Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia
12 e 13 maggio due incontri al cinema Trevi
Il doppiaggio nel cinema di Hollywood, questo è il titolo del volume di Massimo Giraldi, Enrico Lancia e Fabio Melelli che verrà presentato martedì 12 maggio dagli autori, insieme con Cristina Boraschi e Francesco Pezzulli. L’incontro sarà preceduto dalla proiezione dei film Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz (1950, 138′) e Duello al sole di King Vidor (1946, 119′). La serata si concluderà con la proiezione de Il sospetto di A. Hitchcock. Mercoledì 13 incontro con Adriano Aprà e Olimipia Carlisi, Sara Leggi, Patrizia Pistagnesi, Piero Spila e Simone Starace. A seguire: Olimipia agli amici (1970, 80′).
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CSC-Cineteca Nazionale. La programmazione al cinema Trevi maggio 2015
02.05.2015
Si è spento il 2 aprile 2015 a Porto, alla veneranda età di 106 anni, Manoel Cândido Pinto de Oliveira, il più importante regista portoghese e uno dei maggiori autori del cinema mondiale.
05.05.2015
07.05.2015
alle 20.45
l’Associazione Internazionale “Figli del Deserto
09.05.2015
10.05.2015
17.05.2015 alle 21.00
19.05.2015 – 24.05.2015
23.05.2015
24.05.2015
26.05.2015 – 27.05.2015
incontro con Leopoldo Siano,Giuseppe Luciano Cuomo, Pasquale Gerardo Santella, Paolo Speranza. Modera Franco Grattarola
28.05.2015 – 31.05.2015
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Dal 10 aprile al 9 giugno 2015, “Cine 60. Dieci anni di cinema italiano”, rassegna coorganizzata da Cineteca Nazionale e Palazzo delle Esposizioni
L’avventura
di Michelangelo Antonioni. Italia, Francia, 1960, 140′
Opera radicale che consacra Antonioni a livello internazionale quale artefice di un nuovo linguaggio cinematografico. Dalla misteriosa sparizione di una donna prende forma un “giallo alla rovescia”, senza soluzione, che svela l’impotenza umana di fronte alla scomparsa stessa dei sentimenti.
La dolce vita
di Federico Fellini. Italia, Francia, 1960, 175′
Capolavoro unico e inimitabile nella storia del cinema, che ha trasformato per sempre il nostro sguardo sul mondo e sul cinema: nel centro della decadenza contemporanea, una Roma caotica e dalla bellezza smagliante, il quotidiano si maschera di sogno e spettacolo.
Il bell’Antonio
di Mauro Bolognini. Italia, Francia, 1960, 103′
Tra millantato machismo e imbarazzante impotenza, Bolognini rilegge con sguardo lirico la Sicilia di Brancati e il suo teatrino di paradossi pirandelliani, con l’aiuto di Pasolini sceneggiatore, che fu tra i primi estimatori della pellicola per “la sua essenzialità, quasi grandiosa”.
di Florestano Vancini. Italia, 1960, 106′
Molto cinema dei primi anni ’60 torna a riflettere sull’antifascismo e la Resistenza: di questa nuova tensione critica, l’opera prima di Vancini sull’eccidio di antifascisti ferraresi rappresenta il risultato migliore, per la ricostruzione storica e il tono antiretorico.
Il rossetto
di Damiano Damiani. Italia, Francia, 1960, 94′
Perfetto esempio della grande stagione del giallo all’italiana, l’esordio di Damiano Damiani sorprende per lo scavo psicologico dei personaggi, attraverso il quale aggiorna l’esplorazione del costume e della sessualità in Italia.
Tutti a casa
di Luigi Comencini. Italia, Francia, 1960, 114′
Le crisi individuali e collettive successive all’armistizio del 1943 sono evocate con straordinaria umanità da Comencini, che segue l’evoluzione psicologica di un ufficialetto travolto dal disorientamento generale, nella magistrale interpretazione di Alberto Sordi.
17/04/2015 21:00
di Mauro Bolognini. Italia, 1960, 89′
Film di denuncia che unisce tre grandi della cultura dell’epoca: Bolognini, Pasolini e Moravia, che sceneggiarono il film dai racconti di quest’ultimo. Disoccupazione, truffe e prostituzione cadenzano la giornata di un borgataro, in una Roma sprofondata nelle trame di un potere occulto.
Rocco e i suoi fratelli
di Luchino Visconti. Italia, Francia, 1960, 175′
Capolavoro tra i più alti del nostro cinema, che unisce con straordinaria sapienza registica il racconto realistico al più cupo melodramma, le tensioni sociali ai sentimenti forti, sullo sfondo della città che tutto fagocita o tragicamente respinge.
