Home > “Cinema Trevi: Comincia oggi 1° marzo, con un film di Pasolini e due di Fellini, la retrospettiva “Alberto Grimaldi. L’arte di produrre”.”
“Cinema Trevi: Comincia oggi 1° marzo, con un film di Pasolini e due di Fellini, la retrospettiva “Alberto Grimaldi. L’arte di produrre”.”
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Comincia oggi l'omaggio del Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale  al grande produttore Alberto Grimaldi. Dal 1° al 15 marzo si svolge, infatti presso la sala Trevi, una retrospettiva del cinema che a lui tutti dobbiamo, un cinema che comincia dal western, attraverso il western arriva alla ricerca autoriale di Sergio Leone e di lì spicca il volo con le opere dei grandi del cinema italiano. Accanto alla retrospettiva, il Centro Sperimentale cura la pubblicazione di un volume a lui dedicato, che sarà presentato il 12 marzo. Vedi il  programma.

domenica 1
ore 17.00
Il Decameron (1971)
Regia: Pier Paolo Pasolini; soggetto: dal Decameron di Giovanni Boccaccio; sceneggiatura: P.P. Pasolini; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: P.P. Pasolini, con la collaborazione di Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli. Tatiana Morigi Casini; interpreti: Franco Citti, Ninetto Davoli, Jovan Jovanovic, Vincenzo Amato, Angela Luce, Giuseppe Zigaina; origine: Italia/Francia/Germania Occidentale; produzione: P.E.A., Productions Artistes Associés, Artemis Film; durata: 111'
«Al tempo del Vangelo secondo MatteoPier Paolo Pasolini spiegò che per l'interpretazione aveva voluto evitare le ipotesi particolari e aggiornate e tenersi invece al senso comune. Cosa intendeva Pasolini per senso comune? Evidentemente, la fruizione del testo, attraverso i secoli, "fuori della storia", da parte di infiniti lettori, nei luoghi e nelle situazioni più diverse. Il senso comune: cioè il senso di tutto ciò che sfugge alla moda, alla storia, al tempo. [...] Per il Decameron, Pasolini ha proceduto in maniera non dissimile che per il Vangelo. Ha accettato e fatta sua la visione del senso comune di tutti i tempi la quale considera il Decameroncome un libro non solo privo di tabù ma anche privo del compiacimento di non averne; un libro, cioè, in cui letteratura e realtà si identificano perfettamente per una rappresentazione totale dell'uomo. [...] Per prima cosa ha notato che nel Decameronla rappresentazione realistica della civiltà contadina è chiusa in una cornice umanistica e raffinata. Indubbiamente questa cornice ha una grande importanza; essa crea quel rapporto tra gentilezza e rusticità, tra realismo e letteratura, tra immaginazione e verità che è uno degli aspetti più affascinanti del Decameron. Gettando via questa cornice illustre ed elegante, Pasolini sapeva di modificare profondamente il testo boccaccesco; ma dimostrava al tempo stesso di essere un regista irresistibilmente originale ossia fatalmente infedele. Pasolini non soltanto ha gettato via la cornice umanistica ma ha anche sostituito la "favella" toscana con il dialetto napoletano. [...] Una volta distrutta la finzione della villa deliziosa in cui, in tempi di pestilenza, si ritira una brigata di gentiluomini e di gentildonne per godersi la vita e raccontarsi dilettose vicende immaginarie, alla rappresentazione del mondo boccaccesco conveniva meglio il napoletano ancora oggi vivo e aggressivo che il toscano così estenuato persino in bocca dei contadini e degli artigiani. L'operazione linguistica, diciamolo subito, è perfettamente riuscita ed è uno dei caratteri più originali del film. Ne è venuto fuori un Decameronin cui gli umidi e sordidi vicoli di Napoli sostituiscono le pulite rughe di Firenze e la rozza e rigogliosa campagna campana il pettinato contado toscano. Questa sostituzione topografica a ben guardare è resa visibile soprattutto dalla sostituzione linguistica. A conferma una volta di più dell'importanza della parola nel cinema. Altra soluzione felice è quella del problema dell'erotismo boccaccesco altrettanto proverbiale quanto, in fondo, incompreso. Pasolini ha eliminato ogni tentazione di scollacciatura e ha fuso arditamente la serenità rinascimentale con l'oggettualità fenomenologica moderna» (Moravia).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.00
