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Alberto Sordi, storia di un italiano (parte prima)
15 Gennaio 2013 - 23 Gennaio 2013
Ha inizio la prima parte di un lungo omaggio ad Alberto Sordi che proseguirà, a febbraio, mese che segna i dieci anni dalla sua morte. Che cosa dire che non è stato già ampiamente dibattuto, trattato sull’attore più celebre in Italia, dopo Totò? Non resta che abbandonarsi non solo alle immagini, ma anche alle parole altrui, soprattutto di chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui. «Nessuno più di Sordi ha saputo caratterizzare così bene l’uomo medio… Sordi è riuscito a mettere in mostra il lato storto, ridicolo del carattere del carattere italiano e l’ha colpito. Ha fatto della satira che molti considerano crudele; secondo me invece questa crudeltà nasce da una forza morale. Sordi è un uomo che ha sofferto molto, ha quasi patito la fame, ha fatto mille mestieri prima di arrivare, e questo lo ha arricchito di istinti buoni, umanitari. È un attore comico che ha dentro un’amarezza che s’indigna di fronte a vizi e vorrebbe che non esistessero. Allora colpisce e gode a frustare e, pur facendo della satira un po’ cattiva, moralizza» (Vittorio De Sica). «Sordi non va visto come attore, ma anche come autore, perché ha inventato un personaggio comico di grande modernità ed ha avuto il coraggio di imporlo. Noi registi non abbiamo fatto altro che prenderlo e approfondirlo un po’… Sordi ci ha messo nelle mani un tipo, vile, ipocrita, conformista, frutto di una intelligenza del costume che è straordinaria. Ha cercato di divertire con questo personaggio e questo è veramente il massimo che un attore può fare… Non era mai successo prima, infatti, che si potesse far ridere il pubblico con delle caratteristiche negative, francamente un po’ abbiette. È in questo che sta il suo sforzo creativo» (Mario Monicelli). «Alberto è come una civetta. Di colpo apre l’occhio, guarda, e ha una folgorazione improvvisa. Per lui la seconda fase della pietà non esiste. Ciò che esiste è la capacità di questo giudizio critico, fulminante» (Rodolfo Sonego).
 
martedì 15
ore 17.00
Casanova farebbe così! (1942)
Regia: Carlo Ludovico Bragaglia; soggetto: dalla commedia omonima di Peppino De Filippo e Armando Curcio; sceneggiatura: C. L. Bragaglia, P. De Filippo (non accreditato); fotografia: Rodolfo Lombardi; scenografia: Alfredo Montori; musica: Giulio Bonnard; montaggio: Gabriele Varriale; interpreti: Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Clelia Matania, Giorgio De Rege, Gildo Bocci, Alberto Sordi; origine: Italia; produzione: Cines; durata: 63′
Don Agostino sicuro del proprio fascino scommette con degli amici che riuscirà a sedurre la bella e onesta moglie di Don Ferdinando. La notte allontanato da casa quest’ultimo con una menzogna, Don Agostino convince la donna, rimasta sola, a farlo entrare in casa. Gli amici credono che la conquista sia avvenuta ma, improvvisamente, Don Ferdinando torna a casa, lo trova e i sotterfugi messi in atto da Don Agostino vengono scoperti.
 
ore 19.00
Le miserie del signor Travet (1945)
Regia: Mario Soldati; soggetto: dalla commedia Le miserie di monsù Travet di Vittorio Bersezio; sceneggiatura: Aldo De Benedetti, Carlo Musso, Tullio Pinelli; fotografia: Massimo Terzano; scenografia: Piero Filippone; costumi: Vittorio Nino Novarese; musica: Nino Rota; montaggio: Gisa Radicchi Levi; interpreti: Carlo Campanini, Vera Carmi, Alberto Sordi, Gianni Agus, Gino Cervi, Luigi Pavese; origine: Italia; produzione: Produttori Associati Nazionali (P.A.N.), Lux Film; durata: 101′
A Torino Ignazio Travet, solerte funzionario dell’amministrazione regia, subisce al lavoro l’ostilità del capo, che gli nega ogni possibilità di carriera, e a casa le vessazioni della moglie. Ritratto umoristico di Soldati che stempera il realismo originario della commedia di Bersezio del 1863. Nastro d’argento come miglior attore non protagonista a Gino Cervi e per la miglior scenografia a Piero Filippone. «Dalla commedia (1863) in dialetto piemontese di Vittorio Bersezio, Soldati ha cavato uno dei suoi film più impegnativi e curati, specialmente nell’ambientazione. Illustrativo, ma con classe» (Morandini).
 
