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“Cinema Trevi: oggi 15 maggio “Ricordando Mino Reitano”
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Il 27 gennaio 2009 si è spento Beniamino Reitano, noto come Mino, un'icona indiscussa della musica nazional popolare italiana. La sua poetica si fondava sull'amore romantico, quello unico, di un'intera vita, ma anche sul Meridione e sulla tragedia dell'esilio dell'emigrante, costretto ad abbandonare le proprie radici per trovare lavoro. Il corpo e la voce di Mino hanno "raccontato" tutto ciò con autenticità inarrivabile, rappresentando simbolicamente i milioni di volti silenziosi lontani dai loro paesi natii. Basta ritornare alla memoria dei titoli di alcuni suoi album degli anni '70 come L'uomo e la valigia, Ti amo tanto tanto, Partito per amore, Omaggio alla mia terra per regalarci subito l'idea di un uomo semplice ma mai banale. Autore delle musiche di quasi tutte le canzoni da lui incise (spesso in collaborazione con il fratello Franco), ha scritto brani anche per altri artisti (quello più celebre è Una ragione di più, cantato da Ornella Vanoni) nonché celebri canzoni per bambini, prima fra tutte La sveglia birichina. Al cinema, contrariamente ad altri suoi colleghi, non si è mai concesso al musicarello, interpretando ruoli a tutto tondo, ben svincolati dalla sua professione di cantante. Anche se i film da lui interpretati sono da considerarsi dei veri e propri "oggetti smarriti" del nostro cinema italiano: dagli introvabili Tara Pokì (1971) di Amasi Damiani e Lady Football (1979) di Italo Martinenghi agli (in)visibili italiani Una vita lunga un giorno (1973) di Ferdinando Baldi e Povero Cristo (1975) di Pier Carpi. Ha inoltre interpretato se stesso in film quali Sono pazzo di Iris Blond (1996) di Carlo Verdone e L'ultimo mundial (1999) di Antonella Ponziani e Tonino Zangardi. Sulla sua profonda fede cattolica, incrollabile anche durante la dolorosa malattia che lo portò alla morte, ecco che cosa disse a Bruno Volpe, giornalista di «Petrus», il quotidiano on-line sul Pontificato di Benedetto XVI: «Non voglio lasciare nulla in sospeso con alcuno. Il cristianesimo è saper dimenticare, lasciarsi alle spalle rancori e risentimenti, abbandonarsi liberamente alla misericordia. Senza perdono la nostra fede sarebbe vuota. Io stesso chiedo perdono nel caso abbia danneggiato qualcuno, anche se, mi creda, nel limite delle mie possibilità, ho sempre cercato di aiutare e comprendere tutti. Se non ci sono riuscito, spero davvero vogliano scusarmi».
 
ore 17.00
Sono pazzo di Iris Blond (1996)
Regia: Carlo Verdone; soggetto e sceneggiatura: Francesca Marciano, Pasquale Plastino, C. Verdone; fotografia: Danilo Desideri, Pascale Dhont, Jo Van Hove, Isabel Jacqmin; musica: Lele Marchitelli; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Carlo Verdone, Claudia Gerini, Andrea Ferreol, Nello Mascia, Mino Reitano, Nuccia Fumo; origine: Italia; produzione: Cecchi Gori Group, Tiger Cinematografica; durata: 113'
«Romeo, cantante e musicista di fama negli anni Settanta, viene lasciato dalla fidanzata. Una cartomante gli predice che incontrerà una donna straniera il cui nome è quello di un fiore e che gli cambierà la vita. Imbarcatosi come pianista su una nave da crociera, incontra Marguerite, una signora belga che canta le canzoni di Jacques Brel nei locali di Bruxelles e, ritenendo sia lei la donna della profezia, va a vivere con lei nella città belga. Il rapporto tra i due va avanti in maniera stanca e prevedibile. Una sera, in un fast-food, Romeo conosce una cameriera di nome Iris, ragazza italiana emigrata in Belgio con il padre. A poco a poco Romeo scopre che Iris canta e scrive versi e, dopo qualche esitazione, le consiglia di scrivere ed eseguire canzoni complete. I due decidono di formare un gruppo, fanno una prova in uno studio di registrazione, ottengono un ingaggio, si danno il nome di Iris Blond and the Freezer e si esibiscono con successo in molti locali» (www.cinematografo.it). Storia di musica ed emigranti, Sono pazzo di Iris Blond molto probabilmente si è ispirato alle vicende di Mino Reitano che non a caso interpreta se stesso con saggia ed elegante autoironia.
 
ore 19.00
Una vita lunga un giorno (1973)
Regia: Sam Livingstone [Ferdinando Baldi]; soggetto e sceneggiatura: S. Livingstone; fotografia: Aiace Parolin; musica: Franco e Mino Reitano; montaggio: Eugenio Alabiso; interpreti: Ewa Aulin, Mino Reitano, Philippe Leroy, Eva Czemerys, Luciano Catenacci, Franco Fantasia; origine: Italia; produzione: Bobo Produzione Film; durata: 92'
«Cultissima unica opera che vede in un ruolo serio [...] Mino Reitano. Grandissimi i suoi momenti romantici con Ewa Aulin e quando si trova adescato da Eva Czemerys. Canta anche la canzone del film, scritta assieme al fratello. Nella storia assolutamente pazzesca, è un marinaio italiano all'estero che per amore della bionda Ewa Aulin, che si deve operare al cuore e ha bisogno di soldi, decide di fare da preda in un gioco sadico e criminale organizzato dal depravato Philippe Leroy. Una sorta di Partita pericolosa, insomma. Ma anche la fidanzata faceva parte del gioco. Così arriva un grande finale melodrammatico che Mino regge come si conviene. Molto gettonato a Blob» (Giusti).
Film vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.00
Povero Cristo (1975)
Regia: Pier Carpi; soggetto e sceneggiatura: P. Carpi; fotografia: Guglielmo Mancori; musica: Mario Migliardi; montaggio: Daniele Alabiso; interpreti: Mino Reitano, Rosemarie Dexter, Raoul Grassilli, Curd Jurgens, Edmund Purdom, Roberto Bivio; origine: Italia; produzione: Nord Film; durata: 98'
«Megacult del [...] Pier Carpi e, soprattutto, di Mino Reitano. Basta dare un'occhiata al cast per renderci conto che questa variazione della storia di Cristo che vede Mino nei panni di Gesù, Paolo Gozlino in quelli di Giovanni Battista e Roberto Brivio, ex dei Gufi, come Barabba non può non essere un qualche capolavoro. Alto, basso, che importa. Riportiamolo alla luce. La storia vede il giovane immigrato Mino che in una notte deve dimostrare a un uomo misterioso l'esistenza di Gesù Cristo. Assieme a Rosemarie Dexter - Maria Maddalena inizia a fare strani incontri che lo porteranno a identificarsi direttamente con Gesù Cristo. Ma veramente non l'ha visto nessuno?» (Giusti).
 
 

 

 

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