Il vigile
di Luigi Zampa. Italia, 1960, 109′
Commedia di costume strepitosa, diventata oggetto di culto per generazioni di spettatori: l’indimenticabile vigile di Sordi incarna, attraverso l’implacabile moralismo satirico di Zampa, gli aspetti più deleteri della nostra vita pubblica.
I delfini
di Francesco Maselli. Italia, 1960, 103′
I delfini, la “gioventù bruciata” di casa nostra, consumano le loro vuote giornate in una ricca cittadina di provincia: amori, noia e mancanza di prospettive della generazione figlia del boom economico, la cui opacità Maselli condanna con sguardo critico.
I dolci inganni
di Alberto Lattuada. Italia, Francia, 1960, 95′
Catherine Spaak, debuttante strepitosa, presta il suo corpo sinuoso alla maturazione sentimentale di una ragazza di buona famiglia, assediata da uomini maturi emotivamente irrisolti. Lattuada, in netto anticipo sulla morale dell’epoca, indaga la perdita dell’innocenza contro il vuoto del mondo adulto.
La maschera del demonio
di Mario Bava. Italia, 1960, 88′
Genio creativo del cinema italiano, autore di culto e “maledetto”, oggi rivalutato dalla critica, Bava ci trascina nell’incubo con soluzioni sorprendenti che hanno fondato le regole di tutto il successivo linguaggio horror, come in questo capolavoro del genere, con l’emergente Barbara Steele.
Risate di gioia
di Mario Monicelli. Italia, 1960, 106′
Capolavoro da riscoprire di uno dei maestri indiscussi del cinema italiano, che unisce per la prima volta sullo schermo una coppia portentosa, Totò e Anna Magnani. Commedia amarissima, ma densa di gag e battute, su due derelitti di Cinecittà persi nell’odissea del Capodanno romano.
Banditi a Orgosolo
di Vittorio De Seta. Italia, 1961, 98′
Un pastore sardo braccato dalla polizia non ha altra strada che quella del banditismo. Sulla scia di un neorealismo rigoroso e documentario, De Seta traccia in immagini potenti il quadro di una società chiusa e immutabile, raggiungendo una drammaticità autentica.
La ragazza in vetrina
di Luciano Emmer. Italia, 1961, 92′
Il maestro di un neorealismo temperato realizza la sua opera più coraggiosa, affrontando temi scomodi come le condizioni disumane dei minatori e la prostituzione. Amarissimo e crudo, il film ebbe gravi problemi con la censura.
Il posto
di Ermanno Olmi. Italia, 1961, 93′
Un ragazzo lascia la campagna per il posto di lavoro in una grande azienda di città. Olmi trionfa al Festival di Venezia ottenendo il Premio della Critica, che coglie il talento nascente di un osservatore profondo e partecipe dell’Italia e dei suoi cambiamenti epocali.
La notte
di Michelangelo Antonioni. Italia, Francia, 1961, 122′
La crisi di una coppia è il tema di una delle opere più significative del cinema italiano del decennio, che, con L’avventura e L’eclisse, costituisce la cosiddetta trilogia dell’incomunicabilità: dolenti squarci, profondi e paralizzati, sulla malattia dei sentimenti e dei rapporti umani.
Divorzio all’italiana
di Pietro Germi. Italia, 1961, 105′
Mastroianni è l’indimenticabile barone siciliano che uccide la moglie orribile, architettando un falso “delitto d’onore”, per consolarsi con una splendida adolescente. Commedia dal successo straordinario, che ridicolizza l’arretratezza morale dell’epoca attraverso la farsa grottesca.
La ragazza con la valigia
di Valerio Zurlini. Italia, Francia, 1961, 121′
Elegia di un amore impossibile tra un ragazzo introverso e una donna matura. Zurlini spinge la sua straordinaria sensibilità fino ai margini celati dei sentimenti, cogliendone i trasalimenti e le cocenti delusioni, sullo sfondo opprimente della nascente società del benessere.
Il sorpasso
di Dino Risi. Italia, 1962, 108′
Capolavoro di Risi e commedia manifesto di una stagione: incontri e situazioni spinte al limite – come l’acceleratore della spider su cui i protagonisti attraversano il Paese – svelano il volto della nostra società più cialtrona, le cui bassezze il dirompente Gassman rende strepitose.
L’eclisse
di Michelangelo Antonioni. Italia, Francia, 1962, 125′
Antonioni prosegue l’introspezione nella crisi della coscienza contemporanea in questo ulteriore capolavoro, che non lascia speranza ad un’umanità disancorata, oppressa da una nostalgia indistinta e da un’organica incapacità ad agire.
