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“Consegna dei Diplomi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma “
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Giovedì 10 luglio 2014, presso la sede del Centro Sperimentale di Cinematografia e alla presenza del Presidente del CSC Stefano Rulli e del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, si è svolta la cerimonia della Consegna dei Diplomi degli allievi della Scuola Nazionale di Cinema di Roma per il triennio 2011 - 2013.

Nel corso della cerimonia sono stati consegnati anche i diplomi honoris causa ai Maestri del Cinema Italiano Roberto Perpignani, Gabriella Pescucci e Paolo Sorrentino.
Erano presenti all'evento anche il Dott. Nicola Borrelli, Direttore Generale per il Cinema del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e il Dott. Gaetano Blandini, Direttore Generale SIAE.  
Il Centro Sperimentale di Cinematografia, come ogni anno, consegna i diplomi ai suoi allievi, all'interno di un evento che vede coinvolte numerose personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e i rappresentanti delle istituzioni. Nel corso della cerimonia sono stati proiettati i lavori conclusivi degli allievi diplomandi e il documentario di "Sbarre", un film documentario realizzato dagli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia - laboratorio didattico a cura di Daniele Segre.
 
Di seguito il discorso di Stefano Rulli, presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia.
 

PER UN NUOVO CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA E DELL'AUDIOVISIVO

 

1. Prospettive e problemi del cinema italiano

Troppo spesso parlando del nostro cinema prevalgono analisi contrapposte e al limite dello schizofrenia: a chi coglie i segni di una buona salute creativa nei riconoscimenti internazionali - dall'Oscar de 'La grande bellezza' di Paolo Sorrentino al premio a Cannes per Alice Rohrwacher - nonché in un ricambio generazionale armonioso che ha pochi esempi in Europa, si contrappone chi, sulla base di numeri inequivocabili e impietosi come quelli degli incassi e degli spettatori, ne segnala la scarsa capacità di creare un rapporto ampio e duraturo con il pubblico nazionale.

Entrambe le analisi contengono elementi di verità, ma ognuna, da sola, non è in grado di cogliere la complessità del fenomeno, che va invece considerato proprio nella sua ambivalenza e contraddittorietà per capire meglio in che direzione, tutti insieme, Istituzioni, autori, produttori e lavoratori del settore, si devono muovere.

Si ha l'impressione che il cinema italiano vinca e convinca laddove il singolo autore riesce spontaneamente a "rifondarsi" uscendo dal recinto del cinema tradizionale per mescolare diversi linguaggi audiovisivi.

E d'altra parte perde come industria perché da tempo appare spezzato quel filo, sottile ma resistente, che per decenni aveva legato la produzione cinematografica nazionale al suo pubblico attraverso un immaginario collettivo, di volta in volta rivisitato dai diversi autori ma pur sempre substrato ideale e culturale solido e unificante.

Occorre dunque affrontare assieme i problemi specifici legati alla crisi del nostro cinema e quelli di una rivoluzione delle tecnologie e dei linguaggi che coinvolge ormai l'audiovisivo a livello mondiale. Tra le molte considerazioni possibili, due in particolare appaiono decisive per poter intervenire davvero nella crisi di trasformazione del cinema italiano.

La prima. In Italia l'autore cinematografico ha connotato spesso il suo ruolo in contrapposizione a quello di registi e sceneggiatori chiamati a utilizzare altri ambiti comunicativi e altri linguaggi, ad esempio quelli legati alla serialità televisiva. Lavorare per la televisione è stato considerato da molti una sorta di esperienza di ripiego legata ad esigenze economiche. Al contrario, in un panorama completamente trasformato, appare ormai fuori dalla realtà pensare il cinema come forma espressiva a sé e non come parte decisiva - ma pur sempre segmento parziale - di una industria dell'audiovisivo, che ha nel documentario di narrazione, nella serialità televisiva, nel cortometraggio, forme artistiche altrettanto significative. Se l'autore continua a pensarsi ancora come "cinematografico" e non "audiovisivo" rischia di limitare le proprie potenzialità artistiche e sociali.

