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Cinema Trevi: “Per un pugno di film. Il cinema epico di Sergio Leone”. I film sono presentati nelle copie restaurate dalla Cineteca Nazionale.
25 Novembre 2008 - 07 Dicembre 2008
Il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale rende omaggio a un maestro del cinema, Sergio Leone (1929-1989), il regista che non solo ha avuto un enorme successo di pubblico “cambiando i connotati” al genere americano per eccellenza: il western; ma ha imposto all’attenzione della critica un percorso evolutivo che, dopo l’apprendistato nel peplum, parte dal barocco di Per un pugno di dollari per distendersi progressivamente fino all’epica saga di C’era una volta il West sull’irresistibile avanzata della locomotiva nelle sterminate praterie dell’Ovest, per chiudersi – troppo presto – nel brulicare metropolitano di C’era una volta in America.

In soli sette film firmati pienamente da regista, Sergio Leone riesce a insediarsi stabilmente nel nostro immaginario culturale, rileggendo, in una sorta di anticipazione del post-moderno, il western come luogo mitico dell’eterna avventura e il ribellismo del ’68 (ricordiamo che Giù la testa inizia con la famosa citazione del presidente Mao: «La rivoluzione non è un pranzo di gala»); riflettendo sul cinema come arte dello spazio in C’era una volta il West; o giocando tutto sulla dimensione temporale in C’era una volta in America. Uno dei suoi capolavori resta Il buono, il brutto, il cattivo, dove – complice il trio di sceneggiatori Age, Scarpelli e Vincenzoni – innesta la commedia all’italiana sulla ricostruzione di un grande affresco storico, dandoci una sorta di “Grande Guerra di Secessione” che alterna sapientemente come nel capolavoro di Monicelli: la farsa e l’epica, la viltà e il coraggio, la storia e la cronaca.

Leone è autore di un cinema di grande impatto visivo: il sigaro di Clint Eastwood, la corrida finale col carillon di Per qualche dollaro in più, la battaglia di Gettisburgh, Robert De Niro che, abbandonati i brulicanti sobborghi di New York, balla con la sua innamorata nel Grand Hotel sulla spiaggia. Ma sa anche entrare nel cuore del pubblico con “battute” indimenticabili, frasi che hanno saputo diventare proverbiali entrando a far parte per sempre dei nostri tic linguistici come, in Per un pugno di dollari, l’indimenticabile sfida: «Al cuore Ramon…» che Clint lancia a Gian Maria Volonté.

La retrospettiva – dal titolo Per un pugno di film. Il cinema epico di Sergio Leone (cinema Trevi, 25 novembre – 7 dicembre), non vuole solo ricordare il maestro italiano alle soglie del ventennale della sua morte, ma anche presentare al pubblico, nel suo complesso, il grande lavoro di preservazione e restauro che la Cineteca Nazionale dedica da oltre dieci anni all’opera di Leone. Alla fine degli anni ’90, infatti, sono stati restaurati, in collaborazione con la Sergio Leone Production, C’era una volta il West e Giù la testa. Nel 2000, con la collaborazione di Tonino Delli Colli ed Enzo Ocone, si è proceduto allo studio e al confronto di più versioni di Il buono, il brutto, il cattivo – il negativo originario, altri materiali conservati in Cineteca Nazionale e un duplicato negativo conservato presso la Alberto Grimaldi Production – allo scopo di ripristinare un’edizione conforme a quella originale del 1966 (nel ’69 Leone aveva realizzato una seconda versione più breve di 500 metri, nel tentativo di ottenere la riduzione del “divieto ai minori” dai 18 ai 14 anni); il restauro è stato presentato alla Mostra di Venezia del 2000. Nel corso di questo lavoro è stata ritrovata una scena girata da Leone ma mai inserita nel film che verrà mostrata al pubblico come extra. Nel 2001 è stato preservatoIl colosso di Rodi (1960), film d’esordio ufficiale del regista, in occasione della rassegna dedicata al peplum dal Festival di Locarno.

