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“Dal 4 al 7 ottobre al cinema Trevi, “Luchino Visconti, 40 anni dopo” (prima parte)”
Centro Sperimentale di Cinematografia
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 martedì 4
ore 17.00 Ossessione di Luchino Visconti (1943, 141')
L'amore maledetto fra un vagabondo e la moglie dell'anziano proprietario di uno spaccio lungo il Po. Visconti attinge alla letteratura americana e al realismo francese per raccontare una passione fatale in un crescendo di speranze e disillusioni. Primo film "neo-realistico", come lo definì, con felice intuizione, il montatore Mario Serandrei in un biglietto inviato a Visconti: irrompe il nuovo nel cinema italiano dei telefoni bianchi e della retorica fascista.
 
ore 19.30 La terra trema. Episodio del mare di Luchino Visconti (1948, 161')
La lotta dei pescatori di Aci Trezza, guidati da N'Toni, per sottrarsi ai soprusi dei grossisti. «Sintesi paradossale di realismo ed estetismo» (Bazin su «Esprit»), conseguita da Visconti attraverso l'uso del siciliano, lingua misteriosa e arcaica, e l'interpretazione degli abitanti di Aci Trezza: scelte che urtano i benpensanti e decretano la fortuna critica del film. Primo atto di una trilogia, mai realizzata, immortalato dalla straordinaria fotografia di G.R. Aldo. Francesco Rosi e Franco Zeffirelli furono gli assistenti alla regia di Visconti.
 
mercoledì 5
ore 17.00 Bellissima di Luchino Visconti (1951, 115')
Blasetti cerca una bambina per un film. Una popolana romana le prova tutte pur di assicurare alla figlia un futuro da star. Spietato ritratto del sottobosco che gravita attorno a Cinecittà, fabbrica di sogni e illusioni. Da uno spunto neorealista di Zavattini, dal quale Visconti si discosta mettendo a nudo i limiti dei metodi del neorealismo, racchiusi nella parabola di Liliana Mancini, interprete di Sotto il sole di Romadi Castellani, che qui compare come assistente montatrice. Uno dei tanti camei del film (oltre a Blasetti, Luigi Filippo D'Amico, Mario Chiari e Corrado Mantoni).
 
ore 19.00 Senso di Luchino Visconti (1954, 121')
L'amore contrastato fra una contessa veneta e un ufficiale austriaco sullo sfondo della guerra d'indipendenza del 1866. Un'opera di citazioni e omaggi (Stendhal, Foscolo, Heine) e di precisi riferimenti pittorici (Fattori, Lega, Hayez) in cui Visconti riversa tutto il suo amore per il melodramma e per Verdi, senza rinunciare a una visione critica della società del tempo. Il direttore della fotografia Aldo Graziati morì durante le riprese a causa di un incidente stradale e fu sostituito da Robert Krasker e dall'allora operatore Giuseppe Rotunno, promosso sul campo per la scena della fucilazione.
 
ore 21.15 Le notti bianche di Luchino Visconti (1957, 102')
Sospeso nella notte, il fuggevole idillio fra un impiegato e una misteriosa ragazza. Gli scenografi Chiari e Garbuglia ricostruiscono il quartiere Venezia di Livorno a Cinecittà creando una città nebbiosa e surreale, in cui i sentimenti affiorano e svaniscono: «Tutto deve essere come se fosse finto; ma quando si ha la sensazione che è finto, deve diventare come se fosse vero» (Visconti). Leone d'argento a Venezia, fra le polemiche (è rimasta famosa la battuta di Visconti rivolta a René Clair, presidente della Giuria, «se il Leone è d'argento, il silenzio è d'oro»).
 
giovedì 6
ore 17.00 Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti (1960, 177')
Il romanzo popolare della famiglia Parondi dall'arrivo a Milano, dalla lontana Lucania, alla tragedia finale, passando attraverso passioni e delusioni. "Tragedia realista", scandita attraverso memorabili scene madri, che suscita l'interesse morboso di spettatori e censori. Visconti raggiunge una sintesi perfetta fra dramma sociale ed epica (dei sentimenti), fra aspirazione al Bene e ineluttabilità del Male. L'altra faccia del boom economico, rigorosamente in bianco e nero.
 
ore 20.30 Vaghe stelle dell'Orsa... di Luchino Visconti (1965, 100')
«Piccoli vizi prudenti, sporchi; storie della vita di provincia, con le sue passioni esasperate», come recita uno dei protagonisti. Dramma intimista e decadente, ambientato a Volterra, che affronta «l'ultimo tabù» (Visconti), l'incesto, scavando nella memoria di una famiglia di origine ebree, con echi dannunziani e i fantasmi dell'Elettra di Sofocle. Leone d'oro a Venezia che ricompensa il regista di precedenti delusioni.
 
venerdì 7
ore 17.00 Il Gattopardo di Luchino Visconti (1963, 187')
Splendida rappresentazione del passaggio della Sicilia dai borboni ai sabaudi che restituisce integralmente il senso e il fascino del capolavoro di Tomasi di Lampedusa, nobilitato dal decadentismo viscontiano, abile nel cogliere «le sfumature quasi proustiane della [...] personalità mondana e familiare» (Moravia) del principe di Salina. La celeberrima scena del ballo, che richiese più di un mese di riprese, suggella la fine di un'epoca e di una classe sociale, con risvolti anche autobiografici. Palma d'oro al Festival di Cannes.
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