Corso Salani. Ai confini del cinema
05 Giugno 2014 - 07 Giugno 2014
Un omaggio necessario questo a Corso Salani, in occasione dei quattro anni dalla sua prematura scomparsa. Un’occasione per ricordare un regista più unico che raro all’interno del panorama cinematografico italiano. L’evento è organizzato dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Associazione Corso Salani, Cineteca Svizzera di Losanna, Pablo, Fuori Orario (Rai Tre), Vitagraph, Vivo Film.
«Non so se Corso sia stato proprio l’unico, ma sicuramente di registi come lui nel nostro paese ce ne sono pochi. Corso aveva scelto di portare la macchina cinema al suo grado zero. Dire che lavorava low budget e con un assetto produttivo leggero è quasi un eufemismo. Più gli anni passavano, più la sua scelta di eliminare qualsiasi sovrastruttura si è fatta radicale. Negli ultimi anni Corso ha lavorato quasi da solo: lui, un’attrice, una persona che faceva insieme il suono, l’aiuto regista, l’aiuto di produzione e poi la sua sceneggiatrice che collaborava anche al montaggio. Fine. Ogni possibile contributo in più lo considerava inutile e persino dannoso, rispetto alla riuscita del progetto. Dietro a questa scelta così estrema c’era prima di tutto un’enorme spinta di libertà: poter girare esattamente quello che voleva, come voleva, dove voleva, il prima possibile. Poter essere pronti sempre a raccogliere l’infinita gamma di possibilità che solo il reale ci offre. È chiaro che Corso i suoi film li pensava, li scriveva e poi li realizzava in funzione di questo modo di concepire il cinema. Si arrabbiava sempre quando si provava a forzare, a marcare la differenza tra realtà e finzione. La sua creatività si muoveva proprio nel chiaroscuro dello spazio che si apre in questo confine. Corso amava viaggiare, andare in posti sperduti, filmare i volti delle persone per strada, nei bar, sui mezzi pubblici, trovare le attrici per caso, fidandosi solo del suo istinto e delle emozioni che i loro volti, i loro occhi, i loro gesti gli suggerivano. Aveva una sconfinata passione per il mondo, per la sua bellezza, ma anche per la sua desolazione, per la sua tristezza quasi inesauribile. Gli interessava partire da questo materiale grezzo, non artefatto, per scatenare da qui e solo da qui, il gioco dell’immaginazione e delle possibilità. Dietro ogni sguardo, ogni espressione filmata, raccolta per un caso cercato con ostinazione, si celava per Corso una vita possibile, una storia, un sentimento da dilatare. Il cinema per lui era questo. Il confine tra cinema e vita tendeva a scomparire» (Marta Donzelli).
Rassegna a cura di Maria Coletti e Juan Francisco Del Valle Goribar
Un ringraziamento particolare a Margherita Salani
giovedì 5
ore 17.00 Gli occhi stanchi di Corso Salani(1995, 95′)
Una ragazza polacca decide di tornare a casa, dopo aver trascorso otto anni in giro per l’Europa. Il suo viaggio si consuma a bordo di un furgoncino e in compagnia di una troupe cinematografica che, durante il lungo percorso da Roma al Mar Baltico, girerà un documentario su di lei e sulla sua storia. Nel racconto la giovane descriverà i momenti più difficili della sua vicenda da quando, in Polonia, è stata coinvolta nel mondo della prostituzione, al suo arrivo in Italia tra violenza, sfruttamento e sopraffazioni di ogni tipo.
ore 19.00 Cono Sur di Corso Salani(1998, 109′)
Il film è al contempo un documentario, un road-movie e un diario di lavorazione. Lo spunto è il viaggio di una piccolissima troupe italiana da Buenos Aires alla Terra del Fuoco, alla ricerca di volti, storie e ricordi dell’emigrazione europea in Argentina. Lungo un percorso di 4.000 km il regista e i suoi collaboratori incontrano immigrati italiani, polacchi, olandesi, belgi, russi, croati, sloveni e spagnoli pronti a raccontare le proprie vicende. Ma, intrecciate alle sequenze documentarie, si trovano scene narrative attraverso le quali il film racconta la storia di un autore impegnato nella lavorazione di un film, mostrando i suoi sentimenti di distacco e nostalgia, i suoi rapporti con la troupe, il suo amore per una giovane donna. È finzione o realtà?
