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Cinema Trevi: Aristocraticamente controcorrente: Nicoletta Machiavelli. Alle 21.00 incontro con l’attrice moderato da Marco Giusti
20 Giugno 2009 - 20 Giugno 2009
Aristocraticamente controcorrente: Nicoletta Machiavelli

«Non è nata a Firenze, come tutte le fonti riportano, bensì a Stuffione (Modena) nel 1944», scrive, in un commovente ritratto sulla sorella Nicoletta Machiavelli, il fratello Niccolò Rangoni Machiavelli. «Discendente dalla famiglia cui appartenne Niccolò Machiavelli (ecco perché i suoi abili creatori d’immagine vollero nascesse a Firenze…), di madre americana (conosceva perfettamente l’inglese e questo le
permise un lancio cinematografico all’estero), a Firenze studiò pittura all’Accademia di Belle Arti. Il nostro fratello maggiore, Brandino, abitava a Roma nella stessa pensione vicino Piazza del Popolo dove soggiornava il costumista Piero Gherardi: venne a sapere da quest’ultimo che Dino De Laurentiis stava cercando un volto nuovo per fare Eva ne La Bibbia di John Huston. Nicoletta venne a Roma, le furono fatti dei provini e De Laurentiis le fece firmare un contratto settennale. Non interpretò Eva perché Huston voleva una bionda americaneggiante (Ulla Bergryd). Esordì comunque come protagonista femminile, al fianco di Ugo Tognazzi, nel film Una questione d’onore […]. A seguire, Nicoletta partecipò a due film ad episodi con Alberto Sordi: Thrilling (l’episodio diretto da Lizzani, L’autostrada del sole) e I nostri mariti (1966: episodio di Luigi Filippo D’Amico Il marito di Roberta) […]. “Divenne una star, molta pubblicità sfruttava il suo nome nobile, e i rotocalchi raccontavano le storie più folli sulla sua vita” (Brandino dixit). Nel 1966 girò Se tutte le donne del mondo (conosciuto anche come Operazione paradiso), di Arduino Maiuri e Henry Levin. Dello stesso anno Navajo Joe, il suo primo spaghetti western, genere che fece la sua fortuna (conducendola fino alla videoteca di Tarantino). […]  Lizzani la rivuole per Un fiume di dollari (1966) […]. Nel 1967 esce Matchless di Alberto Lattuada […]: un anomalo spionistico con fantasy (il protagonista diventa invisibile!). Altro spaghetti-western, Faccia a Faccia (1967) di Sergio Sollima, è oggi un cult per gli appassionati, con Gian Maria Volonté e Tomas Milian, crudo e insolitamente colto nei riferimenti […]. Stufa di fare la stellina in affitto, Nicoletta creò, col suo fidanzato, una società cinematografica: primo progetto affidarsi ad uno script del regista Gian Rocco. Insieme al fratello Brandino (anche produttore e attore nel ruolo del capitano dei francesi), rilevarono un villaggio messico-western vicino Cabras, in Sardegna, dove il film [Giarrettiera Colt, n.d.r] fu girato nelle classiche “sette settimane”, con Marisa Solinas e Yorgo Voyagis. […] Una pellicola dimenticata che […] nella sua mediocrità merita un ripescaggio per il personaggio di Nicoletta (servita dai décolleté di Piero Gherardi) e per certe bizzarrie che potrebbero  fare la gioia dei cultori del “trash”» (www.spietati.it). Successivamente l’attrice alternò cinema di genere (i western Un minuto per pregare, un istante per pregareSyberberg, L’importante è amare di Zulawski) che Nicoletta si rivela attrice a 360°. Il 1977 è l’anno della sua “sparizione” cinematografica: a soli 33 anni decide di tentare altre esperienze. «Non le interessavano la carriera, né i soldi. Voleva l’alternativa ribelle alla società. E il cinema come macchina da spettacolo, impegnato o meno che fosse, rappresentava quella società. Sparì dalla circolazione emergendo a Los Angeles dopo una decina d’anni. Se è paradossale che il revisionismo spaghettaro di Tarantino la ricordi proprio nei ruoli da cui cercò di scappare lungo tutta la carriera, tutto ciò non fa che dimostrare che la sua ribellione era fondata e che abbracciare la controcultura al cinema, infine, non paga». di Giraldi, Odia il prossimo tuo di Baldi; il thriller Femmine insaziabili di De Martino; il noir Tony Arzenta di Tessari; il poliziesco Il trucido e lo sbirro di Lenzi) a film invisibili e inclassificabili (il pop psichedelico Candy di Marquand, l’elegante Temptation di Lamberto Benvenuti, il letterario La coppia di Enzo Siciliano), senza dimenticare il contestatario e censurato Policeman di Sergio Rossi e lo sperimentale Necropolis di Brocani. Ma sono in film come La cattura di Paolo Cavara o nel cosiddetto cinema d’autore nostrano (Mordi e fuggi di Risi, Le castagne sono buone di Germi, L’amante dell’Orsa Maggiore di Orsini, Storie scellerate di Citti, Al di là del bene e del male della Cavani) ed estero (Scarabea di
 