Il Gattopardo
di Luchino Visconti. Italia, Francia, 1963, 186′
Sguardo definitivo sulla scomparsa di un mondo, nel passaggio dell’Italia all’Unità e all’era moderna. Dal romanzo di Tomasi di Lampedusa, Visconti ricava un capolavoro sontuoso, levando un canto funebre dalla bellezza smagliante, cadenzato sulla raffinatezza e la ricchezza della descrizione.
I mostri
di Dino Risi. Italia, Francia, 1963, 155′
Tra gli esempi più felici della nostra commedia, una strepitosa carrellata di personaggi grotteschi, pescati dalla felice mano registica di Risi direttamente nei viluppi dell’Italia del boom, messa alla berlina attraverso le maschere di Gassman e Tognazzi in stato di grazia.
I basilischi
di Lina Wertmuller. Italia, 1963, 83′
I basilischi sono dei vitelloni del Sud: figli di gente agiata che trascinano le giornate svogliatamente, incapaci di riscattarsi dalla monotonia. Piena di rigore e di propensione alla verità, l’opera prima della regista approfondisce l’indagine psicologica e sociale della realtà meridionale.
Le mani sulla città
di Francesco Rosi. Italia, 1963, 105′
Il maestro indiscusso del nostro cinema di impegno civile compone un’opera di lucida denuncia sulla speculazione edilizia, la corruzione ad essa connessa e lo scempio del territorio che affligge il nostro Paese a partire dagli anni ’60. Un capolavoro ancora di drammatica attualità.
RO.GO.PA.G.
di Jean-Luc Godard, Roberto Rossellini, Ugo Gregoretti, Pier Paolo Pasolini. Italia, Francia, 1963, 110′
Il bizzarro titolo deriva dalle iniziali dei cognomi dei registi dei quattro episodi, che offrono la loro personale visione sui condizionamenti dell’uomo nella società contemporanea e sull’angoscia per il futuro. L’episodio La ricotta è uno dei vertici della produzione di Pasolini.
Prima della rivoluzione
di Bernardo Bertolucci. Italia, 1964, 111′
Raccontando la crisi morale e sociale di un giovane borghese, Bertolucci perfeziona già al secondo film il suo stile libero, nuovo e personale, conquistando un posto di rilievo tra i grandi talenti del giovane cinema, che sta emergendo all’inizio del decennio.
La donna scimmia
di Marco Ferreri. Italia, Francia, 1964, 90′
Una donna con il corpo ricoperto di peluria viene esibita dal marito come fenomeno da baraccone. Il genio corrosivo del nostro cinema scava ai margini dell’umanità, dosando adesione emotiva e cinismo, crudeltà e sentimento, sorretto dalle prove superlative di Ugo Tognazzi e Annie Girardot.
Matrimonio all’italiana
di Vittorio De Sica. Italia, Francia, 1964, 104′
De Sica porta Filumena Marturano di Eduardo De Filippo sullo schermo, adattandola alla fisicità prorompente di Sophia Loren, capace di far innamorare lo spettatore con la sua sensuale bellezza e di commuoverlo attraverso l’intima adesione alla disperazione della protagonista.
La vita agra
di Carlo Lizzani. Italia, 1964, 104′
Licenziato da una società mineraria, Luciano si reca a Milano con scopi rivoluzionari, ma cede alle logiche di consumo e successo che divorano le coscienze dei suoi abitanti. Amara riflessione sulle macerie di valori, desideri e sogni causate dal boom economico.
Io la conoscevo bene
di Antonio Pietrangeli. Italia, Francia, Germania, 1965, 125′
Pietrangeli raggiunge il vertice della sua importante e breve carriera con questo strepitoso ritratto: grazie a una straordinaria Stefania Sandrelli, scava la psicologia di una donna ingenua e sfruttata, prodotto esemplare della sottocultura degli anni ’60.
I pugni in tasca
di Marco Bellocchio. Italia, 1965, 109′
L’esordio folgorante di uno dei nostri autori più anticonformisti ci immerge tra le pieghe di una famiglia distrutta dalla follia, svelando una sfiducia totale nella sopravvivenza dei rapporti umani. Il giovane regista osserva il nostro mondo cambiare e avviarsi verso la fine.
Signore & Signori
di Pietro Germi. Italia, Francia, 1966, 120′
Si ringrazia per la copia del film Luce Cinecittà e Dear Spa
Il maestro della commedia nera e cattiva, torna a colpire la vita della provincia ipocrita e bigotta, questa volta del Nord, con un capolavoro aspro e graffiante. Ritratto di una società chiusa e sorniona, tra chiacchiere e tradimenti, farse e tragedie coniugali.
