La rassegna costituisce parte di un’ampia costellazione di eventi voluta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in collaborazione con il Ministero della Cultura della Federazione Russa, l’Ambasciata Russa e la Fondazione Internazionale Accademia Arco, con il patrocinio del Comune di Roma e dell’Università di Tor Vergata, che prevede tre mostre tra Roma e Mosca, uno spettacolo teatrale al Teatro Valle e una tavola rotonda presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata.
Per quello che riguarda il cinema, in Russia Gogol’ offre lo spunto per opere filmiche fin dalle origini del nuovo mezzo. Tra gli esempi più antichi saranno presentati nella rassegna al Trevi Taras Bul’ba, del 1909 e Portret, del 1915, recuperati di recente nelle cineteche russe. Nel corso del Novecento, poi, i migliori registi e i più grandi attori europei si misurano con la sua opera. In questa rassegna si potranno confrontare le versioni cinematografiche russa e italiana del racconto Šinel’ (Il cappotto). Quella italiana, di Alberto Lattuada, del ’52, con Renato Rascel in una delle sue migliori interpretazioni, considerata un grande classico, precede di otto anni quella russa, diretta da Aleksiej Batalov, anch’essa un classico in Russia per l’altrettanto memorabile interpretazione di Rolan Bykov. In programma poi Anni ruggenti di Zampa, del 1962, liberamente ispirato all’Ispettore generale, che trasferisce la vicenda della commedia gogoliana in una cittadina pugliese nel ventennio fascista; la memorabile versione russa, Revizor, diretta da Vladimir Petrov nel 1952, è molto vicina all’originale e rimane a tutt’oggi il migliore adattamento mai realizzato. Libero adattamento è anche il film di Mario Bava, maestro dell’horror italiano, La maschera del demonio, fortunato esordio ispirato al racconto Il Vij, mentre l’omonimo film di Ptuško, Eršov e Kropačev, che fu visto in Unione Sovietica da più di 40 milioni di spettatori, è molto più fedele all’originale. La piccola selezione di film in programma dimostra come l’opera di Gogol’, a due secoli dalla nascita dell’autore, abbia rappresentato e continui a rappresentare una continua fonte di ispirazione per cineasti di tutto il mondo.
Il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale partecipa alle celebrazioni del bicentenario di Gogol’
01 Ottobre 2009 - 04 Ottobre 2009
Programma a cura di Lorenzo Pompeo – Rassegna a ingresso gratuito
giovedì 1
ore 18.00
Presentazione della rassegna e saluto dell’ambasciatore della Federazione Russa Aleksiej Meškov
ore 18.45
Taras Bulba (1909)
Regia: Aleksander Drankov; interpreti: Anisim Suslov, L. Man’ko, Černovskaja; origine: Russia; produzione: Atelier A. Drankov; durata: 7′
Prima e primitiva versione dell’omonimo racconto di Gogol’ diretta da un pioniere del cinema russo, di recente riscoperta e restaurata, rappresenta oggi più che altro una divertente curiosità e un interessante esperimento.
Accompagnamento musicale dal vivo del Maestro Antonio Coppola
ore 19.00
Portret (1915)
Regia: Wladyslaw Starewicz; interpreti: Andrej Gromov, Ivan Lazarev, V. Vasil’ev; origine: Russia; produzione: Atelier W. Starewicz; durata: 22′
Versione dell’omonimo racconto di Gogol’ diretta da un pioniere come Starewicz, considerato il padre della tecnica “stop-motion”. Riscoperto e restaurato di recente, il film è basato sul “trucco” del ritratto che si anima e prende vita, nello spirito vagamente circense che animava i pionieri del cinema.
Accompagnamento musicale dal vivo del Maestro Antonio Coppola
ore 19.30
Šinel’ (Il cappotto, 1959)
Regia: Aleksiej Batalov; sceneggiatura: Leonid Solov’ev; fotografia: G. Maranžjan; musica: N. Sidel’nikov; montaggio: I. Tarsanov; Interpreti: Rolan Bykov, Ju. Tolubeev, A. Ežkina, E. Ponsova, T. Tejch; origine: Unione Sovietica; produzione: Lenfil’m; durata: 70′
Il regista, al suo primo lungometraggio, era già un noto attore (sarà questa la sua attività prevalente, mentre come regista ha firmato solo tre film). I migliori talenti collaborarono a questo film: Rolan Bykov, uno dei più noti e amati attori del cinema sovietico, dotato di una straordinaria versatilità, che interpreta Akakij Akakievič, lo scrittore Leonid Solov’ev, che firmò la sceneggiatura, mentre il noto critico B. Ejchenbaum vi collaborò in veste di consulente. Lo spettatore avverte quell’atmosfera di oppressione che grava sul protagonista, sottolineata da un bianco e nero scuro, perfettamente calibrato sul clima severo e rigido di San Pietroburgo. Per questo è giustamente considerato un vero e proprio classico.