D'altra parte l'assenza di qualunque forma di insegnamento del cinema nelle scuole, denunciata a più riprese in passato come foriera di sventura, ha fatto sì che l'educazione all'immagine dei giovani del duemila si sia ridotta al consumo dei prodotti della televisione generalista e del cinema hollywoodiano, o a una fruizione disordinatamente autodidatta da streaming, in un corto circuito drammatico per cui il giovane, privo di qualunque cultura di base audiovisiva, finisce per scegliere prevalentemente solo quello che già conosce.

Per riannodare quel filo decisivo che legava in passato la produzione filmica al suo pubblico, occorre attivare quanto prima le istituzioni culturali più adatte per far conoscere ai giovani quello che è stato il nostro "immaginario collettivo" e che si è strutturato film dopo film dai primi del novecento ad oggi: la scuola e la cineteca.

In sintesi, per mettere in campo una nuova "narrazione audiovisiva" che possa riguardare davvero un ampio spettro di cittadini, non occorre solo formare al meglio nuovi autori, ma anche formare un nuovo pubblico.

Se questo è vero, l'intero ciclo dell' industria dell'audiovisivo non va più pensato nei termini tradizionali di ideazione/produzione/distribuzione, ma va considerato come strategico per il suo sviluppo un ulteriore segmento: quello della formazione.

Di questo segmento il Centro Sperimentale di Cinematografia può e deve diventare protagonista.

 

2. Progetti realizzati nell'anno 2013-2014

A questa ridefinizione dell'attività del CSC lavora da più di un anno il nuovo gruppo dirigente del Centro Sperimentale di Cinematografia, che unisce al mio personale impegno la straordinaria esperienza della Preside della Scuola Nazionale di Cinema Caterina D'Amico, sia sul fronte della didattica che della produzione, la pluriennale competenza manageriale del Direttore Generale Marcello Foti, le nuove idee di un giovane critico cinematografico Emiliano Morreale, divenuto da poco più di un anno Conservatore della Cineteca Nazionale.

Alcuni primi segnali fanno ben sperare. In particolare l'ottimo risultato ottenuto dal nostro allievo Fulvio Risuleo che con il suo saggio di diploma 'Lievito madre' si è aggiudicato il terzo premio al festival di Cannes nella sezione Cinefondation, dedicato alle scuole di cinema di tutto il mondo. Questo riconoscimento testimonia dell'elevata qualità artistica e tecnica dei lavori realizzati dai nostri allievi e del grande potenziale creativo che la Scuola riesce ad esprimere anche grazie alla preziosa attività dei suoi docenti. Ma non meno importante è la fiducia che uomini di cinema e loro eredi dimostrano affidandoci i loro fondi sia filmici che cartacei. Mi pare giusto ringraziare in questo senso Gianluigi Rondi che ci ha voluto affidare un suo epistolario raccolto in anni di attività. Faremo il possibile perchè la pubblicazione a cui si sta lavorando sia all'altezza dei materiali messi a disposizione.

Ma per tornare alle nostre scelte dell'ultimo anno, l'obbiettivo di rilanciare e riqualificare l'attività del CSC si è tradotto nell'aumento del 10% degli investimenti nella didattica e del 12% nella Cineteca Nazionale, e ciò pur a fronte di un contemporaneo taglio di circa 400mila euro sul piano della gestione complessiva, per effetto della riduzione del finanziamento a valere sul F.U.S. Cinema. Le maggiori risorse destinate alle attività istituzionali sono state reperite mediante corrispondenti tagli alle spese di gestione e per il personale.

A livello didattico sono stati rinnovati, da subito, anche se parzialmente, i corsi ordinari triennali, introducendo nel percorso formativo anche la serialità televisiva, le web series e un primo blocco di incontri sulla musica da film (finora inspiegabilmente assente dal quadro della didattica). Si è altresì messa meglio a fuoco la mission delle diverse sedi regionali della Scuola Nazionale di Cinema tenendo conto dei nuovi orizzonti dell'audiovisivo e della vocazione culturale dei singoli territori (animazione a Torino, documentario industriale e pubblicità a Milano, reportage e nuovo giornalismo audiovisivo a L'Aquila, documentario a Palermo), affidando la direzione artistico-didattica delle stesse sedi a registi e uomini di cultura riconosciuti come Roberto Andò (Palermo), Maurizio Nichetti (Milano), Daniele Segre (L'Aquila) e Sergio Toffetti (Torino).

Grazie a nuove alleanze strategiche è stato possibile realizzare importanti esperienze didattiche-pilota, che speriamo di poter presto trasformare in momenti formativi strutturali.

