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Cineteca Classic: François Truffaut
30 Gennaio 2013 - 30 Gennaio 2013
Dopo aver esplorato a lungo i film e gli autori che hanno reso grande il cinema italiano, Cineteca Classic si sposta sulla cinematografia straniera, con brevi ma accattivanti profili sui grandi autori del cinema mondiale. Si comincia con la Francia e precisamente con François Truffaut, uno degli esponenti di spicco della Nouvelle Vague. Sin da giovanissimo, grazie anche all’interessamento di André Bazin, si dedica al cinema, prima come critico, poi come regista. Dal 1954 al 1959 è critico militante, affermando con convinzione il principio dell’opera d’autore. Il suo pezzo più celebre, pubblicato su Arts, è considerato anche il manifesto della Nouvelle Vague. Come regista, accanto al ciclo di Antoine Doinel, alter ego del regista e interpretato da Jean Pierre Léaud, realizza una serie di film che, «assumendo come pretesto modesti testi romanzeschi, tentano il recupero del film di genere rifiutandone i codici e le strutture» (Sandro Toni). I protagonisti dei suoi film devono rimanere a galla nel tormentato fiume della vita, cercando di tutelare le proprie ambizioni libertarie, all’interno di una società che impone un’omologazione esistenziale. La signora della porta accanto (1981) è il ventesimo film di Truffaut, «il suo 6° film d’amore e, purtroppo, il penultimo. F. Ardant lo illumina come una fiamma bruna. È, a modo suo, anche un thriller: un film d’amore hitchcockiano. L’amore-passione in cifra quotidiana» (Morandini). Anche in questo caso troviamo Bernard e Mathilde che si sono amati con passione e si sono lasciati con rabbia. Un bel giorno, otto anni dopo, si ritrovano “felicemente sposati”. La passione si riaccende. Meglio il tran tran quotidiano o l’amour fou? L’ultimo metrò (1980) è invece una riflessione sull’artista in tempi d’emergenza, come in questo caso l’occupazione tedesca (siamo nel 1942!). Finalmente domenica (1983) è l’ultimo film del regista ed è un omaggio commovente e cinefilo al cinema nero hollywoodiano degli anni Quaranta, con quel bianco e nero, quel taglio delle inquadrature e quell’uso delle luci che ha reso un genere cinematografico nostalgicamente intramontabile.
 
ore 17.00
La signora della porta accanto (1981)
Regia: François Truffaut; soggetto: Suzanne Schiffman, Jean Aurel, F. Truffaut; sceneggiatura: J. Aurel, S. Schiffman, F. Truffaut; fotografia: William Lubtchansky; scenografia: Jean-Pierre Kohut-Svelko; costumi: Michèle Cerf; musica: Georges Delerue; montaggio: Martine Barraqué; interpreti: Fanny Ardant, Gérard Depardieu, Henri Garcin, Michele Baumgartner, Roger Van Hool, Veronique Silver; origine: Francia; produzione: Les Films du Carrosse, TF1 Films Production, Sapro Film; durata: 106′
Eros e Thanatos ancora una volta inscindibili sono i due poli tra cui si muove uno degli ultimi film di Truffaut, ambientato nella tranquilla provincia francese, tra villette e campi da tennis. Mathilde e Philippe si trasferiscono alla periferia di Grenoble e conoscono alcuni vicini, giovani coppie come loro, e tra questi: Bernard e Arlette. Dieci anni prima Mathilde e Bernard avevano vissuto una travolgente e dolorosa storia d’amore. I due riprendono a vedersi e diventano amanti. La loro relazione, però, li spinge verso una spirale di ossessioni e violente gelosie. «In realtà, nella semplicità dell’intrigo e degli elementi drammaturgici, nella trasparenza della messa in scena e nell’apparente assenza di stile di La signora della porta accanto si rivela oltre che il nostalgico ritorno di Truffaut al “classico” e a se stesso (ai suoi affetti e alla sua persona) anche la sicurezza dell’autore nella difficile arte di raccontare nitidamente e di semplificare in modo adeguato una storia molto complicata» (Pironi).
 