Versione originale con sottotitoli italiani
ore 20.45
Il cappotto (1952)
Regia: Alberto Lattuada; soggetto: dal racconto omonimo di Nikolaj Gogol’; sceneggiatura: A. Lattuada, Giorgio Prosperi, Giordano Corsi, Enzo Curreli, Luigi Malerba, Leonardo Sinisgalli, Cesare Zavattini; fotografia: Mario Montuori; scenografia: Gianni Polidori; costumi: Dario Cecchi; interpreti: Renato Rascel, Yvonne Sanson, Giulio Stival, Ettore G. Mattia, Giulio Calì, Olinto Cristina; origine: Italia; produzione: Faro Film, Messina, Titanus; durata: 107′
«Nel Cappotto […] vediamo, da un lato, feroci, inumani, corrotti, vanitosi, ipocriti volgari, i funzionari di uno spietato potere egemonico (e vestono i panni della borghesia, arrecano tutti i segni emblematici di questa classe); e dall’altro, oppressi e umiliati, popolani la cui miseria contrasta con la ricchezza e il fasto dei potenti borghesi, popolani la cui sete di giustizia è soffocata e i cui più elementari diritti di cittadino sono negati e vilipesi. […] Il cappotto di Carmine è ridotto a tal partito da non poter più sopportare nemmeno un rammendo. L’impiegato cercherà di ottenere un poco di tepore, e un poco di rispetto umano, e magari anche l’amore di un’affascinante e statuaria donna con un cappotto nuovo. Cercherà di ottenere felicità con una finzione: il “decoro”, rappresentato dal cappotto nuovo, dovrebbe servire a risparmiarlo dai sarcasmi e dagli insulti, far di lui un vero uomo. Questa finzione è per Carmine una realtà profondamente sentita, alla quale egli crede: per dirla con termine esatto, la sua alienazione» (Viazzi).
venerdì 2
ore 19.00
Šinel’ (replica)
ore 20.45
Anni ruggenti (1962)
Regia: Luigi Zampa; soggetto: Sergio Amidei, L. Zampa, Vincenzo Talarico; sceneggiatura: Ettore Scola, Ruggero Maccari, L. Zampa; fotografia: Carlo Carlini; scenografia: Piero Poletto; costumi: Lucia Mirisola; musica: Piero Piccioni; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Nino Manfredi, Gino Cervi, Salvo Randone, Michèle Mercier, Gastone Moschin, Rosalia Maggio; origine: Italia; produzione: Spa Cinematografica, Incei Film; durata: 110′
Film conclusivo della quadrilogia satirica sul fascismo di Zampa, Anni ruggenti racconta di Omero, un assicuratore sostenitore del fascismo che arriva in un paese di provincia della Puglia, Ostuni, e viene scambiato per un gerarca fascista in incognito… «Il lontano modello è L’ispettore generale (Revizor, 1836) di N.V. Gogol. Mette in valore Manfredi e il suo duttile gioco di rimessa e una compagnia di bravi attori tra cui spicca S. Randone» (Morandini). Vincitore della Vela d’Argento al Festival di Locarno nel 1962.
sabato 3
ore 19.00
Vij (Il Vij, 1969)
Regia: A. Ptuško, K. Eršov, G. Kropačev; sceneggiatura: A. Ptuško, K. Eršov, G. Kropačev; fotografia: V. Piščalnikov, F. Provorov; scenografia: N. Markin; costumi: Roza Satunovskaja; Musica: K. Chačaturjan; montaggio: R. Peseckaja, T. Zubova; interpreti: Leonid Kuravlev, N. Varlej, A. Glazyrin, N. Kutuzov, V. Zacharčenko, P. Veskljarov, S. Škurat; origine: Unione Sovietica; produzione: Mosfil’m; durata: 72′
Diretto da tre registi, Konstantin Eršov, Georgij Kropačev e Aleksandr Ptuško (i tre firmarono anche la sceneggiatura), il film, considerato il capostipite del genere horror nel cinema sovietico, si caratterizza per una cura meticolosa e colorita delle scenografie e nella descrizione dei pittoreschi usi e costumi del villaggio ucraino, dove è ambientata la storia. Nel finale la cosa più interessante sono senza dubbio gli effetti speciali, per l’epoca assolutamente straordinari, che resero Vij un vero e proprio film cult (in Unione Sovietica fu visto da oltre 40 milioni di spettatori).
