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Il cinema di Gianfranco Pannone. 19 febbraio incontro moderato da Sergio Toffetti con G. Pannone, Tarek Ben Abdallah, Giovanni Fasanella, Roberto Silvestri
19 Febbraio 2009 - 22 Febbraio 2009

Raramente un allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia ha perseguito la strada del documentario con l’impegno e la dedizione di Gianfranco Pannone. Fin dagli inizi degli anni Novanta, quando ancora non si parlava di rilancio del documentario e le uniche prospettive per uno giovane erano quelle offerte dalla fiction, Pannone ha invece scelto un percorso del tutto personale, lontano dai minimalismi del cinema italiano reduce dai fallimentari anni Ottanta, guidato dal riflesso della memoria sulla realtà contemporanea. Comincia così il viaggio di Pannone nella Storia e nei suoi intrecci sociali e antropologici, avendo come coordinate il richiamo, sempre più urgente, del natio Sud (Pannone è originario di Napoli), come terreno di incontro e, purtroppo, anche di scontro, il peso incombente su di esso del fascismo, il dopoguerra, il falso mito del boom, il sindacalismo le lotte operaie, fino al problema attuale dell’immigrazione. Temi che ritornano su se stessi e si intrecciano da un documentario all’altro, tasselli di un mosaico mai composto definitivamente perché Pannone è sempre in viaggio e alla ricerca di nuovi spunti da approfondire e rimettere in circolo, attraverso nuove collaborazioni (il documentario come arte collettiva) e nuove formule produttive. In un contesto del tutto diverso da quello degli esordi, nel quale, grazie ai successi stellari di Michael Moore, al documentario arride un improvviso ritorno d’interesse, in virtù anche degli impulsi provenienti da una realtà sempre più caotica e difficile da decifrare. L’occhio del documentarista diventa quindi sguardo privilegiato che ha il dono di dilatare le prospettive degli spettatori.

Nel corso della retrospettiva sarà presentato l’ultimo, discusso, lavoro di Pannone, Il sol dell’avvenire, docufilm ideato, scritto e realizzato con Giovanni Fasanella, presentato al Festival di Locarno e alla Biennale, che dimostra, al di là delle polemiche, la vitalità del cinema documentaristico italiano e la sua capacità di confrontarsi con le pagine più buie della nostra Storia.
Retrospettiva a ingresso gratuito
 
giovedì 19
Memorie
ore 17.30
Sirena operaia (2000)
Regia: Gianfranco Pannone; voce narrante: Alberto Bellocchio; musica: Daniele Sepe; montaggio: Amato Mastrogiovanni; origine: Italia; produzione: Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico; durata: 54′
La fabbrica e gli operai, gli anni Sessanta e settanta, l’Autunno caldo e le vittorie sindacali, le stragi fasciste e il terrorismo, fino all’assassinio dell’operaio Guido Rossa per mano delle Br, visti attraverso gli occhi di un sindacalista della Cgil. Il racconto, affettuosamente ironico, è accompagnato dalle ricche immagini sulla contestazione studentesca e sulle lotte sindacali conservate presso l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico e dalle musiche di Daniele Sepe. Sirena operaia è tratto dall’omonimo racconto in versi di Alberto Bellocchio, edito da Bruno Mondadori.
Per gentile concessione dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
 
ore 18.30
Pomodori (Viaggio nell’identità italiana) (1999)
Regia: Gianfranco Pannone; ideato e scritto da Carlo Cresto-Dina, G. Pannone; fotografia: Tarek Ben Abdallah; musica: Ambrogio Sparagna; montaggio: Gianluca Quarto; origine: Italia/Germania/Olanda; produzione: Videa Documentary, Rai Tre, ZDF/ARTE, Avro; durata 53′
Un viaggio tragicomico lungo la penisola in quattro parti: da Foggia a Torino, passando per Fondi (Latina) e Parma. Coltivatori diretti in crisi economica, immigrati dal Sud nostalgici della loro terra, piccoli e ambiziosi industriali del pomodoro…, animano un paesaggio italiano in bilico tra vecchio e nuovo. «Un ritratto dell’Italia di oggi bello e veritiero» (Norma Rangeri). «In Pomodori più che i frutti del titolo, i veri protagonisti sono le persone che ci vivono intorno. Pannone, però, si tiene lontano dai primi piani di stampo televisivo e costruisce il film in piani lunghi, con uno straordinario senso di equilibrio dell’inquadratura, che ricorda le spaziose geometrie in cinemascope di certi film americani» (Enrico Pacciani, «Cineforum»).
Per gentile concessione di Videa
 