Particolarmente rilevante, infine, è stato l’impegno della Cineteca Nazionale nel restauro di Per un pugno di dollari, realizzato nel 2007 in collaborazione con Ripley’s Film, Unidis Jolly Film e Sky Italia e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia dello stesso anno. Il restauro del film ha consentito di reintegrare nel nuovo negativo una scena perduta nei materiali in circolazione in Italia: un primo piano di Joe (Clint Eastwood), sfuggito fortunosamente dalle mani dei banditi, mentre osserva Ramon (Gian Maria Volonté) e i suoi uomini infierire sul malcapitato padrone del saloon (José Calvo), sospettato di averlo aiutato. Il restauro è stato realizzato – dopo due anni di test – con tecnologie digitali d’avanguardia, utilizzando per la prima volta pellicole appositamente studiate per riprodurre i colori delle copie originali e garantire una perfetta risoluzione dell’immagine. Come per il restauro degli affreschi o dei dipinti, si è proceduto al “distacco” digitale delle immagini dei 14.453 fotogrammi del negativo (l’ “originale” di quella particolare opera d’arte che è il film), ripulendo la patina e riparando i danni, restaurandole e trasferendole su un nuovo negativo in poliestere che manterrà intatta nel tempo l’originaria bellezza e spettacolarità, e consentirà di realizzare successive copie del film fedeli all’originale. Preliminarmente, dunque, si è dovuto procedere, sia per quanto riguarda le immagini, sia per quanto riguarda la colonna sonora di Ennio Morricone, a un restauro conservativo del negativo originale, deteriorato dalle numerose ristampe dovute allo stesso successo del film. Il restauro del sonoro, realizzato interamente in digitale a Parigi da tecnici italiani e francesi, ha richiesto una vera e propria ricostruzione: dopo essere stato pulito e restaurato, il suono è stato rimontato ed equalizzato, in quasi tre mesi di lavoro di due montatori e due ingegneri del suono. La proiezione al Cinema Trevi è la prima dopo la presentazione a Venezia 2007.

Della rassegna fa anche parte un particolare inedito: la registrazione di un incontro di Sergio Leone con gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia alla fine degli anni ’80, un anno prima della sua morte.

Programma:

martedì 25
ore 17.00
El coloso de Rodas (Il colosso di Rodi,1960)
Regia: Sergio Leone; soggetto e sceneggiatura: Ennio De Concini, S. Leone, Cesare Seccia, Luciano Martino, Aggeo Savioli, Luciano Chitarrini, Carlo Gualtieri; fotografia: Antonio Ballesteros; musica: Francesco Angelo Lavagnino; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Rory Calhoun, Lea Massari, George Marchal, Conrado Sanmartin, Angel Aranda, Mabel Kara; origine: Spagna/Italia/Francia; produzione: Procusa Films, Cineproduzioni Associate, C.F.P.C., Cinéma Télévision; durata: 143′.

«Il film segna l’esordio ufficiale alla regia di Sergio Leone dopo anni di gavetta. Per la sceneggiatura il regista si avvalse della collaborazione di ben sette persone, tra cui Ennio De Concini e Duccio Tessari, quest’ultimo conosciuto nel 1959 sul set de Gli ultimi giorni di Pompei di Mario Bonnard (dove Leone fece la sua prima vera esperienza da regista trovandosi a sostituire Bonnard impegnato con un altro film). Ne Il colosso di Rodi viene utilizzato in maniera disinvolta e a tratti con ironia il classico armamentario del film kolossal e del peplum, costruendo, su una base storica, un universo fittizio e sottolineando così l’artificiosità del genere. Frutto di una coproduzione con la Spagna e la Francia, fu realizzato negli studi di Cinecittà, mentre gli esterni vennero girati nel porto di Laredo (fra Santander e Bilbao)» (Maria Coletti).
Il film è stato preservato in occasione della rassegna dedicata al genere peplum svoltasi al Festival di Locarno nell’agosto 2001. I materiali di partenza, i negativi scena e colonna, messi a disposizione dalla Sergio Leone Productions, sono stati affidati al laboratorio della Technicolor di Roma. Qui sono state stampate due copie dal negativo, la seconda corretta, il positivo colonna doppia banda e l’interpositivo.
 