Versione originale con sottotitoli italiani
ore 20.45
La maschera del demonio (1960)
Regia: Mario Bava; soggetto: da Il Vij di Nikolaj Gogol’; sceneggiatura: Ennio de Concini, Mario Serandrei; fotografia: M. Bava; scenografia: Giorgio Giovannini; musica: Roberto Nicolosi; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Barbara Steele, John Richardson, Andrea Checchi, Ivo Garrani, Arturo Dominici, Enrico Olivieri; origine: Italia; produzione: Galatea, Jolly Film; durata: 88′
Due viaggiatori nelle steppe russe fanno resuscitare la strega Asa, che ha il volto identico alla sua discendente Katia. La strega vampirizzerà quasi tutti i componenti della famiglia, cercando d’impadronirsi del corpo del pronipote. «Gli spettatori e i critici italiani dell’epoca furono ingannati dal genere, ma La maschera del demonio è un film di ambizioni alte, quanto poteva esserlo Il bacio della pantera di Tourneur. Bava rende significativamente omaggio a Nosferatu di Murnau nella sequenza della carrozza di Iavutich che attraversa il bosco. Ma girando in ralenti (al contrario di Murnau, che accelerava), Bava sottolinea anche la propria originalità nel momento in cui cita un’iconografia preesistente. Più che I vampiri, dove l’elemento orrorifico era ancora timido e necessitava per di più di una spiegazione naturalista, La maschera del demonio è il film che fa nascere l’horror italiano: un genere che durò fino al 1966 circa, mai destinato a grandi incassi, ma seguito (con maggiore entusiasmo) anche fuori dal nostro paese» (Pezzotta). «Il regista non lo volevo fare, perché secondo me il regista deve essere veramente un genio e poi stavo bene a fare il direttore della fotografia, guadagnavo un sacco di soldi. Anni prima avevo letto Il Vij di Gogol. Lo lessi ai miei figli a Silvi Marina, erano ancora piccoli e non c’era ancora la televisione. I due, poveretti, dalla paura dormirono in mezzo al letto. Siccome in quel periodo era uscito Dracula, pensai di fare un film del terrore. Venne fuori La maschera del demonio, de Il Vij era rimasto solo il nome del protagonista, era tutta un’altra storia. Cinque miliardi incassi in America e ho fatto il regista» (Bava).
domenica 4
ore 18.00
Revizor (L’ispettore generale, 1952)
Regia: Vladimir Petrov; sceneggiatura: Vladimir Petrov, dall’omonima commedia di Nikolaj Gogol’); Fotografia: Jurij Ekel’čik, Musica: Nikolaj Timofeev; montaggio: K. Moskvina; interpreti: Ju. Tolubeev, A. Georgievskaja, T. Nosova, P. Pavlenko, S. Blinnikov, M. Janšii, E. Garin, A. Polinskij; origine: Unione Sovietica; produzione: Mosfil’m, durata: 124′
La scelta di suggestive atmosfere drammatiche, la cura dei particolari storici al limite dell’ossessione e la propensione per la rievocazione monumentale ricca di elementi romantici fanno di Petrov uno dei più importanti registi del cinema sovietico. Questa versione del Revizor è una perfetta sintesi dell’arte di Petrov: Una trasposizione fedele all’originale, ma nello stesso tempo estremamente curata sia nella scenografia che nella recitazione degli attori, nella quale il passaggio dal teatro al cinema è risolto senza alcuna forzatura.
Versione originale con sottotitoli italiani
ore 20.30
Il naso (2003)
Regia: Francesco Lagi; sceneggiatura: Marianna Cappi, F. Lagi; fotografia: Christian Burgos Hurtubia; scenografia: Tommaso Ferraresi; montaggio: Danilo Torre; interpreti: Valeria Benedetti Michelangeli, Leonardo Maddalena, Alessandro Roja, Maurizio Tesei, Carolina Levi; origine: Italia; produzione: Centro Sperimentale di Cinematografia; durata: 14′
Un barbiere spazzando per terra trova un naso. Un attore si sveglia e si accorge che gli manca il naso. Un poliziotto indaga sulla misteriosa sparizione. Di chi è la colpa?
ore 21.00
La passeggiata (1953)
Regia: Renato Rascel; consulenza tecnica alla regia: Franco Rossi; soggetto: dal racconto La prospettiva di Nikolaj Gogol; sceneggiatura: Turi Vasile, Diego Fabbri, Ugo Guerra, Giorgio Prosperi, F. Rossi, Cesare Zavattini, Enzo Curreli, R. Rascel; fotografia: Vàclav Vích; scenografia: Gianni Polidori; costumi: Maria Rosaria Crimi; musica: Giovanni Militello; montaggio: Otello Colangeli; interpreti: Renato Rascel, Valentina Cortese, Paolo Stoppa, Giuseppe De Martino, Suzanne Levesy, Anna Maria Bottini; origine: Italia; produzione: Film Costellazione, Zebra Film; durata: 100′
«Giunto dalla provincia per fare l’istitutore in un collegio, timidone s’innamora di una prostituta e con grande scandalo generale la invita per una cerimonia. Tratta dal racconto La prospettiva (1835) di Nikolaj Gogol, diretta e interpretata da Rascel, è una commedia che riflette in pieno il tipo di comicità e di ambientazione piccoloborghese nelle quali eccelleva» (Morandini).
Il film sarà preceduto dal trailer in cui Rascel mostra alcune scene de La passeggiata estraendo fotogrammi dalle tasche, con la consueta simpatia.