Home > “Anche quest’anno il cinema Trevi ospita “Primavera del cinema francese”. L’edizione 2010 è dedicata all’attore-regista Hippolyte Girardot. Il 15 e il 16 aprile Girardot incontra il pubblico.”
“Anche quest’anno il cinema Trevi ospita “Primavera del cinema francese”. L’edizione 2010 è dedicata all’attore-regista Hippolyte Girardot. Il 15 e il 16 aprile Girardot incontra il pubblico.”
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Come ogni anno, da sette anni a questa parte, il Cinema Trevi è il cuore del Printemps. È qui che il festival è nato. È qui che ogni anno ritrova la propria identità e rinnova la propria ragion d'essere: portare al pubblico romano una ventata fresca, squadernare i luoghi comuni sul cinema francese, porre le basi per far nascere un rapporto tra i nuovi autori francesi e il pubblico italiano.
Per questo, ogni anno incentriamo la programmazione su una persona. Quest'anno è l'attore e regista Hippolyte Girardot. Si tratta di uno dei più bravi comédien del cinema attuale. Dei più istintivi, ma anche dei più tecnici. Scorrendo sette titoli della sua filmografia, si passa attraverso una galleria di personaggi e film eccezionali. È il ladro Pierre, accanto a Catherine Deneuve, nel Bon plaisir di François Girod (1984). Lo stesso anno si imbarca in Prénom Carmen, uno dei film più folli di Jean-Luc Godard. Il trentenne squinternato Hippo di Un monde sans pitié (1989) di Eric Rochant è uno dei suoi ruoli culto. Come il Barjo di Confessions d'un Barjo (1992): esilarante e imprevedibile. Verso la fine degli anni Novanta, Hippolyte Girardot si scrolla di dosso i personaggi istrionici e paranoici e interpreta dei ruoli di composizione degni della migliore scuola americana. Nel 2005 è impeccabile nei panni del marito infermo di Constance nello splendido Lady Chatterley di Pascale Ferran. Infine c'è Cannes 2009. Cambio di marcia e di velocità. Associato con il regista giapponese Nobuhiro Suwa, gira (e interpreta) Yuki et Nina. Per alcuni, il più gran film della Quinzaine 2009.
La Primavera del cinema francese 2010 è organizzata e curata dall'Associazione Regards/Sguardi (i fondatori Florence Ferran, Stéphane Solier e Eugenio Renzi) in collaborazione con l'Ambasciata di Francia in Italia - BCLA, il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, l'Académie de France à Rome - Villa Medici e il Cinema Farnese - Persol. Il festival riceve quest'anno il sostegno di BNL-BNP Paribas (Main Sponsor), dell'Ambasciata di Francia in Italia-BCLA, della Fondazione Nuovi Mecenati, della Roma & Lazio Film Commission - Regione Lazio, di Sina Fine Italian Hotels e di Unifrance, con il patrocinio del Comune di Roma.
La manifestazione si svolgerà altresi presso le sedi di Villa Medici e di Cinema Farnese-Persol dal 14 al 20 aprile 2010.
Programma completo sul sito www.primaveracinemafrancese.it
Film in versione originale con i sottotitoli in italiano
 
giovedì 15
ore 18.00
Le Bon plaisir (1983)
Regia: Francis Girod; sceneggiatura e soggetto: Francis Girod, Françoise Giroud, dal libro di F. Giroud; fotografia: Jean Penzer; interpreti: Catherine Deneuve, Hippolyte Girardot, Jean-Louis Trintignant; origine: Francia; durata: 110'
Pierre ruba la borsetta di Claire (Catherine Deneuve). Ci trova una lettera scritta dieci anni prima, dove si parla di un figlio illegittimo. L'autore è il padre del nascituro, un politico scaltro, il quale per salvarsi la carriera chiede a Claire di abortire. Nel frattempo questo politico è diventato presidente della Repubblica e se la lettera venisse pubblicata ne verrebbe fuori uno scandalo... Francis Girod adatta un romanzo di Françoise Giroud, pubblicato nella collana Mazarine (nome della figlia illegittima di François Mitterrand!). Catherine Deneuve ha dichiarato: «Se fosse stata la storia di un direttore generale anonimo che ritrova la sua vecchia fiamma, sarebbe meno divertente. Detto questo, si tratta di un film molto discreto. Altrimenti non avrei accettato. Mi piace invece il suo tono, divertente. I rapporti tra il presidente, il ministro e il mio personaggio sono formidabili. È un film che parla di politica senza indiscrezione. Si capisce subito che è molto realista».
 
