che non lo è meno, anche se per altre ragioni, tra cui non ultima l’egoismo dei privilegiati; essi finiscono per aggiungere, alle difficoltà di vivere in ambienti socio-culturali del tutto diversi da quelli di origine, quella provocata da una vera e propria crisi di identità; solo restando se stessi e accettando di vivere e di lottare si può sperare in una società più giusta. Sotto i modi e i toni della commedia all’italiana, la vicenda è pervasa da un’amarezza che, pur non sfociando mai nel pessimismo, le consente di esprimere con ricchezza di idee e sincera partecipazione le sofferenze che la solitudine e l’estraneità infliggono agli emigrati. Ricco di trovate, abile (anche per merito del bravo interprete) nel passare senza stridenti contrasti dalla commedia al grottesco al dramma, il film soffre tuttavia di alcuni squilibri, di qualche dispersione e di spunti meno felici» («Segnalazioni cinematografiche»).
 
ore 20.30 Incontro moderato da Daniela Currò conJoëlle Comé, Marco Vicario
 
a seguire Sette uomini d’oro di Marco Vicario (1965, 91′)
«Ginevra, simulando lavori stradali, un’affiatata banda internazionale di sei ladri sottrae da una banca sette tonnellate d’oro. Alla spartizione del bottino una serie di reciproci inganni e tradimenti manda in fumo l’impresa. […] È il più scattante, divertente film italiano del decennio 1960-69 con la formula del colpo grosso. Le musiche di Armando Trovajoli con i Cantori Moderni di Alessandrini contribuiscono a dargli ginger. C’è un po’ di disordine nella conclusione moralistica. Molto venduto anche all’estero. Il suo grande successo concorse a un veloce seguito: Il grande colpo dei 7 uomini d’oro (1966)» (Morandini). Con Philippe Leroy, Rossana Podestà, Gabriele Tinti, Gastone Moschin, Dario De Grassi, José Suarez..
Date di programmazione