Mercoledì 26
ore 21.15
Per un pugno di dollari (1964)
Bob Robertson [Sergio Leone]; soggetto [non accreditati]: Victor Andres Catena, S. Leone; sceneggiatura [non accreditati]: V.A. Catena, Jaime Comas [Jaime Comas Gil], Fernando Di Leo, S. Leone, Duccio Tessari; direttore della fotografia: Jack Dalmas [Massimo Dallamano]; musica: Leo Nichols [Ennio Morricone]; montaggio: Bob Quintle [Roberto Cinquini]; interpreti: Clint Eastwood, John Wells [Gian Maria Volonté], Marianne Koch, Wolfgang Lukschy, Sieghardt Rupp, Joe [Joseph] Egger; origine: Italia/Spagna/Germania Occidentale; produzione: Jolly Film, Ocean Films, Constantin Film; durata: 97′.
«Un pistolero solitario (Clint Eastwood) arriva in una cittadina al confine tra Stati Uniti e Messico dove i Rojo e i Baxter si contendono il controllo del traffico di liquori e armi. Con uno stratagemma lo straniero riesce a fare in modo che le due famiglie si facciano fuori a vicenda» (http://www.rhv.it/ripleysfilm/).
Per un pugno di dollari è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2007 nella versione restaurata da Cineteca Nazionale e Ripley’s Film, in collaborazione con Unidis Jolly Film e Sky Italia; le lavorazioni interamente in digitale sono state effettuate presso Digital Filmlab di Copenhagen. Il restauro del film ha consentito di reintegrare nel nuovo negativo una scena perduta nei materiali in circolazione in Italia, con un primo piano di Joe (Clint Eastwood), sfuggito fortunosamente dalle mani dei banditi, mentre osserva Ramon (Gian Maria Volontè) e i suoi uomini infierire sul malcapitato padrone del saloon (José Calvo), sospettato di averlo aiutato. Il restauro è stato realizzato – dopo due anni di test – con tecnologie digitali d’avanguardia in risoluzione 2K, utilizzando per la prima volta pellicole (Digital Intermediate Fuji 8511 RDI e Positivo Fuji 3521 XD – Extended Density), appositamente studiate per riprodurre i colori delle copie originali e garantire una perfetta risoluzione dell’immagine. Le lavorazioni più complesse sono state quelle del restauro conservativo del negativo originale: le successive ristampe ne hanno infatti determinato una forte usura, e dunque si potrebbe dire che lo stesso successo del film ne ha messo a rischio la sopravvivenza! Il formato oggi desueto in cui è stato girato Per un pugno di dollari, (il Techniscope, con un fotogramma panoramico di dimensioni dimezzate rispetto al normale 35mm), ha richiesto lavorazioni particolarmente complesse, curando in particolare la resa cromatica delle immagini. Come per il restauro degli affreschi o dei dipinti, si è proceduto al “distacco” digitale delle immagini dei 14.453 fotogrammi del negativo (l'”originale” di quella particolare opera d’arte che è il film), ripulendo la patina e riparando i danni, restaurandole e trasferendole su un nuovo negativo in poliestere che manterrà intatta nel tempo l’originaria bellezza e spettacolarità, e consentirà di realizzare successive copie del film fedeli all’originale.
La perdita del suono magnetico originale della versione italiana, ha obbligato a ripartire da un negativo colonna fortemente usurato dalle riedizioni che, per permettere al pubblico di poter nuovamente godere della splendida colonna sonora del Maestro Ennio Morricone e del mix originario, è stato integrato con due set di colonne magnetiche preparate per l’edizione estera e con gli stereofonici originali delle musiche realizzati dalla RCA conservati in Germania. Il restauro del sonoro, realizzato interamente in digitale a Parigi da tecnici italiani e francesi presso il laboratorio Le Diapason, ha richiesto una vera e propria ricostruzione, scena per scena, del sonoro del film, che è stato rimontato ed equalizzato, dopo essere stati pulito e restaurato, in quasi tre mesi di lavoro di due montatori e due ingegneri del suono.
 