ore 21.00
Il delitto di Giovanni Episcopo (1947)
Regia: Alberto Lattuada; soggetto: dal romanzo Giovanni Episcopo di Gabriele d’Annunzio; sceneggiatura: Suso Cecchi d’Amico, Aldo Fabrizi, Federico Fellini, A. Lattuada, Piero Tellini; fotografia: Aldo Tonti; architetto: Dario Cecchi; costumi: Gino C. Sensani; musica: Felice Lattuada; montaggio: Giuliana Attenni; interpreti: Aldo Fabrizi, Roldano Lupi, Yvonne Sanson, Ave Ninchi, Nando Bruno, Alberto Sordi; origine: Italia; produzione: Lux Film, Pao Film; durata: 92′
«Il protagonista, che narra di sé in prima persona, è un impiegato dell’Archivio di Stato, un tipo dostoevskiano di “umiliato e offeso”, succube di un uomo prepotente e sanguigno, un certo Wanzer che vive di espedienti e di cui egli ha sposato l’amante Ginevra. A Ginevra lo lega una sensualità avvilente e miserabile, avendo per unico bene lo struggente amore per il figlio Ciro, decenne» (Cosulich). «Mi piaceva l’idea di descrivere una Roma che non era la Roma dei pini, ma una città quasi russa, piena di miasmi, con la nebbia che allora meravigliò tutti. Ma, come, la nebbia a Roma! E perché no? Ogni tanto la nebbia scende anche al sud. La scrittura di Giovanni Episcopo è in chiave russa: una storia di umiliazione, di distruzione della personalità attraverso l’amore. Fabrizi fece un’interpretazione magistrale. Gli chiesi di perdere trenta chili e lui, che si era entusiasmato della parte, perché voleva abbandonare il personaggio de L’ultima carrozzella ed entrare nel mondo di D’Annunzio, si mise a digiunare, a remare su e giù per il Tevere. La sua interpretazione è degna di uno Jannings: è un po’ nella chiave dello Jannings de L’angelo azzurro. Per la parte di Ginevra ho fatto dieci, dodici provini ad attrici che emergevano […]. Scelsi la Sanson che Fabrizi non voleva. Io invece, testardo, ho detto no, questa è la pupattola, la grande pupa che può portare alla rovina un impiegatuccio attraverso il sesso» (Lattuada).
 
mercoledì 16
ore 17.00
Arrivano i dollari! (1957)
Regia: Mario Costa; soggetto: da un’idea di Fulvio Pazziloro; sceneggiatura: Giuseppe Mangione, Ruggero Maccari, Gigliola Falluto, Giovanni Grimaldi; fotografia: Tino Santoni; scenografia: Peppino Piccolo; costumi: Franca Nardelli; musica: Carlo Innocenzi; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Alberto Sordi, Nino Taranto, Isa Miranda, Mario Riva, Riccardo Billi, Rita Giannuzzi; origine: Italia; produzione: Fortunia Film; durata: 84′
I cinque fratelli Pasti sono molto diversi gli uni dagli altri ma ognuno è caratterizzato da un brutto difetto. Un giorno arriva in stazione la vedova di un loro zio emigrato in Africa. All’inizio tutti loro vorrebbero evitarla ma quando scoprono che c’è in ballo una ricca eredità fanno a gara per ospitarla. La vedova, donna piacente e giovane, è accompagnata da un’altra donna, il notaio che si occupa del testamento del marito. Il testamento prevede che i cinque fratelli riceveranno parte dell’eredità, una miniera di diamanti in Africa, solo se cercheranno di liberarsi dei loro difetti e vizi, altrimenti tutto andrà alla vedova.
«Il soggetto e la realizzazione si ispirano non soltanto a motivi prevalentemente farseschi o allo sfruttamento dei consueti giochi di parole, ma cercano di abbozzare dei “tipi” che non si limitano ad essere macchiette» (Albertazzi).
 