ore 21.00 Incontro con Margherita Salani e Gianluca Arcopinto (Pablo)
a seguire Occidente di Corso Salani(2000, 95′)
«È davvero interessante, ed encomiabile, il cammino che Corso Salani si è scelto all’interno del cinema italiano: dopo aver recitato per Marco Risi in due film come Il muro di gomma e Nel continente nero, accanto ad Abatantuono, avrebbe potuto tranquillamente fare l’attore nel cinema “commerciale”, invece ha scelto una strada più personale ed inquieta, a cavallo fra cinema narrativo e reportage d’autore. […] L’Occidente di Salani è una doppia illusione: per noi che sogniamo l’America, per Malvina che ha sognato (altrettanto vanamente) l’Italia. Un film su mille solitudini, una love-story reticente ambientata in una Terra di Nessuno dove politica, memoria, sentimenti sono azzerati. Una Terra di Nessuno chiamata Nord-Est, Italia» (Crespi).
Ingresso gratuito
venerdì 6
ore 17.00 Corrispondenze private di Corso Salani(2002, 100′)
«È come una lettera alla donna che ha ispirato i personaggi femminili di tutti i film precedenti: una sorta di omaggio, scritto nel tentativo di fermare e rivivere il ricordo di un incontro, attraverso i viaggi, i luoghi, le immagini, i volti e le parole delle attrici incontrate in questi anni» (Salani).
ore 19.00 Palabras di Corso Salani(2003, 92′)
Adela, giovane donna spagnola trasferitasi a Santiago del Cile per una compagnia ambientalista, cerca di impedire la costruzione di una diga. Alberto è un italiano che lavora per la ditta europea che vuole attuare quel progetto. Un anno dopo il loro incontro, Adela rievoca la storia d’amore con Alberto, raccontandola a due amiche. Un’intensa relazione che sfuma durante la bellissima scena di ballo finale.
ore 21.00 Il peggio di noi di Corso Salani(2006, 88′)
Dopo aver girato Palabras, Salani filma un atto d’accusa. Accompagnato dalle immagini del casting, delle prove, del set, si dipana un lungo monologo che mette alla sbarra l’attrice protagonista, Paloma Calle, e tutta la troupe, colpevoli di non aver compreso il profondo valore che quei momenti avevano per lui, l’intenso rapporto artistico e personale che lo legava a Paloma, contribuendo così ad allontanarla da lui. Il film è finito, ma le emozioni e i sentimenti che sono stati spesi non riescono a sfumare. I fotogrammi diventano lo sfondo di una lettera d’amore violenta e disperata, le parole il segno del tempo sciupato, dell’amarezza di ciò che poteva essere e non è stato. Dietro le immagini, sotto al monologo, nasce una riflessione sul cinema e sui diversi modi di “vivere di cinema”.
Copia in versione originale italiana con sottotitoli inglesi
sabato 7
ore 17.00 Confini d’Europa – Ceuta e Gibilterra di Corso Salani(2006, 54′)
a seguire Confini d’Europa – Imatra di Corso Salani(2007, 53′)
Il flusso interminabile del turismo di massa sembra aver raggiunto ormai qualsiasi
destinazione possibile, appropriandosi di ogni più remoto angolo della terra. Eppure
esistono ancora luoghi che resistono a questi assalti, perfino in Europa. Sono posti
dove convivono bellezze inaspettate, contraddizioni sociali, peculiarità geografiche.
E sono ignoti ai più. Confini d’Europa traccia un itinerario ideale attraverso aree marginali raramente sfiorate dall’attenzione collettiva, che mostrano un fascino segreto, una poetica intima, di “confine”. Corso Salani intraprende un viaggio alla scoperta di realtà incerte, dimenticate, per dar voce a luoghi e contesti particolari, a situazioni controverse, affascinanti per il loro essere “limite”, passaggio e ponte tra mondi e culture diverse. Ad accompagnare il regista nella sua ricerca c’è sempre una guida femminile coinvolta con i pretesti più disparati; una donna diversa per ogni episodio, il cui volto, i cui occhi, il cui sorriso sono indagati da uno sguardo che senza nessun pudore, millimetro dopo millimetro, si fa sempre più ravvicinato.
destinazione possibile, appropriandosi di ogni più remoto angolo della terra. Eppure
esistono ancora luoghi che resistono a questi assalti, perfino in Europa. Sono posti
dove convivono bellezze inaspettate, contraddizioni sociali, peculiarità geografiche.