In particolare vale la la pena di ricordare il film documentario 'Sbarre' realizzato da allievi di regia, sceneggiatura e montaggio, sotto la direzione di Daniele Segre in collaborazione con Rai-Cinema. Un film che raccoglie testimonianze dei detenuti del carcere di Solliciano sulle condizioni della loro vita carceraria. Il film, che ha già avuto occasione di essere presentato in vari festival e carceri italiane, ha rappresentato una occasione unica per gli allievi di fare cinema a partire da una esperienza sociale particolarmente significativa. Ma altre iniziative formative si sono sviluppate con Rai Cinema e Rai fiction. Con la prima si è dato vita a progetti per diversi lungometraggi. Tra questi Rai Cinema ha poi scelto di finanziare lo sviluppo della sceneggiatura di 'Oggi spose' in vista di una sua prossima realizzazione. Con Rai fiction si è lavorato a dei format per web-series, tra cui ne potrà essere scelto uno da realizzare. E poi altre iniziative formative e creative insieme, come una web-companion di una serie televisiva in via di realizzazione, che hanno dato occasione ai nostri allievi di farsi conoscere e apprezzare.

Non meno importante la collaborazione con Istituto Luce- Cinecittà, che ha messo a disposizione degli allievi i materiali del suo inestimabile patrimonio documentario per permettere loro lavori sperimentali di montaggio e 'mash-up', alcuni dei quali verranno portati come esempio di 'best pratices' a livello di Comunità Europea.

Sempre con l'Istituto Luce, assieme con l'Archivio del Movimento Operaio e l'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa di Ivrea, si è proceduto a un accordo per la realizzazione di un comune portale cinetecario sul tema del lavoro.

In riferimento alla Cineteca Nazionale si è potenziato inoltre il suo ruolo di coordinamento di tutto il sistema cinetecario italiano, promuovendo incontri presso la sede di Roma, uno fra tutti quello con la rappresentante in seno alla Commissione Europea Perez Guevara, che ha illustrato le caratteristiche e le potenzialità dei nuovi bandi UE per il settennio 2014/2020. Ma, soprattutto, si è investito da un lato, con il "Progetto Nitrati", nella salvaguardia e nel restauro di capolavori del cinema italiano e dall'altro, con il "Progetto Gattopardo", nella realizzazione di manifestazioni dove tutti i settori del CSC - cineteca, fototeca, biblioteca, editoria e didattica - mettessero a disposizione i loro preziosi materiali per costruire assieme una iniziativa di rilievo internazionale.

Di grande valore culturale e forte impatto mediatico è stata anche la Mostra Virtuale della Censura, realizzata pochi mesi fa assieme al MIBACT. Essa ha tutte le caratteristiche per essere ulteriormente sviluppata procedendo al censimento dei film europei censurati in Italia o dando vita al progetto di una rete europea che elabori mappature virtuali analoghe.

Per concludere il panorama delle nostre iniziative pare opportuno sottolineare che proprio in questi giorni si è dato vita al primo nucleo di una Associazione di Ex Allievi e Sostenitori, che consenta di stabilire un rapporto costante con i giovani che hanno frequentato il CSC e gli esponenti del mondo del cinema e della televisione, che condividano le finalità del nuovo Centro e offrano la loro disponibilità per iniziative culturali comuni. Il CSC potrà così diventare, in un confronto aperto e continuo con i sindacati e tutte le associazioni di categoria, luogo di incontro e confronto tra generazioni, di ideazione di progetti comuni, ma anche di ricerca, attraverso laboratori che coniughino insieme le potenzialità delle nuove tecnologie e dei nuovi linguaggi.

Tutto questo, unito a una situazione finanziaria e gestionale assolutamente sana ed in linea con gli indirizzi dell'Organo vigilante, rende sempre più credibile la volontà di rinnovamento e rilancio del CSC stesso.

 

3. Nuovo ruolo del Centro Sperimentale di Cinematografia

Negli ultimi dieci anni, a fronte dei grandi cambiamenti avvenuti sul piano delle tecnologie e dei linguaggi, assai poco è cambiato nella didattica della Scuola Nazionale di Cinema e anche il progetto elaborato alla fine degli anni novanta che definiva i criteri dell'insegnamento del cinema nelle scuole, fortemente voluto dall'allora Presidente del CSC Lino Miccichè, si è infranto contro il muro di gomma dei Governi che si sono succeduti fino ad oggi.