Fellini-Satyricon (1969)
Regia: Federico Fellini; soggetto e sceneggiatura: F. Fellini, Bernardino Zapponi, liberamente tratto da Satyricon di Petronio Arbitro; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Nino Rota; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Martin Potter, Hiram Keller, Max Born, Fanfulla [Luigi Visconti], Salvo Randone, Il Moro [Mario Romagnoli]; origine: Italia; produzione: P.E.A.; durata: 127'
«Tutto il Satyricon è realizzato come una gigantesca caccia all'immagine che, a costo di bruciare i vecchi modi stilistici, dia il massimo d'evidenza figurativa alle fantasie di Fellini e le orchestri in un arcano gioco di luci e di ombre. Qui è la sua gloria, e qui il suo azzardo. Siamo, davvero, su un altro pianeta. Fin dall'inizio, alle Terme fumiganti, e poi, nel teatro di Vernacchio, s'avverte che Fellini ideando le scenografie (come ha tenuto a far sapere nei titoli di coda) ha sfrenato il proprio genio prospettico in una crescita di tensioni figurative. Dal lurido paesaggio dell'Isola Felice al luminoso sorriso della Pinacoteca, dalla corposa atmosfera della cena ai panorami marini popolati di navi fiabesche, dalla limpida, castissima cornice in cui si celebra il sacrificio della coppia all'ambiguità dell'antro dell'Ermafrodito, e ancora dal solare labirinto di Arianna alle malizie del Giardino fino all'ultima spiaggia che sublima nella levità del mito la gravezza della materia, e una serie pressoché ininterrotta di invenzioni, dominate dal desiderio di immergersi il più possibile in un irreale trapunto di lussuria e di tristezza» (Grazzini).
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 21.15
Il Casanova di Federico Fellini (1976)
Regia: Federico Fellini; soggetto: liberamente basato su Storie della mia vita di Giacomo Casanova; sceneggiatura: Federico Fellini e Bernardino Zapponi; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Nino Rota; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Donald Sutherland, Tina Aumont, Cicely Browne, Carmen Scarpitta, Clara Algranti, Daniela [Angelica] Gatti; origine: Italia/ Usa; produzione:P.E.A., Fast Film Inc.; durata: 154'
Liberamente ispirato alle Memorie(1791-98) di Giacomo Casanova con inserimenti poetici presi da Andrea Zanzotto e Tonino Guerra, Il Casanova di Federico Fellini è «un emozionante esempio di arte onirica, non illustrativa di contenuti, cabalistica e avanguardistica» (Kezich) e al contempo il «tentativo di raccontare un personaggio che è un mito comune, Casanova, e un secolo figurativamente notissimo, sfruttato, esausto, il Settecento, dando alla gente la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo, sconosciuto: che non ricordi Goldoni, Streheler, Canaletto, Hogarth e compagnia» (Tornabuoni). Il Casanova di Federico Fellini, dunque, non ha preoccupazioni di fedeltà storica nei confronti di un personaggio realmente esistito, né del secolo che ha fatto da scenario alle sue imprese. Casanova ha interessato Fellini in quanto mitico seduttore, archetipo confuso e segreto del comportamento virile di tanti uomini. In un Settecento completamente reinventato in studio, Fellini "racconta" impietosamente l'ascesa e la decadenza del seduttore veneziano attraverso il corpo di Donald Sutherland ben doppiato da Gigi Proietti, il quale ha aggiunto un'ironia un po' straniante rispetto alla pomposità del personaggio. Ciò che ne risulta è un Casanova che vorrebbe essere apprezzato più come letterato che come stallone, «un Don Giovanni cialtrone, disperato, ossessionato, teatralissimo [...], atleta del sesso, così murato nella sua ottusa maschilità da essere mezzo uomo» (Morandini). Il restauro, intrapreso dalla Cineteca Nazionale nel 2001 con la supervisione costante di Giuseppe Rotunno, è stato condotto a partire dai negativi originari (scena e colonna) e dalla colonna sonora magnetica mixata italiana originaria, materiali resi accessibili dall'avente diritti, la Alberto Grimaldi Productions. Sono stati utilizzati anche i duplicati negativi della scena e della colonna consegnati nel 1980 dal produttore alla Cineteca Nazionale a seguito dell'assegnazione del "premio di qualità".
Vietato ai minori di anni 18

 

 

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