ore 19.30
Ferie – Gli italiani e le vacanze (2000)
Regia: Gianfranco Pannone; montaggio: Gianluca Quarto; musiche: Daniele Cesana; origine: Italia; produzione: Videa, Rai Tre, Istituto Luce; durata: 26′
L’Italia delle vacanze, popolari e snob, “caciarone” e alla moda. Un paese cresciuto troppo in fretta e per questo “un paese senza”, come titola un libro di Alberto Arbasino. Episodio della serie televisiva Gli italiani e… di Gianfranco Pannone e Vanni Gandolfo, andato in onda su Raitre nel dicembre 2003 con Cerimonie – Gli italiani, la Chiesa, lo Stato.
Per gentile concessione di Videa
 
a seguire
Cerimonie – Gli italiani, la Chiesa, lo Stato (2002)
Regia: Gianfranco Pannone; musica: Daniele Cestana; montaggio: Gianluca Quarto; origine: Italia; produzione: Videa, Rai Tre, Istituto Luce; durata: 26′
L’Italia dal dopoguerra agli anni Ottanta attraverso i suoi riti pubblici ed istituzionali: dalle inaugurazioni degli anni “felici” del boom agli eventi mondani e ai funerali di Stato. Il tutto attraverso una lettura ironica e dolorosa.
Per gentile concessione di Videa
 
ore 20.45
Incontro moderato da Sergio Toffetti con Gianfranco Pannone, Tarek Ben Abdallah, Giovanni Fasanella, Roberto Silvestri
 
a seguire
Una QUESTIone poco privata (Conversazione con Giulio Questi) (2007)
Regia: Gianfranco Pannone; fotografia: Antonio Covato; montaggio: Erika Manoni; origine: Italia; produzione: G. Pannone per Effetto Notte, Bruno Tribbioli e Alessandro Bonifazi per Blue Film, Rean Mazzone per Dream Film-Ila Palma; durata: 16′
C’è un nesso tra gli “spaghetti western” e la storia recente d’Italia? A vedere Se sei vivo spara, il film che Giulio Questi realizzò con Kim Arcalli nel 1966, sembrerebbe di sì. Tra il ’44 e il ’45, Questi combatté da partigiano sulle montagne del Nord Italia. In passato lui stesso ha dichiarato che alcune scene molto cruente del film si rifanno al suo legame con la Resistenza. In parallelo alla conversazione che il cineasta intavola con Pannone sulla genesi del suo unico film western, le immagini più cruente di Se sei vivo spara si intrecciano con alcuni brani tratti dai racconti di guerra partigiana scritti (e letti) dallo stesso Questi. «Nel 1998 ho girato il mio primo lungometraggio, L’America Roma, film dedicato agli Spaghetti western, che venivano spesso realizzati intorno alla capitale, e ai sui protagonisti, stunt-man “romani de Roma” in cerca di fortuna. Nè L’America a Roma provavo a cercare un nesso tra i messicani straccioni e rivoluzionari che quegli stunt-man interpretavano e i “brutti, sporchi e cattivi” delle borgate romane degli anni ’60. Poco tempo fa ho avuto la fortuna di conoscere Giulio Questi. Da molto tempo, invece, conoscevo e ammiravo il suo unico western, Se sei vivo spara. Pochi anni fa, fu proprio lui a dichiarare che le scene più cruente del film si rifanno alla sua esperienza di partigiano. Insomma, ancora una volta ho voluto insistere sul nesso che c’è tra alcuni film italiani di genere e la storia recente e spesso irrisolta del nostro Paese» (Pannone).
 