venerdì 28
ore 21.15
Per qualche dollaro in più (1965)
Regia: Sergio Leone; soggetto: S. Leone, Fulvio Morsella [da un soggetto di Fernando Di Leo ed Enzo Dell’Aquila]; sceneggiatura: Luciano Vicenzoni, Sergio Donati, S. Leone [e Fernando Di Leo]; dialoghi: L. Vicenzoni; fotografia: Massimo Dallamano; musica: Ennio Morricone; montaggio: Eugenio Alabiso, Giorgio Serralonga; interpreti: Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volonté, Mara Krup, Luigi Pistilli, Klaus Kinski; origine: Italia/Germania Occidentale/Spagna; produzione: P.E.A.,Constantin Film, Arturo González P.C.; durata: 132′.
«Il secondo western di Sergio Leone con Clint Eastwood è anche più bello del primo. O, almeno così ci sembrò allora, di fronte allo schermo gigante coi faccioni dei nostri eroi. […] Ovviamente non ci sono più Papi e Colombo, i due produttori di Per un pugno di dollari, con i quali Leone sta in causa. I due sostengono che il personaggio dello Straniero senza nome è roba loro, viene dal primo film. Leone risponde legandosi ad Alberto Grimaldi e alla Pea e mette in piedi questo western per fare un dispetto ai suoi due precedenti produttori, come ha raccontato più volte. […] Ufficialmente il soggetto è firmato da Fulvio Morsella e dallo stesso Leone e si intitola Two Magnificent Strangers (o Two Magnificent Rogues), basato su un altro trattamento chiamato The Bounty Killer. Il tutto diventa Per qualche dollaro in più. […] La sceneggiatura porta invece la firma di Sergio Donati, pubblicitario e giallista, già legato ai progetti di Papi e Colombo degli anni precedenti, e di Luciano Vincenzoni, gran professionista celebre per la sceneggiatura della Grande guerra. I due, però, per molto tempo non sanno che stanno lavorando in due allo stesso copione. E, alla fine, sui titoli dell’edizione americana, per esempio, si legge solo il nome di Vincenzoni. […] Ritorna Clint Eastwood, che si prende nuovamente un periodo di ferie dalla sua serie per la Cbs, Rawhide. È chiamato Monco nell’edizione europea, ma non in quella americana, dove rimane l’Uomo senza nome. In questo film, e in tutti quelli che seguiranno, parla più lentamente. È probabile che imiti un po’ i toni del suo doppiatore italiano, Enrico Maria Salerno. […] Quando Lee Van Cleef capì che sarebbe il coprotagonista del film, per poco non svenne. Si mise a dividere con il suo agente i 5000 dollari di anticipo come se avesse trovato una miniera d’oro. […] Volonté ritorna per la seconda e ultima volta nel mondo western di Leone, stavolta senza doversi cambiare il nome in John Wells. È ormai una star italiana di primo piano. […] Il film venne girato in dodici settimane, tra aprile e luglio del 1965, in molte parti della Spagna. […] Per qualche dollaro in più, che uscì a Natale 1965, ebbe un successo strepitoso e divenne prestissimo il film italiano più visto di ogni tempo, anche della Dolce vita» (Giusti).
 
domenica 30
ore 21.00
Il buono, il brutto, il cattivo (1966)
Regia: Sergio Leone; soggetto: Luciano Vicenzoni, S. Leone; sceneggiatura: Age-Scarpelli, L. Vicenzoni, S. Leone; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli, Eugenio Alabiso; interpreti: Clint Eastwood, Eli Wallach, Lee Van Cleef, Aldo Giuffré, Luigi Pistilli, Rada Rassimov; origine: Italia; produzione: P.E.A.; durata: 174′.
«Il buono, il brutto, il cattivo è l’atto conclusivo della cosiddetta “trilogia del dollaro”, costituita anche da Per un pugno di dollari (1964) e da Per qualche dollaro in più (1965), film nei quali Sergio Leone fissa gli elementi ricorrenti nel filone del western all’italiana […]. Il regista si affida a una programmatica esasperazione della violenza, temperata dal costante ricorso a un registro ironico, che nel film, sceneggiato da due maestri della commedia all’italiana come Age e Scarpelli, sfocia in vero e proprio gusto per il comico» (David Bruni).
Il restauro del film è stato effettuato sulla base dei negativi scena “2p” (cioè a due perforazioni, anziché le 4 normali, per fotogramma, sistema noto come Techniscope, inventato per la Technicolor da Giovanni Ventimiglia) e colonna. L’edizione corrisponde a quella originaria del 1966, testimoniata dalla copia d’archivio conservata alla Cineteca Nazionale. Nel 1969 Leone, per ripresentare il film in censura, allo scopo di ottenere la riduzione del “divieto ai minori” dai 18 ai 14 anni, aveva apprestato una ulteriore edizione, di oltre 500 metri più corta, eliminando dall’originale (fortunatamente non dal negativo “2p”, ma solo dai duplicati intermedi) una serie di scene o brani, presenti in questa edizione. […] Dopo il confronto fra tutti gli elementi disponibili (oltre ai negativi originari e alla copia già citati, anche un duplicato negativo conservato presso la Alberto Grimaldi Production, partner del progetto di restauro, e una copia positiva dei tagli del 1969, anche questi affidati a titolo di deposito alla Cineteca), è stato stampato presso il laboratorio Studio Cine un interpositivo in formato scope standard. Da questo è stato ricavato il duplicato negativo, mentre un positivo della colonna è stato ritrascritto su un nuovo negativo ottico, previo restauro digitale effettuato presso il laboratorio di Cinecittà Studios, dai nuovi duplicati negativi scena e colonna è stato possibile stampare, con successive, progressive correzioni, sotto la guida di Tonino Delli Colli, le nuove copie positive. Il restauro è stato presentato alla Mostra di Venezia nel settembre 2000.
 