ore 19.00
La bella di Roma (1955)
Regia: Luigi Comencini; soggetto: L. Comencini, Ettore M.[aria] Margadonna; sceneggiatura: Edoardo Anton, L. Comencini, E.M. Margadonna, Massimo Patrizi; dialoghi: E. Anton; fotografia: Arturo Gallea; musica: Nino Rota; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Alberto Sordi, Silvana Pampanini, Paolo Stoppa, Luisella Beghi, Betty Foà, Sergio Tofano; origine: Italia/Francia; produzione: Lux Film, CCF; durata: 98′
«Questo film mi piace molto, soprattutto la seconda parte. Onestamente, non pensavamo alla Pampanini, ma a Sofia Loren, che desiderava molto farlo. Ma lei era al debutto, e la Pampanini al massimo della popolarità. La Pampanini ci fu imposta perché aveva un contratto per tre o quattro film con la Lux, ma non era fatta per questo ruolo, non aveva più quella comunicatività che doveva avere il personaggio. Sordi andava molto bene. Il film faceva la satira di certe manie religiose, superstiziose, dei romani» (Comencini).
 
ore 21.00
Un eroe dei nostri tempi (1955)
Regia: Mario Monicelli; soggetto: Rodolfo Sonego; sceneggiatura: R. Sonego, M. Monicelli; fotografia: Tino Santoni; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Giulia Mafai; musica: Nino Rota; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Alberto Sordi, Franca Valeri, Giovanna Ralli, Mario Carotenuto, Leopoldo Trieste, Alberto Lattuada; origine: Italia; produzione: Vides, Titanus; durata: 89′
L’impiegato Alberto Menichetti vive nel terrore che gli altri complottino contro di lui e finisce nei guai perché ritenuto responsabile di un attentato. Il cinema italiano lancia la coppia Sordi-Valeri (3 film nel 1955: Un eroe dei nostri tempi, Piccola posta e Il segno di Venere) con esiti straordinari. Carlo Pedersoli, il futuro Bud Spencer, interpreta il ruolo di Fernando. Monicelli «offre uno spaccato acido e intelligente della piccola borghesia nell’Italia alla vigilia del boom» (Mereghetti). «La variopinta e scherzosa coloritura di questa colonna sonora è degna cornice per le penetranti osservazioni registiche sulle umane debolezze di un “imbecille all’italiana” (De Santi).
 
giovedì 17
ore 17.00
Sotto il sole di Roma (1948)
Regia: Renato Castellani; soggetto: R. Castellani, Fausto Tozzi; sceneggiatura: R. Castellani, Sergio Amidei, Emilio Cecchi, Ettore Maria Margadonna, F. Tozzi; fotografia: Domenico Scala; scenografia: Dario Cecchi; musica: Nino Rota; montaggio: Jolanda Benvenuti; interpreti: Oscar Blando, Francesco Golisano, Liliana Mancini, Alberto Sordi, Gisella Monaldi, Alfredo Locatelli; origine: Italia; produzione: Universalcine; durata: 100′
Roma 1943, Ciro è un ragazzo scapestrato che si dedica a piccoli furti con degli amici. Ignora Iris, una ragazza del palazzo, segretamente innamorata di lui. Quando i tedeschi occupano Roma, disubbidisce ai genitori e esce di casa con gli amici. Viene arrestato ma durante un bombardamento riesce a fuggire. Tornato a casa scopre che la madre è morta per il dolore. Pur spinto da Iris a cambiare vita, continua a comportarsi in maniera disonesta. «R. Castellani si inserisce nel neorealismo con una commedia di ritmo incalzante e di scanzonata vivacità che nasconde tra le pieghe un’amarezza di fondo» (Morandini).
 
