Home > “E’ iniziata la rassegna “Non ci resta che ridere. Il cinema di Roberto Benigni”. Sabato 14 e domenica 15 febbraio classici come “Il piccolo diavolo” (1988) e capolavori di regia come “Daunbailò” (Down by Law) di Jim Jarmush (1986). “
“E’ iniziata la rassegna “Non ci resta che ridere. Il cinema di Roberto Benigni”. Sabato 14 e domenica 15 febbraio classici come “Il piccolo diavolo” (1988) e capolavori di regia come “Daunbailò” (Down by Law) di Jim Jarmush (1986). “
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La storia di Benigni regista e attore cinematografico è interamente incentrata sul tentativo, assolutamente riuscito, di inserire i tempi reiterati del personaggio dalla comicità esplosiva sperimentato negli anni '70 - che raggiunge i suoi vertici nei monologhi - in un meccanismo narrativo. Un'operazione alla quale hanno giovato le interpretazioni in film diretti da registi del calibro di Ferreri, Fellini e Jarmusch, i quali hanno messo in sintonia il loro universo con quello di Benigni, costruendo ruoli adatti ai suoi tempi e modi di recitazione.

sabato 14
ore 17.00
Chiedo asilo (1979)
Regia: M. Ferreri; soggetto e sceneggiatura: M. Ferreri, Gérard Brach, con la collaborazione di Roberto Benigni; fotografia: Pasquale Rachini; musica: Philippe Sarde; montaggio: Mauro Bonanni; interpreti: R. Benigni, Dominique Laffin, Chiara Moretti, Carlo Monni, Girolamo Marzano, Luca Levi; origine: Italia/Francia; produzione: 23 giugno, A.M.S. Production, Pacific Business Group; durata: 112'
Una delle prime prove cinematografiche del giovane Roberto Benigni qui circondato dai bambini di una scuola materna bolognese. Benigni interpreta un giovane maestro che porta scompiglio in una scuola d'infanzia con il suo metodo educativo "rivoluzionario", che segue i desideri dei bambini più che ammaestrarli. «L'amore, il gioco, il desiderio, il vivere dal basso la vita accanto ai bambini, la confusione vitale dell'infanzia costituiscono i materiali elementari di Chiedo asilo; […] in tal modo il cinema di Ferreri si riconsegna alla sensibilità del vivere che è passione visiva, accostamento appassionato dell'occhio del cinema alla palude odierna» (Grande).
 
ore 19.00
Il piccolo diavolo (1988)
Regia: Roberto Benigni; soggetto: Giuseppe Bertolucci, Vincenzo Cerami, R. Benigni; sceneggiatura: V. Cerami, R. Benigni; fotografia: Robby Müller; musica: Evan Lurie; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Roberto Benigni, Walter Matthau, Nicoletta Braschi, Stefania Sandrelli, John Lurie, Franco Fabrizi; origine: Italia; produzione: Yarno Cinematografica, Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica; durata: 105'
Padre Maurizio è un esorcista. Durante una seduta riesce a liberare una certa Giuditta dalla possessione ma si ritrova in compagnia del diavolo che la possedeva. Padre Maurizio non riesce più a liberarsi del diavoletto, che lo segue dappertutto, combinandone di tutti i colori, fino al momento dell'incontro con un'altra diavola, Nina, di cui si innamora. «Benigni indossa i panni del diavolo, una delle figure all'origine del suo archetipo comico, puntando esplicitamente sui moduli della commedia. L'ancestrale coincidenza tra comico e demoniaco, il buffone che assume le irridenti sembianze del maligno, che sta alla base delle rappresentazioni e delle feste popolari, si ricompone qui "all'insegna della leggerezza"» (Borsatti).
 
ore 21.00
Non ci resta che piangere (1984)
Regia: Roberto Benigni, Massimo Troisi; soggetto: R. Benigni, M. Troisi; sceneggiatura: R. Benigni, M. Troisi, Giuseppe Bertolucci; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Pino Donaggio; montaggio: Nino Baragli; interpreti: M. Troisi, R. Benigni, Iris Peynado, Amanda Sandrelli, Paolo Bonacelli, Carlo Monni; origine: Italia; produzione: Yarno Cinematografica, Best International Film; durata: 112'
Il maestro Saverio e il bidello Mario rimangono bloccati con la loro auto davanti a un passaggio a livello in una zona di campagna. Vengono sorpresi da un temporale e si rifugiano in una locanda. Il giorno dopo scoprono di essere tornati indietro al 1492. Affrontano innumerevoli peripezie cercando di adeguarsi agli usi del tempo e poi intraprendono un viaggio picaresco nel tentativo di giungere in Spagna e bloccare la partenza di Colombo. «Provenienti da due universi comici tanto diversi, Troisi e Benigni inseriscono agevolmente i propri personaggi in una struttura narrativa libera e vivace che ne valorizza le reciproche virtù in un gioco verbale e mimico senza soste. Firmando insieme la regia, anche come autori Troisi e Benigni si dividono il merito già acquisito facendo l'uno la spalla dell'altro, improvvisando pause e battute, e favorendo quello straniamento linguistico e figurativo che dà gaiezza e passatempo» (Grazzini).
 