a seguire
Il sol dell’avvenire (2008)
Regia: Gianfranco Pannone; ideato, scritto e realizzato da Giovanni Fasanella, Gianfranco Pannone; fotografia: Marco Carosi; musica: Offlaga Disco Pax e Rudy Gnutti; montaggio: Erika Manoni; origine: Italia; produzione: Alessandro Bonifazi e Bruno Tribbioli per Blue Film; durata: 78′
Reggio Emilia, 1969. Un gruppo di ragazzi lascia la locale Federazione giovanile comunista, per dar vita, insieme ad altri coetanei di provenienza anarchica, socialista, cattolica, all’Appartamento, una comune sessantottina che insegue il sogno rivoluzionario e che vede nel partito comunista al governo della città il tradimento degli ideali partigiani e antifascisti appartenuti ai loro padri e nonni durante e dopo la seconda guerra mondiale. Dall’esperienza dell’Appartamento, di lì a due anni, usciranno alcuni fra i più duri brigatisti rossi degli “anni di piombo”: Alberto Franceschini, Tonino Loris Paroli, Prospero Gallinari, Roberto Ognibene, Renato Azzolini… Oggi, a ricordare quei giorni, in un ristorante che fu il luogo in cui si riunirono quelle che sarebbero diventate le Brigate rosse, sono tre di loro, tornati alla vita normale, Franceschini, Paroli e Ognibene. E a incontrarli, ci sono altri tre protagonisti di allora, che brigatisti, invece, non lo diventarono, Paolo Rozzi, Annibale Viappiani e Adelmo Cervi, tutti più o meno impegnati nella politica e nel sindacato. Con uno sguardo rivolto al quotidiano di questi testimoni del tempo e coinvolgendo altre figure interne al Pci e al mondo cattolico di quarant’anni fa, il film, liberamente tratto dal libro-intervista Che cosa sono le Br di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini, ricostruisce una vicenda politica poco conosciuta, in cui si scontrarono ferocemente alcuni giovani che poi scelsero la lotta armata e il Partito comunista, sempre più lontano dall’orbita sovietica e al quale, un po’ per volta, quei rivoluzionari sfuggirono di mano. «Il sol dell’avvenire analizza e “psicoanalizza” la stagione della lotta armata attraverso alcuni dei protagonisti “svezzati” nell’area di Reggio Emilia… Un film importantissimo e serio, da vedere» (Roberto Silvestri). «Il sol dell’avvenire è un film che pone domande sul passato, sconvenienti per i politici di destra e di sinistra» («Financial Times»).
Per gentile concessione di Blue Film
 
venerdì 20
A Sud!
ore 17.00
Ombre del Sud (1996)
Regia: Gianfranco Pannone; musica: Riccardo Giaggi; montaggio: Claudio Di Lolli; origine: Italia; produzione: Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico; durata: 73′
Antologia da Diari del Novecento. Un viaggio nel meridione d’Italia attraverso alcuni documentari realizzati tra gli anni Cinquanta e Sessanta, in parte prodotti dal Pci. Un ritratto dolente del Sud, in particolare del mondo agro-pastorale, sul quale il regista non nasconde il suo sguardo critico verso alcune vulgate della sinistra e del mondo cattolico. Era solo fatto di dolore il Sud del dopoguerra?
Per gentile concessione dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
 
a seguire
SonasòEpisodio n. 1: Marco (2007)
Regia: Gianfranco Pannone; ideato e scritto da Marco Fiumara, G. Pannone, Ambrogio Sparagna; fotografia: Pina Mastropietro; montaggio: Erika Manoni; origine: Italia; produzione: Barbarano Cinelab; durata: 26′
«L’episodio del giovane Marco alle prese con le sue zampogne è il primo di un progetto di film-documentario, Sonasò, sulla musica popolare nel Sud dell’Italia, ideato in quattro parti insieme a Marco Fiumara e Ambrogio Sparagna, con Marco Müller produttore, ahimè non andato più in porto. Due anni fa con un piccolo budget ho realizzato il primo episodio a Cassino, la città dove Marco, il protagonista, vive e lavora come ingegnere alla Fiat. Riuscirà o meno il nostro testimone a far conciliare la sua professione con l’amore per la zampogna e la musica di tradizione orale?» (Pannone).
 