ore 19.00
I vitelloni (1953)
Regia: Federico Fellini; soggetto: F. Fellini, Ennio Flaiano; sceneggiatura: F. Fellini, E. Flaiano, Tullio Pinelli; fotografia: Otello Martelli, Carlo Carlini, Luciano Trasatti; scenografia: Mario Chiari; costumi: Margherita Marinari; musica: Nino Rota; montaggio: Rolando Benedetti; interpreti: Franco Interlenghi, Alberto Sordi, Franco Fabrizi, Leopoldo Trieste, Riccardo Fellini, Eleonora Ruffo; orgine: Italia; produzione: Peg Produzione Films, Cité Films; durata: 107′
«Alcuni giovani in un’assonnata città di provincia trascinano la loro vita tra sogni e oziose giornate al bar. C’è Alberto, indolente e ormai invecchiato senza aver concluso niente, Leopoldo che coltiva ambizioni artistiche, Riccardo che consuma gli anni migliori nell’ozio, poi Fausto, che sposa una ragazza che ha messo incinta, ma continua la sua vita spensierata fino a perdere affetti e lavoro, e infine Moraldo, l’unico che si ribella al vuoto che ha intorno e un giorno sale su un treno che lo porti finalmente lontano» (Chiti/Poppi). «Inutilmente si cercherebbe – e sarebbe sbagliato – […] l’impostarsi problematico di un’analisi sulla situazione dei giovani in provincia, sulle cause storiche, certo esistenti, che hanno cristallizzato quella vita così come appare, o sui possibili modi di soluzione. Fellini, come al solito, si colloca decisamente al centro dei sentimenti, e perciò dei personaggi; […] egli esprime il sentimento del vegetare, dell’inerzia, del rischioso e sonnolento svnire della gioventù […], ma il film è anche un’allusione continua, tanto più lucente quanto più taciuta, al contrario di questa inerzia, di questa sonnolenza. I Vitelloni, che è un episodio della gioventù come decadenza e isolamento, è anche un film sulla maturità, sulla dirittura dell’esser uomo» (Brunello Rondi).
 
ore 21.00
Lo sceicco bianco (1952)
Regia: Federico Fellini; soggetto: Michelangelo Antonioni, F. Fellini, Tullio Pinelli; sceneggiatura: F. Fellini, T. Pinelli, Ennio Flaiano; fotografia: Arturo Gallea; scenografia: [Raffaele] Tolfo; musica: Nino Rota; montaggio: Rolando Benedetti; interpreti: Alberto Sordi, Brunella Bovo, Leopoldo Trieste, Giulietta Masina, Lilia Landi, Ernesto Almirante; origine: Italia; produzione: P.D.C.; durata: 87′
«Con il pretesto di un viaggio a Roma di due sposini provinciali, questo film di Federico Fellini ci descrive i più caratteristici atteggiamenti psicologici della piccola borghesia: l’ansia di sogni e di evasione, che le donne sfogano nei giornali a fumetti, e il culto di un tradizionalismo spicciolo che gli uomini professano ripetendo, quando sono in viaggio di nozze, gli stessi itinerari dei loro padri e dei loro nonni, e osservando a tal segno i canoni della sottomissione familiare da rispettare come un feticcio lo zio che si è trasferito a Roma e che è diventato qualcuno all’ombra del Vaticano. Wanda, la sposina, si perde infatti alla ricerca dello Sceicco Bianco, un eroe dei “fumetti” le cui avventure le hanno fatte passare molte notti insonni. Ivan, lo sposino sconvolto per la scomparsa della moglie, ha una sola preoccupazione, quella di nasconderla allo zio e a tutta la sua famiglia che chissà mai a quali congetture si abbandonerebbero di fronte a un simile fattaccio» (Rondi).
 