ore 19.00
L’ultimo metrò (1980)
Regia: François Truffaut; soggetto: F. Truffaut, Suzanne Schiffman; sceneggiatura: Jean-Claude Grumberg, F. Truffaut , S. Schiffman; fotografia: Néstor Almendros; scenografia: Jean-Pierre Kohut-Svelko; costumi: Lisele Roos; musica: Georges Delerue; montaggio: Martine Barraqué; interpreti: Catherine Deneuve, Gérard Depardieu, Jean Poiret, Andréa Ferréol, Paulette Dubost, Heinz Bennent; origine: Francia; produzione: Les Films du Carrosse, Sedif Productions, TF1 Films Production, Societé Française de Production; durata: 131′
Parigi è sotto l’occupazione nazista e la partenza dell’ultimo metro indica l’inizio del coprifuoco. I parigini però affollano cinema e teatro per esorcizzare la guerra. In uno di questi, il Teatro Montmartre, si stanno tenendo le prove del prossimo spettacolo, un’opera norvegese. L’attrice protagonista è Marion, moglie del regista, Lucas Steiner, ebreo, che ha fatto credere di essere scappato all’estero, ma, è invece nascosto nello scantinato del teatro, da cui segue e, tramite la moglie dirige, le prove. Il ruolo di protagonista è affidato al giovane Bernard, vicino alla Resistenza. Il microcosmo del teatro alle prese con il nuovo spettacolo si intreccia con le tragedie e i dolori della guerra. Marion e Bernard si innamorano e affrontano insieme la perquisizione della Gestapo, riuscendo a mettere in salvo Lucas. La prima dello spettacolo è un successo ma dopo poche repliche Bernard abbandona il teatro per unirsi ai partigiani. Dopo la guerra il sipario si riapre…. «Questo film è dedicato ad André Bazin, che ha imparato a “leggere il cinema” e lo ha insegnato agli altri, sotto l’occupazione, in quel tempo della crudeltà che il film evoca. Storia semplice e bella come un melodramma» (Sadoul).
 
ore 21.30
Finalmente domenica! (1980)
Regia: François Truffaut; soggetto: tratto dal romanzo di Charles Williams “The Long Saturday Night”; sceneggiatura: F. Truffaut , Suzanne Schiffman, Jean Aurel; fotografia: Néstor Almendros; scenografia: Hilton McConnico; musica: Georges Delerue; montaggio: Martine Barraqué; interpreti: Fanny Ardant, Jean-Louis Trintignant, Jean-Pierre Kalfon, Philippe Laudenbach, Philippe Morier-Genoud, Nicole Félix; origine: Francia; produzione: Les Films du Carrosse, Films A2, Soprofilms; durata: 111′
Ultimo film di Truffaut e evidente omaggio al noir hollywoodiano anni quaranta. Julien Vercel è accusato di aver ucciso prima l’amante della moglie e poi la moglie. Si nasconde nel suo ufficio e viene aiutato dalla sua segretaria, Barbara, innamorata segretamente di lui. Mentre lui rimane nascosto, è lei che risolve l’intrigo muovendosi negli ambienti della malavita di Marsiglia. «Nel suo ultimo film, una sorta di impossibile omaggio alla commedia giallo-rosa hollywoodiana in versione thriller, “la trama è condotta, passo passo, dall’immaginazione di una donna”(Truffaut). Letteralmente: il primo dettaglio del film che risale alla memoria è il continuo ticchettio della camminata dell’Ardant. All’inizio della nouvelle vague Jeanne Moreau (in Ascensore per il patibolo) deambulava erraticamente per salvare il proprio amante, venticinque anni dopo il critico-autore più rappresentativo del movimento è ancora pieno di stupore e amore dietro una donna che, con una falcata ansiosa e determinata, si fa in quattro per amore di un uomo, in una città illuminata come negli anni quaranta» (Malanga).
 

 

 

Date di programmazione