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“Dal 18 al 21 ottobre, al cinema Trevi, “Antonella Lualdi, diva con grazia”.”
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«Nasce a Beirut, in Libano, da padre italiano e da madre greca. All'età di soli diciannove anni raggiunge la notorietà nel film musicale Signorinella (1949) e nel '50 compare in Canzoni per le strade, dove conosce Franco Interlenghi - attore di punta del neorealismo italiano, diretto da Fellini, Antonioni, De Sica, Visconti, Rossellini, Blasetti - che sposerà cinque anni dopo. Dalla loro unione nasceranno due figlie: Stella e Antonellina. Fin dal suo esordio Antonella Lualdi venne considerata una vera star al pari della Bosè e della Lollobrigida e tra i suoi numerosi film di successo si ricordano: Miracolo a Viggiù (1951), Ha fatto 13 (1951), La cieca di Sorrento (1952), È arrivato l'accordatore (1952), Il cappotto (1952, di Alberto Lattuada). Con Franco Interlenghi recita in Il più comico spettacolo del mondo (1953), Gli innamorati (1955) e Padri e figli (1957,di Mario Monicelli). Senza il marito lavora in A Parigi in vacanza (1957), Il colore della pelle (1959), I delfini (1960), Appuntamento a Ischia (1960), Il disordine (1962), Gliimbroglioni (1963), Se permettete parliamo di donne (1964, di Ettore Scola) accanto a Vittorio Gassman, La colonnadi Traiano (1969) e Un caso di coscienza (1969). Dal 1992 ha avuto un grande ritorno di popolarità apparendo nella serie televisiva francese Il commissario Cordier nel ruolo di Lucia Cordier, moglie italiana del protagonista» (dalla quarta di copertina del libro di Antonella Lualdi Interlenghi e Diego Verdegiglio "Io Antonella, amata da Franco", Manfredi Edizioni, 2018).

 
giovedì 18
ore 17.00 Abbiamo vinto! di Robert A. Stemmle (1951, 86')
«Il pittore Fabiani, rientrato in Italia alla caduta del fascismo, dopo l'8 settembre si rifugia in casa d'un suo parente, il professor Nardecchi, modesto professionista con moglie e figli, che lo nasconde nella propria soffitta. Fabiani, che ha potuto accumulare col suo lavoro, all'estero, una discreta sostanza, affida i suoi risparmi al Nardecchi. Dopo qualche tempo, il fidanzato della figlia del Nardecchi convince costui a dargli una parte dei denari, che ha in custodia, per l'acquisto d'una tipografia. Un'altra parte servirà alle speculazioni d'un borsaro nero. I Nardecchi sperano naturalmente di ricuperare tempestivamente i denari, per restituirli al proprietario, che ignora i loro maneggi. Quando arrivano gli alleati, i Nardecchi, che per ragioni ovvie, hanno sempre dato al pittore delle informazioni false circa l'andamento della guerra, gli nascondono il grande avvenimento» (cinematografo.it).
 
ore 18.30 Il cappotto di Alberto Lattuada (1952, 107')
«Nel Cappotto […] vediamo, da un lato, feroci, inumani, corrotti, vanitosi, ipocriti volgari, i funzionari di uno spietato potere egemonico (e vestono i panni della borghesia, arrecano tutti i segni emblematici di questa classe); e dall'altro, oppressi e umiliati, popolani la cui miseria contrasta con la ricchezza e il fasto dei potenti borghesi, popolani la cui sete di giustizia è soffocata e i cui più elementari diritti di cittadino sono negati e vilipesi. […] Il cappotto di Carmine è ridotto a tal partito da non poter più sopportare nemmeno un rammendo. L'impiegato cercherà di ottenere un poco di tepore, e un poco di rispetto umano, e magari anche l'amore di un'affascinante e statuaria donna con un cappotto nuovo. Cercherà di ottenere felicità con una finzione» (Viazzi).
 
ore 20.30 Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani (1954, 109')
«È l'ambiente fiorentino di Via del Corno che il romanzo di Vasco Pratolini, dal quale il film è tratto, ha efficacemente delineato, e che ora Lizzani delinea non meno efficacemente. È tutto un piccolo mondo che l'obiettivo non si stanca di frugare, unendo mura e botteghe, finestre e dimore a volti e cadenze, tipi e caratteri. È una umanità semplice, e rilevata, che ben presto desta una pensosa attenzione» (Gromo).
 
venerdì 19
ore 17.00 Le signorine dello 04 di Gianni Franciolini (1954, 100')
Il film narra la vita e le vicende di cinque impiegate dei Telefoni di Stato sia al lavoro che nel proprio privato. «Franciolini ha realizzato il film con garbo e scioltezza, senza metterci niente del suo oltre questo impegno di serio lavoro. […] Si parte, insomma, da un ambiente reale che potrebbe prestarsi a un'indagine di ordine umano e sociale, per creare, invece, un tipo di film comico sentimentale che, se si contrappone ai famosi telefoni bianchi, non è detto che in quanto a clima gli sia molto distante» (Chiarini).
 
