Venerdì 10 luglio si è svolta, alla presenza del Presidente del CSC Stefano Rulli , del Direttore Generale del CSC Marcello Foti e della Preside Caterina D'Amico, l'annuale cerimonia della consegna dei diplomi agli allievi della Scuola Nazionale di Cinema sede di Roma, triennio 2012-2014.
Sono stati inoltre consegnati i diplomi honoris causa ai Maestri del cinema Stefania Sandrelli (recitazione), Federico Savina (suono) e Ettore Scola (regia).
Di seguito il testo del discorso di Stefano Rulli, presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia:
"E' tempo di bilanci. Prima di tutto per voi allievi che avete appena concluso il triennio. I saggi di diploma, che rappresentano il punto di arrivo del vostro percorso didattico, saranno proiettati di qui a poco in sala cinema. Lì incontrerete il vostro primo pubblico. Sappiate far tesoro dei complimenti ma anche delle critiche perchè in esse possono essere contenuti elementi di verità che vi saranno utili per fare meglio la prossima volta. E imparate a condividere i successi con i vostri collaboratori.Il cinema è un'arte collettiva, talvolta imperfetta perchè creare in molti è cosa più difficile che misurarsi solo con se stessi, ma quando quell'integrazione di talenti avviene, quando la generosità prevale sui distinguo, quando la passione per una storia ci accomuna, allora scatta nel gruppo qualcosa di unico, di magico, che nessuna altra forma di arte individuale può trasmettere a un artista. Spero che qui, alla Scuola Nazionale di Cinema, abbiate appreso anche questo.
E' tempo di bilanci anche per chi insegna. Mestiere difficile, insegnare. Soprattutto per un artista. Perchè chi è abituato da una vita a dare ampio spazio al proprio narcisismo fatica più di altri a fare quel passo indietro che è necessario per gioire del talento che intravvedi nel tuo allievo, per apprezzare il coraggio del suo proclamarsi diverso da te, per ammettere 'ecco qualcosa di nuovo che io non ho'. E d'altra parte la rivoluzione in atto nell'audiovisivo ha chiesto a tutti voi che insegnate un rinnovamento profondo della vostra didattica. Molti hanno risposto a questa sfida con una disponibilità e una dedizione che vanno al di là di quanto dovuto per contratto. A tutti voi va il mio grazie più sincero.
Ma è tempo di bilanci anche per noi, che abbiamo l'onere e l'onore di dirigere le attività del CSC. Avevamo promesso l'anno scorso una ristrutturazione del Centro per meglio rispondere alle rinnovate istanze che ci venivano dal rappresentare nel sistema-cinema un settore decisivo per il suo sviluppo. Quello della formazione. Formazione di nuovi autori e professionisti dell'audiovisivo. Ma anche di un nuovo pubblico. Due parti complementari di un'unica missione, perchè non può esistere un nuovo cinema se non c'è anche un pubblico che abbia le conoscenze necessarie per sceglierlo ed apprezzarlo.
La ristrutturazione è in larga parte avvenuta e proprio in questi mesi sta passando dalle deliberazioni ai fatti. E qui non posso non ringraziare tutti i membri del Consiglio di Amministrazione, il Direttore Generale, la Preside della Scuola Nazionale, il Conservatore della Cineteca Nazionale, così come quei dirigenti e quei quadri che hanno dato il loro contributo di idee e di esperienza a questo importante passaggio.
Una scelta significativa è stata, anche a fronte di una grave crisi economica, l'aumento delle risorse previste per la didattica. Un aumento di circa il 20%. Grazie a questi investimenti è stato possibile acquisire nuove tecnologie per i corsi di fotografia e postproduzione, ampliare il ventaglio dell'offerta formativa dal cinema alla serialità televisiva, nonchè sperimentare nuovi corsi sul fronte delle web series, dei videogiochi, della grafic-novel e della crossmedialità.