martedì 2
ore 21.00
C’era una volta il West (1968)
Regia: Sergio Leone; soggetto: Dario Argento, Bernardo Bertolucci, S. Leone; sceneggiatura: Sergio Donati, S. Leone; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Claudia Cardinale, Henry Fonda, Jason Robards, Charles Bronson, Gabriele Ferzetti, Paolo Stoppa; origine: Italia; produzione: Finanziaria San Marco, Rafran Cinematografica,Paramount Picture; durata: 178′.
«Sergio Leone ha già composto la trilogia dei dollaro quando affresca indelebilmente con C’era unavolta il Westla scomparsa dei vecchi miti, nello scenario più classico dei western: la Monument Valley immortalata da John Ford. Il West è ormai civilizzato, Morton, cinico re delle ferrovie (Gabriele Ferzetti), assolda il killer Frank (Henry Fonda) per impadronirsi anche dei terreni su cui passeranno i binari che collegheranno l’Atlantico al Pacifico. La terra è della ex prostituta Jill, Claudia Cardinale. A difenderla arriva il misterioso Armonica (Charles Bronson) che ha un conto in sospeso con Frank… Henry Fonda, il buono per eccellenza dei cinema americano, ai suo primo ruolo di cattivo si presentò sul set con lenti a contatto marroni e baffi finti. Il regista però lo costrinse a rinunciare: voleva che il pubblico riconoscesse subito in quell’assassino il volto di uno dei più amati divi di Hollywood. Ma i veri protagonisti sono la donna (Claudia Cardinale) che rappresenta il futuro dell’America, e il silenzio che amplifica la forza dei primi piani, l’attesa dilatata che culmina nell’arrivo del treno e che si concluderà con un duello fulmineo e spiazzante. Costruita in modo geniale e sottolineata dalla musica di Ennio Morricone, questa sequenza è tra le più celebri di tutto il cinema di Sergio Leone. Charles Bronson dà il suo straordinario contributo alla fortuna di questo film che lo consacra definitivamente come divo. Il soggetto è firmato insieme a Leone da Bernardo Bertolucci e Dario Argento» (Alessandra Mammì).
Copia restaurata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Sergio Leone Productions
 
sabato 6
ore 19.00
Presentazione di un inedito di grande valore per il Centro Sperimentale di Cinematografia: la registrazione dell’incontro di Sergio Leone con gli allievi del Centro alla fine degli anni ’80, un anno prima della sua morte.
Ingresso gratuito
 