a seguire
Così vicini, così lontani (1999)
Regia: Tarek Ben Abdallah, Gianfranco Pannone; scritto da T. Ben Abdallah, G. Pannone; fotografia: T. Ben Abballah; montaggio: Babak Karimi; origine: Italia; produzione: L’Altritalia Ambiente per Regione Siciliana; durata: 27′
La comunità tunisina di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, raccontata dai suoi giovani, in bilico tra desiderio di integrazione e legame con le proprie origini.
 
a seguire
Pietre, miracoli e petrolio (2004)
Regia Gianfranco Pannone; scritto da Giovanni Fasanella, G. Pannone; fotografia: Tarek Ben Abdallah, Alfredo Betrò; musica: Michele Sangiovanni, Ambrogio Sparagna; montaggio Erika Manoni; origine: Italia; produzione: Ready Made Films per Rai Tre, Rtsi, Regione Basilicata, Cem – Cinema & media; durata: 60′
Tre testimoni, Vittorio Prinzi Francesca Leggeri, Gianni Lacorazza, tre storie emblematiche della Val d’Agri, una piccola comunità della Basilicata alle prese con un fatto imprevisto: la scoperta di un imponente giacimento petrolifero. Evento eccezionale che, per uno strano scherzo del destino, si è verificato in una delle zone più povere e incontaminate della regione, proprio all’interno di un parco nazionale. La titolare di un’azienda agrituristica in guerra con l’Eni. Il sindaco di Viaggiano, il comune più importante della zona, per il quale il petrolio è invece un’opportunità di sviluppo. Ma possono convivere petrolio e ambiente? È la domanda a cui cerca di rispondere un giovane giornalista che ha deciso di non andarsene. «Un’opera ben fatta su un argomento di grande attualità: il petrolio. Ma più che una dissertazione sullo stesso, il documentario sposta la sua attenzione sugli effetti: dunque, i soldi e l’ambiente mutilato» (Lorenzo Leone, «CinemAvvenire»).
Per gentile concessione di Ready Made Films
 