Va detto che l'importanza assunta dalla serialità televisiva ci ha portato a rivalutare e rafforzare nella didattica una riflessione teorico-pratica legata ai generi, dal crime al fantasy, dal giallo al sentimentale. Troppo spesso infatti, in una sorta di malintesa idea di autore, gli allievi disdegnavano la commedia o le storie d'amore, confondendo sentimentale con sentimentalismo, e serietà delle intenzioni con la seriosità del racconto. Io credo invece che un allievo-autore debba avere il coraggio e la curiosità di sperimentare tutti i linguaggi e generi per vincere prevenzioni e pregiudizi e scoprire magari così, qualcosa di sè sconosciuto e inespresso.
Dunque scuola come educazione alla libertà creativa ma anche alla fatica e al coraggio di saper guardare le proprie emozioni, anche le più sgradevoli.
Al momento di selezionare gli allievi che avranno accesso ai corsi triennali si dovrà perciò tener conto, tra i criteri qualificanti, non solo della qualità delle idee e delle forme ma anche della capacità di lasciar cadere spunti brillanti e alla moda quando poco sentiti. Per questo tipo di selezione non basta un colloquio di mezz'ora, tre quattro pagine di soggetto o un corto di pochi minuti. Occorre invece un lavoro comune di allievo e insegnante. Per questo in alcuni settori come regia, sceneggiatura e montaggio è stato previsto un corso-base di tre mesi per scegliere tra i dodici preselezionati i sei che proseguiranno per tre anni.
Abbiamo dunque ritenuto giusto investire più risorse nella fase iniziale, così come in quella altrettanto decisiva che va dall'ultimo anno della Scuola ai primi rapporti con il mercato. In quest'ottica la parte conclusiva del triennio è stata pensata soprattutto come spazio formativo per progetti che chiamino in causa soggetti esterni - come RaiCinema, Raifiction, SKY e Unione Produttori. A partire dal 2014, accanto alle borse di studio messe a disposizione dalla SIAE e dall'ANICA cui siamo grati per l'attenzione dimostrata anche quest'anno nei confronti della Scuola nazionale e della sua attività, stiamo sperimentando un progetto pilota di borse-lavoro per allievi diplomati, che potranno collaborare così alle attività didattiche come tutor o ai progetti artistici promossi dal CSC in prima persona. Anche l'Associazione degli ex allievi, creata proprio quest'anno e che raggruppa già alcune centinaia di iscritti, può essere l'occasione per i neodiplomati di confrontarsi con colleghi che hanno vissuto esperienze analoghe alle loro e magari per provare a costruire assieme nuovi progetti.
Come la Scuola Nazionale, anche la Cineteca è chiamata a fare un suo bilancio per affrontare al meglio la ristrutturazione in atto. A orientare la riorganizzazione deve essere una visione non più statica della sua missione. In altre parole, d'accordo conservare e tutelare: ma per chi, o per cosa? Io credo che la risposta debba essere: 'conservare per diffondere'. Per diffondere la cultura cinematografica soprattutto tra i giovani. Per formare un nuovo pubblico. Il problema centrale è infatti, oggi più che mai, riempire quel vuoto immenso che si è creato tra un'offerta di film, che sembra essersi espansa all'infinito grazie alla 'rete', e un'attività di educazione audiovisiva ridotta ormai a poca cosa dalla quasi scomparsa dei cineclub e da un scuola che fino a ieri non prevedeva il cinema tra le sue materie di studio.
Va dunque riconosciuta l'importanza storica della scelta compiuta da questo governo, in particolare dal MIBACT e dal MIUR, che hanno finalmente dato risposta all' esigenza primaria di introdurre l'audiovisivo tra gli ambiti della didattica. Anche il fatto che, grazie al Decreto sulla Buona Scuola, il titolo rilasciato dal CSC godrà di criteri di equipollenza al diploma di laurea, rappresenta un importante riconoscimento dell'attività formativa del nostro Centro. [Abituati da anni a criticare una classe politica poco attenta ai problemi della scuola e del cinema, fa piacere poter dare atto al ministro Franceschini di aver compiuto riforme che vanno nella direzione giusta.]