ore 17.00
Navajo Joe (1966)
Regia: Sergio Corbucci; soggetto: Ugo Pirro; sceneggiatura: Dean Craig (Piero Regnoli), Fernando Di Leo; fotografia: Silvano Ippoliti; musica: Leo Nichols (Ennio Morricone); montaggio: Alberto Gallitti; interpreti: Burt Reynolds, Aldo Sambrell, Nicoletta Machiavelli, Fernando Rey, Franca Polesello, Tanya Lopert, Peter Cross (Pierre Cressoy); origine: Italia/Spagna; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica, C. B. Film; durata: 93′
Uno dei rarissimi film western italiani che si occupa degli indiani d’America, narra le gesta dell’indiano Navajo Joe, che aiutato solo dalle ragazze di un saloon, fronteggia un’intera banda di criminali. Questi, guidati dai fratelli Jeffrey e Duncan, sono uomini senza scrupolo, dediti a violenze e efferatezze di ogni genere sia contro gli indiani che contro i bianchi.
 
ore 19.00
Mordi e fuggi (1973)
Regia: Dino Risi; soggetto e sceneggiatura: Ruggero Maccari, D. Risi, Bernardino Zapponi; fotografia: Luciano Tovoli; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Alberto Gallitti; interpreti: Marcello Mastroianni, Oliver Reed, Carol André, Lionel Stander, Nicoletta Machiavelli; origine: Italia/Francia; produzione: Compagnia Cinematografica Champion, Les Films Corona; durata: 113′
«Da quanti anni Dino Risi non ci dava un film cosi caratteristico del suo blend fra l’ironico e l’amaro? Forse dai tempi di Il sorpasso(1962), un’altra galoppata automobilistica da Roma in Toscana: com’è questo Mordi e fuggi, dove Mastroianni finisce in ostaggio a un trio di rapinatori capeggiati da Oliver Reed. Sul ritmo della fuga, interrotta solo da una sosta in una villa solitaria (un motivo che c’era anche nella struttura del film precedente), c’è il tempo per tutti i confronti e gli scontri del caso: Mastroianni è sommesso, vigliacchetto, pieno di buon senso; Reed vociante, minaccioso e vulnerabile. L’uno, un industriale farmaceutico imbroglioncello ed evasore fiscale, rappresenta l’accomodantismo edonista; l’altro, un professore imbottito di letture rivoluzionarie, incarna l’attivismo irresponsabile. […] Il meglio del film non sta nelle ambizioni tematiche, piuttosto nello stile divertito e accattivante: è descritto benissimo quel tanto di Asso nella manicache si crea nella carovana al seguito dei fuggiaschi; Mastroianni recita in leggerezza come nei momenti migliori; e lo spettacolo, nonostante le parolacce, non è mai volgare» (Kezich).
 
ore 21.00
Incontro moderato da Marco Giusti con Nicoletta Machiavelli
 
a seguire
La cattura (1969)
Regia: Paolo Cavara; soggetto: P. Cavara, John Crawford; sceneggiatura: P. Cavara; fotografia: Tomislav Pinter; musica: Riz Ortolani; montaggio: Carlo Reali; interpreti: David McCallum, Nicoletta Machiavelli, Lars Bloch, Giorgio Dolfin, Sergio Mioni, Sergio Serafini; origine: Italia/Jugoslavia; produzione: Francesca Film, Jadran Film; durata: 95′
In un paese dell’Europa orientale occupato dai nazisti, durante la seconda guerra mondiale, un sergente tedesco ha l’incarico di catturare la partigiana e temibile cecchina Anja. Una volta catturata la donna, i due restano isolati in un deserto di ghiaccio senza mezzi e senza più motivi per essere nemici. Piccolo grande film, dove gli sguardi e i silenzi non sono dettati solo dalla caccia all’uomo ma anche dalla seduzione, La catturaanticipa per certi aspetti la figura della donna guerriera nel cinema di Tarantino, e non a caso Nicoletta Machiavelli è una delle attrici preferite del cineasta americano.
Ingresso gratuito
 
 

 

Date di programmazione