venerdì 18
ore 17.00
Mamma mia, che impressione! (1951)
Regia: Roberto Savarese; soggetto: Alberto Sordi; sceneggiatura: Cesare Zavattini, Vittorio De Sica, A. Sordi; fotografia: Carlo Montuori; scenografia: Alfredo Montori; musica: Angelo Francesco Lavagnino; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: A. Sordi, Giovanna Pala, Carlo Giustini, Frank Colson, Fausto Guerzoni, Luigi Pavese; origine: Italia; produzione: P.F.C. – Produzione Film Comici; durata: 76′
Alberto è un giovane che mette in atto gli stratagemmi più assurdi per conquistare una ragazza, finendo col cacciarsi nei guai. «Da un soggetto di Sordi (sceneggiato con Cesare Zavattini e Vittorio De Sica), una commedia che punta tutto sulla verve del non ancora noto protagonista che per questa occasione riprende il personaggio radiofonico del boy scout e dei “compagnucci della parrocchietta”. Secondo Sordi, De Sica (anche coproduttore) avrebbe messo mano alla regia» (Mereghetti).
 
ore 19.00
Bravissimo (1955)
Regia: Luigi Filippo D’Amico; soggetto e sceneggiatura: Age & Scarpelli, L. F. D’Amico; fotografia: Marco Scarpelli; scenografia: Franco Lolli; musica: Angelo Francesco Lavagnino; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Alberto Sordi, Giancarlo Zarfati, Patrizia Della Rovere, Irene Cefaro, Irene Tunc, Riccarda Momo; origine: Italia; produzione: Documento Film; durata: 96′
Un maestro si accorge che un suo alunno possiede una straordinaria voce e fa di tutto per lanciarlo nel mondo della musica. «Più che sulla trovata della voce baritonale – rapidamente esaurita – il film si appoggia sul’intreccio di egoismi, di vanità, di contrattempi e di equivoci che regolano la vicenda e sulla esilarante esuberanza di Alberto Sordi. […] La regia di L.F. D’Amico, agile e scorrevole, colorita, sa abilmente sfruttare le divertenti risorse del soggetto» (Contini).
 
ore 21.00
Gastone (1960)
Regia: Mario Bonnard; soggetto: Ettore Maria Margadonna, Luciana Corda; sceneggiatura: Oreste Biancoli, M. Bonnard, Rodolfo Sonego; fotografia: Luciano Trasatti; scenografia: Mario Chiari, Vincenzo De Prato; costumi: Maria De Matteis; musica: Angelo Francesco Lavagnino; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Alberto Sordi, Anna Maria Ferrero, Paolo Stoppa, Vittorio De Sica, Franca Marzi, Magali Noël; origine: Italia; produzione: Variety Film, Maxima Film-Compagnia Cinematografica, S.P.E.S.; durata: 103′
Ritratto dolce amaro del mondo del varietà degli anni venti. Gastone è un “danseur mondain”, che vorrebbe calcare il palcoscenico del famoso Salone Margherita. Incontra Nannina, una servetta con vorrebbe fare la ballerina. Gastone prepara il loro debutto ma, appena le si presenta l’occasione, Nannina, che ormai si fa chiamare “Anne la belle”, va in scena da sola e ottiene un grande successo. Abbandona Gastone per un impresario milanese e parte con lui. Pur provando a rimettersi in sesto, proponendosi in duetto con una sua vecchia amica, Gastone non riesce a trovare una scrittura. «E poi guardate: dal tempo dei Vitelloni, Bonnard è il primo che abbia saputo rimettere Sordi in un personaggio completo, offrirgli le condizioni perché potesse dare una interpretazione di autentica classe» (Bianchi).
 
