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Florestano Vancini: (breve) cronaca di un autore inattuale
31 Gennaio 2013 - 31 Gennaio 2013

Ritorniamo a ripercorrere il cinema di Florestano Vancini, al quale già abbiamo reso omaggio assieme a Pietrangeli e Zurlini, in un’ideale sconfinamento dalle traiettorie consolidate della nostra cinematografia. A cinque anni dalla scomparsa del regista, l’opera di rimozione si è realizzata e Vancini è ormai un nome inattuale, pronto ad essere snocciolato in una di quelle elencazioni che tanto piacciono ai compilatori del cinema italiano. Con un unico problema: dove collocarlo? Con Rosi, Petri e Damiani o con il solo Zurlini? In quale lista e posizione chiudere la pratica Vancini? Partendo, invece, dalla minuziosa esplorazione dell’universo vanciniano compiuta da Fabio Micolano per il documentario dal titolo emblematico Florestano Vancini: cronaca di un autore che i libri di cinema non hanno sufficientemente apprezzato, e attraverso la visione di due film che presentano una controlettura di fatti storici, si gettano qui, invece, le basi per un (ri)approfondimento, che necessariamente deve prendere le mosse dalla cinematografica Ferrara, dai documentari, dalla dialettica, sempre viva, con la Storia, dalla duttilità culturale di un regista che non ha mai smesso di essere, prima di tutto, un uomo.

 
ore 17.00
La lunga notte del ’43 (1960)
Regia: Florestano Vancini; soggetto: dal racconto Una notte del ’43 di Giorgio Bassani; sceneggiatura: F. Vancini, Ennio De Concini, Pier Paolo Pasolini; fotografia: Carlo Di Palma; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Pier Luigi Pizzi; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Belinda Lee, Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Andrea Checchi, Nerio Bernardi, Gino Cervi; origine: Italia; produzione: Ajace Produzioni Cinematografiche, Euro International Film; durata: 106′
Nel novembre del ’43 un fascista fa ammazzare il console di Ferrara, facendo ricadere la responsabilità del delitto sugli antifascisti. Riesce così a riappropriarsi della carica di dirigente provinciale del partito e far fucilare alcuni noti antifascisti. Quindici anni dopo i fatti riemergono dall’oblio… Pestelli salutò con entusiasmo l’esordio del regista: «Esordienti così preparati non possono che far del bene al nostro cinema». «Rispetto all’opera letteraria sono stati aggiunti dei personaggi, inesistenti nel racconto; inoltre il finale è completamente diverso. Non si tratta di una ricostruzione storica rigorosa, ciò nonostante il massacro di cui si parla accadde realmente. Io stesso vidi quei corpi: avevo diciassette anni, stavo andando a scuola in bicicletta, quando sentii dire che in centro c’erano dei morti. Questo è quello che è vero storicamente, tuttavia Bassani ne ha fatto una rielaborazione abbastanza libera; il farmacista protagonista della vicenda, ad esempio, nella realtà non esiste» (Vancini).
 
ore 19.00
Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato (1971)
Regia: Florestano Vancini; soggetto: Benedetto Benedetti, Fabio Carpi, F. Vancini; sceneggiatura: Nicola Badalucco, F. Carpi, Leonardo Sciascia, F. Vancini; fotografia: Nenad Jovicic; scenografia: Mario Scisci; costumi: Silvana Pantani; musica: Egisto Macchi; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Ivo Garrani, Mariano Rigillo, Filippo Scelzo, Radan Kukic, Loris Bazzocchi, Anna Maria Chio; origine: Italia/Jugoslavia; produzione: Alfa Cinematografica, Rai, Histria Film; durata: 131′
Dopo l’impresa dei Mille, nella cittadina siciliana di Bronte la situazione non cambia. Un avvocato liberale cerca di procedere alla riforme e a riportare l’uguaglianza, mentre un carbonaro, insieme ai suoi picciotti, semina violenza. Il generale Bixio si reca a Bronte per spegnere i focolai di rivolta. «La cosa curiosa è questa: pur essendo girato nel ’70, Bronte era stato scritto dieci anni prima. Se lo avessi girato nel ’61, addirittura prima de La banda Casaroli, avrebbe avuto un impatto completamento diverso. Invece esce nel ’72, in una fase difficilissima per il paese, contraddistinta dall’estremismo di sinistra» (Vancini).
 
ore 21.00
Incontro moderato da Italo Moscati con Giuliano Gemma, Carlo Lizzani, Fabio Micolano, Morando Morandini, Franco Nero
 
a seguire
Florestano Vancini: cronaca di un autore che i libri di cinema non hanno sufficientemente apprezzato (2008)
Regia: Fabio Micolano; soggetto: F. Micolano; fotografia: F. Micolano; musica: Fabrizio Gatti; montaggio: Silvio Di Nicola; origine: Italia; produzione: Micol Productions; durata: 75′
Viaggio attraverso incontri, testimonianze, vecchi filmati e interviste inedite per restituire quanto finora non è stato riconosciuto a Florestano Vancini. Le dichiarazioni di critici (Tullio Kezich, Gian Luigi Rondi, Morando Morandini, Italo Moscati e Paolo D’Agostini), di cineasti (Francesco Rosi, Carlo Lizzani, Citto Maselli) e i ricordi, fra gli altri, di Gastone Moschin, Franco Nero, Massimo Ghini, Lisa Gastoni, Giuliano Gemma contribuiscono a ripercorrere la carriera del regista ferrarese che ha saputo interpretare la scuola neorealista, di cui era erede, con un personalissimo stile di denuncia. Il profilo che emerge, arricchito da incontri ripresi al Torino Film Festival e alla Casa del Cinema (in cui lo stesso Vancini racconta i numerosi sforzi e aneddoti legati alle lavorazioni dei suoi film), è quello di un autore che ha dovuto imporsi per far rispettare il suo pensiero, pagando spesso la sua onestà intellettuale e il carattere poco incline alla mondanità. «Nel 2003 ho preso parte a E ridendo l’uccise che segnava il ritorno sul grande schermo, dopo quasi vent’anni di assenza, di Florestano Vancini. Da quella collaborazione è nata un’amicizia che superava il rapporto professionale. Le lunghe giornate trascorse assieme a lui mi hanno fatto approfondire la conoscenza del cineasta, ma soprattutto dell’uomo» (Micolano).
Ingresso gratuito

 

 

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