Home > Cinema Trevi: per la rassegna “La figura del padre tra Cinema e Psicoanalisi” giornata dedicata al tema dei figli abbandonati. Relazione dello psicanalista Alberto Angelini e incontro moderato da Fabio Castriota
Cinema Trevi: per la rassegna “La figura del padre tra Cinema e Psicoanalisi” giornata dedicata al tema dei figli abbandonati. Relazione dello psicanalista Alberto Angelini e incontro moderato da Fabio Castriota
16 Maggio 2009 - 16 Maggio 2009
Psicoanalisi e Cinema hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche fanno sì che sviluppare un confronto su alcuni temi può essere utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Sperimentale di Cinematografia organizza, col patrocinio della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) una serie d’incontri mensili, nella giornata di sabato, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti che la visione di un film può approfondire. In queste serate di volta in volta uno psicoanalista proporrà una breve relazione, dopo la proiezione dell’ultimo film selezionato, aperta alla discussione con autori/attori/critici cinematografici e col pubblico. Nel 2009 i film presentati e gli spunti di riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa il tema del padre, sia sul versante cinematografico che su quello psicoanalitico e, più in generale, culturale.
 
La rassegna si protrae per tutto l’anno. Guarda il programma.
 
ore 16.30
Piso pisello (1981)
Regia: Peter Del Monte; soggetto:Bernardino Zapponi; sceneggiatura: B. Zapponi, P. Del Monte; fotografia: Giuseppe Lanci; musica: Fiorenzo Carpi; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: Luca Porro, Fabio Peraboni, Alessandro Haber, Valeria D’Obici, Victoria Gadsden, Piero Mazzarella; origine: Italia/Germania; produzione: Clesi Cinematografica, Rai, Polytel International; durata: 103′
Il tredicenne Oliviero, figlio di due sessantottini, è più maturo della sua età. Ha un’esperienza sessuale con May, che rimane incinta, e per nulla turbato dall’evento veste con naturalezza i panni di padre, mentre attorno a lui gli adulti vanno per la loro strada.«Dov’è la grazia gentile del film? Nell’idea burlesca dei due ragazzi legati da un vincolo assurdo, nel garbo con cui la fiaba allude alla condizione del vivere in una grande città, nell’impertinenza che contrappone a una generazione di trentaquarantenni regrediti davvero all’infanzia perché smarritasi nei labirinti dello snobismo culturale e del velleitarismo artistico quella di giovanissimi che, serbandosi puliti, prendono la vita di petto e tengono alte le bandierine della libertà e della fantasia. Piso Pisello è il più maturo tra i film di Peter Del Monte» (Grazzini).
 
ore 18.20
Voltati Eugenio (1980)
Regia: Luigi Comencini; soggetto e sceneggiatura: L. Comencini, Massimo Patrizi; fotografia: Carlo Carlini; musica: Fiorenzo Carpi; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Francesco Bonelli, Saverio Marconi, Dalila Di Lazzaro, Bernard Blier, Carole André, Memè Perlini; origine: Italia/Francia; produzione: Achille Manzotti per Intercontinental Film Company e Margaret Menegoz e Simon Mizrahi per Les Films du Losange, Gaumont, Moonfleet; durata: 109′
Il piccolo Eugenio, figlio di due sessantottini, viene sballottato da una parte all’altra, senza che nessuno si preoccupi delle sue esigenze. «È il mio film più personale, sì, personale, quasi un’autobiografia […]. Non mi riconosco in nessuno dei personaggi ma sono tutte osservazioni mie, ricordi, gente che ho conosciuto. Tutte le coppie oggi si dividono […] e questi bambini, che hanno un’intelligenza acuta e sanno anche quello che non gli si dice, restano così, come nel film. Eugenio sparisce nel vuoto, perché la sua storia è una favola, come tutti i miei film. Ma intorno a lui nessuno è “cattivo”: non è una galleria di mostri, ma la rappresentazione di una società dove non si saldano più le diverse componenti» (Comencini).
 
ore 20.30
L’albero delle pere (1998)
Regia: Francesca Archibugi; soggetto e sceneggiatura: F. Archibugi; fotografia: Luca Bigazzi; musica: Battista Lena; montaggio: Esmeralda Calabria; interpreti: Valeria Golino, Sergio Rubini, Stefano Dionisi, Niccolò Senni, Francesca Di Giovanni, Chiara Noschese; origine: Italia; produzione: Dania Film, Emme Cinematografica, Istituto Luce, Rai; durata: 90′
«Da quante proiezioni del festival si emerge rimescolati dentro, con la sensazione di aver conosciuto gente vera e addirittura con la curiosità di cosa gli succederà dopo? Che ne sarà del ragazzo Siddharta (Niccolò Senni, una rivelazione), figlio 14enne di Silvia e Massimo, e della sorellina Domitilla (Francesca Di Giovanni), figlia del probo Roberto (Stefano Dionisi) altro “ex”? Per essersi punta con una siringa della madre tossica, la bimba di 5 anni si è beccata l’epatite C: e l’alacre fratellastro si prodiga per fronteggiare la situazione tenendone fuori l’amatissima Silvia. Il seguito potete vederlo al cinema, perché la pellicola è già in prima visione. Tutto si svolge nel quartiere romano del Testaccio, a cavallo delle festività di fine anno, ed è un’occasione per la Archibugi di riproporre un tema a lei caro: il fallimento di una generazione di genitori immaturi, la speranza in un mondo salvato dai ragazzini. Tra i quali Siddharta, ironizzando da solo sul suo nome tributario a una stupida moda d’epoca, prende coscienza di sé alternando lo studio della chitarra alle navigazioni su Internet. Più che la trama avvincono le varie situazioni intonate a quell’intimismo sociale che l’autrice aveva già sperimentato in Il grande cocomero» (Kezich).
Ingresso gratuito
 
a seguire
Relazione dello psicanalista Alberto Angelini e incontro moderato da Fabio Castriota
Date di programmazione