sabato 19
ore 17.00
Il moralista (1959)
Regia: Giorgio Bianchi; soggetto: Ettore Maria Margadonna, Luciana Corda; sceneggiatura: L. Corda, Rodolfo Sonego, Vincenzo Talarico, Oreste Biancoli; fotografia: Alvaro Marcori; scenografia: Piero Filippone; musica: Carlo Savina; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Maria Perschy, Franco Fabrizi, Franca Valeri, Christiane Nielsen; origine: Italia; produzione: Avers Film; durata: 105′
Agostino è il segretario del presidente dell’Ufficio Internazionale della Moralità. È talmente ligio al dovere, serio e castigatore di ogni immoralità che il presidente lo vorrebbe come genero. Agostino viene mandato in missione a Monaco di Baviera ma qui, si rivela per quel che è: un losco affarista senza scrupoli. «Con questo schizzo feroce, maligno, del carattere ufficiale del regime clericale, Alberto Sordi raggiunge forse il risultato più importante della sua carriera di ritrattista “moralista”. Alla soglia dei quarant’anni, Sordi è un attore maturo, padrone di tutti i suoi mezzi, capace ormai se soltanto trovasse il suo regista, di passare dalla macchietta alla satira» (Vice, L’Unità).
 
ore 19.00
Il seduttore (1954)
Regia: Franco Rossi; soggetto: commedia omonima di Diego Fabbri; sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Ugo Guerra, Leonardo Benvenuti, Giorgio Prosperi, Guido Leoni, Raoul Radice, F. Rossi; fotografia: Alfieri Canavero; costumi: Giovanna Natili; musica: Carlo Innocenzi; montaggio: Otello Colangeli; interpreti: Alberto Sordi, Lea Padovani, Lia Amanda, Jacqueline Pierreux, Denise Grey, Ciccio Barbi; origine: Italia; produzione: Vides; durata: 98′
Alberto è un impiegato che, pur innamorato della moglie, non riesce a resistere al fascino delle altre donne. Più per gioco che per calcolo immagina, sogna e costruisce mille avventure amorose, delle quali poi si vanta con i colleghi. Alberto è un ingenuo e solo il caso gli farà iniziare delle relazioni con donne bellissime: una modella francese e la moglie di un pilota americano. Quando il triangolo viene scoperto lui non può far altro che fuggire. «Rabbiosamente restio a ogni condizionamento ambientale, ma del tutto incapace di scelte autonome, il personaggio Sordi è sempre destinato a subire gli eventi della vita: l’aspirazione anarchica, caratteristica di tutti i grandi comici cinematografici, italiani e stranieri, è ancora ben presente in lui, ma non ha più la forza di realizzarsi. Di qui il suo velleitarismo perenne; e la conseguente condanna alla frustrazione; e infine la corrucciata, impotente solitudine da cui gli è impossibile uscire» (Spinazzola).
 
ore 21.00
Il diavolo (1963)
Regia: Gian Luigi Polidoro; soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego; fotografia: Aldo Tonti; scenografia: Dario Cecchi; costumi: Marinella Giorgi; musica: Piero Piccioni; montaggio: Tatiana Casini; interpreti: Alberto Sordi, Gunilla Elm Tornquist, Anne Charlotte Sjoberg, Barbro Wasteason, Monica Wasteason, Ulf Palme; origine: Italia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; durata: 105′
Amedeo Ferretti è un commerciante di pellicce in viaggio a Stoccolma per affari. La Svezia è per gli italiani la terrà della libertà dei costumi e di bellissime donne e Amedeo spera di punteggiare la sua permanenza con delle avventure galanti. La realtà sarà ben diversa e non riuscirà a concludere nulla.
«È una piacevole scorribanda per la Svezia […]. E sorprende, affascina, trascina dolcemente nel seguito delle splendide immagini di Aldo Tonti […]. È anche una potente, spietata demisticazione della Svezia» (Soldati).
 