ore 21.00
Giù la testa (1971)
Regia: Sergio Leone; soggetto: S. Leone, Sergio Donati; sceneggiatura: Luciano Vicenzoni, S. Leone, S. Donati; fotografia: Giuseppe Ruzzolini, Franco Delli Colli (per la seconda unità); musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: James Coburn, Romolo Valli, Rick Battaglia, Maria Monti, Franco Graziosi, Domingo Antoine; origine: Italia; produzione: Rafran Cinematografica, Euro International Films, Miura Cinematografica; durata: 158′.
«L’ultimo western diretto da Sergio Leone, anzi, come diceva lo stesso regista “più correttamente è un avventuroso ambientato all’epoca della rivoluzione messicana”. Anche se non è il film più amato dai suoi fans, e neanche quello considerato generalmente più riuscito dalla critica, rimane un film controverso un po’ per tutti, a cominciare dal regista. “È un film che non so collocare bene. Lo amo immensamente, perché è quello che mi ha dato più angoscia, dubbi, disperazione. A un certo punto, ero quasi tentato di abbandonarlo, e devo a mia moglie se ho avuto la costanza di arrivare fino in fondo”. Apre una grande citazione di Mao, del resto i tempi sono quelli, del post ’68 non solo europeo […]. La genesi del film è davvero complessa e dimostra che ormai per Leone non esistono più film facili da mettere in piedi né come regista né come produttore. In pieno ’68, con l’Europa in subbuglio e il western ormai nella sua fase di massimo sviluppo e quindi di imminente declino, Leone riceve una specie di giovane Bertolucci americano alla sua corte, molto raccomandato dalla United Artists, che gli aveva non solo distribuito i suoi film in America, ma in gran parte anche finanziato. È Peter Bogdanovich, il più raffinato regista cinéphile che abbia prodotto Hollywood al tempo […]. Leone dipingeva questo giovane regista americano che era arrivato a Roma e non la smetteva di far vedere il suo unico film, Targets […]. Poi volle vicino a lui la sua donna, la scenografa Polly Platt. Allora si mise a scrivere una dozzina di pagine in inglese che, una volta tradotte, convinsero Leone a rimandare il genio a casa […]. La storia si svolge durante la rivoluzione messicana del 1913. Sulla carrozza che trasporta ricchi borghesi, Juan Miranda, un bandito confusamente legato alla rivoluzione, li deruba visto che hanno parlato male dei messicani. Incrocia un terrorista dell’Ira […], Sean Mallory detto John, e tra i due nasce una specie di società rivoluzionaria fatta di vera amicizia e dinamite ancora più vera. Assieme decidono di assaltare la banca di Mesa Verde. Ma lì non c’è più una banca, ma una prigione per politici» (Giusti).
Copia restaurata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Sergio Leone Productions
 
domenica 7
ore 16.00
Once upon a time in America (C’era una volta in America, 1984)
Regia: Sergio Leone; soggetto: dal romanzo The Hoods di Harry Grey [David Aaronson]; sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Enrico Medioli, Franco Arcalli, Franco Ferrini, S. Leone; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Robert De Niro, James Woods, Elizabeth Mc Govern, Joe Pesci, Burt Young, Tuesday Weld, origine: Usa; produzione: The Ladd Company, Embassy International Pictures, WBA International Release; durata: 226′.
«Dal romanzo Mano armata(The Hoods, 1983) di Harry Grey (David Aaronson). All’origine dell’ultimo film di Leone (1929-89) c’è il tempo con la sua vertigine. Come struttura narrativa, è un labirinto alla Borges, un giardino dai sentieri incrociati, una nuova confutazione del tempo. La sua vicenda abbraccia un arco di quasi mezzo secolo, diviso in 3 momenti: 1922-23, quando i protagonisti sono ragazzini, angeli dalla faccia sporca alla dura scuola della strada nel Lower East Side di New York; 1932-33, quando sono diventati una banda di giovani gangster; 1968, quando Noodles (R. De Niro), come emergendo dalla nebbia del passato, ritorna a New York alla ricerca del tempo perduto. Se il 1922 e il 1932 sono flashback rispetto al 1968, il 1968 è un flashforward rispetto al 1933: il Noodles anziano è una proiezione di quel che Noodles, allucinato dall’oppio, ha sognato nella fumeria. Il presente non esiste: è una sfilata di fantasmi nello spazio incantato della memoria. Alle sconnessioni temporali corrispondono le dilatazioni dello spazio: con sapienti incastri tra esterni autentici ed esterni ricostruiti in teatro, Leone accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso l’America metropolitana (e la storia del cinema su quell’America) che è reale e favoloso, archeologico e rituale. Sono spazi dilatati e trasfigurati dalla cinepresa; spazi anche sonori e musicali, riempiti dalla musica di E. Morricone e da motivi famosi: “Amapola”, “Summertime”, “Night and Day”, “Yesterday”. È un film di morte, iniquità, violenza, piombo, sangue, paura, amicizia virile, tradimenti. E di sesso. In questa fiaba di maschi violenti le donne sono maltrattate; la pulsione sessuale è legata all’analità, alla golosità, alla morte, soprattutto alla violenza. È l’America vista come un mondo di bambini. Piccolo gangster senza gloria, Noodles diventa vero protagonista nell’epilogo quando si rifiuta di uccidere l’ex amico Max. Soltanto allora, ormai vecchio, è diventato uomo. Il produttore Arnon Milchan rimontò e ridusse il film a 2 ore per la versione da distribuire negli USA e fece fiasco. Nel 2003 edito dalla Warner BrosVideo in DVD con una nuova colonna sonora in cui la voce di Ferruccio Amendola (per R. De Niro) è stata sostituita da quella di un altro doppiatore» (Morandini).