ore 20.00
Incontro con Hippolyte Girardot
 
a seguire
Yuki & Nina (2009)
Regia: Hippolyte Girardot, Nobuhiro Suwa; sceneggiatura e soggetto: H. Girardot, N. Suwa; fotografia: Josée Deshaies; montaggio: Hisako Suwa, Laurence Briaud; interpreti: Hippolyte Girardot, Noë Sampy, Arielle Moutel, Tsuyo Shimizu; origine: Francia; durata: 92'
Frédéric e Jun non si amano più. Si dividono. E ognuno torna per la sua strada. Il Giappone lei, la Francia lui. E Nina? Il frutto inseparabile del loro amore? Il film della coppia Girardot-Suwa è una storia scritta sulle punte delle dita. Girata sulle punta dei piedi. Non c'è nulla di più facile che fare un film con l'infanzia - tenera e dolce, ammalia di per sé. Più difficile, quasi impossibile, è dare voce al punto di vista di un bambino (in questo caso di una bambina) su una storia di adulti. In Yuki & Nina, Hippo & Suwa non solo ci sono riusciti, ma sono andati oltre: nell'ultima parte è Yuki a filmare le immagini del suo viaggio in Giappone con una mini HD.
Ingresso gratuito
 
venerdì 16
ore 18.00
Prénom Carmen (1984)
Regia: Jean-Luc Godard; sceneggiatura e soggetto: Anne-Marie Miéville; fotografia: Raoul Coutard e Jean Garcenot ; interpreti: Maruschka Detmers, Jean-Luc Godard; Jacques Bonnaffé, Hippolyte Girardot; origine: Francia; durata: 85'
Del libretto originale di Georges Bizet Godard conserva tutto e niente. L'opera è trasposta all'epoca in cui il film è stato girato. Al posto dei contrabbandieri, c'è un gruppo di militanti rivoluzionari. Al posto della bohème zigana c'è il mondo, non meno apolide, non meno bohème, del cinema. Tra il 1915 e i nostri giorni, l'opera-comica in quattro atti di Georges Bizet è stata adattata almeno una ventina di volte sul grande schermo. Tra gli altri da Cecil B. DeMille, Ernst Lubitch, Raoul Walsh, Otto Preminger... E Jean-Luc Godard. La forza di ogni Carmen è il magico equilibrio di scene tragiche contrastanti con passaggi più leggeri, a volte sfacciatamente comici. È intorno a questa materia colorata e sfaccettata che Godard costruisce il suo film. Nel quale si ritaglia un autoritratto ironico. Si scopre un'opera totalmente godardiana: una storia di coppie e di amori violenti e impossibili, capitolo di una linea ininterrotta che va da A Bout de souffle passando per Il disprezzo e Pierrot le fou.
Vietato ai minori di anni 14
 
ore 19.30
Incontro con Hippolyte Girardot
 
a seguire
Un Monde sans pitié (1989)
Regia: Eric Rochant; sceneggiatura e soggetto: E. Rochant, Arnaud Desplechin; fotografia: Pierre Novion; montaggio: Michèle Darmlon; interpreti: Hippolyte Girardot, Mireille Perrier, Yvan Attal; origine: Francia: durata: 84'
La storia di Hippo si regge su una sceneggiatura forte perché fragile, eterea, sospesa, tutta riassunta in una scena, una delle più toccanti del film, del cinema francese. Quella in cui Hippo è in piedi sul cornicione per sfuggire ad una visita indesiderata, e Natalie decide infine di chiamarlo proprio in quel momento. L'intrigo è per altro quasi banale. Banale e forte come buona parte quel cinema che va da Eustache a Desplechin, passando per Rohmer e Garrel, e che si interessa della "jeunesse parisienne". Ad ogni generazione, gli autori francesi riprendono a tessere il filo dell'ossessione più ricorrente e feconda della cinematografia nazionale: la giovinezza. Che cosa vuol dire essere giovani, irrequieti, instabili, sull'orlo tra due ere, la vecchia e la nuova, entrambe respingenti. Un Monde sans pitiétrasuda di ricordi cinefili. René Clair, Samuel Beckett, Michel Carné. Eppure lo si sente appena. Il film pecca ammirabilmente di classicismo e non cede mai all'accademismo. Rochant si svincola sempre al momento giusto dal cinismo della citazione. Ama il suo personaggio e lo salva sempre da ogni pesantezza, con una piroetta. Hippolyte, qui a suo primo ruolo culto, è rimasto invischiato nel mito di questo personaggio "generazionale". Come Mickey Rourke in America, egli ha passato gli anni Novanta a fare il lutto dell'eroe incarnato sul finire degli anni Ottanta.
Ingresso gratuito
 