domenica 20
ore 17.00
Lo scapolo (1955)
Regia: Antonio Pietrangeli; soggetto: A. Pietrangeli; sceneggiatura: Alessandro Continenza, Ruggero Maccari, Ettore Scola, A. Pietrangeli; fotografia: Gianni Di Venanzo; scenografia: Ugo Bloettler; costumi: Giuliano Papi; musica: Angelo Francesco Lavagnino; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Alberto Sordi, Sandra Milo, Nino Manfredi, Madeleine Fischer, Anna Maria Pancani, Maruja Asquerino; origine: Spagna/Italia; produzione: Film Costellazione Produzione, Aguila Films; durata: 92′
Il ragioniere Paolo Anselmi è uno scapolo impenitente. Conosce una giovane hostess, ma quando il rapporto tra i due comincia a diventare serio, lui le fa capire che non vuole impegni. La solitudine però lo attanaglia e un bel giorno conosce la signorina Carla. «Bisognava fare un film per lui [Alberto Sordi], per il suo personaggio: Il seduttore, Il marito, Lo scapolo erano costruiti ad hoc. C’erano lunghe riunioni di sceneggiatura, per esempio per pensare Lo scapolo, per definire il personaggio, perché ad Antonio [Pietrangeli] era stato chiesto proprio un film per Sordi. E una volta centrato il personaggio, centrato il problema, il resto erano corollari» (Ettore Scola).
 
ore 19.00
Vacanze d’inverno (1959)
Regia: Camillo Mastrocinque; soggetto: Oreste Biancoli; sceneggiatura: O. Biancoli, Rodolfo Sonego, Jacques Sigurd, C. Mastrocinque; fotografia: Aldo Tonti; scenografia: Mario Chiari; costumi: Pia Marchesi; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Roberto Cinquini; interpreti: Alberto Sordi, Michèle Morgan, Vittorio De Sica, Eleonora Rossi Drago, Dorian Gray, Renato Salvatori; origine: Italia/Francia; produzione: Athena Cinematografica, Gallus Films; durata: 110′
A Cortina D’Ampezzo, invernale regno vacanziero della borghesia italiana del boom, si incrociano quattro storie tra il satirico e il sentimentale. L’impiegato Alberto Moretti, interpretato da Sordi, a Cortina grazie a un premio tv, perde la testa per una principessa e dilapida una fortuna in abiti e regali non accorgendosi di essere preso in giro dalla donna. Un principe si invaghisce di una starlette, che ne approfitta per farsi pubblicità. Il portiere dell’hotel mette a disposizione dei clienti facoltosi la sua baita per i loro incontri clandestini ma rischia che un conte vi porti sua figlia. Infine una coppia di sposi innamorati rischia di rovinare il loro rapporto per delle incomprensioni e delle ripicche.
 
ore 21.00
La grande guerra (1959)
Regia: Mario Monicelli; soggetto e sceneggiatura: Age [Agenore Incrocci] & [Furio] Scarpelli, Luciano Vincenzoni, M. Monicelli; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Danilo Donati; musica: Nino Rota; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Folco Lulli, Bernard Blier, Romolo Valli; origine: Italia/Francia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica,Gray Films; durata: 138′
«La vicenda di questo film, premiato di recente alla Mostra di Venezia con il Leone d’oro ex aequo con Il generale Della Rovere, è quasi tutta imperniata sulle gesta di due soldati paurosi che, durante la guerra 1915-18, cercano di riportare a casa la pelle in tutti i modi» (Rondi). «Era un ruolo bellissimo, ricordo soprattutto la bellezza del copione. Il copione era anche un pochino più bello di come è nel film che fu girato benissimo, magistralmente, secondo me, ma ne uscì un pochino infarcito di dialetti e di trovate, mentre il copione era veramente un copione esemplare. Un buon film, un bellissimo ruolo, e la conferma che in qualche modo potevo essere utilizzato positivamente» (Gassman).
Versione restaurata a cura di Cineteca Nazionale e Aurelio De Laurentiis
 