E sono ignoti ai più. Confini d’Europa traccia un itinerario ideale attraverso aree marginali raramente sfiorate dall’attenzione collettiva, che mostrano un fascino segreto, una poetica intima, di “confine”. Corso Salani intraprende un viaggio alla scoperta di realtà incerte, dimenticate, per dar voce a luoghi e contesti particolari, a situazioni controverse, affascinanti per il loro essere “limite”, passaggio e ponte tra mondi e culture diverse. Ad accompagnare il regista nella sua ricerca c’è sempre una guida femminile coinvolta con i pretesti più disparati; una donna diversa per ogni episodio, il cui volto, i cui occhi, il cui sorriso sono indagati da uno sguardo che senza nessun pudore, millimetro dopo millimetro, si fa sempre più ravvicinato.
Il Regno Unito possiede Gibilterra, un minuto possedimento circondato dalla Spagna, che lo ha rivendicato sin dall’inizio. Oltre lo Stretto, nel continente africano, la Spagna possiede la città di Ceuta, interamente circondata dal Marocco. In Ceuta e Gibilterra è una giovane attrice madrilena a scoprire come si vive in questi luoghi così particolari. Sarà suo compito radunare quanti più spunti e suggestioni per costruire il personaggio di un ipotetico film a venire in quel confine d’Europa.
Imatra è una cittadina finlandese al confine con la Russia. La notizia più interessante riportata dalla guida turistica su questa amena località a pochi chilometri dal circolo polare artico è di avere dato i natali all’inventore di un rivoluzionario arnese per estrarre le interiora delle aringhe. Ma Imatra è anche «la capitale mondiale del tetrapak» e la sede di una delle più grandi acciaierie del mondo. Una terra di nessuno sospesa tra la ricchezza sonnolenta dei paesi scandinavi e gli stenti e le contraddizioni sociali di quel che resta dell’Unione Sovietica. In questo non-luogo, che sembra davvero fuori dal mondo, si è rifugiata Blanca, una giovane insegnante di spagnolo, nel disperato tentativo di sfuggire alla complicata fine della sua storia d’amore con il regista.
ore 19.00 Tre donne in Europa di Corso Salani(2004, 59′)
L’Unione Europea si è aperta verso Est e dieci paesi, che fino a pochi anni prima facevano parte di un blocco politicamente contrapposto, hanno ritrovato anche ufficialmente la loro radice europea, in molti casi mai abbandonata e solo per necessità sfumata. Dieci nuovi Stati, spesso poco conosciuti, trascurati, lontani per usi e costumi, per distanza geografica, per lingua e cultura, eppure vicini per una comune appartenenza continentale, per identici desideri e identiche necessità. Il documentario intende ritrarre la vita quotidiana di questi paesi attraverso il punto di vista di tre donne, nel tentativo di scoprirne gli aspetti meno evidenti eppure più ordinari, i lati più usuali eppure meno appariscenti. In Ungheria incontriamo una consulente finanziaria; in Polonia la maestra di sci di una nota località di villeggiatura; in Lettonia una disegnatrice di pupazzi per film d’animazione.
a seguire Le vite possibili di Corso Salani(2008, 50′)
Un film di volti femminili che parlano, e di un uomo, un regista, che le filma, le ascolta e le immagina. Alla fine del suo viaggio ai “confini dell’Europa”, Corso Salani rivisita il mito della passante à la Baudelaire, mettendolo in scena nei frammenti di vite reali raccolti nel suo percorso. Tra Moldova e Israele, Romania e Gibilterra, le tante donne incontrate durante questo viaggio agli estremi limiti dell’Europa, e che non hanno trovato ospitalità negli episodi della serie, vengono proposte secondo una chiave straniante, mescolate alle immagini delle loro terre. Intanto parlano la loro lingua, un femminile intraducibile, montato con le proiezioni del regista che orchestra le fila di un fitto monologo interiore, scisso tra desiderio, frustrazione e speranza.
ore 21.00 Incontro con Margherita Salani, Marta Donzelli, Gregorio Paonessa (Vivo Film)
a seguire Mirna di Corso Salani(2009, 75′)
C’è un posto nel mondo a cui ciascuno appartiene. È questo il posto che Mirna sta cercando, un luogo delle Ande dove una volta è già stata, che non sa più ritrovare, un pezzo di terra insignificante, ma che per lei vuol dire casa. È questo che la spinge ad abbandonare la sua città, Buenos Aires, troppo grande, troppo complicata per lei che la attraversa da un capo all’altro tutti i giorni per andare a rinchiudersi nel chiosco dove lavora, vendendo dolciumi e tabacchi, guardando la gente passare. È solo un lavoro come tanti, come mille altri che Mirna ha fatto per sopravvivere, sempre con quella voglia di andar via che cresceva e premeva, fino a diventare per lei impossibile da ignorare. Quando ormai ha già preso la sua decisione: partire, Mirna incontra Monica e tutto cambia.
Ingresso gratuito