sabato 17
ore 18.00
Confessions d'un Barjo (1992)
Regia: Jérôme Boivin; sceneggiatura e soggetto: J. Boivin, Jacques Audiard ,dal romanzo di Ph. K. Dick; fotografia: Jean-Claude Larrieu; montaggio: Anne Lafarge; interpreti: Hippolyte Girardot; Richard Bohringer; Anne Brochet; origine: Francia; durata: 85'
Fanfan si sposa con un industriale savoiardo, Charles. Il suo gemello, un "barjo" (spostato), si piazza a casa loro. Capello irsuto, occhialoni, Barjo pensa di avere un dono per le scienze esatte, mentre invece è solo uno spostato che combina guai a destra e a manca. Confessions d'un Barjo adatta, tutto sommato fedelmente (fatta eccezione del fatto che non siamo a San Francisco ma in Savoia) lo spirito folle di uno dei romanzi non di fantascienza di Philip K. Dick, l'unico pubblicato quando questi era ancora vivo nel 1957. La forza e il limite del film è di tentare di essere all'altezza del proprio eroe, altrettanto spostato che Barjo. È soprattutto una grande prova per gli attori. Il risultato è un quarto passo nel delirio. Il cinema francese è andato raramente oltre il terzo.
 
ore 20.00
Lady Chatterley (2006)
Regia: Pascale Ferran; sceneggiatura e soggetto: P. Ferran, Roger Bohbot, Pierre Trividic; fotografia: Julien Hirsch; montaggio: Mathilde Muyard; interpreti: Marina Hands; Jean-Louis Coulloc'h; Hippolyte Girardot; origine: Francia; durata: 158'
Quando Lady Chatterley lascia le mura del castello di Wragby per abbandonarsi alla stretta amorosa del guardiacaccia Parkin, attraversa un cancello di legno che è come la frontiera al limitare tra due mondi. Non solo due universi sociali. Quello nobile di lei, quello plebeo di lui. Piuttosto due strati dell'essere delle cose. Inanimato e minerale l'uno, vivo e vegetale l'altro. Nudi tra gli alberi, i corpi dei due amanti si rincorrono fin dentro la capanna di Parkin. Oltre quella porta, la natura non li abbandona. La portano con sé, fin sulla pelle. Connie va e viene tra il possente guardiacaccia e l'invalido Clifford, paralizzato dalla prima guerra. Senza che ci sia opposizione. Ferran adatta la seconda stesura de L'amante di Lady Chatterley, Lady Chatterley e l'uomo del bosco. Un romanzo solo all'apparenza sessuale, solo all'apparenza sociale. Piuttosto una liberazione di entrambi gli schemi. L'ipotesi di un'ideale sessuale come pienezza di vita. Il nome di Gilles Deleuze è suggerito a più di un titolo. Perché fu lettore attento e appassionato di Lawrence. Perché Ferran invoca una formula che gli era cara («amare, senza tirare le somme»), e perché la cineasta ha affidato a Fanny e Julien, rispettivamente moglie e figlio del filosofo, la traduzione dei dialoghi originali.
 
domenica 18
ore 18.00
Yuki & Nina (replica)
 
ore 20.00
Rois et reine (2004)
Regia: Arnaud Desplechin; sceneggiatura e soggetto: A. Desplechin, Roger Bohbot; fotografia: Eric Gautier; montaggio: Laurence Briaud; interpreti: Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric, Catherine Deneuve, Maurice Garrel, Hippolyte Girardot; origine: Francia; durata: 150'
Mentre il suo ex Ismaël vive in modo buffo il fatto di trovarsi internato per sbaglio in un manicomio, Nora affronta con coraggio e orgoglio la prova tragica della perdita del padre (Maurice Garrel). «Ho amato quattro uomini nella mia vita, ne ho ammazzato due», dichiara quando sta per sposarsi e trovare finalmente la pace insieme al figlio Elias. Ciò che impressiona sempre nei film di Desplechin è quell'incredibile talento per dirigere gli attori. Di certo, la Devos, Amalric, Garrel, ecc.…, sono tutti formidabili di per sé, solo per la loro presenza sullo schermo. Ma il regista possiede quell'arte del gruppo, quella famosa "famiglia" che si ritrova qui, allargatasi con un Hippolyte Girardot allucinante nei panni di un avvocato totalmente fatto.
 
 

 

 

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