ore 20.45
Cronisti di strada (2006/2007)
Regia: Gianfranco Pannone; ideato e scritto da G. Pannone, Paolo Santoni; fotografia: Tarek Ben Abdallah e Romano Montesarchio; musica: Daniele Sepe; montaggio: Federico Schiavi, Giuseppe Trepiccioni; origine: Italia; produzione: Rai Tre, Ready Made; durata: 45′ a episodio
Primo episodio: Se non si spara si fanno più soldi; secondo episodio: La guerra dei rolex; terzo episodio: Tutte le strade portano a Napoli.
La Napoli di oggi raccontata in particolare con gli occhi di due giovani giornalisti che lavorano in due piccoli quotidiani locali: Arnaldo Capezzuto, cronista di «Napolipiù», minacciato dalla camorra dopo essersi interessato della morte di Annalisa Durante, la ragazza uccisa a Forcella nel corso di una sparatoria; e Giancarlo Palumbo, cronista di «Cronache di Napoli», che indaga, tra mille difficoltà, sul giro della droga, vero e proprio business della città, provando a comporre una mappatura per quartieri dei clan dopo la faida di Scampia. Arnaldo medita di lasciare Napoli perché tollera a fatica l’ipocrisia e il cinismo che regnano sovrani sulla complessa composizione della città. Giancarlo, invece, soffre non poco i limiti che gli impone il suo giornale. Per entrambi il riferimento è un vecchio giornalista di cronaca nera, Giuseppe Virnicchi, che della camorra conosce ogni cosa. Dalle sue parole esce un quadro sconcertante della Napoli di oggi, all’interno del quale legalità e illegalità si incrociano senza tregua, anche perché la camorra investe i proventi della droga in attività pulite. Spesso le società che pagano le tasse, le società più in regola con lo Stato sono proprio quelle create dalla malavita organizzata. E la politica fa finta di niente. In primavera, nell’imminenza delle elezioni amministrative, il dibattito sul degrado cittadino è tutto concentrato sulla microcriminalità, il fenomeno che rischia di mettere in crisi una delle fonti di ricchezza della città, il turismo. A indagare sui fatti di piccola delinquenza all’interno del centro storico è Giuseppe Crimaldi, redattore quarantenne del quotidiano più importante della città, «Il Mattino». Intanto Desirée Klain, una giornalista free lance che abitualmente si occupa di cronaca di costume per il «Corriere del Mezzogiorno», organizza a Scampia un piccolo festival cinematografico, convinta che una Napoli migliore non possa che cominciare dalle periferie in abbandono. Ma a inizio autunno una serie di omicidi sanguinosi per mano di elementi impazziti della camorra rimettono Napoli al centro di un dibattito nazionale che sembra imprigionarla ancora una volta nel suo ruolo di città maledetta. Arnaldo e Giancarlo, negli ultimi mesi costretti a non esporsi troppo sul fronte della cronaca nera dai loro rispettivi direttori, tornano a occuparsi ancora una volta di camorra, sempre più coscienti che, malgrado tutto, la città non meriti di essere abbandonata. «Da buon documentarista Pannone non coltiva la pretesa di sceneggiare le vicende verso obiettivi precisi: basta raccontare, di solito, possibilmente da un punto di vista non scontato, e il senso è lì, che galleggia, basta vederlo e nuotarci… Il tutto in un contesto di racconto che si abbina in qualche modo al lavoro letterario di Saviano» (Antonio Dipollina).
Per gentile concessione di Rai Teche – Proiezione alla presenza del regista
 
sabato 21
Roma e dintorni
ore 18.00
Viaggio intorno alla mia casa (2000)
Regia: Gianfranco Pannone; fotografia: Tarek Ben Abdallah; montaggio: Alessandro Corradi; origine: Italia/Germania; produzione: Stefilm per ZDF/ARTE, Majade Film; durata: 32′
Uno dei cinque episodi che nel 2001 la tv franco-tedesca ARTE, in una Soirée tematique, ha dedicato al rapporto di cinque registi europei con il quartiere in cui vivono. Gianfranco Pannone si avventura lungo l’Appio Latino, tra il Parco della Caffarella e i palazzoni del sacco edilizio, per scoprire quanto a Roma il confine tra campagna e città sia labile. Ad accompagnarlo sono le suggestioni letterarie e cinematografiche di Pier Paolo Pasolini, che in quell’area, dove un tempo sorgeva un’immensa baraccopoli, girò La ricotta e trovò ispirazione per alcuni suoi versi. Passato e presente si intrecciano in un tutto che rende ancora una volta speciale la città eterna.
Per gentile concessione di Stefilm
 
a seguire
Lettera da Roma (1990)
Regia: Gianfranco Pannone; sceneggiatura: Francesco Bruni, G. Pannone; fotografia: Gianni Araldo; fotografia: Tarek Ben Abdallah; montaggio: Thomas Woschitz; origine: Italia; produzione: Csc; durata: 8′
Uno studente universitario scrive alla sua fidanzata e le descrive il Ghetto di Roma dove abita. Primo doumentario di Pannone, realizzato al Centro Sperimentale di Cinematografia.
 