lunedì 21
chiuso
 
martedì 22
ore 17.00
I due nemici (1962)
Regia: Guy Hamilton; soggetto: Luciano Vincenzoni; sceneggiatura: Age [Agenore Incrocci] e Furio Scarpelli, Suso Cecchi d’Amico, Jack Pullman; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Dario Cecchi, Ezio Frigerio; musica: Nino Rota; montaggio: Tatiana Morigi; interpreti: Alberto Sordi, David Niven, Amedeo Nazzari, Michael Wilding, Harry Andrews, David Opatoshu; origine: Italia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; durata: 97′
Abissinia 1941. Il flemmatico maggiore inglese Richardson viene catturato dall’esercito italiano. Il capitano Blasi decide di farlo scappare in modo che l’ufficiale riferisca ai suoi superiori sull’esiguità delle forze italiane. Ma le cose andranno in modo diverso. «Un film divertente, molto amato dal pubblico, che ironizza con un certo garbo sulla mitologia della guerra e del nostro”glorioso” passato» (Mereghetti). «Rota scrive un commento musicale nel quale si mescolano i colori della commedia e del dramma, mantenendosi sulle sonorità leggere per gli episodi venati di sottile amarezza e dando sfogo a un pot-pourri di marce militari per le sequenze più marcatamente legate al genere bellico» (De Santi).
 
ore 19.00
Tutti a casa (1960)
Regia: Luigi Comencini; soggetto: Age & Scarpelli; sceneggiatura: Age & Scarpelli, L. Comencini, Marcello Fondato; fotografia: Carlo Carlini; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Ugo Pericoli; musica: Angelo Francesco Lavagnino; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Alberto Sordi, Serge Reggiani, Carla Gravina, Martin Balsam, Didi Perego, Nino Castelnuovo; origine: Italia/Francia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica, Orsay Films; durata: 114′
«Age e Scarpelli avevano sviluppato una storia che si svolgeva nella Roma occupata durante il periodo del coprifuoco, ma quella storia pareva destinata a non realizzarsi. Ci ricordammo allora di certe cose di Roma 1943 di Monelli e di molte avventure personali accaduteci nel giorno dell’armistizio. E così è nata l’idea di Tutti a casa. Poiché già più d’una volta mi è stato chiesto quale parentela ci sia tra il mio film e La grande guerra, credo di avere indirettamente risposto, raccontando come è nata l’idea di Tutti a casa. Nessuna. Solo che probabilmente i due film hanno in comune la stessa fiducia, da parte degli autori, in un certo metodo di lavoro. […] Tutti a casa non è nemmeno un film di guerra. È un viaggio attraverso l’Italia in guerra di quattro sbandati (quattro “stupidi” sprovveduti) che vogliono tornare a casa […] perché quella del ritorno a casa è l’unica idea chiara che hanno, l’unica idea che li accomuna, l’unica fede» (Comencini).
 
ore 21.00
Una vita difficile (1961)
Regia: Dino Risi; soggetto e sceneggiatura: Rodolfo Sonego; fotografia: Leonida Barboni; scenografia: Mario Scisci; costumi: Lucia Mirisola; musica: Carlo Savina; montaggio: Tatiana Casini Morigi; interpreti: Alberto Sordi, Lea Massari, Franco Fabrizi, Lina Volonghi, Claudio Gora, Antonio Centa; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; origine: Italia; durata: 118′
«La vita difficile è quella di un italiano come tanti, che l’8 settembre ha sorpreso in divisa d’ufficiale inducendolo a passare nelle file della Resistenza. Questo italiano come tanti, però, questo Silvio, non ha fino in fondo la tempra dell’eroe e quando trova una ragazza che gli dà riparo mentre i tedeschi lo inseguono, non si fa pregar troppo per prendersi una vacanza; ma poi il senso del dovere l’ha vinta un’altra volta e lo ritroviamo di nuovo in armi al momento della Liberazione. Con la pace, eccolo che scrive in un giornale modesto, a tinte sociali, ed eccolo ritrovare la ragazza da cui si era allontanato alla chetichella: la sposa, la conduce a Roma e cominciano i guai, i guai soliti delle giovani coppie in tempi difficili. […] Scritta da Rodoldo Sonego e diretta da Dino Risi, questa storia, nonostante le sue concessioni al riso e i suoi molteplici tentativi di voltare la polemica in satira, si svolge in realtà in un’atmosfera amara e dolente, carica di echi sommessamente drammatici» (Rondi).

 

 

Date di programmazione