Uccellacci e uccellini
di Pier Paolo Pasolini. Italia, 1966, 88′
La maschera tragicomica del grande Totò è la protagonista eccezionale e clownesca di questa favola surreale, accanto al volto sognante di Ninetto, interpreti di un insolito road-movie attraverso le macerie dell’umanità, paralizzata e abbrutita, alla fine di ogni illusione ideologica.
La battaglia di Algeri
di Gillo Pontecorvo. Italia, Algeria, 1966, 121′
Magnifica rievocazione della lotta per l’indipendenza algerina, che mostra una guerra di popolo, spiegando anche le ragioni del “nemico”, i francesi. Ottenne il Leone d’Oro alla Mostra di Venezia, per la grande potenza espressiva, sostenuta con il rigore del documentario.
Le stagioni del nostro amore
di Florestano Vancini. Italia, 1966, 93′
In crisi sentimentale ed esistenziale, un giornalista torna ai luoghi della giovinezza, alla fonte della sua esperienza umana e politica, che scopre oramai esaurita. Una questione privata che si allarga, con lucida prospettiva, alla delusione ideologica di un’intera generazione.
Il buono, il brutto, il cattivo
di Sergio Leone. Italia, 1966, 174′
Tre pistoleri si confrontano in una spietata caccia al tesoro nel memorabile epilogo della “trilogia del dollaro”, con cui Leone trasforma il West in personale teatro mitico: ironia, invenzione, senso dello spettacolo sostenuti dal leggendario commento musicale di Morricone.
Sovversivi
di Paolo Taviani, Vittorio Taviani. Italia, 1967, 97′
I cambiamenti della sinistra visti dietro le quinte di un evento epocale, i funerali di Togliatti nel 1964. Crisi ideologiche e personali di quattro militanti, tra i quali risalta un sorprendente Lucio Dalla, che raggiungono Roma per l’addio all’amato segretario e alla propria giovinezza.
La Cina è vicina
di Marco Bellocchio. Italia, 1967, 108′
Denuncia del trasformismo socialista, al centro della politica italiana di governo per i successivi vent’anni. Ritraendo in chiave grottesca i compromessi tra potere e sentimenti di borghesi e proletari, svela la fine delle opposizioni in nome della proprietà.
A ciascuno il suo
di Elio Petri. Italia, 1967, 93′
Trasposizione del romanzo di Sciascia, il primo tentativo di parlare di Mafia sul grande schermo è un capolavoro di grande coraggio civile, che ci immerge nella realtà di un paese pieno di misteri, trame, innocenti ammazzati e colpevoli al potere.
Galileo
di Liliana Cavani. Italia, Bulgaria, 1968, 108′
Nello scontro tra scienza e religione si riassume il dramma di Galileo Galilei, il grande scienziato del XVI secolo accusato di eresia per le sue scoperte rivoluzionarie. Un potente film biografico che trasforma la ricostruzione del passato in azione presente.
Dillinger è morto
di Marco Ferreri. Italia, 1968, 95′
Film di rottura del cinema italiano, capolavoro in equilibrio tra sperimentalismo e realismo: la noia del protagonista, che affronta con uguale impassibilità la preparazione della cena come l’omicidio, riflette l’irrimediabile perdita di senso e di contatto con la vita di un’intera civiltà.
Grazie zia
di Salvatore Samperi. Italia, 1968, 95′
Il cinema del periodo torna ossessivamente a rappresentare la famiglia alto borghese come teatro di alienazione, che corrode ogni energia vitale, come quella del giovane ribelle protagonista di questa pellicola, che fece scandalo per l’allucinante atmosfera di sensualità.
Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?
di Ettore Scola. Italia, 1968, 127′
Scola trascina i due irresistibili mattatori Sordi e Manfredi in un’improbabile avventura attraverso l’Africa. Attraverso i ritmi della commedia divertente e scanzonata, svela la crisi di valori della società italiana e il suo provincialismo arrogante.
La caduta degli dei
di Luchino Visconti. Italia, Germania, 1969, 156′
Corruzione, intrighi e decadenza di una dinastia di industriali sullo sfondo della salita al potere di Hitler. Visconti delinea il processo di nazificazione dell’alta borghesia tedesca intessendo letteratura, teatro e pittura in un affresco violento, lussureggiante e cupo.
Fellini Satyricon
di Federico Fellini. Italia, 1969, 127′
Rileggendo il celebre racconto di Petronio sulla vita nella Roma imperiale, Fellini materializza sullo schermo una straordinaria fantasmagoria di personaggi e ci regala una delle sue visioni più potenti e cupe sulla condizione umana, in precario equilibrio verso il disfacimento.
Il programma completo della rassegna sul sito del Palazzo delle Esposizioni
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