domenica 15
ore 17.00
La voce della luna (1989)
Regia: Federico Fellini; soggetto: liberamente ispirato al romanzo Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni; sceneggiatura: F. Fellini, con la collaborazione di Tullio Pinelli, E. Cavazzoni; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Nicola Piovani; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Roberto Benigni, Paolo Villaggio, Nadia Ottaviani, Marisa Tomasi, Angelo Orlando, Sim; origine: Italia/Francia; produzione: Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica, Cinémax; durata: 120'
«Dettato a Fellini dalla sua insofferenza nei confronti della società e del sistema di valori in cui ormai si riconosce la maggioranza, ma anche da una giovanile autoironia che ne compensa il moralismo, La voce della luna […] è un "racconto cinematografico" che tiene molto della chiacchierata buffa e malinconica, intenerita dalle lucciole e ricchissima di punti-luce. […] Costruito stavolta da Fellini con un ancor più accentuato rifiuto d'ogni struttura convenzionale, ma con un'intatta seppur rapsodica virtù d'inventare figure, ambienti e situazioni, e tanto spesso ancora d'insuperata qualità nelle immagini, il film ricorre, per ingraziarsi anche il botteghino, ad attori popolari, e n'è premiato. Mentre Roberto Benigni, nel cui pallore lunare s'incrociano Leopardi, Pinocchio e Pierrot, dimentico della propria maschera sfrontata, parla in un italiano fin troppo pulito ed educato ma dà al Salvini le vibrazioni d'una piuma, Paolo Villaggio è un Gonnella di forte carica drammatica, nel quale Fantozzi si ribalta con insospettata intensità» (Grazzini).
 
ore 19.15
Il figlio della pantera rosa (Son of the Pink Panther) (1993)
Regia: Blake Edwards; soggetto: B. Edwards; sceneggiatura: B. Edwards, Madeline Sunshine, Steven Sunshine; fotografia: Dick Bush; musica: Jack Hayes, Henry Mancini; montaggio: Robert Pergament; interpreti: Roberto Benigni, Herbert Lom, Claudia Cardinale, Shabana Azmi, Debrah Farentino, Jennifer Edwards; origine: Usa; produzione: United Artists Productions, Filmauro; durata: 93'
«Il gendarme Jacques Gambrelli è figlio dell'ispettore Clouseau e di Maria: imbranato come il padre, riesce nondimeno a liberare una principessa rapita da un commando di terroristi. […] Benigni all'inizio appare spaesato, ma poi sembra cogliere la stupidità volontaria che è l'anima di tanti film di Edwards. Battute che cadono nel vuoto, gag ripetute fino all'usura, nonsense portato all'estremo: il film è talmente sgangherato da riuscire quasi divertente» (Mereghetti).
 
ore 21.00
Down by Law (Daunbailò) (1986)
 Regia: Jim Jarmusch; soggetto e sceneggiatura: J. Jarmusch; fotografia: Robby Müller; musica: John Lurie; montaggio: Melody London; interpreti: Tom Waits, John Lurie, Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Ellen Barkin, Billie Neal; origine: Usa; produzione: Black Snake, Grokenberger Film; durata: 106'
Opera che riecheggia generi e modelli, come sempre accade nel cinema di Jarmusch, Daunbailò è un film carcerario con fuga per le paludi della Luisiana di tre carcerati sui generis. John Lurie (Jack), uno sfruttatore di prostitute incastrato da un rivale, e Tom Waits (Zack), un dj in declino beccato con un cadavere nel portabagagli, sono compagni di cella. Tra litigi e lunghi silenzi si raccontano le rispettive vite. In cella viene portato un terzo carcerato Roberto (Roberto Benigni), un italiano che ha ucciso un uomo. Roberto è vitale, buffo, un folletto che parla un inglese strano, fatto di frasi fatte, involontari giochi di parola e citazioni poetiche. I tre fuggono e dopo varie peripezie giungono in una casa dove Roberto troverà l'amore. «Ho conosciuto Roberto in Italia, a Salsomaggiore, e nonostante comunicassimo solo in un francese assai primitivo siamo subito diventati amici. E comunque Roberto è un attore bravissimo che potrebbe interpretare anche ruoli drammatici, e credo che il suo ruolo in Down by Law sia meno comico che nei suoi film italiani. […] È stato in grado persino di improvvisare un monologo in inglese, nella sequenza in cui sta cucinando un coniglio. È un improvvisatore nato. È come un musicista jazz» (Jarmusch).

 

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