a seguire
Bienvenue chez Giuseppe (2006)
Regia: Gianfranco Pannone; fotografia: Antonio Covato; montaggio: Sophie Routier; origine: Francia; produzione: Bruno Tribbioli per Blue Film, Les Films d’Ici per ARTE France; durata: 26′
Giuseppe è proprietario di una libreria che è nel cuore del quartiere ebraico di Roma. Per lui i libri (rigorosamente usati) sono importanti, ma ancor più lo sono le fotografie di famiglia d’ogni epoca e provenienza che da anni accumula senza tregua. Spesso Giuseppe è a caccia di foto, lo puoi incrociare di domenica a Porta Portese, fin dalle prime luci dell’alba, a rovistare tra le bancarelle. Le fotografie che considera più significative le cataloga per argomento e le mette in bella mostra nella libreria. Dietro la sua ossessione c’è forse una visione un po’ pessimista del mondo: attraverso le immagini fisse e rigorosamente amatoriali, Giuseppe sente di comprendere meglio l’umanità. Oltre le vecchie foto, a proteggerlo c’è anche l’antico Ghetto, dove passa gente d’ogni tipo, che il nostro protagonista osserva con una curiosità che non disdegna la pietas. Documentario per la serie Visages d’Europe.
 
ore 19.30
Gianfranco Pannone, un documentarista per caso (2008)
Regia: Elio Codeca; montaggio: E. Codeca; origine: Italia; produzione: Blue Film; durata: 45′
Un’intervista a Gianfranco Pannone che ripercorre vent’anni di attività.
 
ore 20.30
La giostra (1989)
Regia: Gianfranco Pannone; soggetto e sceneggiatura: Tarek Ben Abdallah, Francesco Bruni, Gianfranco Pannone, con la collaborazione di Luigi Guarnirei; fotografia: Tarek Ben Abdallah; montaggio: Marco Spoletini; interpreti: Enrico Lo Verso, Carolina Salomé, Alberto Molinari; origine: Italia; produzione: Csc, Arci-Cultura e sviluppo; durata: 18′
L’incontro, in una notte di Capodanno, di un immigrato tunisino, guardiano di una piccola giostra, e una ragazza di borgata. Tra i due potrebbe nascere qualcosa, ma l’alba, che giunge improvvisa, riporta entrambi alla realtà. Saggio di diploma di Pannone al Csc.
 
a seguire
Kelibia/Mazara (1998)
Regia: Tarek Ben Abdallah, Gianfranco Pannone; soggetto e sceneggiatura: T. Ben Abdallah, G. Pannone, Fathy Heddaoui; fotografia: T. Ben Abdallah, montaggio: Luca Benedetti; organizzazione generale: Bruno Tribbioli, G. Pannone; interpreti: Fathy Heddaoui, T. Ben Abdallah; origine: Italia; produzione: G. Pannone per Effetto Notte, L’Altritalia Ambiente; durata: 12′
Un motorista di peschereccio, emigrato dalla Tunisia a Mazara del Vallo, deve tornare a casa, nella sua Kelibia, a Capo Bon. Farà lo stesso mestiere che ha sempre fatto in Italia, ma a condizioni ben più svantaggiose, sebbene i datori di lavoro siano gli stessi. La differenza non è nella pelle, ma nel lavoro retribuito.
 
a seguire
Io che amo solo te(2004)
Regia Gianfranco Pannone; soggetto e sceneggiatura: Giulia Merenda, G. Pannone; fotografia: Tarek Ben Abdallah; montaggio: Erika Manoni; musica: Alessandro Molinari; interpreti: Cesare Bocci, Gianna Breil, Francesca Cuttica, Francesca Giordani; origine: Italia; produzione: Bruno Tribbioli e Alessandro Bonifazi per Blue Film; durata: 80′
Roma, primi mesi del 2003. Pietro, sposato con Roberta da vent’anni, è stanco della propria vita affettiva. Anche sul piano professionale si sente frustrato e disilluso. Ed è così che mette da parte la passione politica di un tempo e, complice un imprenditore senza scrupoli, intraprende una veloce scalata al successo. Dopo aver conosciuto una prostituta di alto bordo, Angela, che travolge la sua esistenza, Pietro si inventa una seconda identità. Sullo sfondo della guerra in Iraq, tra rimorsi e insuccessi personali, diviso tra Roberta ed Angela, Pietro non riesce a decidere del suo futuro e perde tutto. «Io che amo solo te, un titolo che ha il sapore di un’amara ironia (se si pensa anche alla famosa omonima canzone di Sergio Endrigo, cui fa riferimento), visto che il film tenta di afferrare senza indulgenze certi tratti salienti di deriva culturale e morale del nostro paese» (Antonio Medici).
Per gentile concessione di Blue Film – Proiezione alla presenza del regista
 