Oggi più che mai appare necessario e urgente che il Centro Sperimentale di Cinematografia ripensi le sue strutture e i suoi programmi per rispondere al meglio alla propria "mission" politico-culturale e al tempo stesso per dare un contributo nel settore che più gli compete, quello della formazione, per un rilancio del cinema italiano. Il progetto di ristrutturazione, che dovrebbe portare entro la fine dell'anno a una rimodulazione organizzativa più funzionale agli obiettivi da raggiungere, è condiviso ormai da mesi, nelle diverse fasi di elaborazione, dal Consiglio di Amministrazione, all'interno del quale si è intessuto un confronto intenso e proficuo (una riunione al mese, deliberazioni quasi sempre all'unanimità).

L'attuale organizzazione del CSC, con diverse strutture operative tra loro autonome, dovrebbe infine essere ridisegnata attorno a due poli: A) Formazione; B) Conservazione, tutela e promozione di opere audiovisive. E due strutture di supporto: 1) amministrativa, 2) tecnica.

A) Formazione.

Il Progetto Formazione prevede qualcosa di più e di diverso dall'attuale Scuola Nazionale di Cinema che si occupa dei corsi ordinari triennali frequentati dagli allievi ammessi mediante bandi di concorso annuali. Presuppone, infatti, una idea di formazione permanente rivolta anche ai professionisti del cinema che intendano adeguare le loro competenze alle nuove conoscenze e tecnologie del settore. Ma anche e soprattutto un'opera di "affiancamento" dell'ex allievo per favorire in diversi modi il suo accesso al mercato.

Perché formare è qualcosa che va al di là della didattica, è qualcosa in più dell'insegnare, qualcosa che ha a che fare con la pedagogia, l'accompagnare l'allievo in un processo di apprendimento concreto fatto di esercitazioni, saggi, attraverso cui cerca non solo storie, ma se stesso, le proprie idee, i propri snodi emotivi e, soprattutto, un proprio sguardo sulla realtà.

E quest'opera pedagogica non si conclude con il diploma, ma è parte di un percorso - finora informale e mai dichiarato - dove il docente si fa di volta in volta lettore di script o consigliere per i rapporti con il MIBACT o con la RAI o promotore di incontri professionali, attraverso cui il giovane diplomato possa entrare in contatto con il mercato del lavoro nel modo migliore.

In questa nuova prospettiva il CSC ha deciso di ricoprire ufficialmente questo ruolo di "accompagnamento" creando dall'anno prossimo una sorta di "laboratorio creativo" per i migliori allievi degli ultimi due anni, garantendo loro, attraverso dei tutor, un ulteriore arricchimento del percorso formativo post-corsuale e un primo approccio con il mondo del lavoro.

Un altro fronte su cui il CSC potrebbe articolare la propria vocazione formativa nell'interesse del cinema italiano, è quello delle "opere prime", selezionate con il parere consultivo della Commissione ministeriale, che potrebbe forse indicare - accanto ad opere riconosciute "compiute" e fin da subito destinate alla realizzazione - una rosa di altri film tra cui scegliere solo dopo un adeguato "sviluppo" quelli ritenuti meritevoli di essere prodotti. Per questo "sviluppo" il CSC potrebbe essere l'interlocutore ideale, perché in grado di mettere a disposizione nel ruolo di tutorsceneggiatori di sicura professionalità. E questo nell'interesse del giovane autore, ma anche dell'investimento del denaro pubblico in opere che risulteranno così più compiute da un punto di vista espressivo.

La struttura deputata alla "formazione", dovrebbe inoltre occuparsi di progetti europei, in coordinamento con altre scuole nazionali e internazionali (come ad es. un progetto di "residenze d'autore").

Ma soprattutto, anche con il contributo della CSC Production, dovrà farsi protagonista della produzione di corti e lungometraggi di allievi o ex allievi diplomati dalla Scuola Nazionale di Cinema negli ultimi anni o a partire da storie i cui diritti sono del CSC.