Ora sta noi fare la nostra parte. Ma a complicare le cose è proprio quella rivoluzione digitale, per tanti versi apprezzabile, che a partire da quest'anno ha reso di fatto inutilizzabile una parte non trascurabile del nostro patrimonio di più di 100 mila pellicole. E dunque uno dei compiti strategici della Cineteca Nazionale deve essere quello di accelerare la trasformazione del suo patrimonio di film da pellicola in DCP. Per questo nell'ultima seduta il nostro Consiglio di Amministrazione ha adottato provvedimenti concreti finalizzati a conseguire la digitalizzazione di un rilevante numero di film ogni anno.
Più in generale occorre lavorare a un'idea di Cineteca più dinamica che sappia farsi essa stessa promotrice di un progetto formativo che valorizzi quanto il Centro Sperimentale può mettere in campo per organizzare, più che rassegne, eventi culturali unitari e multidisciplinari, fatti non solo di film ma anche di mostre fotografiche, sceneggiature originali, libri che raccontino la genesi delle opere presentate. Il fatto che l'attività editoriale del CSC diventerà in buona parte supporto teorico a un progetto più complessivo di diffusione del cinema italiano, rende particolarmente funzionale la scelta di farne una parte integrante della Cineteca.
Tempo di bilanci dunque per allievi, docenti, dirigenti, Scuola e Cineteca Nazionale. Ma anche e soprattutto per il Centro Sperimentale di Cinematografia, chiamato a celebrare nel 2015 i suoi primi ottant'anni. Io credo che il miglior modo di farlo, fuori da ogni retorica, è approfittare di questa occasione per riflettere non solo sulla sua storia ma anche e soprattutto sul ruolo che una istituzione così importante è chiamata a ricoprire nel contesto dell'industria e della cultura italiana. Oggi forse più di ieri è importante definire la mission di enti pubblici strategici legati all'audiovisivo non certo per favorire assurde contrapposizioni corporative ma per stimolare, nella chiarezza dei ruoli, una più efficace azione comune nell'interesse del paese. Un esempio per tutti, un progetto cui stiamo lavorando in questi mesi con l'amministratore di Luce Cinecittà, Roberto Cicutto: creare una struttura per il restauro che possa accomunare Centro Sperimentale, Luce-Cinecittà e Teche RAI. Più che di luoghi e patrimoni da accorpare e unificare, credo occorra prima di tutto riflettere -a partire dalla storia di ognuno- sulle funzioni che ogni ente è chiamato a ricoprire all'interno di un progetto industriale e culturale che riguarda tutti. Negli anni trenta una esperienza di avanguardia come il CSC traeva spunto dall'urgenza di un riconoscimento estetico. In altre parole il cinema poteva e doveva essere insegnato come 'settima arte' se non in contrapposizione certo a complemento dei modelli narrativi di altre arti più riconosciute come il romanzo e il teatro. A distanza di tanti anni la missione del Centro è profondamente cambiata: non è più necessario perorare la causa dell'artisticità del cinema in contrapposizione alle 'vecchie arti', ma al contrario riaffermare la sua incredibile forza espansiva, in grado di infondere tensione poetica anche in modelli narrativi originati da nuovi supporti e tecnologie. Nell'universo sempre più espanso dell'audiovisivo c'è un filo rosso che lega serialità televisiva, web series, crossmedialialità, a quel primo nucleo originario chiamato cinema. Una Scuola di eccellenza oggi deve sapere raccontare ciò che unisce e ciò che distingue i diversi pianeti di quest'unica galassia. E fornire ai suoi allievi le conoscenze per utilizzarli di volta in volta al meglio. Per raccontare il mondo e le sue trasformazioni. O, meglio ancora, per sognarne un altro del tutto nuovo."
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