domenica 22
“americhe” e dintorni
ore 17.00
L’America a Roma (La vera storia dello “Spaghetti western”) (1998)
Regia di Gianfranco Pannone; scritto da Marco Fiumara, G. Pannone; fotografia di Tarek Ben Abdallah; musica: Alessandro Molinari; montaggio: Babak Karimi; interpreti: Guglielmo Spoletini (William Bogart), Remo Capitani (Ray O’ Connors), Gino Marturano (Jean Martin), Paolo Magalotti (Paul Carter), Giovanni Cianfriglia (Ken Wood), Franco Daddi (Frank Daddy), Mauro Mammatrizio (Victor Man), con la partecipazione di Peter Berling e Manolo Bolognini; origine: Italia; produzione: Mario Mazzarotto e G. Pannone per Intelfilm, Rai Cinema, in collaborazione con Rai Uno; coproduzione: Effetto Notte; durata: 78′
Gianfranco Pannone, rievocando la memoria cinematografica della sua infanzia, intraprende una ricerca sugli anni d’oro dello “spaghetti western” e va a trovare Guglielmo Spoletini, ex stuntman e attore col nome di William Bogart. Riuniti come ai vecchi tempi, Guglielmo e i suoi amici si lasciano andare ai ricordi della giovinezza. Con loro il regista ripercorre la Roma degli anni Sessanta fino ai giorni della contestazione giovanile, rispolverando anche un vecchio western italiano, Requiescant di Carlo Lizzani, con Pier Paolo Pasolini nei panni di un prete messicano rivoluzionario. In fondo la storia dei borgatari di Roma non è così diversa da quella dei messicani protagonisti di quei film girati in pochi giorni e a basso costo, sulle orme dei film di Sergio Leone. Carico di entusiasmo, Guglielmo ha l’idea di realizzare un western: la storia di tre cavalieri messicani che si perdono tra i palazzoni della Roma di oggi. E l’autore, convinto che l’idea del vecchio stuntman non sia del tutto irrealizzabile, riserva una sorpresa finale… «L’America a Roma è molto più di una piacevole sorpresa. In una palude di titoli che dovrebbero sancire il Rinascimento del cinema italiano… al giovane regista napoletano va senza dubbio il titolo di “cinerabdomante”. Perché? Per il semplice motivo che Pannone con la sua cinepresa fiuta ciò che è sincero, intenso e reale nella vita di Guglielmo Spoletini, ex stunt-man e attore di western con lo pseudonimo di William Bogart e a lui si aggrappa, quasi lo vampirizza» (Umberto Sebastiano, «Nocturno Cinema»).
 
ore 19.00
Piccola America (1991)
Regia: Gianfranco Pannone; scritto da Francesco Bruni, G. Pannone; fotografia: Tonino Mirabella; musica: Ambrogio Sparagna; montaggio: Marco Spoletini; origine: Italia; produzione: Effetto Notte, Csc, Regione Lazio; durata: 61′
Italia, primi anni Trenta. Migliaia di contadini, reclutati nelle regioni del Nord-est, lasciano la loro terra per lavorare alla bonifica delle Paludi Pontine. La “redenzione dell’Agro”, con la costruzione di cinque città nuove, diviene in breve tempo un vessillo della propaganda fascista. Mussolini promette a tutti un pezzo di terra e la gloria di aver partecipato a una storica impresa. Ma la realtà è ben diversa. La malaria, la fame e l’incubo della guerra (annunciata dalle riprese del film Scipione l’Africano a Sabaudia), attendono di lì a poco i coloni. Di fronte alla macchina da presa, gli ultimi superstiti di quella drammatica epopea raccontano in modo semplice e commosso un periodo cruciale della nostra storia.Barisone ha scritto a proposito della Trilogia dell’America: «Un mescolare Storia ufficiale e vicende personali, denso e affabulatorio; e insieme uno sguardo affettuoso, che fa sentire la presenza della macchina da presa, in una flagrante partecipazione del cineasta, non in qualità di demiurgo super partes, ma di un essere “testimone” che condivide nel corpo e nello spirito la condizione di quelli che filma».
 