B. Conservazione, tutela e promozione di opere audiovisive.

La Cineteca Nazionale potrà dare un nuovo impulso, sia quantitativo che qualitativo, alla promozione del suo immenso patrimonio filmico per metterlo a disposizione di un pubblico quanto più ampio e diversificato, grazie a una rafforzata sinergia con le strutture dell'Editoria e della Biblioteca, attraverso la progettazione di iniziative culturali, come quella realizzata quest'anno a Palermo per i 50 anni del 'Gattopardo'.

Ma per assolvere adeguatamente il suo ruolo di eccellenza, la Cineteca Nazionale dovrà esercitare sempre più e meglio - come prevede d'altra parte anche la stessa legge istitutiva - un'attività di coordinamento di tutte le altre cineteche italiane per costruire con loro iniziative che possano avere una maggiore rilevanza a livello europeo e internazionale.

Tenendo altresì conto di quanto sta avvenendo nell'ambito della produzione con l'avvento del digitale - che ha, di fatto, comportato la progressiva e ormai quasi totale chiusura di tutti quei laboratori e stabilimenti che si occupavano non solo della stampa delle copie in pellicola, ma anche dei lavori di restauro della pellicola stessa - il CSC ha deciso di investire parte delle sue risorse per dotarsi, a breve, di una struttura di laboratorio, leggera ma autonoma, che consenta di operare al meglio in questo campo senza dipendere da interlocutori che possano imporre prezzi e standard di qualità in un regime di quasi monopolio. Per garantire adeguata conservazione a tutti i film italiani usciti in sala, nonché ai fondi che importanti aventi diritti privati hanno affidato o vogliono affidare alla CN, il CSC provvederà a dotarsi entro l'anno anche di nuovi spazi adeguati.

Il nuovo Conservatore ha sentito altresì il bisogno di guardare avanti: ha preso perciò contatto con i dirigenti della Ferrania Film e della Regione Liguria per realizzare con loro un ambizioso progetto legato alla formazione e al restauro cinematografico.

Per quanto riguarda l'attività di promozione del proprio patrimonio cinematografico attraverso proiezioni nei cinema, sarebbe non meno importante, a livello legislativo, prevedere per le sale cinematografiche gestite direttamente dal CSC - che in quanto Fondazione onlus non ha fini di lucro - la possibilità di promuovere non solo proiezioni gratuite in occasione di festival o rassegne nazionali e internazionali, ma anche a pagamento - ferma restando la quota dovuta agli aventi diritto - laddove risulti chiaro che le suddette entrate verranno utilizzate per adempiere al meglio ai propri compiti di tutela e valorizzazione del patrimonio cinematografico.

Dunque la Cineteca Nazionale intende dotarsi di quanto necessario per svolgere al meglio il ruolo strategico che la legge le assegna. D'altra parte, l'esigenza avvertita da molti che, in un'opera di razionalizzazione di più ampio respiro, si possa ipotizzare l'unificazione degli archivi più importanti di matrice pubblica (quello di Luce-Cinecittà e di Rai Teche su tutti) appare più che condivisibile. Ma per evitare che l'accorpamento si traduca in una semplice manovra per ridurre i costi di funzionamento - pur doverosa e auspicabile - va salvaguardato, nella scelta del soggetto chiamato alla gestione, un criterio di razionalità che presupponga un progetto e regole certe. In questo senso, se il MIBACT intende percorrere questa strada, il CSC appare un soggetto più che idoneo a svolgere tale ruolo. Anche guardando il problema da un punto di vista funzionale, appare evidente che un'attività cinetecaria di questa rilevanza nazionale dovrebbe essere affidata a una istituzione che possa ridare un forte senso sociale alla tutela del suddetto patrimonio artistico, centrando la propria attività sulla sua promozione per creare un nuovo pubblico prima di tutto in Italia. E proprio il Centro Sperimentale di Cinematografia, troppo spesso erroneamente considerato come semplice somma aritmetica di Scuola Nazionale e Cineteca Nazionale, è chiamato dallo Stato ad assolvere una più complessa mission culturale, che prevede come suo obbligo statutario fondante quello di occuparsi contemporaneamente della "formazione di nuovi autori" (attraverso la Scuola Nazionale di Cinema e la CSC Production) e della "formazione di un nuovo pubblico" (con la Cineteca Nazionale e la progettazione didattica del cinema nella scuola), parti complementari e necessarie di unico disegno, uno dei pochi in grado di ridare nuovo slancio al cinema italiano.

10 luglio 2014

Stefano Rulli

 

 

 

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