ore 19.00 Gli innamorati di Mauro Bolognini (1955, 95')
«Intrighi d'amore e di gelosie in un quartiere popolare di Roma: un piccolo mondo di bibitari, parrucchieri, ostesse, bulli e "bbone". Insomma, di poveri ma belli. Commedia briosamente giovanile sui giovani, di taglio goldoniano nonostante l'ambientazione romanesca […]. Recitato con garbo, è scaltro e piacevole» (Morandini). «Non so se gli sceneggiatori si sono ispirati alla nostra vera storia d'amore o se noi per fatalità, coincidenza, destino e un insieme di fattori, ci siamo trovati ad interpretare una storia che raccontava molto di noi. All'epoca, io e Franco eravamo davvero "gli innamorati" del cinema italiano. Per il manifesto del film fummo anche ritratti in sella ad una motocicletta da Peynet, l'illustratore francese divenuto celebre per i personaggi degli innamorati» (Lualdi).
 
ore 20.45 Incontro moderato con Orio Caldiron con Antonella Lualdi
Nel corso dell'incontro sarà presentato illibro di Antonella Lualdi Interlenghi e Diego Verdegiglio "Io Antonella, amata da Franco".
 
sabato 20
ore 16.30 Padri e figli di Mario Monicelli (1957, 97')
«Lo studente liceale Sandro Bacci è innamorato di Marcella Corallo, una ragazza del ginnasio. Quando un giorno decidono di marinare la scuola per trascorrere qualche ora insieme, però, il preside informa i rispettivi genitori. Mentre il padre di Marcella, proprietario di una sartoria di lusso, vedovo e impenitente dongiovanni, è incapace di mostrarsi severo con sua figlia, il professor Bacci, medico integerrimo, redarguisce a lungo suo figlio prima di perdonarlo. Mentre i due padri, di comune accordo, decidono di sorvegliare meglio i due ragazzi, nel frattempo all'interno dello studio medico del dottor Bacci, si intrecciano altre storie» (cinematografo.it).
 
ore 18.15 La notte brava di Mauro Bolognini (1959, 95')
La notte brava dei ragazzi di vita pasoliniani: «Epidermicamente picaresco, elegantemente erotico, raffinatamente manierista» (Morandini). «È stato un film di rottura per l'Italia, perché in precedenza la generazione dei giovani era stata rappresentata al cinema solo dai "poveri ma belli". In La notte brava, invece, ci sono i ragazzi veri, si parlava di sottoproletariato, di prostituzione, di magnaccia. Il cast era composto da attori giovani e straordinari, c'erano la Ferrero e la Lualdi, con me, ma anche Terzieff e Brialy, che in Francia avevano fatto i film della Nouvelle vague» (Martinelli).
 
ore 20.00 Via Marguttadi Mario Camerini (1960, 106')
«Storie incrociate di vari personaggi che si incontrano nella celebre via degli artisti a Roma, persone indifferenti a tutto, vacue nei propositi, superficiali ed insulse. Chi cerca un amore, chi cerca la notorietà, chi cerca l'affermazione e il concretizzarsi dei propri sogni ed anche chi cerca se stesso» (Lancia).
 
domenica 21
ore 17.00 I delfini di Francesco Maselli (1960, 103')
«Delfini sarebbero i giovani ricchi e viziati della provincia, i figli di papà falsamente spregiudicati e sempre pronti a rientrare nei ranghi della buona società borghese; e Maschi, lungi dall'assumerli come un dato di fatto, magari per limitarsi a una versione provinciale dei "tricheurs" di Carné, vorrebbe dare attraverso le loro esperienze sbagliate un giudizio preciso sulle strutture del loro mondo. I genitori, una volta tanto, sono peggiori dei figli» (Fink).
 
ore 19.00 Il disordine di Franco Brusati (1962, 98')
«Qual è il male che suscita oggi tra gli uomini il maggior disordine? L'egoismo, ci risponde Franco Brusati, regista di questo film e ci dimostra la sua tesi - polemica fin dal titolo - sottoponendoci con impetuosa, sconcertante violenza taluni aspetti del vivere contemporaneo, dei casi limite che tutti, vuoi quelli vissuti dai ricchi, vuoi quelli vissuti dai poveri, ci tracciano il ritratto allucinante e desolato di uomini e donne preoccupati solo di se stessi, del proprio piacere, delle proprie aspirazioni, dei propri sentimenti e tutti causa - per questa loro connaturata incapacità di guardare in faccia anche gli altri - di un costante, lacerante disordine in quanto li riguarda e li circonda, sentimenti, legami familiari, rapporti sociali» (Rondi).
 
ore 20.45 Una spina nel cuore  di Alberto Lattuada (1986, 93')
«Siamo in un paesino sul lago d'Orta dove la gente si conosce tutta: Guido è un giovanotto senza alcuna voglia di lavorare che passa l'intera giornata nell'albergo locale al tavolo da poker e riesce a vincere discrete somme con molta fortuna. Un giorno alla stazione conosce Caterina, una bella ragazza che sembra non volergli dare confidenza. Guido se ne innamora e lei, dopo qualche indugio, accetta la corte di lui. Inizia la loro storia d'amore tra alti e bassi: la ragazza a volte assume atteggiamenti misteriosi. Ci sono molte ombre sul suo passato; Guido vuol saperne di più, è assalito da troppi dubbi. Caterina alla fine decide di lasciarlo e fugge: il giovane è disperato, non si dà pace e la cerca ovunque» (cinematografo.it).
 
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