a seguire
Lettere dall’America (1995)
Regia: Gianfranco Pannone; scritto da Paola Mascioli, G. Pannone; fotografia: Tarek Ben Abdallah; musica: Daniele Sepe; montaggio: Marco Spoletini, Alessandro Corradi; origine: Italia/Francia; produzione: Effetto Notte, Megaris, ARTE France; durata: 55′
1947, nella Napoli povera del dopoguerra un italo-americano, Nicola Rainone, torna a far visita ai familiari che non vede da più di vent’anni. Per i parenti napoletani zio Nicola diviene l’incarnazione del mito americano, anche grazie alle lettere, ai dollari e ai pacchi pieni di regali che continuano ad arrivare dopo il suo ritorno a Brooklyn. La facciata generosa di questi neoamericani che non hanno dimenticato il Paese d’origine, nasconde però un ricatto politico: “Lettere dall’America” è infatti il nome di un progetto del governo americano e della Chiesa cattolica d’oltreoceano mirato a influenzare il risultato delle elezioni del ’48. «Pannone rivela anche l’implacabile procedere della Storia, una battaglia in cui i vincitori e i vinti sono sempre gli stessi: perché in Italia come faceva dire Tommasi di Lampedusa ai suoi personaggi di cent’anni fa, “tutto deve cambiare, affinché tutto resti come prima”» (Barisone).
 
ore 21.15
Latina/Littoria (Una città) (2001)
Regia: Gianfranco Pannone; fotografia: Tarek Ben Abdallah; musica: Ambrogio Sparagna; montaggio: Luca Benedetti; origine: Italia/Francia/Svezia; produzione: Carlo Cresto-Dina e Serge Lalou per Fandango, Les Films d’Ici; produttori associati: Effetto Notte, Hysteria Film; durata 75′
Primi mesi del 2001: nell’imminenza delle elezioni nazionali che porteranno alla vittoria Silvio Berlusconi e la sua coalizione di Centro-destra, a Latina, un tempo Littoria, si consuma uno psicodramma politico denso di contraddizioni. Il sindaco fascista, Ajmone Finestra, ex ufficiale repubblichino, combatte la sua piccola battaglia d’onore contro gli alleati di Forza Italia, rei di osteggiare, in nome di pesanti interessi edilizi, il nuovo Piano regolatore della città. Con il sindaco, protagonisti del film sono un provocatorio scrittore marxista, Antonio Pennacchi, che ostinatamente vuole fare i conti con la scomoda storia fascista della città chiedendo che la si chiami di nuovo Littoria, e un battagliero consigliere comunale di sinistra, Antonio Visari, che prova a smascherare il doppio gioco del sindaco Finestra. A elezioni fatte, il Piano regolatore non sarà adottato per volere dei costruttori, il sindaco tornerà a governare con Forza Italia e lo scrittore sarà emarginato dal conformismo generale. «Nonostante la televisione e il mediocre giornalismo di inchiesta dei nostri giorni, il documentario rinasce, perché c’è chi ha ancora bisogno di investigare, conoscere, capire. Latina/Littoria è certamente il titolo più rappresentativo e più forte di questo benvenuto revival…Di tanti film come questo avrebbe bisogno il nostro cinema, la nostra cultura» (Fofi).
 
 
 
Date di programmazione