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Il cinema secondo Maurizio Ponzi. Franco Montini modera un incontro con Giuliana De Sio, Maurizio Ponzi, Piero Spila
20 Maggio 2019 - 20 Maggio 2019
Al cinema da giovani. Giudizi, amori, insofferenze in compagnia dei film più amati è un libro importante. Non solo perché l’autore è Maurizio Ponzi, indimenticato regista di tanti film di successo al cinema (Madonna che silenzio c’è stasera, Io, Chiara e lo Scuro, Son contento, tutti interpretati da Francesco Nuti, Qualcosa di biondo con Sophia Loren, Il tenente dei carabinieri con Enrico Montesano e Nino Manfredi, Noi uomini duri con Renato Pozzetto e Montesano, Il volpone con Paolo Villaggio, Enrico Montesano, Eleonora Giorgi, Enrico Maria Salerno, Renzo Montagnani, Alessandro Haber, Athina Cenci, Anche i commercialisti hanno un’anima con Pozzetto, Montesano e Sabrina Ferilli, Italiani con Giulio Scarpati e Giuliana De Sio) e in televisione (Il bello delle donne con Stefania Sandrelli, De Sio, Virna Lisi, Nancy Brilli). Ma anche perché Maurizio Ponzi nella sua vita ha avuto la ventura di scrivere con la carta e la pellicola, con buon successo, riuscendo quasi sempre a mischiare, come consigliava Godard, le due modalità: immaginare di fare del cinema scrivendo critiche, recuperare la critica e la riflessione teorica realizzando film. Di certo per lui il discorso con il cinema non si è mai interrotto. Da spettatore-bambino, onnivoro e instancabile, per cui tutti i film erano belli e meritavano di essere raccontati, fino a quando, giovane critico, ha cominciato a scrivere, frequentare festival, fare interviste. Un rapporto col cinema diventato, col tempo, più controllato ma dove la scelta di certi film e certi autori, denotano sempre uno spiccato gusto personale e soprattutto la voglia di andare oltre la mera funzione dell’analista o, peggio, del certificatore di qualità. Quando scrive di cinema Ponzi non si accontenta di quello che sta sullo schermo ma cerca di cogliere, quando è possibile, ciò che è detto di traverso o sottovoce e rischia quindi di passare inosservato o essere frainteso. È così quando parla delle “lentezze stilistiche” di Dreyer o delle gag “straniate” (extra genere) di Chaplin o del Godard montatore in lotta contro il Godard regista. Un modo di fare critica inusuale che merita di essere segnalato. Dal 1964 al 1970, collaborando con varie riviste («Filmcritica», «Cinema&Film», di cui è stato uno dei fondatori, «Cahiers du Cinéma») Ponzi ha scritto centinaia di testi, fra recensioni, saggi, interviste e interventi redazionali. In questo volume ne viene riproposta un’ampia selezione, in cui accanto a pezzi dedicati ai Maestri indiscussi (Chaplin, Dreyer, Rossellini, Lang, Welles, Hitchcock, ecc.) ce ne sono altri più laterali e sorprendenti (e sono quelli a cui l’autore tiene in modo particolare), dai capolavori colpevolmente misconosciuti ai film hollywoodiani frettolosamente etichettati come “commerciali”. Il libro scritto da un critico molto “speciale”, pronto a diventare un regista dall’itinerario artistico per molti aspetti esemplare.
 
ore 16.30 Roma ore 11 di Giuseppe De Santis (1952, 106′)
Una ditta cerca una dattilografa e moltissime ragazze rispondono all’annuncio. La scala crolla e una di loro muore. «In questa piccola folla il De Santis ha naturalmente individuato e sottolineato alcune figurine, dandocene sfondi e chiaroscuri. Nel film, come si usa dire, corale, spicca così questo piccolo coro; e gli episodi s’intersecano, ora amari, ora sardonici, talvolta con uno spento sorriso. Film composito, calcolato, previsto, con un’abilità talvolta sorprendente; e sono questa sicurezza e questa bravura a limitare l’umanità e il valore del film. Che è affastellato e al tempo stesso ordinato; con intarsi e imprevisti da caleidoscopio, e al tempo stesso chiarissimo; con toni d’arida cronaca, e qualche più profondo respiro» (Gromo). «Le due versioni dello stesso fatto di cronaca (De Santis e il Genina di Tre storie proibite) sono forse, nella loro capacità di ignorarsi, la prova maggiore di quanto vi è stato di grandezza nel cinema italiano tra gli anni Trenta e gli anni Settanta» (Germani).
«Anche se mi piacevano pure Anna Maria Ferrero, la Mangano, la Rossi Drago, da ragazzino la Bosè era l’attrice che preferivo in assoluto e ogni volta che c’era un film con lei correvo a vederlo. Cronaca di un amore l’avrò visto quattro-cinque volte, mia madre, che mi accompagnava, non ne poteva più. Per non parlare di Roma ore 11 che conoscevo a memoria» (Ponzi).
 
a seguire incontro moderato da Franco Montini con Giuliana De Sio, Maurizio Ponzi, Piero Spila. Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro di Maurizio Ponzi, Al cinema da giovani. Giudizi, amori, insofferenze in compagnia dei film più amati, Falsopiano, 2019.
Date di programmazione